Sociologia applicata- corso di sociologia

¡Supera tus tareas y exámenes ahora con Quizwiz!

CAPITOLO 5: valori norme e istituzioni

1. Il concetto di valore Valore: concetto polisemico, dai significati diversi a seconda dei contesti. Le caratteristiche che ricorrono più frequentemente in sociologia sono 4: - valori come fini ultimi: sono orientamenti dai quali dipendono i fini delle azioni - Indicano un dover essere, che va al di là dell'essere, stimolano l'impegno per la loro realizzazione - I valori sono forze operanti che forniscono le motivazioni ai comportamenti. Sono fatti propri dagli individui mediante processi di scelta consapevoli. In ogni società ne esistono di diversi, a volte fortemente integrati tra loro a volte in competizione. Gli individui e gruppi scelgono i valori che guidano il loro agire, in questo senso sono sempre soggettivi, esistono perché vi sono dei soggetti che li scelgono Valori e società moderna Viviamo in una società caratterizzata dal pluralismo di valori. In ogni società vi può essere un unico sistema di valori imperante e dominante, ma ve ne possono essere molti in conflitto tra loro, one possono coesistere molti l'uno accanto all'altro. Le società umane presentano gradi diversi di integrazione dei valori in sistemi di valori e, il grado di integrazione può cambiare nel tempo. Per Parsons le società stanno insieme perché sono tenute insieme da sistemi di valori integrati e coerenti. Quando sistemi di valori sono in conflitto, i gruppi che ne sono portatori entrano in conflitto, Lo stesso individuo può far propri i valori tra loro in linea di principio incompatibili e trovarsi quindi di fronte a un dilemma etico. è assai frequente che valori di solidarietà nei confronti dei più deboli o della giustizia entrino in conflitto. Tipi di valori: Valori universali o universalmente condivisi, sono prodotti in seguito a processi storici di lungo periodo, e sono all'esito delle lotte tra classi, gruppi di interesse, Stati. Tra questi vi sono il valore della pace, che è diventato universale dopo che l'umanità emerse dalla seconda guerra mondiale, da allora l'esaltazione della guerra non è più sostenuta neppure dagli esponenti del potere militare. Un altro valore universale è il valore della vita, non universalmente condiviso. Un valore diventa universale quando aumenta la sensibilità degli essere umani alle situazioni nelle quali viene negato. I valori universali sono quelli nei quali una civiltà si riconosce e chi non gli accetta si mette ipso facto al di fuori di quella civiltà. I valori universali sono la base della dichiarazione universale dei diritti umani firmato il 1948 e promosso delle Nazioni Unite, nonché della carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea compresa nel trattato costituzionale firmato nel 2004. Valori personali Valori culturali e religiosi 2. Mutamento nella sfera dei valori Nella civiltà occidentale il tempo/luogo della realizzazione dei valori ultimi è sempre collocato nel futuro (morte o oltretomba) e l'idea che la storia abbia non solo una fine ma anche un fine, ciò vale anche per il marxismo, in cui la realizzazione della società senza classi e quindi dal valore ultimo dell'uguaglianza tra gli uomini, è spostata nel tempo in un futuro e richiede il sacrificio di intere generazioni a beneficio di quelle future. Si pone l'agire dell'oggi al servizio del risultato che si realizzerà solo un domani. Il processo di secolarizzazione, ha fortemente indebolito l'ancoraggio ai valori nelle credenze religiose, il declino nelle grandi costruzioni ideologiche fondate su qualche filosofia della storia. Non si può più parlare di valori dotati di un fondamento assoluto, ma ciò non vuol dire che questi siano estinti. Antichi valori convivono accanto ad altri valori, la dinamica della sfera dei valori è alimentata da nuovi movimenti sociali, capaci di mobilitare energie e di formulare nuovi criteri per distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Accade spesso che le società, si rendono conto che qualche cosa è dotato di valore solo quando la sua esistenza appare minacciata (es. valori ecologici, valori rispetto al diverso e dell'altro da sé) bisogno nella società linea di tendenza che nascono in un campo di tensioni generate dall'emergere di gruppi che prima è più di altri percepiscono il divario tra essere e dover essere. Si possono formulare le seguenti ipotesi per lo studio del mutamento dei valori nella società contemporanea: Si sta allargando il grappolo dei valori universali, condivisi dalla grande maggioranza della popolazione I sistemi di valori si frammentano, perdendo il riferimento a valori ultimi ed al loro posto si creano aree di micro solidarietà accanto a nuovi valori, a livello di vita quotidiana e di macro solidarietà a livello planetario. Si assiste ad un processo di presentificazione dell'orizzonte di realizzazione dei valori in cui ogni individuo cerca di realizzare il proprio ideale di vita buona nel qui e ora. 3. Dai valori alle norme La norma è il modo di rendere operativa una particolare interpretazione di un certo valore (es. la norma del non copiare deriva dal valore che ognuno deve ricevere in base ai suoi meriti e alle sue capacità, la norma di non rubare deriva dal valore della proprietà, la norma di non uccidere deriva dal valore della vita) Le norme svolgono la funzione di deviare o vietare dei comportamenti in vista di un valore ultimo, sono dei vincoli che vietano certi comportamenti (obbligazioni) e ne consentono altri (permissioni) 4. Perché si seguono le norme Aspettative degli altri Costi, sanzioni sociali: i comportamenti che si scostano dalle norme sociali comportano qualche forma di sanzione, che vanno dalla disapprovazione sociale alla pena capitale che colpisce chi ha commesso un grave reato. Tuttavia, le sanzioni possono essere sia positive (premio in caso di conformità) che negative (pena in caso di deviazione). Le sanzioni sono il prezzo da pagare per ogni trasgressione. Queste possono essere: Esterne: sono poste dall'esterno, non dipendono dall'individuo, sono in molti casi un deterrente abbastanza efficace per indurre gli uomini a non deviare dalle norme sociali. Interne: derivano dal tribunale interno delle persone, che giudica le azioni e le fa sentire in colpa nel deviare una norma sociale. Spesso è più efficace di qualsiasi sanzione esterna. Perchè esso funzioni è necessario che le norme siano state interiorizzate dal soggetto e trasformate in norme morali. (l'interiorizzazione delle norme avviene attraverso il processo di socializzazione e dipende dagli insegnamenti e dai comportamenti dei genitori, degli insegnanti, amici, dai modelli di riferimento e dalle esperienze del soggetto) Abitudine Conformismo Mete Volontà - 1979 Elster: Quando qualcuno sa bene cosa non deve fare (ha interiorizzato le norme sociali) ma lo fa ugualmente, si parla di debolezza della volontà e della funzione di controllo sociale. ⚠︎ non tutte le culture interiorizzano le stesse norme allo stesso modo; certe norme vengono interiorizzate in modo molto più debole di altre, (es. nel nostro paese l'evasione fiscale non suscita in molte persone un senso di colpa, mentre quasi tutti si sentono in colpa se non soccorrono un amico in difficoltà) 5. Tipi di norme Tipi di norme Vi sono due criteri di classificazione delle norme Criterio di John Rawls 1967 Le norme si distinguono in: Costitutive: riguardano attività che non esisterebbero senza le regole, sono rigide e non hanno bisogno di essere interpretate o manipolate (es. scacchi) Regolative: indicano ciò che è previsto e ciò che è vietato in una determinata attività, ammettono eccezioni e consentono ampio spazio all'interpretazione. Norme giuridiche: sono emanate dell'autorità (potere legislativo), sono applicate da un apparato specifico (potere giudiziario) e se violate sono previste delle sanzioni (istituzioni deputate al mantenimento dell'ordine pubblico ed istituzioni penali) Norme implicite: norme che seguiamo senza esserne consapevoli, di cui ci rendiamo della loro esistenza solo dopo averle trasgredite. (es buone maniere-galateo) Norme esplicite: norme di cui siamo consapevoli. Criterio secondo ambito normativo Molte norme valgono soltanto per gli appartenenti a determinati gruppi sociali e regolano i rapporti sia all'esterno che all'interno del gruppo. Codici deontologici (morali): stabiliscono i principi e le modalità ai quali si devono attenere gli appartenenti nell'esercizio delle loro attività professionali, sulla base di etiche professionali. I gruppi professionali godono di un'autonomia normativa che consente l'esistenza di veri e propri sistemi giuridici specializzati, dotati di organi che hanno un potere sanzionatorio nei confronti dei membri. (medici, notai, avvocati, ragionieri, commercialisti..) 6. Coerenza e incoerenza dei sistemi normativi Dal momento che in ogni società è presente una moltitudine di valori, alcuni sono integrati tra loro e formano sistemi coerenti, altri sono in contraddizione e conflitto tra loro. Lo stesso avviene con le norme nei sistemi normativi. Nelle società è presente un sistema normativo internamente incoerente, in cui vi sono molteplici istanze capaci di stabilire e applicare delle norme. Il sistema giuridico è pieno di incoerenze e contraddizioni, dovute al fatto che si è formato attraverso la stratificazione nel tempo di leggi diverse, in risposta alle esigenze mutevoli della società. I giuristi trovano spesso difficoltà ad orientarsi nelle leggi che regolano le relazioni tra individui, gruppi e istituzioni. Anche se in genere le persone sanno cosa è permesso e cosa no, è frequente che si verifichino situazioni nelle quali: Vi è un eccesso di norme: solo il ricorso agli esperti consente di districarsi tra le leggi Vi sono norme contraddittorie: si presenta una situazione di dilemma etico, dovuto alla presenza di norme e contro-norme. Sarà necessario stabilire una gerarchia per individuare quale norma ha il sopravvento sulle altre. Vi è una carenza di norme: l'azione non trova punti di riferimento normativi: si avvicina alla situazione di anomia descritta da Durkheim, caratteristica della società in situazioni di crisi e di mutamento , in cui gli ordinamenti normativi non sono regolare i comportamenti degli individui e si scatenano comportamenti sregolati che possono portare la società a disgregarsi. L'assenza di norme lascia spesso esseri umani in una condizione di disorientamento, in preda a pulsioni non più incontrollabili e che possono condurre al suicidio. 7. Il concetto di istituzione In sociologia il termine istituzione indica modelli di comportamento dotati di cogenza normativa (sistemi di regole) in una determinata società. Riguarda tutti i modelli di comportamento e non solo quelli che si manifestano in apparati e organizzazioni (es. tabù dell'incesto, digiuno rituale, fidanzamento, linguaggio), e sottolinea come sia necessaria la presenza di un elemento normativo vincolante per poter considerare un modello di comportamento un'istituzione. Ogni istituzione comporta la presenza di qualche forma di controllo sociale, che assicuri che lo scarto tra comportamenti prescritti e comportamenti effettivi non superi determinati limiti, pena la dissoluzione dell'istituzione stessa. Istituzione non equivale al concetto di organizzazione, in quanto: Organizzazione: insieme coordinato di individui e risorse materiali, è un ente collettivo che agisce e compie delle decisioni. Istituzione: sistemi di regole che rendono possibile la coordinazione tra individui, non è un ente collettivo che agisce e decide. 8. Livelli di istituzionalizzazione Un'istituzione (sistema di regole), può avere diversi livelli di istituzionalizzazione. Quando nasce, un'istituzione non presenta i suoi tratti tipici e molti comportamenti restano ad uno stadio parziale di istituzionalizzazione. Le istituzioni si possono ordinare lungo un continuum in base al loro grado di istituzionalizzazione raggiunto e possono muoversi passando a livelli superiori o inferiori. Il grado di istituzionalizzazione di un sistema di regole dipende da: Forme flessibili o rigide del controllo sociale: ne garantiscono l'osservanza, le forme flessibili non garantiscono l'osservanza delle norme, mentre le forme rigide sì. Grado di informazione degli attori riguardo alle regole da seguire: quanto gli attori siano a conoscenza dell'esistenza dell'istituzione Grado di osservanza delle norme Gradi du accettazione delle regole che hanno gli attori coinvolti Tipo ed intensità delle sanzioni Grado di interiorizzazione delle norme nei codici morali individuali Un alto grado di istituzionalizzazione è tipico nelle istituzioni che abilitano all'esercizio di certe professioni (medici, avvocati, notai..) e delle organizzazioni che esercitano un controllo pervasivo costante su comportamenti e pensieri dei loro membri (istituzioni totali-prigioni, campi di concentramento, ospedali psichiatrici, caserme, conventi). Il matrimonio è un'istituzione che nel tempo regredisce ad uno stadio inferiore di istituzionalizzazione: cresce il numero di copie che convivono senza essere sposate e senza incontrare disapprovazione sociale. Un basso grado di istituzionalizzazione si riscontra nei settori in cui operano nuove professioni (es. assistenza sociale), che tende ad aumentare man mano che aumenta la regolamentazione. ⚠︎:Di molte istituzioni non è possibile determinare la nascita, perchè sono sorte per effetto delle interazioni umane. Altre istituzioni sono il prodotto dell'azione di movimenti sociali, che si pongono obiettivi e mobilitano delle risorse per conseguirli. Il passaggio dalla fase di movimento alla fase di istituzione ha attirato l'attenzione di Weber, che ha analizzato il problema della trasformazione del carisma in pratica quotidiana, che si pone nel passaggio di un movimento religioso alla forma della chiesa o della setta, oppure di un movimento politico alla forma di un partito politico. Il movimento e l'istituzione sono in sue stati fondamentali del sociale: il movimento è caratterizzato da uno stato fusione in cui i rapporti sociali sono personalizzati, diffusi, carichi di emotività e affettività. L'istituzione è caratterizzata da rapporti impersonali regolati da sistemi astratti di norme. 9. Tipi di istituzioni Criterio in base ai gradi di istituzionalizzazione Criterio in base alle forme organizzative, nelle quali si possono esprimere le istituzioni (es grado di articolazione e differenziazione, definizione dei tuoi al proprio interno e in relazione agli scambi con l'ambiente) Criterio in base alla frequenza con la quale certe istituzioni compaiono in società diverse; alcune istituzioni sono riscontrabili in tutte le società (universali culturali), quali il tabù dell'incesto, il linguaggio, la religione, l'arte, il gioco, lo scambio di doni). Le esigenze alle quali queste istituzioni rispondono, possono essere le stesse in ogni società, ma i modi in cui le soddisfano variano molto. In base alle Funzioni che svolgono. In quanto sistemi sociali, per esistere devono svolgere certe funzioni: Formulare dei fini→ Goal attainment, funzione politica Adattare i mezzi ai fini→ Adaptation, funzione economica Regolare le transazioni tra le sue parti→ Integration, funzione normativa Mantenere nel tempo i propri orientamenti di fondo→ Latency, funzione di produzione culturale e riproduzione biologica Alle varie funzioni corrispondono istituzioni diverse, anche se molte svolgono più funzioni (multifunzionalità) e la stessa funzione può essere svolta da più istituzioni (alternative funzionali). Le funzioni di un'istituzione possono modificarsi nel tempo, a vantaggio o a discapito di altre istituzioni 10. Il ciclo di vita delle istituzioni Una caratteristica importante delle istituzioni è la loro durata temporale; sono soggette a nascere e a scomparire. Il loro ciclo di vita è generalmente più lungo di quello degli individui. 1908, Simmel: gli individui e le istituzioni si muovono su orizzonti temporali diversi. Ogni individuo vive in un mondo popolato da istituzioni che preesistono alla sua nascita e che sono destinate a sopravvivere alla sua morte. Questo spiega come mai gli individui debbano adattarsi alle situazioni della società nella quale è capitato loro di nascere. (fa parte del processo di socializzazione) Le istituzioni possono compiere due percorsi specifici nel momento della loro formazione: Nascono, si sviluppano e muoiono per effetto di processi spontanei, non intenzionalmente evoluti, prodotti dell'azione di individui e gruppi identificabili (per effetti non intenzionali→ effetti di composizione o emergente). Le istituzioni appaiono come formazioni organiche, nate e cresciute spontaneamente Tali eventi sono imputabili alla volontà specifica di qualche attore L'istituzione può essere vista come effetto di processi spontanei o di azioni intenzionali. Le situazioni possono scomparire perché si estinguono da sole, oppure perché vengono distrutte da qualche attore individuale o collettivo. Se si adotta una prospettiva funzionalista, si può dire che le istituzioni nascono perché rispondono a qualche bisogno o esigenza sociale insoddisfatta e si estinguono quando scompare il bisogno che la originate OB sono altre istituzioni in grado di soddisfarle in modo effettuato. Spiegazione di questo tipo sono dette tautologiche, perché tendono a spiegare le cause di un fenomeno alla luce degli effetti che produce, sono utili poiché invitano ad analizzare le situazioni non isolatamente ma riferendosi al contesto e all'ambiente in cui operano. 11. Il mutamento delle istituzioni Ogni istituzione è un sistema di regole in continuo rapporto con le altre istituzioni, (altri sistemi di regole). Quando una istituzione muta in qualche ambito, tale mutamento avrà degli effetti sulle istituzioni collegate, trasformando l'ambiente. Il tipo e l'intensità di risposta istituzionale alle sfide ambientali dipendono dalle capacità dell'istituzione di rispondere ai mutamenti esterni e di mobilitare le proprie risorse in modo appropriato. Se le organizzazioni sopravvalutano o sottovalutano l'entità della sfida non attueranno la risposta appropriata, rischiando di mettere a rischio la propria sopravvivenza. I fattori di mutamento, possono essere sia esogeni che endogeni. Non si può dire a priori quale tipo di risposta alle sfide aumenti o diminuisca le possibilità di sopravvivere di un'istituzione, poiché dipende dal tipo di sfida e dalle circostanze in cui si verifica. In generale, però, le istituzioni possiedono due tipi di risposte possibili alle sfide: Risposta rigida, tendente a conservare l'identità e l'integrità dell'istituzione di fronte la turbolenza interna o esterna Risposta flessibile, in grado di modificare le proprie strutture interne e di ridefinire i confini con l'ambiente e quindi l'identità dell'istituzione. L'incapacità di dare risposte flessibili ai mutamenti interni o esterni riduce, nel lungo periodo le possibilità di adattamento e di sopravvivenza di un'istituzione

