Movimenti e scrittori del 900

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Dino Campana

(1885-1932) furono pervase dalla problematica della malattia mentale. Sin dall'adolescenza, Campana manifesta chiari segni di squilibrio mentale e la sua vita divenne un continuo girovagare per manicomi. A ventuno anni, nel settembre del 1906, venne ricoverato per la prima volta nel manicomio di Imola ricevendo la diagnosi di demenza precoce. La nevrosi della madre, l'incomprensione da parte dei famigliari e dell'angusto ambiente di paese in cui vive (Marradi, nell'appennino tosco-romagnolo), peggioreranno negli anni la situazione: egli viene infatti deriso e trattato come una sorta di demente. Viaggerà molto, in Europa e in Argentina, facendo i mestieri più diversi per mantenersi: pianista in locali e bordelli, arrotino, poliziotto, pompiere ecc. E' spesso coinvolto in risse e arrestato per vagabondaggio. Tra il 1916 e il 1917 ebbe una storia d'amore tormentata e intensa con la scrittrice Sibilla Aleramo, terminata in seguito al temperamento sempre più incoerente e violento del poeta. Nel 1917 fu arrestato a Novara per vagabondaggio, e il 28 gennaio fu internato all'Ospedale psichiatrico "Castel Pulci" dove rimase sino alla morte, nel 1932. Dal 1926 incominciò a ricevere le visite dello psichiatra Carlo Pariani, che dai suoi discorsi con Campana trarrà il materiale per scrivere in seguito Vita non romanzata di Dino Campana. Durante il suo soggiorno in manicomio Campana ebbe spesso degli sprazzi di lucidità: desiderava uscire da quel luogo, ma non per riprendere la letteratura, ormai abbandonata (non scriveva più da tempo) ma per poter lavorare e guadagnare. Alla fine del febbraio del 1932 si ferì, probabilmente tentando di scavalcare la recinzione dell'ospedale: pochi giorni dopo morì di setticemia. Dino Campana soffriva di una forma di schizofrenia chiamata ebefrenia. Era soggetto a terribili sbalzi d'umore. Spesso veniva colto da attacchi d'ira furibonda. Aveva momenti di lucidità a cui alternava fasi nelle quali si esprimeva in modo sconnesso. Nel 1906, all'età di ventun anni, venne ricoverato per la prima volta al manicomio di Imola. Secondo alcune fonti qualche volta Campana finì anche in carcere. Ebbe un rapporto tormentato con la madre, la quale gli preferì sempre il fratello Manlio - di pochi anni più giovane

Italo Svevo

1861. Nasce a Trieste. 1874-78. Studia con i fratelli in un collegio tedesco in Baviera. 1880. Inizia a collaborare con il giornale triestino «L'Indipendente» e viene assunto presso la filiale triestina della banca Union. 1908. Viene a conoscenza delle teorie di Freud e della psicanalisi. 1914. Con lo scoppio della guerra la ditta viene requisita e Svevo può dedicarsi ai suoi studi. 1923. Esce La coscienza di Zeno, che lo porta lentamente all'attenzione della critica e al successo in tutta Europa. Il vero nome di Italo Svevo è Ettore Schmitz. La necessità di adottare uno pseudonimo nacque probabilmente dalle contraddizioni e dalle peculiarità del carattere e della vita dello scrittore. Svevo non si riconobbe mai perfettamente in nulla. Lo pseudonimo, Italo Svevo, rimanda direttamente alla sua origine geografica controversa: Italo come italiano, Svevo come germanico. L'esperienza letteraria di Italo Svevo nasce in un ambiente del tutto particolare, quello di Trieste ancora sotto l'Impero austriaco, città priva di una tradizione culturale propria ma vivacizzata da un'attivissima borghesia e da un intreccio di popoli, lingue e culture diverse.

Colloqui

1911 di Guido Gozzano. rappresenta, nella poetica e nella struttura, omogenea e compatta, l'itinerario intellettuale ed esistenziale di Gozzano, presentandosi così come una sorta di mappa delle profondità, e delle vicende mondane dell'autore, che esplora e sviscera se stesso e la sua vita tracciando un bilancio. Il titolo è lo stesso dei componimenti che aprono e chiudono l'opera. Il poeta si trova nel paese dove era nato per trascorrere un periodo di vacanza in Piemonte, e qui conosce questa signorina Felicita e frequenta la sua casa "Villa Amarena". E' la storia di un amore mancato, quello tra il poeta e la signorina, una ragazza semplice di provincia, né bella né colta che lo attrae proprio per la sua modestia e semplicità. Il poeta si rivolge a Felicita con un tono colloquiale. Nelle prime due strofe la fa rivivere nel ricordo, un ricordo offuscato nel tempo e nella malinconia. Lei è lontana nel suo mondo fatto di cose vecchie, immersa nei suo semplici lavori: tosta il caffè, cuce. Il poeta s'illude che stia pensando a lui. Nelle strofe successive rievoca il mondo e l'ambiente di Felicita: Villa Amarena, vecchia dimora aristocratica, trasformata nell'abitazione di un ricco contadino, dove traspare un senso di abbandono, di decadenza e di morte. Il poeta prova nostalgia per quel mondo, quel paesaggio settembrino di colline, ma è cosciente che è un mondo ormai lontano, una incolmabile distanza lo separa. La sua malinconia è accentuata dal cattivo gusto, piccolo, borghese dell'arredamento della casa.

tematiche letteratura del 900

Agli inizi del '900 la letteratura si colloca in un clima di profonda delusione storica e di forte crisi economica e sociale. Una crescente esigenza di introspezione si coniuga con la voglia di individuare e percorrere nuove vie alternative, sradicando ogni fittizio punto di riferimento. C'è un'apertura maggiore verso le nuove correnti europee e le teorie psicoanalitiche di Freud influenzano profondamente gli scrittori. La realtà viene spesso presentata senza nessun ordine, caotica, contraddittoria e sfugge a qualsiasi tentativo di catalogazione. L'uomo diventa il centro dell'interesse e vengono analizzati tutti gli aspetti del suo mondo interiore e del suo modo di relazionarsi con il mondo esteriore. Non sono più importanti i grandi temi epici, ma vengono indagate le problematiche della vita quotidiana. Al di là di quello che rappresentano le correnti letterarie, ci sono dei romanzi che raccontano in maniera molto approfondita tutti le tematiche degli anni in cui sono stati scritti e nell'insieme offrono una panoramica completa del Novecento. In questa breve sintesi viene proposta una descrizione di quelli che sono gli aspetti fondamentali del cosiddetto "secolo breve" attraverso dei romanzi e degli autori particolarmente significativi.