ricerche sulla mobilità sociale

1927, Sorokin: è il primo a studiare la mobilità sociale in modo sistematico. Nel suo libro analizzò la mobilità sociale numerosi paesi non solo occidentali per un lungo arco temporale (antica Roma-fine ottocento), basandosi su una ricchissima documentazione (Una parte costituita da dati statistici ricavati indagine di Élite, riguardanti le origini sociali di alcuni gruppi particolari-i sovrani, gli uomini di genio, i santi, i dirigenti) 1949, Glass, prima indagine campionaria sulla mobilità: effettuata su campioni rappresentativi sulla mobilità alla London School of Economics su 10.000 adulti residenti in UK, insieme ad altre ricerche, mirò a rilevare la posizione sociale degli individui che fanno parte di questi campioni e delle loro famiglie di origine. Di solito chiedono l'occupazione agli intervistati, quella che avevano prima tra (entrati nel mercato del lavoro e 10 anni dopo), l'occupazione del padre (quando avevano 12 o 14 anni) e se sono sposati, quella del suocero. Nella analisi di dati, fanno uso di tecniche avanzate e complesse. Tutte le più importanti indagini di questo tipo negli Stati Uniti e in Europa, si basano su dati riguardanti la popolazione maschile, si rifacevano alla concezione tradizionale della posizione delle donne nel sistema di stratificazione sociale, in cui l'unità di base non è l'individuo ma la famiglia, e che la posizione della famiglia in questo sistema è determinata da quella del capo famiglia, marito o padre. L'occupazione della donna, non ha alcun peso per la collocazione della famiglia nel sistema di stratificazione sociale. ⚠︎ Oggi, le donne entrano sempre più spesso nel mercato del lavoro, non occupano posizioni più elevate di un tempo e gli restano più lungo. Questa tendenza ha prodotto effetti di grande rilievo sulla famiglia: ha fatto diminuire il grado di omologa mia, la percentuale di sposi che hanno lo stesso lavoro. A fatto aumentare il numero di coppie nelle quali la moglie ha un'occupazione superiore a quella del marito. Il dibattito su questo problema è ancora in corso, ciò nonostante oggi nessuna studioso condurrebbe +1 ricerca di mobilità sociale solo sulla popolazione maschile.

la teoria della subcultura

1929, Shaw e McKay (scuola di Chicago): Una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale, a valori e norme diverse da quelle della società generale che vengono trasmessi da una generazione all'altra. I comportamenti devianti, si imparano dagli altri, coloro che si incontra in tutti i giorni. Calcolarono il tasso di delinquenza, cioè il rapporto tra il numero degli autori di reati residenti in un'area il totale della popolazione di quell'area, e videro che il valore di tale tasso diminuiva ma mano che ci si allontanava dal centro della città, scoprirono che dal 1900 al 1920, le differenze nel tasso di delinquenza privare i quartieri erano rimaste immutate, nonostante la popolazione si fosse rinnovata e la sua composizione per gruppi etnici fosse profondamente cambiata. Per spiegare questo fenomeno, essi sostennero che in alcuni quartieri vi fossero norme e valori favorevoli a certe forme di devianza e che questo patrimonio culturale veniva trasmesso ai nuovi arrivati nell'interazione che aveva luogo nei piccoli gruppi e nelle bande di ragazzi. 1949, Sutherland: riprese questa teoria, ritenendo che il comportamento deviante dell'attore venga appreso attraverso la comunicazione con le altre persone. Quanto più una persona frequenta ambienti criminali, tanto più è probabile che questa persona diventi deviante. Chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente. Le motivazioni del suo comportamento non sono diverse da quelli di chi rispetta le leggi, In quanto nelle sub-culture sono presenti delle razionalizzazioni del comportamento deviante che lo legittimano. Ad essere deviante non è l'individuo, ma il gruppo a cui appartiene.

i gruppi sociali

1949, Merton: Un gruppo sociale è un insieme di persone in interazione fra loro in continuità secondo schemi relativamente stabili (che devono svolgersi su base di relazioni cooperative), le quali si definiscono membri del gruppo e sono riconosciute come tali da chi non ne fa parte. ⚠︎I gruppi sono diversi dalle categorie sociali e dalle classi sociali, anche se queste possono essere la base per la formazione di gruppi di vario genere. Vi sono gruppi di amici, religiosi, di lavoro, politici, di hobby, un'associazione per la lotta alla droga, un sindacato, una gang di criminali, una famiglia, gli impiegati di un'azienda ecc. Le proprietà formali dei gruppi sociali Vi sono delle proprietà specifiche dei gruppi sociali che possono essere riscontrate in ogni gruppo sociale: Proprietà relative alla dimensione La dimensione dei gruppi influenza i loro caratteri in modo marcato: nei piccoli gruppi l'interazione è diretta (faccia-a-faccia- comunicazione più veloce ed efficace) mentre nei gruppi più grandi è in parte diretta ed indiretta (es. azienda-telefono e lettere- comunicazione più precisa, lenta, fredda e rigida). Le diadi: sono i gruppi più piccoli, composti da due membri; non si forma alcuna collettività impersonale e se un membro decide di uscire dal gruppo, il gruppo scompare. È un gruppo molto fragile, dalla forte personalizzazione e coinvolgimento psicologico e affettivo nella relazione. Le triadi: sono i gruppi composti da tre persone. Producono le seguenti forme tipiche di relazione: Il mediatore: il terzo non coinvolto nella disputa , convince gli altri in un accordo Il tertius gaudens (il terzo gode): il terzo si approfitta della divergenza fra gli altri per i propri fini (es. venditori che entrano in competizione tra loro ed abbassano i prezzi per conquistare un cliente). Divide et impera: un terzo fa insorgere un conflitto a proprio vantaggio. Grandi gruppi: I gruppi con numero pari di componenti mostrano maggiori tassi di disaccordo e antagonismo rispetto ai gruppi con componenti dispari, ciò probabilmente in conseguenza della possibilità dei primi del formarsi di due sottogruppi di uguali dimensioni. Nei gruppi di cinque si registra il massimo di soddisfazione dei membri, questo dovuto al fatto che sopra e cinque il numero comincia ad essere troppo grande per un'intensa partecipazione diretta e al fatto che tendono a formarsi due sottogruppi (uno di 3 e l'altro di due), in modo che chi è in minoranza non rimane isolato (come invece succede nei gruppi di tre). Proprietà relative ai confini I criteri di appartenenza ad un gruppo possono essere più o meno chiari, a tal proposito distinguiamo due tipi principali di gruppi: Gruppi formali: prevedono regole precise sui requisiti, procedure per l'ammissione e sui comportamenti da tenere per continuare a far parte del gruppo (es. dipendenti di un'impresa). Gruppi informali: presentano confini non ben definiti, e ciò spesso è una condizione importante della loro stabilità; per un certo periodo alcuni possono non frequentare il gruppo, ma se non vengono espulsi formalmente è possibile che riprendano a partecipare (es. gruppo di amici). I gruppi presentano un grado di completezza, dato dal rapporto tra il numero di membri del gruppo e le persone che hanno i requisiti richiesti per l'appartenenza (es. rappresentatività sindacale). ⚠︎: La definizione dei confini di un gruppo è sempre relativa alla situazione ed al contesto Proprietà strutturali Come i cristalli, i gruppi hanno strutture che possono essere osservate: I ruoli: indica l'insieme dei comportamenti che in un gruppo tipicamente ci si aspetta da una persona che fa parte del gruppo. (es. nella famiglia ci si aspetta che i genitori procurino cibo ed affetto ai figli) Il contenuto dei ruoli varia da cultura a cultura, da un'epoca all'altra. All'interno dei gruppi i ruoli sono differenziati; rilevavate un insieme di ruoli differenziati stabili e fra loro collegati permette di descrivere la struttura di un gruppo sociale. i ruoli sono schemi per l'interazione, ma il contenuto di un'interazione non può mai essere compreso nella definizione dei ruoli; un ruolo è sempre interpretato da chi agisce e la sua stessa definizione può cambiare in seguito all'interazione. I ruoli possono essere: Diffusi/omogenei: i comportamenti attesi sono diversi e meno definiti (es ruolo di madre, operaio, negoziante) un individuo dal ruolo diffuso, ne ha diversi: può essere figlio, operaio, iscritto ad un partito, membro di un'associazione. Specifici: riguardano un insieme di comportamenti limitato e precisato. TIPI DI GRUPPI La densità sociale: Maggiori sono i ruoli all'interno di un gruppo, maggiore è la sua densità sociale, ovvero la concentrazione spaziale delle persone e il volume delle loro interazioni. In base alla loro dimensione i gruppi di distinguono in: Società segmentarie: gli individui presentano ruoli simili (es. quasi tutti cacciatori) Società a divisione del lavoro: i membri del gruppo sono molti ed i loro ruoli sono molto differenziati (es società industriali) Gruppi segmentali, gruppi che impegnano solo uno o alcuni dei ruoli dell'individuo. Gruppi totalitari o istituzioni totali, gruppi che impegna il comportamento di tutti o quasi i ruoli di un individuo. Gruppi primari, gruppi di piccole dimensioni che presentano ruoli diffusi con contenuti affettivi molto personalizzati (es. famiglia) Gruppi secondari, gruppi di grandi dimensioni in cui vi sono ruoli specifici, relazioni fredde e spersonalizzate tra i membri. (es. azienda) ci si attende rispetto per le capacità professionali, si è scelti e considerati solo per quella parte della personalità che riguarda il compito affidato- la persona è ridotta al suo ruolo specifico. (presentano relazioni di autorità) Gruppi informali, gruppi formatisi spontaneamente, che non prevedono regole di comportamento. Gruppi formali, gruppi basati su un regolamento esplicito in vista di certi scopi ed organizzato secondo regole specifiche.

lo squilibrio di status

1954 Lenski: ha proposto il concetto di squilibrio di status per spiegare alcune forme di comportamento (ispirandosi ad una alla concezione pluridimensionale di Weber). In ogni società vi è una pluralità di gerarchie (di reddito, di potere, d'istruzione, di prestigio) ed ogni individuo occupa una posizione in almeno una di queste. Equilibrio di status: una persona su trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie Squilibrio di status: una persona si trova su livelli diversi di diverse gerarchie ed è in contrasto con le aspettative della società. Spesso è frustrato e può presentare disturbi psicologici.

ipotesi della risocializzazione

1956, Blaue duncan: Se una persona passa da una classe all'altra deve ridefinire la propria entità sociale, mutare il proprio modo di pensare e di agire. Per un lungo periodo di tempo in una persona socialmente mobile coesistono il vecchio e il nuovo. Le persone socialmente mobili hanno valori e forme di comportamento a metà strada fra quelli della classe di partenza e quella è la classe di arrivo. Questo avviene nel caso sia della mobilità ascendente, sia di quella discendente. Questo avviene perché se si nasce in una classe e vi si trascorre una parte della vita, si prendono i valori e le forme di comportamento di coloro che ne fanno parte. Quando si passa in un'altra classe, ha inizio un processo di ri-socializzazione, nel quale le persone socialmente mobili ridefiniscono loro stesse, abbandonando i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova. Goldthorpe: nelle società avanzate di oggi la mobilità non determina lo sradicamento e l'isolamento di coloro che la sperimentano, le persone nobili non tendono ad assumere posizioni estreme, non reagiscono né con il super conformismo ai valori delle classi di arrivo né con il rifiuto il radicale di questi valori.

sistemi di formazione della famiglia

1965-1983, Hajnal: nella società preindustriale vi erano due modi di formazione della famiglia: Sistema europeo, caratteristico di molti paesi dell'Europa nord-occidentale (scandinavi, isole britanniche, Paersi Bassi, Francia), si basava su 3 regole: Uomini e donne si sposavano tardi: gli uomini dopo i 26 e le donne dopo i 23. E il 10-15% non si sposava. Famiglia nucleare o Famiglia multipla verticale (a casa dei genitori del marito), solo se i genitori si ritiravano. Marito come capo della famiglia. Prima delle nozze, i giovani passavano degli anni fuori casa, a servizio di un'altra famiglia. Sistema asiatico o non europeo, tipico di tutti gli altri paesi, specie quelli asiatici (Russia, Cina e India). Si basava su 3 regole diverse: Uomini e donne si sposavano presto: gli uomini prima dei 26 anni e le donne prima dei 22 Famiglia multipla , con una coppia più anziana- solitamente con i genitori del marito ed il marito non diventava subito il capofamiglia. Non si andava a servizio di altre famiglie prima del matrimonio. Modelli italiani Se andiamo indietro nel tempo, in Italia, ritroviamo entrambi i sistemi di formazione della famiglia formulati da Hajnal: Il modello europeo era seguito nei centri urbani in Sardegna, nel settecento, in cui era uso comune metter su famiglia nel momento in cui i giovani possedevano risorse sufficienti per farlo (fossero già realizzati economicamente), e ciò non avveniva prima di aver compiuto 30 anni. Il modello asiatico era diffuso nelle campagne fiorentine del quattrocento, dove la popolazione si sposava presto e prima di farlo poche persone andavano a servizio di un'altra casa. Dopo le nozze andavano a vivere in una famiglia multipla. In Italia vi sono stati altri due sistemi di formazione della famiglia: Diffuso nel meridione. Gli uomini si sposavano a 28 anni, le donne si sposavano molto giovani, a 18 e raramente convivevano con i suoceri o con i genitori, erano famiglie nucleari. Seguito nelle campagne della Toscana, Emilia, Marche, Umbria (mezzadria) nel sette-ottocento. Le donne si sposavano ad età avanzata (24-25 anni) e dopo le nozze seguivano la residenza patrilocale, in famiglie multiple orizzontali o orizzontali-verticali.

la mobilità assoluta in italia

1994, Cobalti e Schizzerotto: Negli ultimi decenni in Italia vi è stata una forte mobilità assoluta, grazie le trasformazioni che hanno avuto luogo nella struttura dell'occupazione ed in particolare nell'espansione della classe media impiegatizia e alla contrazione di quelle agricole. Queste conclusioni sono dovute al calcolo del tasso di mobilità, cioè la percentuale delle persone facenti parte di una classe sociale diverse da quelle del padre. Il 59% (degli occupati tra i 18 e 65 anni) del totale ha sperimentato una qualche forma di mobilità sociale, ascendente o discendente. Molto spesso una mobilità di breve raggio, fra classi contigue. Le persone provenienti dalla borghesia riescono a restare in questa classe con una frequenza che più che doppia rispetto a quella che hanno di entrarvi coloro che arrivano dalla classe media impiegatizia. Più della metà di coloro che vengono dalla classe operaia urbana, fanno parte della piccola borghesia urbana, della classe media impiegatizia o della borghesia. Per chi proviene dalla classe media impiegatizia, salire nella classe più elevata è molto meno difficile che per i figli degli operai urbani. Le persone che provenienti dalla borghesia riescono a restare in questa classe con una frequenza doppia di rispetto a quella che hanno di entrarvi gli appartenenti ad una classe media impiegatizia.

teoria della differenziazione in base a fattori culturali e politici

: in disaccordo con la teoria liberale, sostengono che fra i paesi sviluppati Venezia alcuni che hanno livelli di mobilità sociale eccezionalmente elevati. E la forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale e politico. Rifacendosi alla tesi di Tocqueville, pensano che gli Stati Uniti (o l'Australia) siamo il paese in cui spostarsi da una classe all'altra e particolarmente facile, e ritengono che questo sia dovuto alla peculiarità delle sue istituzioni e della sua cultura nazionale.

la crisi ed il declino della famiglia nei paesi occidentali

A partire dagli anni sessanta, nei paesi occidentali si verificarono: Diminuzione del numero delle prime nozze o flessione della nuzialità, iniziata nel 1975 in Svezia, Danimarca nel 1975 nei paesi bassi, Austria, Germania e nel 1974 in Italia. Continua ancora ad oggi ed è stata particolarmente pronunciata in Ungheria, Portogallo. Questo fenomeno è stato accompagnato da: Aumento dei giovani che vivono da soli. (In pa. Danimarca, Francia, Germania). Aumento della propensione dei giovani a restare nella casa dei genitori a lungo. Diffusione delle convivenze more uxorio (o famiglie di fatto od unioni libere), in cui due persone di sesso opposto abitano come coniugi senza essere unite dal matrimonio, prima nei paesi nordici e poi nell'europea-settentrionale, USA ed Europa meridionale. (In Svezia sono diventate un'istituzione sociale). Fenomeno legato anche a quanto le persone siano cattoliche. →ha provocato cambiamenti anche nelle norme giuridiche: l'adulterio non è più considerato un reato ed i figli naturali non sono hanno gli stessi diritti dei figli legittimi. Aumento delle separazioni legali e dei divorzi Flessione della fecondità (rapporto fra numero dei nati e quello delle donne fertili)

l'importanza delle classi sociali

Alcuni sociologi considerano il concetto di classe sociale come datato e superato, utile per lo studio dei precedenti periodi storici ma non per la modernità, in quanto ad esempio le classi sociali influiscono meno di un tempo su certi comportamenti (in par. di voto). Altri ritengono che il concetto di classe sociale sia utile anche per l'analisi delle società contemporanee, sono convinti che la classe sociale resti un criterio significativo di strutturazione delle disuguaglianze e che anche oggi l'appartenenza ad una classe influisca su molti aspetti della vita di un individuo. I più importanti sociologi italiani ritengono che, nonostante le profonde trasformazioni degli ultimi decenni, l'appartenenza di classe sia ancora significativamente determinante nella vita degli individui e nella strutturazione della società (es. comportamento di voto, socializzazione, istruzione, mobilità sociale) 1980, Collins, ricerca empirica: la classe sociale esercita ancora un'influenza rilevante su molte forme di comportamento, le scelte elettorali, perché le analisi più sofisticate dei dati esistenti hanno mostrato che tra classe sociale e preferenze di voto via ancora oggi una relazione significativa. Se la divisone in classi non avesse importanza, non vi sarebbe una forte disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche fra individui e famiglie. Per verificare se vi è una perfetta disuguaglianza od uguaglianza viene utilizzato Il calcolo del coefficiente di (Corrado) Gini. G=0→massima uguaglianza G=1→massima disuguaglianza La distribuzione dei redditi Vi sono grandi differenze riguardo la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi in Cile e Messico, negli Stati Uniti, nel regno unito, in Portogallo e in Italia. Questa invece è contenuta nell'Europa del nord (Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia) e dell'est (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria). Sia nel passato prossimo che in quello più remoto, vi sono stati importanti mutamenti, avvenuti lentamente ma sempre nella stessa direzione. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito se ridotta nel XVIII secolo, è aumentata in quello successivo e di nuovo diminuita nel XX secolo in seguito alla seconda guerra mondiale. In Italia negli stessi decenni si è avuta una diminuzione della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Nel 1861 il valore dell'indice di Gini era 50. Nel secolo seguente e che la tua ancora fino agli inizi degli anni 70, di ben 20 punti, raggiungendo il livello più basso negli anni 80. Negli ultimi decenni il coefficiente di Gini ha ripreso a crescere: negli Stati Uniti dal 1970, in Gran Bretagna dal 1980, in Italia dal 1991. L'aumento della disuguaglianza nella distribuzione del reddito dal 1985 ad oggi si è verificato in ben 17 paesi ocse (organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico). L'Italia è uno dei paesi del mondo con le maggiori disuguaglianze in termini di reddito ed ancor di più se si considera la ricchezza. Il patrimonio è più concentrato del reddito. I paesi con minor disuguaglianza, sono anche quelli più ricchi. La durata della vita Le classi sociali hanno notevole importanza, non solo per il reddito e per la ricchezza del paese, si è notato che il rapporto tra classi sociali e salute/aspettativa di vita è significativa: Negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo in Gran Bretagna è stata rilevata una relazione inversa tra classe sociale e tasso di mortalità (numero di decessi ogni centomila abitanti) I miglioramenti nell'alimentazione e nelle condizioni abitative, la scomparsa delle malattie infettive endemiche e l'introduzione universalistica del welfare state, inducevano a credere che questa relazione si fosse progressivamente attenuata Molte ricerche condotte fin dagli anni Sessanta rivelano che, in tutti i Paesi per i quali si hanno dati (Gran Bretagna, Stati Uniti, Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Italia, Giappone, Australia), la relazione tra classe sociale e durata della vita è molto forte: Nella popolazione maschile adulta gli operai hanno una probabilità di morte quasi doppia rispetto agli impiegati Il tasso di mortalità degli uomini tra i 35 e i 54 anni decresce rapidamente al crescere del numero di anni di studio, in quanto l'istruzione permette di mettere in atto comportamenti preventivi alla protezione della propria salute.