Andrea Zanzotto

Andrea Zanzotto nasce nel 1921 a Pieve di Soligo, un piccolo paese in provincia di Treviso. Il padre è un pittore e decoratore, cattolico e socialista; la famiglia della madre possiede una bottega di calzature. Zanzotto frequenta le scuole magistrali e poi consegue la maturità classica da privatista in un liceo di Treviso. Scrittore e lettore dotato fin dalla tenera età, si iscrive alla facoltà di Lettere di Padova. Si laurea nel 1942 e l'anno successivo viene chiamato alle armi. Dopo l'armistizio torna in Veneto e si unisce alla Resistenza. Nel 1963 ottiene un posto nella scuola media di Pieve di Soligo, dove insegnerà fino alla metà degli anni Settante. Il 1951 è l'anno del suo libro d'esordio, Dietro il paesaggio, che suscita fin da subito l'interesse della critica. La sua produzione in versi copre più di mezzo secolo: ricordiamo La Beltà (1968), Il galateo in bosco (1978), Fosfeni (1983), Meteo (1996) e il recente Conglomerati (2009). Zanzotto è anche autore di prose e critico letterario. Dopo una lunga attività artistica e intellettuale, trascorsa perlopiù a Pieve di Soligo, Zanzotto muore nel 2011. È considerato uno dei massimi poeti italiani del secondo Novecento

Pirandello Pensiero

Ci concentreremo intorno a tre nuclei fondamentali del suo pensiero e alla fine trarremo delle conclusioni: Vitalismo La continua lotta dell'uomo moderno tra vita e formaPer Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La vita è un flusso continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la rende artificiale e porta inevitabilmente con sé il contrario della vita, ossia la morte. L'uomo all'interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo rendono estraneo a sé stesso e agli altri. Per Pirandello questo contrasto non è superabile e l'uomo è destinato alla sconfitta. L'umorismo: il sentimento del contrarioMentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos'è la vita, con la teoria dell'umorismo (esposta nel saggio L'umorismo del 1908) ci dice come porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa l'umorismo si distingue dal comico. Il comico è un "avvertimento del contrario": vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido. L'umorismo è il invece "sentimento del contrario": vedo qualcosa che è contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella diversità, su quello che c'è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del mondo. Metaletteratura, ed è Lo scontro tra realtà e finzioneIl terzo passaggio sarà capire perché Pirandello ha deciso di scrivere. Qual è la funzione della letteratura per Pirandello? La letteratura per lui ha allo stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e forma. Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal momento che la letteratura è di per sé una finzione, qualcosa che non esiste. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo metaletteratura. Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel quale l'uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c'è un sé stesso, non c'è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l'uomo è imprigionato. L'uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé stesso e agli altri. Diremo allora che Pirandello è un pessimista. uttavia egli non si ferma alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti, creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma nemmeno il sorriso. Infine c'è la letteratura: Pirandello considera la letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i mali che affliggono l'uomo, scomponendoli attraverso la lente dell'umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema, ma ci mostra che si può 'prenderla con filosofia', che si può sorridere nelle avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo.

Dietro il paesaggio

Di ANDREA ZANZOTTO (1951), Zanzotto esordisce, mentre il Neorealismo si sta già esaurendo, come una specie di poeta ermetico "fuori tempo massimo" 1. Come dichiarato dal titolo, al centro del libro è il paesaggio naturale (principalmente quello delle terre natali) che però si carica di valori simbolici e metaforici. Il trauma storico ed esistenziale della guerra viene rimosso, e il poeta si rifugia nel paesaggio e nella lingua letteraria che lo esprime. Nonostante gli scorci tipici del Veneto rurale, il paesaggio di Zanzotto tende verso l'astrazione, si compone di emblemi puri che rimandano a un senso ulteriore e misterioso, che stia appunto "dietro" gli elementi naturali. Ecco un esempio, una strofa tratta da Serica, poesia dedicata al baco da seta: Schiava d'altre stagioni e della notte caverna di fango cadde la luna; dalle dighe che guidano le tenebre dal musco che occlude le valli dai rotti cancelli dell'alba si manifesta e sgorga acqua cruda di primavera 2.

MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

Di EUGENIO MONTALE. è uno dei primi componimenti di Montale, appartenente alla prima raccolta, Ossi di seppia, pubblicata nel 1925. Vi compare il motivo predominante della raccolta, quello del paesaggio arido e scarnificato. Qui è un orto battuto dal sole nelle ore più calde del giorno. La poesia è formata da quattro strofe di varia lunghezza, la prima e la terza in rima baciata (AABB), la seconda in rima alternata (CDCD), mentre nella quarta compaiono delle consonanze. è la descrizione di un paesaggio arido durante un assolato pomeriggio d'estate, definito «pallido e assorto». Entrambi gli aggettivi acquistano una valenza particolarmente rilevante, poiché sono solitamente riferiti ad esseri umani. A livello visivo gli elementi descritti sono costituiti dal «rovente muro d'orto», dai «pruni e gli sterpi», dalle «crepe nel suolo», dai «calvi picchi» e dal «sole che abbaglia», a cui sono attribuiti dei sentimenti o dei concetti astratti: il muro: dona un senso di oppressione; i pruni e gli sterpi, le crepe nel suolo: manifestano aridità, mancanza di vita; formiche: rappresentando la monotonia; mare: sottintende un senso di infinito, libertà, vita. Il "sole che abbaglia" (v. 13) è luce che non lascia vedere; di qui uno stupito e dolente ripiegarsi su se stessi ("sentire con triste meraviglia"), nel tentativo di ascoltare e di comprendere il "travaglio" della "vita", che resta tuttavia misterioso e indecifrabile. L'esistenza è un cammino lungo una "muraglia" con in cima "cocci aguzzi di bottiglia" che impediscono di oltrepassarla per comprenderne con certezza il vero significato. Il verso è libero: sono alternati endecasillabi, decasillabi e novenari. Il poeta si trova ad osservare il primo pomeriggio estivo e tutto appare fermo, morto. Osserva file di formiche, ascolta il suono delle cicale che si mischia con il rumore delle onde in lontananza e vive questi elementi con profonda inquietudine perché sembrano tutti elementi fermi, abbagliati dal sole a picco, e in fin dei conti privi di senso. Significativa è l'immagine di un muro che ha sopra dei cocci rotti di bottiglia: la vita stessa è come quel muretto, camminiamo in mezzo a dei vetri rotti e non possiamo che ferirci.