fasi della socializzazione primaria

Alla nascita, i bambino è dotato di grande plasticità ed ha difronte una vasta gamma di possibilità di sviluppo tra le quali solo una si realizzerà, come risultato delle esperienze che segneranno il suo percorso. tuttavia, è possibile fissare alcune fasi tipiche, attraverso le quali passano tutti gli individui. Le modalità e gli esiti di una fase condizionano le modalità e gli esiti delle fasi successive ed ogni fase del processo di socializzazione. Il raporto madre-bambino è quindi la prima fase della socializzazione primaria. Dipendenza dalla madre: alla nascita, il bambino, necessita della madre, che provvede a soddisfare ogni sua necessità (fame, sete, bisogni) e lo libera dallo staro di disagio che tali bisogni producono. Si istaura così una dipendenza, che caratterizza le prime esperienze e che iniziano a dar forma alla struttura psichica del bambino. Se il rapporto di dipendenza sarà gratificante ed allevierà lo stato di disagio derivante dai bisogni primari, il bambino svilupperà un rapporto di fiducia nei confronti del mondo che lo circonda. Se non è in grado di comunicare in modo efficiente i suoi bisogni, e se le persone che lo circondano non sanno interpretare correttamente i suoi messaggi ed assecondare i suoi bisogni, svilupperà un rapporto di sfiducia verso l'ambiente, che condizionerà le sue esperienze successive. Attaccamento: in seguito alla prima fase, si svilupperà un rapporto di affettività tra la madre ed il bambino, che manifesta attaccamento. Inoltre, la madre, nel soddisfare i bisogni del bimbo, comincia a stabilire delle regole (es. ritmi dell'allattamento) sulla base delle quali si formano delle aspettative reciproche di comportamento (reciprocità del rapporto madre-bambino) Regole, premi e punizioni: nell'interazione adulto-bambino si vengono a stabilire delle regole (orari pasti..). L'applicazione delle regole comporta sempre un premio per il comportamento ad esse conforme ed una punizione se il comportamento non viene eseguito. Non sempre ricompense e punizioni rafforzano il comportamento desiderato, in quanto la loro efficacia dipende da una serie di fattori che riguardano il contesto dell'interazione: La coerenza con la quale vengono applicate le sanzioni L'immediatezza con cui il premio o la punizione seguono un comportamento da rafforzare o scoraggiare (risposta tardiva=indebolimento della sanzione). Il tipo di premi e di punizioni condiziona la loro efficacia. Le punizioni di carattere fisico inducono ad un rispetto esteriore della norma, mentre le punizioni di carattere psicologico ne facilitano l'interiorizzazione. Le ricompense di carattere psicologico consistono in segnali di approvazione e in dimostrazioni di affetto, mentre le punizioni consistono in segnali di ritiro o di i sottrazione di affetto ma anche nella loro minaccia. (se nelle pratiche di socializzazione prevarranno le sanzioni positive di tipo affettivo, cioè le ricompense in termini di approvazione e sostegno, più le prescrizioni ricevute diventeranno delle norme interiorizzate) Altro generalizzato: Affinché l'interiorizzazione delle norme avvenga in modo adeguato, È necessario che il bambino estenda i propri termini di riferimento delle figure dei genitori al contesto sociale extra-familiare o altro generalizzato. È un processo di decentramento, alla base dello sviluppo intellettuale e morale del bambino. Il bambino agisce in una cerchia di persone allargata e opera un'astrazione e generalizzazione dei ruoli e degli atteggiamenti dei delle figure parentali ai ruoli e agli atteggiamenti in generale. I valori, le norme E le conoscenze che il bambino ha ricevuto dei genitori vengono rafforzate e sostenute dagli altri, assumono una generalità sempre più ampia fino ad includere la società nel suo complesso. Lo sviluppo morale è composto da 6 fasi: Ci si conforma alle regole imposte per paura delle punizioni Ci si conforma alle regole per ottenere un premio Ci si conforma alle regole per ottenere approvazione sociale Si afferma un codice morale astratto Si raggiunge la capacità riflessiva e argomentativa circa la validità dei principi morali ⚠︎ Il codice morale è l'elemento costitutivo dell'identità personale

forme di criminalità

Attività predatoria comune Ci si riferisce ad azioni illecite condotte con la forza o con l'inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui che comportano un contatto fisico diretto fra almeno uno di coloro che combinazione è una persona o un oggetto. Questi si dividono in: Compiuti di nascosto: es. il furto o il taccheggio. Commessi con violenza: es. lo scippo e la rapina Gli omicidi Reati di natura assai diversa che non vanno confusi. L'omicidio può essere: Omicidio colposo: non è voluto dall'agente, si verifica causa di negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti, ordini, discipline. Il più tipico E quello che viene per strada, per incidente stradale. Omicidio doloso: domicilio è stato compiuto intenzionalmente, con la volontà di uccidere. Può essere premeditato o occasionale. L'omicidio doloso tipico è quello che nasce da un conflitto fra due persone che si conoscono. I reati dei colletti bianchi Sono i reati commessi dalle classi superiori, in particolare, i reati scoperti della magistratura italiana durante l'indagine Mani Pulite. Sutherland: sono reati commessi da una persona rispettabile di elevata condizione sociale nel corso della sua attività professionale. Atti illeciti quali la pubblicità fraudolenta, la violazione dei diritti d'autore ed inventore, la restrizione o limitazione della concorrenza, l'agiotaggio, truffe e frodi. Delitti di grande importanza, che colpiscono numerose persone ed hanno ingenti costi, finanziari e sociali. Questi reati consistono nella violazione della fiducia che gli altri hanno nel titolare di un ufficio, creano sfiducia e favoriscono la disorganizzazione sociale. Raramente quello coloro che li commettono vengono denunciati. Perché con il potere economico e politico di cui dispongono riescono ad influire su coloro che fanno ed applicano le leggi, sul parlamento e sulla magistratura. Nella vasta categoria di delitti dei colletti bianchi rientrano due gruppi diversi reati: Reati dell'occupazione: sono commessi da individui nello svolgimento del loro lavoro per ricavarne un vantaggio personale. Ad esempio le violazioni commesse da alcuni professionisti come farmacisti avvocati e medici, l'appropriazione indebita (Chi si appropria del denaro altrui)e, l'insider trading (Speculazione sui titoli di una società attuata da chi dispone di informazioni riservate), la corruzione(Abuso di potere di un agente pubblico al fine di trarne vantaggi personali-di natura monetaria ma riguardano anche il potere e status) e la concussione un pubblico ufficiale abusa dei suoi poteri ed induce qualcuno a dare del denaro a lui o ad altre persone) Reati di organizzazione: sono compiuti in nome di un'organizzazione, pubblica o privata. Ne fanno parte le frodi commesse dalle aziende private e pubbliche quando nei bilanci o in altre comunicazioni riportano fatti non rispondenti al vero sulla costituzione sulle condizioni economiche della società, sono reati di organizzazione anche quelli che mettono a repentaglio la salute e la vita di milioni di cittadini, la produzione di prodotti pericolosi, il mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. La criminalità organizzata Si intende un insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti (produzione e vendita di droga, gioco d'azzardo, usura-prestito di denaro ad un interesse superiore a quello corrente, la prostituzione, il commercio di armi) e che si infiltrano nelle attività economiche lecite. In Italia, la mafia (Cosa Nostra) si dedica allo sfruttamento della prostituzione e al gioco d'azzardo negli Stati Uniti ma non in Italia. L'infiltrazione dell'attività legittime avviene costringendo le imprese ad azioni che altrimenti non compirebbero (pagare la tangente-il pizzo) promettendo loro protezione. Le imprese criminali hanno carattere polivalente spesso, mirano all'acquisizione di profitti finanziari e del potere politico e sono in grado di spostarsi dal settore economico a quello politico. In genere per agire hanno bisogno di consistenti capitali, da investire nell'attività economiche legali e illegali. Devono disporre di una forza militare, gruppi di persone adeguatamente armate, capaci e disposte eliminare fisicamente i vecchi e nuovi nemici. Il reclutamento dei membri dell'organizzazione è basato su caratteri molto selettivi e avviene attraverso un rito di iniziazione. In Giappone, il candidato adesso l'ho messo nella Yakuza beve il tè della stessa tazza del capo che celebra la cerimonia e si impegna a vivere con questa parentela per tutta la vita. In Italia la mafia cedere il secondo rituale che è rimasto immutato per almeno un secolo, consiste nel chiedere al singolo con quale mano spara e nel pungere il dito indice della mano in questione in modo da farle sgorgare un po' di sangue con cui viene imbrattata un'immagine sacra, all'Annunziata. Quindi si dà fuoco l'immagine e l'iniziato evitando di far spegnere la stessa tenendola nelle mani e conche senza che la stessa si spenga, giura di non tradire i comandamenti di cosa nostra perché altrimenti brucerebbe come quella Santina in cosa nostra si entra con il sangue e si esce solo con il sangue.

elementi primari del tessuto sociale

Azione sociale 1908, Simmel: la società è composta da individui che si influenzano reciprocamente, agendo l'un per l'altro, con l'altro e contro l'altro. 1922, Weber: Con azione sociale si intende un agire riferito - secondo il suo senso intenzionato dall'agente - al comportamento di altri individui ed orientato in base a questo. Per agire si deve intendere un fare, un tralasciare o un subire.→Teoria dell'agire sociale di Weber Relazione sociale Si stabilisce quando 2 o più individui orientano reciprocamente le loro azioni; le relazioni sociali possono essere: Stabili e profonde (es. tra genitori e figli) Transitorie (es. persone in un bar) Cooperative, orientate al raggiungimento di fini comuni; sono mosse da sentimenti amichevoli, interessi pratici o dal senso di dovere (es. esercito) Conflittuali, orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza di altri (es. due eserciti che si combattono). Possono giungere all'annientamento dell'avversario. Interazione sociale Processo secondo il quale due o più persone in relazione fra loro agiscono reagendo alle azioni degli altri. L'interazione crea, riproduce e cambia nel tempo il contenuto della relazione sociale, rappresenta infatti l'osservatorio microsociologico della struttura sociale e delle sue evoluzioni (azione e struttura). I processi di interazione sono gli elementi base per la definizione dei gruppi ed hanno una particolare importanza nella strutturazione della società.

le conseguenze della mobilità sociale

Che effetti ha sugli individui la mobilità sociale? Produce mutamenti nella loro percezione del mondo, valori, comportamenti, relazioni? Ed in che senso? La mobilità ascendente a effetti diversi da quella discendente oppure ciò che conta è solo il fatto di essere mobili, indipendentemente dalla direzione in cui si va? Due diverse ipotesi sono state avanzate per rispondere a questi interrogativi: Ipotesi dello sradicamento sociale: sostenuta da numerosi studi classici. Durkheim rilevava che i bruschi aumenti di mobilità (ascendente e o discendente) producono delle situazioni di anomia, che facilitano i suicidi. Gli improvvisi accrescimenti di potenza e di fortuna sconvolgono le gerarchie e i principi che li legittimano. Finché non si giunge a un nuovo equilibrio, non si sa ciò che è possibile e ciò che non è possibile fare. Sorokin, trent'anni dopo rilevò che la mobilità sociale ha degli effetti negativi: favorisce la superficialità, riduce l'intimità e fa aumentare l'isolamento socio psicologico dell'individui. Lipset e Bendix: la mobilità ha un alto costo sociale e psichico in termini di combattività, frustrazione, mancanza di radicamento. È un'esperienza dolorosa e difficile, produce tensioni e squilibri. Uscire dalla classe per entrare in un'altra significa rompere le relazioni con coloro che continuano a far parte della prima senza riuscire a formarne di nuove con quelli che si trovano da tempo nella seconda. Questo avviene nei casi di mobilità ascendente e nei casi di mobilità discendente. Se le persone non riescono ad integrarsi è perché non vengono accettati, sono guardati dall'alto in basso, considerati degli intrusi. Se le persone che scendono socialmente non si integrano e perché non vogliono farlo, conservano la speranza che il loro passaggio ad una classe più bassa sia transitorio e cercano di non stabilire nuovi rapporti con coloro che fanno parte della classe in cui sono cadute. Le risposte più frequenti delle persone mobili sono: il super conformismo ai valori della classe di arrivo e il rifiuto assoluto di questi valori. ⭐️1956, Blau, e Duncan, Ipotesi della ri-socializzazione: Se una persona passa da una classe all'altra deve ridefinire la propria entità sociale, mutare il proprio modo di pensare e di agire. Per un lungo periodo di tempo in una persona socialmente mobile coesistono il vecchio e il nuovo. Le persone socialmente mobili hanno valori e forme di comportamento a metà strada fra quelli della classe di partenza e quella è la classe di arrivo. Questo avviene nel caso sia della mobilità ascendente, sia di quella discendente. Questo avviene perché se si nasce in una classe e vi si trascorre una parte della vita, si prendono i valori e le forme di comportamento di coloro che ne fanno parte. Quando si passa in un'altra classe, ha inizio un processo di ri-socializzazione, nel quale le persone socialmente mobili ridefiniscono loro stesse, abbandonando i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova. Goldthorpe: nelle società avanzate di oggi la mobilità non determina lo sradicamento e l'isolamento di coloro che la sperimentano, le persone nobili non tendono ad assumere posizioni estreme, non reagiscono né con il super conformismo ai valori delle classi di arrivo né con il rifiuto il radicale di questi valori.

tipi di istituzioni

Criterio in base ai gradi di istituzionalizzazione Criterio in base alle forme organizzative, nelle quali si possono esprimere le istituzioni (es grado di articolazione e differenziazione, definizione dei tuoi al proprio interno e in relazione agli scambi con l'ambiente) Criterio in base alla frequenza con la quale certe istituzioni compaiono in società diverse; alcune istituzioni sono riscontrabili in tutte le società (universali culturali), quali il tabù dell'incesto, il linguaggio, la religione, l'arte, il gioco, lo scambio di doni). Le esigenze alle quali queste istituzioni rispondono, possono essere le stesse in ogni società, ma i modi in cui le soddisfano variano molto. In base alle Funzioni che svolgono. In quanto sistemi sociali, per esistere devono svolgere certe funzioni: Formulare dei fini→ Goal attainment, funzione politica Adattare i mezzi ai fini→ Adaptation, funzione economica Regolare le transazioni tra le sue parti→ Integration, funzione normativa Mantenere nel tempo i propri orientamenti di fondo→ Latency, funzione di produzione culturale e riproduzione biologica Alle varie funzioni corrispondono istituzioni diverse, anche se molte svolgono più funzioni (multifunzionalità) e la stessa funzione può essere svolta da più istituzioni (alternative funzionali). Le funzioni di un'istituzione possono modificarsi nel tempo, a vantaggio o a discapito di altre istituzioni

coerenza e incoerenza dei sistemi normativi

Dal momento che in ogni società è presente una moltitudine di valori, alcuni sono integrati tra loro e formano sistemi coerenti, altri sono in contraddizione e conflitto tra loro. Lo stesso avviene con le norme nei sistemi normativi. Nelle società è presente un sistema normativo internamente incoerente, in cui vi sono molteplici istanze capaci di stabilire e applicare delle norme. Il sistema giuridico è pieno di incoerenze e contraddizioni, dovute al fatto che si è formato attraverso la stratificazione nel tempo di leggi diverse, in risposta alle esigenze mutevoli della società. I giuristi trovano spesso difficoltà ad orientarsi nelle leggi che regolano le relazioni tra individui, gruppi e istituzioni. Anche se in genere le persone sanno cosa è permesso e cosa no, è frequente che si verifichino situazioni nelle quali: Vi è un eccesso di norme: solo il ricorso agli esperti consente di districarsi tra le leggi Vi sono norme contraddittorie: si presenta una situazione di dilemma etico, dovuto alla presenza di norme e contro-norme. Sarà necessario stabilire una gerarchia per individuare quale norma ha il sopravvento sulle altre. Vi è una carenza di norme: l'azione non trova punti di riferimento normativi: si avvicina alla situazione di anomia descritta da Durkheim, caratteristica della società in situazioni di crisi e di mutamento , in cui gli ordinamenti normativi non sono regolare i comportamenti degli individui e si scatenano comportamenti sregolati che possono portare la società a disgregarsi. L'assenza di norme lascia spesso esseri umani in una condizione di disorientamento, in preda a pulsioni non più incontrollabili e che possono condurre al suicidio.

la devianza

Definiamo devianza ogni atto o comportamento, anche solo verbale, compiuto da una persona od un gruppo che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione. La devianza è una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri di una collettività. Durkheim: definizione relativistica della devianza, non bisogna dire che è un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che criminale perché urta la coscienza comune. È un reato perché lo biasimiamo. Un atto può essere considerato deviante solo in riferimento al contesto socioculturale in cui ha luogo. Il concetto di devianza cambia infatti storicamente. Un comportamento considerato deviante in un paese può essere accettato o addirittura considerato positivamente in un altro. Infine un comportamento può essere considerato deviante in una situazione ma non in un'altra del tutto diversa. Questa concezione relativistica della devianza è stata sostenuta da molti studiosi di scienze sociali negli ultimi decenni. Le leggi fondamentali cambiano. Il furto, l'incesto, l'uccisione dei figli o dei padri, tutto avuto posto tra le azioni virtuose. Non esistono mala in sé, ma solo mala qui prohibita, a chi che sono illeciti perché proibiti. Questa concezione relativistica non vale nella stessa misura per tutte le forme di devianza, ma vi sono atti condannati in molte società ed epoche: l'incesto, il furto, il ratto e lo stupro di una donna sposata, l'uccisione di un membro del proprio gruppo.

CAPITOLO 16: famiglia e matrimonio

Definizione di famiglia Il termine famiglia indica un insieme di persone unite pra loro da legami di parentela, affetto, di servizio o di ospitalità che vivono insieme sotto lo stesso tetto (famiglia di censimento- menage- household) gli studiosi di scienze sociali definiscono tale gruppo con il termine Parentela, tutti coloro che sia che convivono o meno sono legati da vincoli di filiazione, matrimonio e adozione. Parentela e discendenza Vi sono due sistemi principali di discendenza: Sistema cognatico: nei paesi occidentali indica il gruppo di parentela o parentado, formato da tutti i discendenti di una persona, seguendo la linea maschile e quella femminile. È una rete di relazioni che si attiva in particolari situazioni, non possiede beni collettivi, non prende decisioni, non svolge funzioni permanenti. È un insieme di persone dai confini non definiti alle quali ci si rivolgere per avere aiuti di tipo psicologico o finanziario. In tutti i paesi occidentali la famiglia nucleare (genitori e figli) opera nell'ambito di una rete fitta e solidi rapporti e scambi fra parenti. I figli quando si separano dai genitori, restano spesso vicini casa. Nei vari paesi il sistema cognatico presenta delle caratteristiche specifiche: in Gran Bretagna, USA e Italia vi è una tendenza alla matrilateralità, a mantenere legami più stretti con i parenti della moglie che con quelli del marito, a scambiare più frequentemente visite e aiuti con i parenti della mogli che con quelli di lui. In altri paesi ed in altre zone dell'Italia (veneto e Emilia-romagna), vi è una tendenza alla patrilateralità. Sistema lineare (o discendenza unilineare): il gruppo di parentela è formato da tutti coloro che discendono da un antenato comune attraverso la linea maschile o quella femminile. Dall'appartenenza ad un gruppo di parentela unilineare derivano numerosi doveri, diritti e privilegi: il cognome, la posizione sociale, proprietà, la possibilità di spostarsi all'interno all'esterno del gruppo. Clan: il capostipite è immaginario o fittizio. I membri possiedono terre e altri beni in comune, sono solidali gli uni con gli altri e agiscono insieme in molte occasioni: si scambiano ospitalità, si aiutano nei casi di conflitto contro esterni, partecipano insieme a vari riti (relazioni molto strette come tra parenti). Frequenti nell' antica Roma, clan scozzesi, cinesi, giapponesi tribù e bande, tribù arabe, tribù ojiba. Lignaggio: il capostipite è genealogicamente dimostrabile. Discendenza patrilineare: l'anello di congiunzione è solo maschile (relazioni agnatiche) nella definizione delle relazioni di parentela contano solo le linee maschili (antenato maschio, i suoi figli e le sue figlie, i figli e le figlie dei suoi figli). Discendenza matrilineare: me lo di congiunzione e femminile (relazioni uterine). Una persona appartiene al clan della madre, fra i parenti vi sono la madre e i suoi fratelli e sorelle, i suoi figli e le sue figlie, i figli e le figlie delle sue sorelle. La trasmissione dei beni e dei ruoli sociali avviene dal fratello della madre ed i suoi figli. Figura maschile principale è il fratello della madre, suo marito ha solo la funzione di procreatore. Esogamia ed endogamia Endogamia: (endo, dentro, e gamos, matrimonio) indica le norme sociali che prescrivono la scelta del coniuge all'interno di un gruppo gruppo →non tollerano il matrimonio tra padre-figlia/madre-figlio, ma permettono il matrimonio tra fratello e sorella (caste-India e clan), i cugini e le cugine paterne (paesi arabi). Esogamia: (ex, fuori e gamos, matrimonio)indica le norme che vietano di sposarsi all'interno di uno stesso gruppo→società occidentali, relazioni all'interno della famiglia sono definiti incesto e condannati (tabù dell'incesto). Il tabù dell'incesto è stato spiegato in due modi: Le unioni fra consanguinei sono biologicamente pericolose, generano figli con minori probabilità di sopravvivenza E previene le rivalità e conflitti all'interno della famiglia, perché il padre non deve entrare in competizione per un partner sessuale con i figli e la madre con le figlie. Rafforza l'unione fra marito e moglie, cementa la società perché moltiplica i matrimoni fra non consanguinei. Monogamia e poligamia Monogamia: le norme sociali non permettono di avere più di una moglie o di un marito Tipi di famiglia monogamica Fredric Le Play: fu un ingegnere che condusse le prime indagini empiriche sulla famiglia (inizio 900) in Europa e che per analizzare i dati raccolti elaborò uno schema di classificazione che prevedeva tre tipi ideali di famiglia. Famiglia patriarcale: tutti i figli sposati convivono con i genitori, sottoposti all'autoritù del padre. (regola patrilocale) Famiglia instabile: i figli hanno la piena libertà di decisione, che ad una certa età lasciano la casa dei genitori e vanno ad abitare in una nuova residenza autonoma. (regola neolocale) Famiglia ceppo: un solo figlio maschio, scelto dal padre, porta la moglie a casa dei genitori, mentre gli altri figli potranno uscire dal nucleo familiare dopo che si saranno sposati. La famiglia ceppo è caratterizzata dall'autorità del pater familias e dalle regole di residenza dopo le nozze, norme che stabiliscono con quali persone devono andare a vivere gli sposi, queste possono essere: Matrilocale: il marito va ad abitare con i genitori della moglie Patrilocale: la moglie si trasferisce nella famiglia del marito Bilocale: quando gli sposi possono scegliere se andare ad abitare in una famiglia o nell'altra Avunculocale: gli sposi si trasferiscono nella famiglia dello zio materno del marito Neolocale: gli sposi si trasferiscono in una nuova residenza 1972, Peter Lalett: rielabora la teoria di Le Play e prevede la classificazione della struttura familiare in 5 tipi: Nucleari: composte da una sola unità coniugale sia completa (moglie, marito, con o senza figli) che monoparentale (genitore vedovo e figli) Senza struttura: prive di un'unità coniugale, composte da parenti non coniugi (sorelle/fratelli non sposati) Del solitario: composta da una sola persona Estese: composte da una sola unità coniugale ed uno o più parenti conviventi. A seconda del parente sono dette verticali od orizzontali. Multiple: famiglie composte da più unità coniugali. A seconda del legame fra loro si parla di multiple verticali (figli sposati e genitori) od orizzontali. Complesse: quando sono sia estese che multiple. Oltre che per la struttura, le famiglie possono essere distinte anche a seconda dei rapporti di autorità e di affetto (come interagiscono, sentimenti reciproci) fra i componenti della famiglia: Patriarcali: presenta una rigida separazione dei ruoli fra i suoi membri (sulla base del sesso e dell'età) e da relazioni di autorità fortemente asimmetriche fra suocere e nuore, marito e moglie, genitori e figli. Coniugali intime: presentano un sistema di ruoli più flessibile e relazioni più simmetriche. La scelta del coniuge è libera ed il legame tra i coniugi risulta più importante di quello con i genitori. Somiglianze modello di Le Play e Laslett: Famiglia instabile→ nucleare Famiglia a ceppo→ multipla verticale Laslett fa riferimento alla regola di residenza solo le nozze ed alla composizione della famiglia, non presume una relazione fra questi e le relazioni di autorità fra padri e figli. Poligamia: le norme sociali permettono ad un uomo o ad una donna di avere due o più coniugi contemporaneamente Poliandria: le norme sociali permettono ad una donna di avere due o più mariti Poliginia: le norme sociali permettono ad un uomo di avere due o più mogli (notevole importanza nei paesi non occidentali-su 900 paesi, il 16% segue il modello poligamico e per l'82% la poligamia è consentita). È diffusa nei paesi dell'africa subsahariana, africa occidentale (ghana, Senegal, costa d'avorio e Nigeria). La poliginia ha la funzione di offrire agli uomini vantaggi di tipo demografico ed economico: per un uomo africano sposare più donne significa avere più figli, disporre di più terra e di avere maggiore prestigio. Inoltre, disporre di più forza lavoro giovane permette di produrre molto più di quanto si riuscirebbe con una sola moglie. Perchè un uomo abbia più mogli, sono necessari due condizioni demografiche: Forte differenza di età al matrimonio (10 anni): le donne si sposano giovanissime (M:15 anni), mentre gli uomini ad un'età più avanzata (M:25). In questo modo nella classe di età fra 10 e 20 anni quasi la metà delle donne sono coniugate e quasi tutti gli uomini sono celibi. Dai 20.30, tutte le donne e la metà degli uomini sono sposati. Seconde nozze: a causa della forte differenza di età al matrimonio, e dell'alto tasso di mortalità in queste società, le mogli restano vedove presto. Una parte delle coppie divorzia dopo pochi anni e tutte le donne si risposano quasi subito (dopo 4-5 mesi) dalla fine del primo matrimonio. In alcune zone vi è la norma del levirato, il diritto-dovere da parte del fratello del morto di sposare la ex-cognata. Queste due condizioni hanno tre conseguenze: Il numero di donne sposate è maggiore di quello degli uomini sposati. Nella popolazione maschile, al crescere dell'età aumenta la quota di chi ha 2 o 3 mogli. Tra le donne, al crescere dell'età sale la quota di donne risposatesi. Sistemi di formazione della famiglia 1965-1983, Hajnal: nella società preindustriale vi erano due modi di formazione della famiglia: Sistema europeo, caratteristico di molti paesi dell'Europa nord-occidentale (scandinavi, isole britanniche, Paersi Bassi, Francia), si basava su 3 regole: Uomini e donne si sposavano tardi: gli uomini dopo i 26 e le donne dopo i 23. E il 10-15% non si sposava. Famiglia nucleare o Famiglia multipla verticale (a casa dei genitori del marito), solo se i genitori si ritiravano. Marito come capo della famiglia. Prima delle nozze, i giovani passavano degli anni fuori casa, a servizio di un'altra famiglia. Sistema asiatico o non europeo, tipico di tutti gli altri paesi, specie quelli asiatici (Russia, Cina e India). Si basava su 3 regole diverse: Uomini e donne si sposavano presto: gli uomini prima dei 26 anni e le donne prima dei 22 Famiglia multipla , con una coppia più anziana- solitamente con i genitori del marito ed il marito non diventava subito il capofamiglia. Non si andava a servizio di altre famiglie prima del matrimonio. Modelli italiani Se andiamo indietro nel tempo, in Italia, ritroviamo entrambi i sistemi di formazione della famiglia formulati da Hajnal: Il modello europeo era seguito nei centri urbani in Sardegna, nel settecento, in cui era uso comune metter su famiglia nel momento in cui i giovani possedevano risorse sufficienti per farlo (fossero già realizzati economicamente), e ciò non avveniva prima di aver compiuto 30 anni. Il modello asiatico era diffuso nelle campagne fiorentine del quattrocento, dove la popolazione si sposava presto e prima di farlo poche persone andavano a servizio di un'altra casa. Dopo le nozze andavano a vivere in una famiglia multipla. In Italia vi sono stati altri due sistemi di formazione della famiglia: Diffuso nel meridione. Gli uomini si sposavano a 28 anni, le donne si sposavano molto giovani, a 18 e raramente convivevano con i suoceri o con i genitori, erano famiglie nucleari. Seguito nelle campagne della Toscana, Emilia, Marche, Umbria (mezzadria) nel sette-ottocento. Le donne si sposavano ad età avanzata (24-25 anni) e dopo le nozze seguivano la residenza patrilocale, in famiglie multiple orizzontali o orizzontali-verticali. La nascita della famiglia moderna Gli studiosi di scienze sociali hanno per lungo tempo pensato che la famiglia nucleare e coniugale fosse nata in seguito al passaggio dalla società tradizionale a quella moderna. Le Play: il passaggio dalla famiglia patriarcale e da quella a ceppo alla famiglia instabile è avvenuto in seguito all'industrializzazione e all'urbanizzazione. Durkheim: legge di contrazione progressiva della famiglia Parsons: la famiglia nucleare è nata in risposta alle esigenze del sistema economico della società industriale, che risultava incompatibile con la famiglia complessa tradizionale perché funzionava reclutando le persone in base alle caratteristiche acquisite e provocando una forte mobilità geografica e sociale della popolazione. Le ricerche degli ultimi decenni hanno presentato un quadro più ricco dei mutamenti avvenuti negli ultimi secoli della famiglia dei paesi occidentali: Mutamenti nella struttura famigliare nel tempo Laslett: ricerche sulle liste nominative di 100 comunità, queste mostrarono come in Inghilterra (1574-1821) il numero di persone per famiglia rimase costante, così come la loro composizione (famiglie complesse sempre 10%).→ Dalla metà del 1500 (subito dopo la fine del medioevo), nell'Europa centro-settentrionale la grande maggioranza della popolazione ha sempre seguito la regola di residenza neolocale e dunque la famiglia nucleare ha preceduto di secoli l'industrializzazione. In Europa meridionale l'urbanizzazione e l'industrializzazione hanno contribuito fortemente all'affermazione del modello neolocale-nucleare e al declino delle famiglie complesse a residenza patrilocale. In Italia vi fu una grande eterogeneità di situazioni: Terza Italia (Centro- nord e nord-est): famiglie multiple Campagne: residenza patrilocale e famiglie complesse Braccianti: famiglie nucleari ed estese Coltivatori proprietari e mezzadri: famiglie multiple, vivevano in case isolate sui poderi (I mezzadri erano obbligati a vivere nel podere e a subordinare alle esigenze del proprietario, che sceglieva la famiglia a cui affidare il potere, in modo che contenesse il numero adeguato di braccia adulte e non avesse uno eccessivo di bocca inutili, bambini. Nessun componente della famiglia mezzadrile poteva spostarsi senza l'autorizzazione del proprietario). 1300 Italia settentrionale: regola di residenza neolocale, per gli artigiani ed immigrati (vivevano da soli o senza struttura coniugale) 1600, pop Puglia e Sicilia: regola di residenza neo-locale 1700, borghesia ed aristocrazia: famiglie multiple verticali od orizzontali e verticali e residenza patrilocale fino alla fine del 700, a causa di mutamenti nelle regole di trasmissione della proprietà da una generazione all'altra Ad oggi in Italia i legami fra i genitori insegni figli adulti sono indeboliti, ma restano più forti che altrove. E dal 1960 in poi la quota delle persone anziane che vivono sole è aumentata dovunque, ma in Italia è più bassa che negli altri paesi. Mutamenti nelle relazioni famigliari Le relazioni all'interno delle famiglie un tempo erano molto diverse da quelle di oggi. In tutti i ceti sociali nelle famiglie multiple come in quelle nucleari, dominava un modello di autorità patriarcale, una gerarchia di posizioni e ruoli definiti in base ad età, sesso ed ordine di nascita. Al vertice vi era il maschio, padre e marito che era il capo politico e tradizionale della famiglia, cui gli altri membri erano subordinati. Fra marito e moglie vi era una rigida separazione dei ruoli, che faceva sì che trascorressero la maggior parte del tempo con altre persone dello stesso sesso e non insieme. inoltre, I rapporti coniugali erano caratterizzati da distacco e riserbo. Seicento: nelle famiglie nobili si chiamavano per ruolo 'signor/a consorte' e non per nome, dandosi del lei Prima metà settecento: nei ceti più bassi le donne davano del 'voi' al marito che dava del 'tu'. I genitori abituavano i figli alla sottomissione e alla deferenza fin da piccoli, tenendoli a distanza, privati da confidenza od affetto affinché si sentissero diversi ed inferiori, esercitavano un controllo ferreo sulle emozioni, cercando di non manifestare il loro affetto nei confronti dei figli; nei ceti più bassi davano del 'voi' ai genitori, nelle famiglie nobili del 'signor/a padre/madre', baciavano loro le mani quando si presentavano e facevano una riverenza. Al momento del matrimonio, i genitori esercitavano una forte influenza sulla scelta del coniuge (famiglie patriarcali) Fine settecento/inizio ottocento: si verificò una crisi del modello patriarcale (prima nei ceti alti -borghesia intellettuale e poi si diffuse ad altri ceti elevati), i rapporti tra genitori e figli cambiarono radicalmente ed emerse la famiglia coniugale intima, in cui il padre rappresentava ancora la figura più importante ma la distanza sociale tra lui e la moglie era genitori e figli si ridusse notevolmente. Cominciarono a darsi del 'tu' ed aumentarono le interazioni fra i membri della famiglia, il tempo passato insieme e le cure reciproche. La crisi ed declino della famiglia coniugale nei paesi occidentali A partire dagli anni sessanta, nei paesi occidentali si verificarono: Diminuzione del numero delle prime nozze o flessione della nuzialità, iniziata nel 1975 in Svezia, Danimarca nel 1975 nei paesi bassi, Austria, Germania e nel 1974 in Italia. Continua ancora ad oggi ed è stata particolarmente pronunciata in Ungheria, Portogallo. Questo fenomeno è stato accompagnato da: Aumento dei giovani che vivono da soli. (In pa. Danimarca, Francia, Germania). Aumento della propensione dei giovani a restare nella casa dei genitori a lungo. Diffusione delle convivenze more uxorio (o famiglie di fatto od unioni libere), in cui due persone di sesso opposto abitano come coniugi senza essere unite dal matrimonio, prima nei paesi nordici e poi nell'europea-settentrionale, USA ed Europa meridionale. (In Svezia sono diventate un'istituzione sociale). Fenomeno legato anche a quanto le persone siano cattoliche. →ha provocato cambiamenti anche nelle norme giuridiche: l'adulterio non è più considerato un reato ed i figli naturali non sono hanno gli stessi diritti dei figli legittimi. Aumento delle separazioni legali e dei divorzi Flessione della fecondità (rapporto fra numero dei nati e quello delle donne fertili)