Il Piacere

Di Gabriele D'Annunzio La prima edizione di questo romanzo è del 1889 dove troviamo raccontata l'esperienza romana di Gabriele D'Annunzio che si mimetizza nella figura del protagonista, Andrea Sperelli, dalla vita lussuosa e carica di amori adulteri di cui parlavamo sopra. Andrea Sperelli è un nobile romano di orgini abruzzesi trasferitosi a Roma dove si innamora prima di Elena Muti, poi di Maria Ferres, figura più pacata della prima e conosciuta dopo essere stato ferito in duello. Sullo sfondo della nobiltà romana in decadenza si snodano le vicende amorose di questi tre personaggi che finiranno poi per perdersi senza alcun lieto fine. Perché è importante questo testo? È espressione dell'Estetismo dannunziano, una grandissima prova del D'Annunzio romanziere e uno dei testi che meglio lo rappresenta. Ogni autore lascia un po' di sé nella sua opera, in questo c'è una bella parte di Gabriele D'Annunzio.

La Coscienza di Zeno

Di ITALO SVEVO. Iniziato subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, La coscienza di Zeno venne pubblicato nel 1923 e fu accolto in Italia con indifferenza. Si tratta di una narrazione in prima persona, in forma di autobiografia, di Zeno Cosini, un ricco triestino che per liberarsi da una nevrosi che gli impedisce di smettere di fumare si sottopone a una cura psicanalitica. Il medico gli impone di mettere per iscritto la sua vita egli otto capitoli del libro Zeno racconta allora vari episodi della sua vita: il tentativo di smettere di fumare, la morte del padre, il matrimonio, la storia con l'amante Carla e l'impresa aperta in società con il cognato. Alla fine, che coincide col presente e lo scoppio della guerra, Zeno decide di abbandonare la cura e il romanzo si conclude.

Il Fu Mattia Pascal

Di LUIGI PIRANDELLO. l libro racconta la storia di Mattia Pascal, che vive a Miragno, in Liguria. Mentre si trova nella biblioteca della città, Mattia Pascal decide di raccontare la sua storia. temi principali: -trappola delle istituzioni sociali e familiari: la famiglia e il lavoro come trappola e frustrazione -La maschera che è ciascuna forma fittizia o reale che noi assumiamo. La maschera nasconde i diversi stati psicologici e nasconde la vera identità che però non esiste (identità solida, sicura, vera). -Milano critica la società delle macchine (1904 inizio industrializzazione) -La vicenda viene rievocata sia come protagonista sia come narratore: il punto di vista soggettivo del narratore è quello del protagonista stesso (sdoppiamento). -Procedimento dell'ironia antifrastica: dire il contrario di quello che si vuole comunicare (Parini nel Giorno)

Il Canzoniere

Di UMBERTO SABA. Per Saba la scrittura poetica è ineludibile necessità e modo per conoscere a fondo sé stesso, motivo per cui la sua produzione poetica è continua. Il Canzoniere non viene quindi inteso da Saba come una semplice raccolta di poesie, ma come una testimonianza autobiografica, in cui si può leggere la vita ed il lavoro introspettivo del poeta. Lo provano degli scritti espliciti del poeta in tal senso ed il continuo lavoro di levigazione degli scritti e di riorganizzazione dell'opera che distingue le varie edizioni. Nel suo testo del 1912, Quello che resta da fare ai poeti, Saba spiega quale sia il ruolo della poesia e che cosa si dovrebbe scrivere. La poesia deve esprimere e descrivere la condizione esistenziale dell'uomo nella sua quotidianità, ovvero rendere universale l'esperienza personale. In Saba emerge una costante indagine interiore, una sorta di terapia per comprendere la propria interiorità (mutuata dal rapporto con la psicoanalisi e Freud). La sua poesia è intima e autobiografica. Per Saba la poesia deve essere chiara, non criptica, e per questa ragione il linguaggio che utilizza è familiare e tradizionale insieme. La verità della scrittura deve venire prima della bellezza.

Sveo Pensiero

Egli vede nella scrittura uno strumento di conoscenza della realtà e rifiuto l'estetismo letterario e la ricerca della perfezione linguistica, in favore di una maggiore adesione ai dati della realtà esteriore del mondo e a quella interiore dell'uomo. La figura più famosa dei romanzi di Italo Svevo è quella dell'inetto. Questo tipo di personaggio, protagonista delle storie dello scrittore, è un antieroe moderno. Un uomo che vive una grigia vita ordinaria, che aspira a qualcosa di più ma non riesce mai a raggiungerlo a causa dei propri limiti, delle proprie paure e della propria inadeguatezza a stare al mondo. In questi personaggi Svevo dipinge le contraddizioni dell'uomo moderno. Ne La coscienza di Zeno scrive: «Chissà se cessando di fumare sarei divenuto l'uomo ideale e forte che m'aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente». Italo Svevo studiò a fondo la psicanalisi di Freud e da essa derivano molti spunti per i suoi romanzi. I personaggi sveviani si autoanalizzano, analizzano il proprio rapporto con il mondo e i propri problemi con esso, la propria inadeguatezza e i propri traumi. Un altro contrasto nelle opere di Svevo è quello tra salute e malattiaDalla psicanalisi deriva anche l'attenzione quasi ossessiva nei personaggi al contrasto tra salute e malattia, alla medicina e al rapporto tra paziente e medico, come si evince nella struttura stessa de La coscienza di Zeno, che si configura come un diario intimo ordinato a Zeno dal suo medico e in cui è presente sempre sullo sfondo la malattia. Nei testi di Svevo è sempre presente, al di là della serietà degli argomenti, un velo di ironia che agisce prima di tutto verso l'autore stesso e i suoi discorsi, oltre che sui personaggi delle sue storie. Questo deriva probabilmente dall'attenzione che Svevo ebbe sempre per la letteratura umoristica, in particolare tedesca e inglese. Sua la frase «Ci sono tre cose che dimentico sempre: nomi, facce, la terza non ricordo».

Luigi Pirandello

Il Fu Mattia Pascal (1904) nasce nel 1867 vicino Agrigento - all'epoca Girgenti - e precisamente in una località chiamata Caos. Su questo lo scrittore amò sempre scherzare, definendosi un "figlio del caos". Pirandello cresce in un clima di forte disillusione per le aspettative disattese del Risorgimento, di cui i genitori erano stati sostenitori. Questo, come altri eventi della sua vita, influenzerà le sue opere e la sua visione del mondo. Nel 1887 si iscrive alla Facoltà di Lettere a Roma, ma nel 1889 si trasferisce a Bonn, in Germania, dove si laurea nel 1891 con una tesi sul dialetto di Agrigento. Tornato a Roma, entra negli ambienti letterari, collabora con alcune riviste e pubblica le prime novelle e i primi romanzi. Il 1903 come l'anno della svolta: due tragedie lo portano ad intensificare l'attività di scrittore, la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina; inizia a manifestarsi la malattia mentale della moglie che la costringerà a vivere in una casa di cura fino alla morte.