esogamia ed endogamia

Endogamia: (endo, dentro, e gamos, matrimonio) indica le norme sociali che prescrivono la scelta del coniuge all'interno di un gruppo gruppo →non tollerano il matrimonio tra padre-figlia/madre-figlio, ma permettono il matrimonio tra fratello e sorella (caste-India e clan), i cugini e le cugine paterne (paesi arabi). Esogamia: (ex, fuori e gamos, matrimonio)indica le norme che vietano di sposarsi all'interno di uno stesso gruppo→società occidentali, relazioni all'interno della famiglia sono definiti incesto e condannati (tabù dell'incesto). Il tabù dell'incesto è stato spiegato in due modi: Le unioni fra consanguinei sono biologicamente pericolose, generano figli con minori probabilità di sopravvivenza E previene le rivalità e conflitti all'interno della famiglia, perché il padre non deve entrare in competizione per un partner sessuale con i figli e la madre con le figlie. Rafforza l'unione fra marito e moglie, cementa la società perché moltiplica i matrimoni fra non consanguinei.

la nascita della famiglia moderna

Gli studiosi di scienze sociali hanno per lungo tempo pensato che la famiglia nucleare e coniugale fosse nata in seguito al passaggio dalla società tradizionale a quella moderna. Le Play: il passaggio dalla famiglia patriarcale e da quella a ceppo alla famiglia instabile è avvenuto in seguito all'industrializzazione e all'urbanizzazione. Durkheim: legge di contrazione progressiva della famiglia Parsons: la famiglia nucleare è nata in risposta alle esigenze del sistema economico della società industriale, che risultava incompatibile con la famiglia complessa tradizionale perché funzionava reclutando le persone in base alle caratteristiche acquisite e provocando una forte mobilità geografica e sociale della popolazione.