Zeno di Italo Svevo

La coscienza di Zeno di Italo Svevo, del 1923, ha come tema centrale la malattia, la nevrosi e l'intervento terapeutico della psichiatria. Il protagonista smarrisce la sua identità e la frantumazione del suo io in molteplici parti, tra loro in contraddizione, rappresenta la crisi della società contemporanea e di ogni singolo individuo. C'è un senso di vuoto che pervade la vita di tutti e per riempirlo bisogna prenderne coscienza ed affrontarlo. Qualche anno dopo, nel 1926, Luigi Pirandello ricalca e approfondisce gli stessi temi nel suo romanzo Uno, nessuno, centomila. Un libro in cui servendosi di una sottile ironia, l'autore si dimostra abbastanza pessimista sulla possibilità dell'individuo di ricomporsi in un'identità stabile.

Sbarbaro Pensiero

Lo stile antiespressionistico, ed è Lo stile è lontano dalla tensione espressionistica di altri vociani: nelle liriche di Sbarbaro mancano la violenza verbale e la destrutturazione della sintassi, mentre dominano il tono prosastico, semplice e dalla musicalità sommessa.

Autori Italiani Schema

Luigi Pirandello ebbe principalmente due interessi: studiare i fenomeni psichici che lo portò a cercare di scoprire l'inconscio e infine la pluralità dell'io. Secondo Pirandello la società ebbe una crisi dei valori, infatti parte da questa concezione la critica all'estetismo di D'Annunzio, il relativismo filosofico e le "maschere nude". Un elemento fondamentale nella poetica del poeta è l'umorismo, un'arte nata con la scoperta di Copernico. L'uomo infatti cerca sempre di dare un significato alla propria esistenza, si inganna, ma attraverso l'umorismo si risolvono questi problemi. Si afferma che la Terra non è al centro dell'universo e di conseguenza tutto è relativo. Niente da più certezze e l'uomo diventa disincantato, ogni cosa è messa in discussione. Tutto questo porta all'eliminazione della poesia tragica ed eroica. Per comprendere meglio il significato di umorismo, bisogna analizzare le differenze tra esso e il comico. Nel momento in cui si vive una situazione che ci fa avvertire due ipotesi contrarie, abbiamo la necessità di esplodere in una risata (la vecchia truccata, l'avvertimento del contrario), ma se si aggiunge la riflessione, c'è un sorriso amaro e non abbiamo più l'avvertimento del contrario, bensì il sentimento del contrario. L'uomo si crea sempre degli inganni, si forma l'esistenza, riuscendo così a tenere a bada il flusso della vita. Non si può vivere senza una forma, ma è anche vero che se accettiamo la forma non si deve fare altro che recitare. Se ci si adegua al personaggio che ci è stato assegnato indossiamo una maschera, se sfuggiamo a tutto questo, ci rifugeremo nella pazzia e saremo delle maschere nude, cioè persone.

1943

Mussolini cade e viene imprigionato. Pochi mesi dopo viene siglato un armistizio con gli Alleati, e Hitler fa nvadere l'Italia divenuto ormai paese nemico e Mussolini, una volta liberato, fonda la Repubblica di Salò. Nel 1944 gli alleati sbarcano in Normandia e piegano la Germania . Hitler si suicida. La guerra si conclude con la resa del Giappone a seguito del bombardamento atomico per opera degli Stati Uniti; Mussolini viene ucciso dai partigiani. Il mondo ora è diviso in due blocchi: quello occidentale rappresentato dagli Stati Uniti e quello orientale dall'Unione Sovietica. Capitalismo contro Comunismo, entrambi alla ricerca di alleati per avere il predominio. Tutto questo sconvolge la cultura letteraria ed artistica del novecento che vede davanti a sé arretrare sempre più la democrazia, l'affermarsi della società di massa, del consumismo e di conseguenza le disparità economiche e disuguaglianze sociali. La poesia, sopratutto in Gran Bretagna è impegnata, civile, unita alla raffinatezza formale. Nasce l'industria del cinema ad Hollywood che influenzerà non poco la letteratura.

Umberto Saba

Nasce a Trieste nel 1883. Abbandonato dal padre, e rimasto con una madre dal carattere difficile, la sua infanzia è segnata da traumi dalla presenza di una balia come unica figura famigliare affettuosa. Tutta la sua vita è segnata da periodiche crisi depressive. Non termina gli studi universitari e nel 1906 tenta di avvicinarsi, con scarso successo, al gruppo di scrittori che ruotano attorno a La Voce. Nel 1910 pubblica la sua prima raccolta poetica. Nel frattempo sposa una giovane triestina. Partecipa al primo conflitto mondiale. Tornato a Trieste acquista una libreria. Nel 1921 pubblica la prima edizione del Canzoniere. Nel 1938 le leggi razziali del fascismo lo costringono a cederla. Passa il periodo della Seconda Guerra Mondiale insieme alla sua famiglia vagando per molte città italiane. I riconoscimenti dal mondo intellettuale e letterario arrivano con il dopoguerra. Vince il Premio Viareggio e pubblica quattro diverse edizioni del Canzoniere. Gli anni '50 segnano l'inizio del suo irreversibile tracollo psicologico. Muore nel 1957, pochi mesi dopo la moglie.

Ermetismo

Nasce intorno agli anni '20 e si sviluppa nel periodo tra le due guerre. Dopo un stasi della letteratura che visse un periodo brutto a causa della guerra, rifiorisce con questa nuova corrente chiamata ermetismo perché prende il nome da Ermete ( Mercurio). Come spunto prende la poetica del simbolismo francese, quindi le poetiche come quelle di Baudelaire con le corrispondenze delle cose. Riprende inoltre la concezione di Croce riguardo la concezione della poesia come un'intuizione pura. La poesia quindi diventa pura, ossia libera da forme metriche e retoriche tradizionali, da finalità pratiche, celebrative, didascaliche, descrittive. In questo periodo l'uomo avverte una solitudine disperata, questo infatti non ha più certezze.

Carlo Emilio Gadda

Nato il 14 novembre 1893, visse un'infanzia e un'adolescenza tormentate: nel 1909 avvenne infatti l'evento che segnò la sua vita, la morte del padre. Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano, come suo fratello Enrico, esercitò la professione per qualche anno per poi, nel 1915, arruolarsi come volontario nella Prima Guerra Mondiale. Convinto interventista e ufficiale degli alpini, in questi tormentati anni Gadda iniziò ad avvicinarsi alla scrittura: scrisse una serie di diari di guerra che vennero pubblicati sono nel 1955 e, in una redazione più ampia, nel 1965 con il titolo Giornale di guerra e prigionia. Dopo la guerra seguì un periodo di profonda depressione, dovuto all'improvvisa morte del fratello. Si dedicò ancora per diversi anni alla professione di ingegnere quando, nel 1924, decise di assecondare le proprie attitudini e di iscriversi alla facoltà di Filosofia di Milano, superando tutti gli esami senza però mai discutere la tesi.

D'Annunzio Pensiero

Nel termine Decadentismo rientrano diversi movimenti che, partendo da un fondo comune di idee, sviluppano questi concetti in modi leggermente differenti. Sono movimenti decadenti il Simbolismo, l'Estetismo, il Crepuscolarismo, il Superomismo, l'Ermetismo. Il concetto di fondo che tutti questi seguono è la rottura con la società, con l'arte ufficiale classica o romantica: si avverte cioè un grande bisogno di allontanarsi dalla massa borghese e anzi di scandalizzarla, e di rompere anche con le tradizioni letterarie passate. Viene meno la rigidità degli schemi metrici e si utilizza un nuovo metro libero. L'Estetismo: la vita come opera d'arteL'Estetismo è la variante che più ci interessa quando parliamo di D'Annunzio che ne fu il più grande rappresentante in Italia. Che cosa significa estetismo? Possiamo partire anche solo dalla sua etimologia per averne un'idea piuttosto chiara: dal greco deriva la parola estetica, la filosofia che si occupa delle sensazioni, della bellezza, dell'arte; in fondo, le "estetiste" si occupano oggi proprio della nostra bellezza! In letteratura l'Estetismo implica un culto del bello, questo significa che l'importanza dei contenuti o dei significati passa in secondo piano, perché molto più importante è il modo in cui le opere appaiono: devono essere piacevoli alla vista, al tatto, alla lettura, devono sconvolgere, esprimere lusso e distacco da tutto quello che è comune. D'Annunzio, come abbiamo visto, interpreta benissimo questi temi e anzi arriva ad estremizzarli e rendere la sua stessa vita una meravigliosa opera artistica. Il romanzo che meglio di tutti concretizza le tematiche dell'Estetismo e che anzi aiuta la diffusione di queste idee in Italia è Il Piacere che vedremo fra poco. Le tematiche principali della sua opera partono e poi evolvono dall'Estetismo, che è affine con il Decadentismo: -Vita lussuosa, culto del bello -Sperimentazione linguistica per rompere con la tradizione letteraria -Superuomo oltre ogni restrizione sociale

Ungaretti Pensiero

Nella sua poesia - i cui temi principali sono la guerra, la memoria, l'allegria, la solidarietà e il dolore - Ungaretti utilizza alcuni elementi che caratterizzano fortemente il suo stile: -Brevità -Versi liberi -Frequente uso dell'analogia -Linguaggio semplice ed essenziale -Simbolismo nella parole -Abolizione della punteggiatura -Rivoluzione dell'ordine sintattico delle frasi

Differenze tra Ungaretti e Pirandello

Nello stesso tempo la psicologia, la filosofia cambiano sottolineando la relatività nella conoscenza (Freud). Si impongono nuovi temi letterari e artistici: quello del conflitto padre-figlio, l'estraneità e l'insensatezza della vita. In campo artistico ci sono le prime avanguardie e quindi nascono il Futurismo, l'Espressionismo, il Dadaismo, il Surrealismo, nonché l'affermazione del cinema. L'arte viene vista come un elemento di provocazione, diventa un prodotto, un lavoro di gruppo. In campo letterario c'è la riforma delle strutture tipiche del romanzo, ci sono temi nuovi e tecniche come quella del flusso di coscienza di James Joice e Virginia Wolf. Virginia scrive seguendo l'andirivieni dei sentimenti, delle sensazioni e dei pensieri. Questo porta alla disgregazione dell'io, non c'è più una forte personalità, l'esistenza non è altro che un puzzle di momenti. Questa concezione viene portata all'estremo da Joice, con l'abolizione della punteggiatura e la mescolanza dei linguaggi.

Primi 900

Si rafforzano il nazionalismo e l'imperialismo, nascono i movimenti socialisti e i partiti comunisti (Comune di Parigi, Prima, Seconda e Terza Internazionale). Il capitalismo è il sistema dominante nel Novecento e gli intellettuali da un lato propongono nuove teorie e forme di avanguardia, dall'altro non riescono ad uscire dal sistema culturale burocratico; ma la maggior influenza nella letteratura (soprattutto a Trieste) l'assume senza dubbio Freud investigando su un territorio già intuito da diversi poeti e scrittori, quello dell'inconscio e della psicoanalisi. D'Annunzio è ancora preso come modello anche se si sente l'esigenza da parte di alcuni poeti di abbandonare questo "divismo" per abbracciare la quotidianità della vita e l'inutilità della poesia stessa. La prima vera avanguardia nel Novecento, si ha con il Futurismo che entra in forte polemica con il passato attraverso le riviste "La Voce" (i cui collaboratori sono per una poesia estremamente soggettiva , traboccante di neologismi, anacoluti e accostamenti insoliti di parole) e "Lacerba" (che rilancia la letteratura frammentaria ed esaltando l'anarchia del genio).