teorie della stratificazione

I sociologi sono divisi su quali siano i fattori che abbiano determinato l'insorgere della stratificazione sociale e sostengono punti di vista molto diversi. Le teorie più importanti sono: La teoria funzionalista Originata da Durkheim e sostenuta dai funzionalisti. Ha l'obiettivo di studiare gli aspetti della stratificazione comuni a tutte le epoche e società, in modo da capirne la funzione che svolge per la società ed i suoi processi e funzionamenti. Parte dal presupposto che non sia mai esistita una società priva di stratificazione sociale, e che perciò essa abbia una funzione specifica: ogni società ha la necessità di collocare gli individui nella struttura sociale, assegna ad ognuno una posizione e lo sprona ad agire in maniera consona al buon funzionamento del sistema sociale. La stratificazione sociale svolge delle funzioni vitali ed indispensabili alla sopravvivenza del sistema sociale, in quanto: In una società non tutte le posizioni e le mansioni hanno la stessa importanza e funzionale: alcune sono più rilevanti di altre equilibrio e il funzionamento del sistema sociale, richiedono capacità speciali. Ad esempio gli stregoni o sacerdoti, e nelle società moderne i medici e gli ingegneri (sistema meritocratico) In ogni società il numero delle persone dotate di quelle capacità è limitato e scarso. La conversione delle capacità in competenze implica un periodo di addestramento, durante il quale vengono sostenuti sacrifici di varia natura da parte di coloro che vi si sottopongono. Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici, è necessario dar loro ricompense materiali e morali, farsi che le posizioni godono di un livello di reddito e di prestigio maggiore delle altre. Teorie del conflitto I teorici del conflitto negano che la stratificazione abbia una funzione vitale per il sistema sociale: nella società è presente una continua lotta di classi per conquistare il potere e la stratificazione è l'esito di lotte di potere. Le disuguaglianze sono spesso dannose per la società e si generano dove viene prodotta la ricchezza. Tra i teorici del conflitto vi sono due impostazioni diverse: Marx: 1948, nel Manifesto Del Partito Comunista compare il concetto di classe sociale. La storia di ogni società è una storia di lotte di classi (oppressori ed oppressi), continuamente in lotta fra loro. Lotta che ogni volta è finita o con la trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. La base delle classi e nella sfera economica. In ogni società, l'asse portante delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà, La stratificazione non è funzionale e necessaria, ma è l'effetti della classe dominante che protegge i propri privilegi. Le disuguaglianze si fondano sui rapporti di produzione (struttura e sovrastruttura), cioè sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Un piccolo numero di persone alla proprietà dei mezzi di produzione, mentre la grande maggioranza la popolazione nera esclusa. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. Nella società borghese la forma più importante di proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono la borghesia che lo controlla, e il proletariato o gli operai che non hanno invece che le loro forze lavoro. Marx prende in considerazione nelle sue analisi storiche altre classi tra cui: La piccola borghesia: costituita da artigiani e commercianti o da cittadini, classi formate da persone proprietarie di mezzi di produzione e acquistano forza lavoro sul mercato, svolgono un lavoro manuale. Sottoproletariato: Una massa distinta dal proletariato industriale, nella quale si reclutano ladri delinquenti di ogni genere, che vivono dei rifiuti la società, gente senza un mestiere definito e vagabondi. Secondo Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone che hanno lo stesso livello di istruzione, di consumo, abitudini, valori, credenze, concezioni della vita e del mondo. Egli distingue tra classe in sé e classe per sé: Classe in sé: indica un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione. Classe per sé: lo utilizza quando gli individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe Il passaggio da classe in sé a classe per sé è favorito dai seguenti fattori: Fattori che facilitano le comunicazioni fra gli appartenenti ad una classe: aumentano la visibilità e la trasparenza della struttura di classe. Concentrazione degli operai in grandi stabilimenti. Entrano più agevolmente in comunicazione fra loro e trascorrendo insieme molte ore al giorno, lavorando. parlando prendono più facilmente coscienza di trovarsi nella stessa situazione e di far parte di un'unica classe. Fattori che riducono le stratificazioni interne ad una classe. Più una classe omogenea più è facile che i suoi componenti acquistino coscienza di farne parte. I processi migratori portano la società ad essere stratificata, ostacolando la formazione di classi per sé. L'introduzione nelle fabbriche di macchine E hanno provocato un abbassamento del livello di qualificazione richiesto, hanno reso la classe operaia sempre più omogenea. Fattori che rendono più rigide le barriere di classe: Quanto maggiore è la mobilità esistente in una società, tanto più difficile e che si formino classi per sé. Weber, Teoria della stratificazione a più dimensioni, ha elaborato una teoria della stratificazione sociale a più dimensioni A differenza di Marx (weber considera la teoria di Marx troppo unilaterale, incentrata su un aspetto solo), weber era convinto che le fonti delle disuguaglianze ed i principi fondamentali di aggregazione degli individui andassero ricercate non in una ma in tre diverse sfere: le disuguaglianze derivassero dai conflitti e dalla prevaricazione di una categoria sulle altre, al fine di ottenere un vantaggio. Secondo Weber, Tali confitti si possono istaurare su più dimensioni/sfere (economia, cultura e politica) , che portano a più dimensioni di stratificazione sociale: Economia, gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni in classi sociali Cultura, gli individui si uniscono sulla base di interessi comuni in ceti, che si distinguono tra loro per il diverso grado di prestigio di cui godono, dalla valutazione sociale positiva o negativa, dell'onore di ceto, che si esprime nell'esigere una condotta di vita particolare da chi vuole appartenere ad una certa cerchia. Connesso concio e la limitazione dei rapporti sociali. Che si esprime nel connubium e nella commensalità: si sposa e ci si siede a tavola preferibilmente con persone dello stesso ceto. Politica, le persone si associano in partiti o gruppi di potere Il concetto di classe sociale in Weber Le classi sono costituite dal possesso e dalla mancanza di possesso. La classe degli individui è determinata dalla situazione di mercato (non è la proprietà dei mezzi di produzione); I mercati sono tre: Mercato del lavoro: si oppongono la classe operaia (vendono solo la loro forza lavoro) e gli imprenditori (l'acquistano). Nella società capitalistica i conflitti derivano principalmente da questa sfera. Mercato del credito: si contrappongono debitori e creditori Mercato delle merci: si contrappongono consumatori e venditori Le classi sociali vengono poi distinte in: Classi possidenti privilegiate in senso positivo: costituite dai redditieri, che ricavano i loro redditi dagli schiavi, terre, miniere, navi.. Classi medie: I membri possiedono piccole proprietà, un po' di istruzione o qualche competenza professionale (contadini, artigiani, funzionari) Classi possidenti privilegiate in senso negativo: costituite da coloro che non posseggono nulla. Classi acquisitive privilegiate in senso positivo: composte da imprenditori (agricoli, commerciali, industriali) e professionisti dall'alto livello di istruzione (avvocati e medici) Classi acquisitive privilegiate in senso negativo: costituite dai lavoratori. ⚠︎: Differenza tra classi e ceti: Le classi hanno origine della divisione del lavoro, i secondi hanno origine etnica o religiosa. In genere, le classi hanno una maggiore eterogeneità interna dei ceti e quindi sono meno frequentemente comunità morali e più difficilmente si mobilitano per fini collettivi. Per migliorare la situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringono gli accessi alle risorse e alle opportunità ad uno strato limitato di persone dotate di certi requisiti. Nei paesi occidentali oggi, avviene attraverso controlli ed esami, rilasciando titoli e certificati necessari per esercitare le più importanti professioni.

teorie del conflitto della stratificazione sociale

I teorici del conflitto negano che la stratificazione abbia una funzione vitale per il sistema sociale: nella società è presente una continua lotta di classi per conquistare il potere e la stratificazione è l'esito di lotte di potere. Le disuguaglianze sono spesso dannose per la società e si generano dove viene prodotta la ricchezza. Tra i teorici del conflitto vi sono due impostazioni diverse: Marx: 1948, nel Manifesto Del Partito Comunista compare il concetto di classe sociale. La storia di ogni società è una storia di lotte di classi (oppressori ed oppressi), continuamente in lotta fra loro. Lotta che ogni volta è finita o con la trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. La base delle classi e nella sfera economica. In ogni società, l'asse portante delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà, La stratificazione non è funzionale e necessaria, ma è l'effetti della classe dominante che protegge i propri privilegi. Le disuguaglianze si fondano sui rapporti di produzione (struttura e sovrastruttura), cioè sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Un piccolo numero di persone alla proprietà dei mezzi di produzione, mentre la grande maggioranza la popolazione nera esclusa. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. Nella società borghese la forma più importante di proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono la borghesia che lo controlla, e il proletariato o gli operai che non hanno invece che le loro forze lavoro. Marx prende in considerazione nelle sue analisi storiche altre classi tra cui: La piccola borghesia: costituita da artigiani e commercianti o da cittadini, classi formate da persone proprietarie di mezzi di produzione e acquistano forza lavoro sul mercato, svolgono un lavoro manuale. Sottoproletariato: Una massa distinta dal proletariato industriale, nella quale si reclutano ladri delinquenti di ogni genere, che vivono dei rifiuti la società, gente senza un mestiere definito e vagabondi. Secondo Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone che hanno lo stesso livello di istruzione, di consumo, abitudini, valori, credenze, concezioni della vita e del mondo. Egli distingue tra classe in sé e classe per sé: Classe in sé: indica un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione. Classe per sé: lo utilizza quando gli individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe Il passaggio da classe in sé a classe per sé è favorito dai seguenti fattori: Fattori che facilitano le comunicazioni fra gli appartenenti ad una classe: aumentano la visibilità e la trasparenza della struttura di classe. Concentrazione degli operai in grandi stabilimenti. Entrano più agevolmente in comunicazione fra loro e trascorrendo insieme molte ore al giorno, lavorando. parlando prendono più facilmente coscienza di trovarsi nella stessa situazione e di far parte di un'unica classe. Fattori che riducono le stratificazioni interne ad una classe. Più una classe omogenea più è facile che i suoi componenti acquistino coscienza di farne parte. I processi migratori portano la società ad essere stratificata, ostacolando la formazione di classi per sé. L'introduzione nelle fabbriche di macchine E hanno provocato un abbassamento del livello di qualificazione richiesto, hanno reso la classe operaia sempre più omogenea. Fattori che rendono più rigide le barriere di classe: Quanto maggiore è la mobilità esistente in una società, tanto più difficile e che si formino classi per sé.

potere e conflitto

Il potere è una specie di "energia sociale" di cui un attore dispone nel condizionare l'azione di un altro; è un fenomeno di relazione→ si ha potere nei confronti di un altro al quale si è legati da una relazione. Weber: il potere è la possibilità di trovare obbedienza ad un comando che abbia un determinato contenuto. Ogni rapporto di potere corrisponde anche ad un interesse all'obbedienza da parte del soggetto più debole, in quanto comportarsi in modo diverso sarebbe troppo costoso. Un tipo di potere particolare è quello che Weber chiama potere legittimo o autorità; riguarda relazioni nelle quali vi è il diritto di dare ordini e doveri di ubbidire, considerati legittimi da entrambi gli attori. La legittimazione del potere permette di incanalare l'energia per i bisogni del funzionamento della società. Se ogni regola di autorità lascia margini di incertezza, e se il regolamento organizzativo non può fissare il compito di un impiegato in situazioni mutevoli e non prevedibili, si apre un campo di conflitti, adattamenti e contrattazione tra i soggetti. Il conflitto è dato da azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza di altri. Il conflitto all'interno dei gruppi è normale ed è legato alla cooperazione. Un certo grado di conflitto interno e con altri gruppi può essere considerato essenziale per la loro formazione e persistenza. Tuttavia, il conflitto, a seconda delle circostanze e dei suoi modi, può distruggere una relazione sociale o un gruppo. Coser: proprietà formali del conflitto: Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo. Attraverso il conflitto i soggetti di un gruppo acquistano la consapevolezza della loro identità e particolarità, mentre in assenza del conflitto questo potrebbe non succedere. Esempi di gruppi etnici, politici, religiosi, fra diverse scuole scientifiche, fra i gruppi formati su base di appartenenza di classe. Alla proprietà in questione si riferisce il concetto di in-group ovvero di appartenenza, caratterizzato da coesione interna e ostilità nei confronti di specifici altri gruppi (out-groups). I gruppi che richiedono un impegno totale della personalità sono capaci di limitare i conflitti, ma se questi esplodono tendono ad essere parte di particolare intensità e distruttivi delle relazioni di gruppo. Le relazioni intense dei gruppi primari come la famiglia richiedono un forte investimento affettivo. Tale forza controlla le possibilità di conflitto, se questo però si innesca mette in gioco i forti investimenti della personalità e tocca una pluralità di contenuti, essendo i ruoli in questione di tipo diffuso. E così che delitti in famiglia possono condurre rancori implacabili. Vi sono conflitti che mettono in questione il patto fondamentale alla base del rapporto ai conflitti che non riguardano tali aspetti. Il conflitto con altri gruppi normalmente aumenta la coesione interna. Il nemico fa dimenticare disse di interni, induce alla collaborazione e al sacrificio in nome del gruppo. Se però nel gruppo vi era una scarsa solidarietà sociale, potrebbe avvenire la sua disgregazione. Queste proprietà vale anche nella circostanza in cui per ottenere coesione, si inventi il nemico. Come nel caso del capro espiatorio, si può ritrovare in un gruppo di amici come nelle organizzazioni se l'Inter nell'essere nel gruppo, un membro del gruppo al quale si dà sempre la colpa se qualcosa non funziona magari solo scherzando E contando sulla sua condiscendenza, per fare in modo che gli altri non litigano seriamente. Può accadere anche che è un gruppo il quale abbia sconfitto il nemico non metti un altro per poter sopravvivere. Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti. Spesso un conflitto è il modo in cui dei gruppi di persone entrano in contatto. Le restrizioni che essi si pongono nell'interazione, possono essere una prima base per lo sviluppo di regole e di rapporti più cooperativi. (una lite per un giocattolo fra due bambini che non si conoscono e spesso la prima mossa per un successivo stabile rapporto di gioco d'amore d'accordo) Se un gruppo non reprime i conflitti al suo interno, allora è probabile che i conflitti diano luogo a progressivi adattamenti della sua struttura, assicurandone la persistenza attraverso una continua modificazione delle forme di interazione. 1970, Hirschman: Un conflitto iniziale può evolvere in relazioni di natura cooperativa. La repressione continuata del conflitto pregiudica la capacità di adattamento (es. le regole per l'espressione del conflitto permettono di cambiare gradualmente la struttura dell'interazione)

stratificazione e classi sociali

Il termine stratificazione sociale indica il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società nei suoi principali aspetti: Distributivo, riguarda l'ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi della società (non equamente distribuite all'interno della società) Relazionale, ha a che fare con i rapporti di potere esistenti fra individui e gruppi, le relazioni son spesso asimmetriche. Per strato si intende un insieme di individui (o famiglie) che godono della stessa quantità di risorse (ricchezza, prestigio) o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere.