Saba Pensiero

Temi trattati: Trieste Mare come simbolo di fuga Affetti personali e familiari (principalmente Lina, la moglie, e Linuccia, la figlia) Memorie dell'infanzia Rapporto con la natura Riflessioni sull'attualità Nel suo testo del 1912, Quello che resta da fare ai poeti, Saba spiega quale sia il ruolo della poesia e che cosa si dovrebbe scrivere. La poesia deve esprimere e descrivere la condizione esistenziale dell'uomo nella sua quotidianità, ovvero rendere universale l'esperienza personale. In Saba emerge una costante indagine interiore, una sorta di terapia per comprendere la propria interiorità (mutuata dal rapporto con la psicoanalisi e Freud). La sua poesia è intima e autobiografica. Per Saba la poesia deve essere chiara, non criptica, e per questa ragione il linguaggio che utilizza è familiare e tradizionale insieme. La verità della scrittura deve venire prima della bellezza.

panorama filosofico del 900

appare complesso che vede contrapporsi due scuole di pensiero opposte: la filosofia analitica e quella continentale. Sia gli analitici che i continentali vogliono rompere con la metafisica e la sua impostazione fondazionalista della filosofia optando per una filosofia che rifletta su sè stessa. Tra gli analitici spiccano i nomi di Wittgenstein e di Popper, tra i continentali quello di Heidegger. "Il trattato logico filosofico" di W. ha fatto scuola nella filosofia della scienza del Novecento; secondo il filosofo viennese quello che noi chiamiano pensiero rispecchia perfettamente la realtà costituita da fatti atomici, composti a loro volta da oggetti semplici. Il modo migliore per verificare la veridicità dei fatti è l'empirismo rifiutando, come i neopositivisti, la metafisica. W. inoltre è alla ricerca di una formulazione di un linguaggio universale ed elabora una teoria di giochi linguistici per arrivare ad asserire che ciò che dà significato alle parole è l'uso che se ne fa nel linguaggio comune.

LA COGNIZIONE DEL DOLORE

di Carlo Emilio Gadda. è un romanzo incompiuto dello scrittore italiano Carlo Emilio Gadda, composto tra il 1938 e il 1941, inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista Letteratura. A causa dell'imperversare della guerra, il romanzo rimase incompiuto e venne pubblicato solo nel 1963 dall'editore Einaudi. La vicenda raccontata ne La cognizione del dolore è ambientata a Lukones, villaggio nell'immaginario Paese sudamericano del Maradagàl, oppresso dalla dittatura e appena uscito vincitore da una guerra col vicino Stato del Parapagàl. Secondo molti critici e studiosi, le specifiche caratteristiche con cui Gadda descrive il Maradagàl ricorderebbero quelle della Brianza durante il periodo fascista. Su questo sfondo viene calata la storia del protagonista del romanzo, l'ingegnere Gonzalo Pirobutirro d'Eltino, in un certo senso alter ego dell'autore: scrittore per passione, l'uomo nutre un forte odio per il defunto padre che ha messo l'apparenza di fronte ad ogni cosa. Mai allontanatosi dal nido familiare, Gonzalo convive ancora con l'anziana madre, per la quale prova un profondo affetto. Tuttavia, la convivenza forzata porta i due a covare una sorta di insofferenza reciproca: da una parte Gonzalo soffre di scatti d'ira nei confronti della madre, dall'altra l'anziana donna si ritrova ad aver paura del figlio. Una situazione a tratti insostenibile, che culminerà con l'omicidio della madre di Gonzalo per mano ignota. Tentando di ricostruire una linea guida che lo porti a conoscere le origini del dolore presente nella sua vita, il protagonista cerca di scoprire chi sia stato ad uccidere la madre. L'opera, però, restò volutamente incompiuta, impedendo al lettore di conoscere l'identità dell'omicida.

In un momento

di Dino Campana In un momento Sono sfiorite le rose I petali caduti Perché io non potevo dimenticare le rose Le cercavamo insieme Abbiamo trovato delle rose Erano le sue rose, erano le mie rose Questo viaggio chiamavamo amore Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose Che brillavano un momento al sole del mattino Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi Le rose che non erano le nostre rose Le mie rose le sue rose Circolarità, dicevamo, tra mente e opera: ma anche tra mente e mente. Ed ecco il rispecchiarsi di Campana in una figura fondamentale per il poeta nato sugli appennini tosco-emiliani: ossia Nietzsche - e nei Taccuini campaniani vi sono numerose annotazioni riguardanti il filosofo tedesco. L'eterno ritorno nicciano è l'eterno ritorno di ogni cosa; pertanto, anche delle parole. Le parole tornano senza soluzione di continuità nelle poesie di Dino Campana: parole e gruppi alfabetici.

dopo la prima guerra mondiale

i regimi liberali entrano in crisi i regimi liberali a causa delle lotte operaie e dell'affermazione dei partiti socialisti ; in questo clima instabile, tuttavia, trovano strada facile i regimi totalitari come è stato già accennato precedentemente: Nazismo in Germania, Comunismo in Russia, Fascismo in Italia, mentre gli USA vivono un forte incremento industriale che porta ad una grave crisi economica nel 1929. Nel 1939 ha inizio la Seconda Guerra Mondiale con l'invasione nazista della Polonia che induce Francia e Gran Bretagna a dichiarare guerra alla Germania. Anche l'Italia entra in guerra, ma si sottovalutano sia la Gran Bretagna che l'Unione Sovietica. Le sorti della guerra cominciano a cambiare quando gli USA si schierano contro la Germania dopo aver subito, un anno prima, l'attacco dei Giapponesi.

Gadda Pensiero

ll'interno delle riflessioni teoriche del Novecento, Gadda assume notevole importanza soprattutto per ciò che concerne lingua e stile. L'autore gioca fortemente nelle sue opere su plurilinguismo e pluristilismo, creando un sovrapponimento continuo di codici diversi. Questa commistione di registri dà luogo, nelle opere di Gadda, a una forte polifonia che solitamente prende il nome di pastiche. Altra importante caratteristica della poetica di Carlo Emilio Gadda è il realismo: le sue opere possono essere considerate un puntuale dipinto della borghesia e aprono la strada ad una approfondita analisi della realtà sociale, dai tratti quasi scientifici - caratteristica forse dovuta agli studi ingegneristici. Lo stile di Carlo Emilio Gadda è caratterizzato dallo sperimentalismo. Nel suo modo di scrivere c'è un vero e proprio espressionismo linguistico, che a tratti diventa barocchismo.Altra caratteristica è il pluriliguismo: Utilizzo di termini arcaici, neologismi, dialettalismi, tecnicismi, gerghi. Una commistione di terminologie che provengono dall'ambito delle scienze sperimentali o delle filosofie. Funzione Gadda: espressione coniata da Giancarlo Contini per parlare della straordinarietà della lingua di Gadda.

Eugenio Montale

nasce a Genova il 12 ottobre 1896 da una famiglia benestante. Ha però un'adolescenza difficile per problemi di salute e questo lo porta a trovarsi spesso solo e lontano dalla vita borghese, ma allo stesso tempo lo rende molto attento al dolore che caratterizza la condizione umana. È quindi già da ragazzino molto sensibile e tendente all'introspezione. Dopo la Prima Guerra Mondiale, Montale comincia ad avvicinarsi al mondo intellettuale ligure: conosce Camillo Sbarbaro e pubblica la sua prima raccolta poetica sotto il titolo Ossi di Seppia (siamo nel 1925), opera che avrà un grande successo, e firma poi il Manifesto degli intellettuali antifascisti dichiarandosi quindi contrario alla dittatura. Dal 1927 Montale si trasferisce a Firenze e qui passa degli anni molto impegnati e vivaci: collabora con importanti riviste del tempo e soprattutto dirige il Gabinetto Vieusseux. è insieme un poeta e un critico, è molto attento cioè a guardare, giudicare e interpretare le opere di autori affermati o giovani emergenti per capire il loro valore ed esaltarlo. Questo significa anche che il nostro autore è molto sensibile a quello che accade nel mondo culturale a lui contemporaneo e recepisce tutto ciò che si avvicina alle sue idee poetiche e che trova utile riutilizzare.

Gabriele D'Annunzio

nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia più che benestante. Già dai primi studi mostra subito un grande interesse per la letteratura ed è proprio negli anni del collegio che pubblica la sua prima raccolta poetica (Primo Vere). Lo si potrebbe definire una sorta di ragazzo prodigio! Si trasferisce a Roma ai tempi dell'università, iscrivendosi alla Facoltà di Lettere ma non termina gli studi e il periodo romano sarà soprattutto un periodo di lavoro giornalistico, vita mondana, frequentazione di salotti letterari e aristocratici ma anche di grandi amori e di grandi tradimenti. Per un letterato a quel tempo poteva essere facile ritrovarsi in questi vortici di passioni e vita sregolata: possiamo pensare a D'Annunzio come ad un piccolo vip dell'epoca. Una delle espressioni che spesso accompagnano il nome di D'Annunzio è "vivere inimitabile": questa frase venne inventata dallo stesso D'Annunzio e, in effetti, riassume benissimo quella ciò che sono state la sua esistenza e tutte le sue esperienze, una vita che non può essere imitata.

Guido Gozzano

nasce ad Agliè, vicino a Torino, da una famiglia colta e borghese, nel 1883. Iscritto a giurisprudenza non consegue mai la laurea, preferendo seguire le lezioni della facoltà di lettere, in particolare quelle del critico e poeta Arturo Graf. Negli anni universitari fa amicizia con alcuni poeti crepuscolari e partecipa alla vita culturale di Torino collaborando a varie riviste letterarie e giornali. Nel 1907 si manifestano i sintomi della tubercolosi che lo costringe a frequenti soggiorni in montagna e al mare. Ha una breve relazione con la poetessa Amalia Guglielminetti (testimoniata dall'epistolario dal titolo Lettere d'amore). Nel 1912 viaggia in oriente, in India e a Ceylon, per alcuni mesi; il resoconto del viaggio è raccontato nel libro Verso la cuna del mondo, raccolta postuma di una serie di articoli pubblicati sul quotidiano La Stampa. Nel 1916 muore di tubercolosi, appena trentatreenne, a Torino.

1920

si assiste ad una fase di tendenze contraddittorie, tra sperimentazione e ritorno alla tradizione , quasi fosse un richiamo all'ordine di fronte alla violenza della guerra , e proprio per questo che la classicità viene ora intesa non più come un peso morto ma come un'eredità da conquistare. Uno dei primi ad attuare quella che non sarebbe più stata solo una tendenza è Montale; mentre Stalin in Russia e Hitler in Germania cominciano a sopprimere ogni forma di espressione avanguardistica. Anche l'Italia subirà poi le forti pressioni del regime fascista.

Zanzotto Pensiero

si può definire come una battaglia combattuta ai confini del linguaggio: Zanzotto inventa infatti una lingua difficile e unica, dove innovazione e tradizione convivono in modo fertile e paradossale. Ci sono due temi fondamentali che ricorrono in tutta la ricerca poetica di Zanzotto: il paesaggio e la lingua. Da un lato, il paesaggio - che sia il paesaggio veneto di Pieve di Soligo, oppure quello devastato e orripilante della psiche, dai sedimenti organici cantati nel Galateo in bosco fino alle altezze allucinate di Fosfeni - il paesaggio è l'interlocutore privilegiato dell'io lirico zanzottiano e gioca un ruolo cruciale dalla prima raccolta del 1951 fino a Conglomerati. Dall'altro lato, la sperimentazione sul linguaggio è al centro della sua esperienza poetica: le raccolte poetiche di Zanzotto perseguono una continua oltranza linguistica, ovvero una ricerca costante del limite del linguaggio stesso, attraverso la negazione dei significati ordinari delle parole e delle norme della comunicazione ma anche delle regole tradizionali del codice poetico. Zanzotto infatti viola e spezza il quotidiano rapporto tra significato e significante per far emergere, nei suoi testi, il significante puro, alla ricerca di una lingua e di una espressione poetica che dica ciò che normalmente non si può esprimere. La poesia di Zanzotto risulta incomprensibile se non viene ricondotta alle sue matrici teoriche: la corrente dello Strutturalismo degli anni Sessanta, la filosofia di Martin Heiddeger e il pensiero di Jacques Lacan. Particolarmente importante per la costruzione stilistica e tematica de La Beltà, Lacan è uno psicanalista francese che rilegge Freud e la sua teoria psicoanalitica, integrandolo con numerosi e aggiornati stimoli culturali. Arriva a elaborare e approfondire la teoria della costituzione linguistica dell'inconscio, mostrando come l'uomo, invece di parlare, "è parlato" dal linguaggio. Il linguaggio dell'inconscio è sempre imprendibile e produce associazioni continue di significanti che scivolano senza sosta una nell'altra: La Beltà quindi, oltre a citare direttamente Lacan, tenta di riprodurre nello stile il movimento autonomo del significante. La ricerca poetica del libro si muove in due direzioni paradossali: da una parte, verso il linguaggio della cultura di massa, criticato da Zanzotto perché inautentico; dall'altra, verso il recupero di una lingua originaria e autentica, che sta prima del significato, simile alla lingua aurorale dei bambini piccoli, che Zanzotto chiama petèl 10. Un codice puro che non subisce la tirannia del senso, in grado di ricollegare verità, linguaggio e poesia.

Montale Pensiero

si riassume in due grandi filoni: -Poetica del correlativo oggettivo Poetica che Montale riprende da T. S. Eliot: Sensazione o emozione che viene rappresentata sulla pagina attraverso alcuni oggetti concreti che dovrebbero suscitare nel lettore ciò che prova il poeta senza necessità di mediazione o di spiegazione. -Male di vivere: Disillusione nei confronti della realtà. Si basa sul concetto che la poesia non serva a spiegare le cose, perché la vita, in fondo, è priva di senso. La poesia non potrà inoltre mai giungere alla comprensione completa della realtà --> Negatività della condizione esistenziale.

Campana Pensiero

tende a bruciare le atmosfere sensuali tipiche della poesia di D'Annunzio e quelle troppo intimistiche e rassegnate dei poeti crepuscolari, orientandosi invece verso un lirismo che accoglie in sé gli slanci più estremi della poesia ottocentesca, coniugandoli con un vitalismo esaltato da Nietzsche. Campana, per tutti questi motivi, è stato considerato il nostro esponente della poesia maledetta. Egli è estraneo alla società e ciò sconvolge l'equilibrio della scrittura e della comunicazione, attraverso fantasie oniriche, folgorazioni e allucinazioni. Ciò sconvolge la superficie della realtà, i luoghi e le persone, cercando di catturarne l'aspetto più oscuro e segreto. A questo allude anche il titolo della sua opera principale, i Canti Orfici (insieme di versi e poemetti in prosa), alludendo ai misteri orfici antichi e riproponendo un concetto di poesia magica e misteriosa.

Inizio del 900

vive un periodo di grande espansione economica, grazie allo sfruttamento delle materie prime nelle colonie, negli USA viene introdotta la catena di montaggio, mentre l'Italia conosce l'esperienza liberale e laica del governo giolittiano. Tuttavia la vera svolta storica si ha nel 1914 con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando D'Asburgo a Sarajevo che porta l'Austria a dichiarare guerra alla Serbia. L'Italia, facente parte della Triplice Alleanza con Germania e Austria, inizialmente si dichiara neutrale ma la politica interna induce il Paese a schierarsi contro i suoi vecchi alleati. L'esercito italiano subisce una grave sconfitta a Caporetto, Cadorna subentra a Diaz, gli Austriaci sono respinti lungo il Piave e saranno definitivamente sconfitti nella battaglia di Vittorio Veneto. Contemporaneamente in Russia ha inizio la Rivoluzione Russa e sale al potere Lenin; i trattati di pace firmati a Versailles infliggono delle pesanti penalizzazioni agli sconfitti: l'Impero austro-ungarico viene sciolto e la Germania è costretta a pagare ingenti debiti di guerra, nascerà la Repubblica di Weimar e una grave crisi economica sconvolgerà l'Occidente. L'Italia ha il Trentino Alto Adige e la Venezia Giulia.

Gozzano Pensiero

è considerato il massimo rappresentante del crepuscolarismo. L'incapacità di vivere nella società contemporanea e il rifiuto del presente per rifugiarsi in un passato costituito da cose semplici, da ambienti borghesi e provinciali sono le tematiche preferite dal poeta. Gozzano canta le piccole cose semplici e autentiche con un taglio ironico e distaccato, caratteristica che gli permette di cogliere anche le meschinità di quel mondo provinciale e chiuso. Il lessico è semplice e comune, vicino al parlato, con un andamento prosastico e discorsivo e la sintassi lineare e piana.Questo predominio del registro narrativo, che fa delle poesie di Gozzano, nella preponderanza dei casi, delle piccole novelle in versi, comporta, dal punto di vista metrico, la scelta per le forme chiuse, ad esempio per la sestina. Il suo mondo è quello delle piccole cose, "le buone cose di pessimo gusto" della vita di provincia, un verso che esprime un sua atteggiamento ironico e distaccato consapevole che sono cose di pessimo gusto. Dal punto di vista stilistico ricorre spesso all'aggettivo "anti-tetico" (aggettivi in contrasto). Es. "Carlotta nome non fine, ma dolce". Abbiamo spesso il contrasto fra un lessico banale e quotidiano e un lessico aulico, l'uso del dialogo e una rima dissacrante ed ironica. Es. "Divino intestino".

Allegria di naufragi

è sicuramente una delle composizioni più famose del poeta Giuseppe Ungaretti e una delle sue più rappresentative: è stata composta a Versa (Gorizia) il 14 febbraio 1917 e reca il titolo originario (omonimo) della raccolta di Ungaretti alla quale appartiene: E subito riprende Il viaggio Come Dopo il naufragio Un superstite Lupo di mare. è quindi un ossimoro: cosa c'è di allegro nella condizione di un naufrago? I naufraghi sono gli uomini, che restano tali per colpa dei dolore della guerra, ma il poeta vuole sottolineare che, anche se essi hanno vissuto momenti terribili, è possibile ancora che abbiano uno slancio vitale positivo. Il tema della guerra è dominante, la parola diventa un simbolo, i versi sono brevi e frantumati e la punteggiatura eliminata: tutti punti che caratterizzano lo stile innovativo di Ungaretti. La poesia è composta da sei versi brevissimi, a volte formati anche da una sola parola. Tutto ruota intorno alla similitudine, espressa con il "come" messo in evidenza perché collocato in modo solitario nel terzo verso. La condizione dell'uomo, che sta vivendo la dolorosa esperienza della guerra, viene paragonata a quella del lupo di mare sopravvissuto ad un naufragio, che riprende il largo. Il "come" in posizione forte è presente. La bellezza della poesia Allegria di naufragi va ricercata soprattutto nel senso, al di là degli espedienti stilistici e retorici. Ungaretti vuole dare un messaggio positivo a tutti gli uomini: nonostante essi abbiano vissuto un momento durissimo, come un vero e proprio naufragio, devono riprendere il viaggio e cercare di andare avanti seguendo lo slancio positivo della vita. A ricominciare, oltre alla vita degli uomini, deve essere anche la poesia stessa. Non bisogna smettere di scrivere, anzi la lirica dopo aver vissuto un periodo di silenzio a causa del troppo dolore provocato dalle sofferenze del mondo, deve narrare la ripresa del viaggio degli uomini e continuare il proprio cammino di svelamento del mistero della vita.

Giuseppe Ungaretti

è uno dei più importanti esponenti dell'Ermetismo italiano, pur essendone stato a tutti gli effetti un precursore. Autore di poesie come Veglia o Mattina, ha completamente rivoluzionato il verso poetico del '900 e il modo di affrontare il tema della guerra. Qualche cenno biografico. Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d'Egitto nel 1888; appassionato fin da giovane di poesia, nel 1912 si trasferisce a Parigi per intraprendere gli studi universitari. Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, si arruola volontario e tra il 1915 e il 1917 combatte sul Carso. Negli anni Venti aderisce al fascismo e nel 1942 diventa docente universitario di letteratura. Muore a Milano nel 1970.


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