CAPITOLO 11: stratificazione e classi sociali

Il termine stratificazione sociale indica il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società nei suoi principali aspetti: Distributivo, riguarda l'ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi della società (non equamente distribuite all'interno della società) Relazionale, ha a che fare con i rapporti di potere esistenti fra individui e gruppi, le relazioni son spesso asimmetriche. Per strato si intende un insieme di individui (o famiglie) che godono della stessa quantità di risorse (ricchezza, prestigio) o che occupano la stessa posizione nei rapporti di potere. Universalità della stratificazione sociale La stratificazione è una caratteristica universale di ogni società: anche nelle società più semplici esistono disuguaglianze strutturate basate sul genere o sull'eta, gli uomini hanno più prestigio e potere delle donne, le persone anziane più di quelle giovani. Tuttavia, vi sono società che sono tendenzialmente egualitarie dal punto di vista delle risorse materiali e simboliche di cui dispongono le famiglie (società cacciatori-raccoglitori e le società orticole), nelle quali la proprietà della terra è assente o rara. Soprattutto nelle società di caccia o raccolta, ogni famiglia condivide con tutte le alte il cibo disponibile, mentre ciascun adulto si fabbrica gli strumenti di lavoro di cui ha bisogno. Vi sono due motivi principali della natura egualitaria: Nomadismo: queste popolazioni, spostandosi spesso, non possono accumulare grosse quantità di risorse Principio di reciprocità: porta a condividere con gli altri le risorse disponibili, permette di massimizzare le possibilità di sopravvivenza. 1966, Lenski: tenta di trovare le condizioni che favoriscono le disuguaglianza sociali; confronta società di tipo diverso per un lungo periodo di tempo, che abbraccia tutta la storia dell'umanità: La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è cresciuta nelle società orticole e ha raggiunto il punto più alto nelle società agricole per poi diminuire. Le società industriali hanno un grado di disuguaglianza maggiore di quelle caccia-raccolta e minore di quelle agricole. Le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza crescono all'aumentare del surplus economico ed al superamento dell'economia di sussistenza→ società agricole=aumento produttività=surplus economico, quantità di risorse superiore a quelle necessarie al mantenimento dei produttori. Un altro fattore che aumenta la disuguaglianza nella distribuzione è l'aumentare del potere politico, la sua concentrazione raggiunge il massimo nelle società agricole e diminuisce in quelle industriali. Teorie della stratificazione I sociologi sono divisi su quali siano i fattori che abbiano determinato l'insorgere della stratificazione sociale e sostengono punti di vista molto diversi. Le teorie più importanti sono: La teoria funzionalista Originata da Durkheim e sostenuta dai funzionalisti. Ha l'obiettivo di studiare gli aspetti della stratificazione comuni a tutte le epoche e società, in modo da capirne la funzione che svolge per la società ed i suoi processi e funzionamenti. Parte dal presupposto che non sia mai esistita una società priva di stratificazione sociale, e che perciò essa abbia una funzione specifica: ogni società ha la necessità di collocare gli individui nella struttura sociale, assegna ad ognuno una posizione e lo sprona ad agire in maniera consona al buon funzionamento del sistema sociale. La stratificazione sociale svolge delle funzioni vitali ed indispensabili alla sopravvivenza del sistema sociale, in quanto: In una società non tutte le posizioni e le mansioni hanno la stessa importanza e funzionale: alcune sono più rilevanti di altre equilibrio e il funzionamento del sistema sociale, richiedono capacità speciali. Ad esempio gli stregoni o sacerdoti, e nelle società moderne i medici e gli ingegneri (sistema meritocratico) In ogni società il numero delle persone dotate di quelle capacità è limitato e scarso. La conversione delle capacità in competenze implica un periodo di addestramento, durante il quale vengono sostenuti sacrifici di varia natura da parte di coloro che vi si sottopongono. Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici, è necessario dar loro ricompense materiali e morali, farsi che le posizioni godono di un livello di reddito e di prestigio maggiore delle altre. Teorie del conflitto I teorici del conflitto negano che la stratificazione abbia una funzione vitale per il sistema sociale: nella società è presente una continua lotta di classi per conquistare il potere e la stratificazione è l'esito di lotte di potere. Le disuguaglianze sono spesso dannose per la società e si generano dove viene prodotta la ricchezza. Tra i teorici del conflitto vi sono due impostazioni diverse: Marx: 1948, nel Manifesto Del Partito Comunista compare il concetto di classe sociale. La storia di ogni società è una storia di lotte di classi (oppressori ed oppressi), continuamente in lotta fra loro. Lotta che ogni volta è finita o con la trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. La base delle classi e nella sfera economica. In ogni società, l'asse portante delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà, La stratificazione non è funzionale e necessaria, ma è l'effetti della classe dominante che protegge i propri privilegi. Le disuguaglianze si fondano sui rapporti di produzione (struttura e sovrastruttura), cioè sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. Un piccolo numero di persone alla proprietà dei mezzi di produzione, mentre la grande maggioranza la popolazione nera esclusa. La forma di produzione e quella di proprietà variano a seconda del tipo di società. Nella società borghese la forma più importante di proprietà è costituita dal capitale industriale e le due classi principali sono la borghesia che lo controlla, e il proletariato o gli operai che non hanno invece che le loro forze lavoro. Marx prende in considerazione nelle sue analisi storiche altre classi tra cui: La piccola borghesia: costituita da artigiani e commercianti o da cittadini, classi formate da persone proprietarie di mezzi di produzione e acquistano forza lavoro sul mercato, svolgono un lavoro manuale. Sottoproletariato: Una massa distinta dal proletariato industriale, nella quale si reclutano ladri delinquenti di ogni genere, che vivono dei rifiuti la società, gente senza un mestiere definito e vagabondi. Secondo Marx le classi sono dei raggruppamenti omogenei di persone che hanno lo stesso livello di istruzione, di consumo, abitudini, valori, credenze, concezioni della vita e del mondo. Egli distingue tra classe in sé e classe per sé: Classe in sé: indica un insieme di individui che si trovano nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione. Classe per sé: lo utilizza quando gli individui prendono coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe Il passaggio da classe in sé a classe per sé è favorito dai seguenti fattori: Fattori che facilitano le comunicazioni fra gli appartenenti ad una classe: aumentano la visibilità e la trasparenza della struttura di classe. Concentrazione degli operai in grandi stabilimenti. Entrano più agevolmente in comunicazione fra loro e trascorrendo insieme molte ore al giorno, lavorando. parlando prendono più facilmente coscienza di trovarsi nella stessa situazione e di far parte di un'unica classe. Fattori che riducono le stratificazioni interne ad una classe. Più una classe omogenea più è facile che i suoi componenti acquistino coscienza di farne parte. I processi migratori portano la società ad essere stratificata, ostacolando la formazione di classi per sé. L'introduzione nelle fabbriche di macchine E hanno provocato un abbassamento del livello di qualificazione richiesto, hanno reso la classe operaia sempre più omogenea. Fattori che rendono più rigide le barriere di classe: Quanto maggiore è la mobilità esistente in una società, tanto più difficile e che si formino classi per sé. Weber, Teoria della stratificazione a più dimensioni, ha elaborato una teoria della stratificazione sociale a più dimensioni A differenza di Marx (weber considera la teoria di Marx troppo unilaterale, incentrata su un aspetto solo), weber era convinto che le fonti delle disuguaglianze ed i principi fondamentali di aggregazione degli individui andassero ricercate non in una ma in tre diverse sfere: le disuguaglianze derivassero dai conflitti e dalla prevaricazione di una categoria sulle altre, al fine di ottenere un vantaggio. Secondo Weber, Tali confitti si possono istaurare su più dimensioni/sfere (economia, cultura e politica) , che portano a più dimensioni di stratificazione sociale: Economia, gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni in classi sociali Cultura, gli individui si uniscono sulla base di interessi comuni in ceti, che si distinguono tra loro per il diverso grado di prestigio di cui godono, dalla valutazione sociale positiva o negativa, dell'onore di ceto, che si esprime nell'esigere una condotta di vita particolare da chi vuole appartenere ad una certa cerchia. Connesso concio e la limitazione dei rapporti sociali. Che si esprime nel connubium e nella commensalità: si sposa e ci si siede a tavola preferibilmente con persone dello stesso ceto. Politica, le persone si associano in partiti o gruppi di potere Il concetto di classe sociale in Weber Le classi sono costituite dal possesso e dalla mancanza di possesso. La classe degli individui è determinata dalla situazione di mercato (non è la proprietà dei mezzi di produzione); I mercati sono tre: Mercato del lavoro: si oppongono la classe operaia (vendono solo la loro forza lavoro) e gli imprenditori (l'acquistano). Nella società capitalistica i conflitti derivano principalmente da questa sfera. Mercato del credito: si contrappongono debitori e creditori Mercato delle merci: si contrappongono consumatori e venditori Le classi sociali vengono poi distinte in: Classi possidenti privilegiate in senso positivo: costituite dai redditieri, che ricavano i loro redditi dagli schiavi, terre, miniere, navi.. Classi medie: I membri possiedono piccole proprietà, un po' di istruzione o qualche competenza professionale (contadini, artigiani, funzionari) Classi possidenti privilegiate in senso negativo: costituite da coloro che non posseggono nulla. Classi acquisitive privilegiate in senso positivo: composte da imprenditori (agricoli, commerciali, industriali) e professionisti dall'alto livello di istruzione (avvocati e medici) Classi acquisitive privilegiate in senso negativo: costituite dai lavoratori. ⚠︎: Differenza tra classi e ceti: Le classi hanno origine della divisione del lavoro, i secondi hanno origine etnica o religiosa. In genere, le classi hanno una maggiore eterogeneità interna dei ceti e quindi sono meno frequentemente comunità morali e più difficilmente si mobilitano per fini collettivi. Per migliorare la situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringono gli accessi alle risorse e alle opportunità ad uno strato limitato di persone dotate di certi requisiti. Nei paesi occidentali oggi, avviene attraverso controlli ed esami, rilasciando titoli e certificati necessari per esercitare le più importanti professioni. Lo squilibrio di status secondo i sociologi americani 1954 Lenski: ha proposto il concetto di squilibrio di status per spiegare alcune forme di comportamento (ispirandosi ad una alla concezione pluridimensionale di Weber). In ogni società vi è una pluralità di gerarchie (di reddito, di potere, d'istruzione, di prestigio) ed ogni individuo occupa una posizione in almeno una di queste. Equilibrio di status: una persona su trova in ranghi equivalenti nelle diverse gerarchie Squilibrio di status: una persona si trova su livelli diversi di diverse gerarchie ed è in contrasto con le aspettative della società. Spesso è frustrato e può presentare disturbi psicologici. Le classi nelle società moderne La società moderna, nata dalla rivoluzione francese, è caratterizzata dall'uguaglianza di diritti di tutti i suoi membri. Tuttavia, pur essendo uguali di diritti, i cittadini non lo sono di fatto: esistono rilevanti differenze sociali strutturate e durature. Le classi della società moderna sono raggruppamenti non di diritto ma di fatto. Sulla definizione di queste classi sono usati due principali schemi di classificazione: 1974, Schema di Sylos Labini È basato sul tipo di reddito percepito da un individuo. Vi sono 3 grandi categorie di reddito: La rendita (dei proprietari fondiari)→ Borghesia Il profitto (dei capitalisti industriali, agrari, commerciali)→ Borghesia Redditi misti (salario e capitale- lavoratori autonomi)→ Piccola borghesia relativamente autonoma Gli stipendi (degli impiegati pubblici e privati)→ Classe media impiegatizia Il salario (degli operai)→ Classe operaia Disoccupati, precari e lavori a termine→ Sottoproletariato 1980, Schema di Goldthorpe Si basa su due criteri: La situazione di lavoro, fa riferimento alla posizione assunta dagli lavoratori nella gerarchia organizzativa e nelle relazioni sociali. Gli occupati, in base alle relazioni di lavoro, possono essere distinti in tre categorie: Imprenditori, acquistano il lavoro altrui ed esercitano autorità e controllo su di esso Lavoratori autonomi senza dipendenti, non usano il lavoro altrui né vendono il proprio Lavoratori dipendenti, vendono il loro lavoro. La situazione di mercato, indica i vantaggi e gli svantaggi materiali e simbolici di cui godono i lavoratori (es. di reddito percepito, le possibilità di carriera, stabilità del posto, caratteristiche dell'ambiente di lavoro). Deriva da quanto il mercato remunera la professione svolta. Le classi sociali sono definite dall'insieme delle situazioni di mercato e dalle situazioni di lavoro. Goldthorpe individua 7 classi sociali: Composta da grandi imprenditori, professionisti e dirigenti, che presentano un reddito elevato, stabilità, ottime possibilità di carriera, autonomia decisionale; service class(posizioni superiori): non è il contratto di lavoro a regolare i rapporti, ma la relazione di servizio, che comporta la delega dell'autorità e l'identificazione dei propri interessi con quelli dell'impresa Composta professionisti e dirigenti di livello inferiore redditi medio-alti Composta da impiegati ed addetti alle vendite Composta dalla piccola borghesia urbana e agricola commercianti artigiani coltivatori Composta da tecnici e supervisori dei lavoratori manuali, capi reparto Composta da operai specializzati Composta da operai non qualificati L'importanza delle classi sociali Alcuni sociologi considerano il concetto di classe sociale come datato e superato, utile per lo studio dei precedenti periodi storici ma non per la modernità, in quanto ad esempio le classi sociali influiscono meno di un tempo su certi comportamenti (in par. di voto). Altri ritengono che il concetto di classe sociale sia utile anche per l'analisi delle società contemporanee, sono convinti che la classe sociale resti un criterio significativo di strutturazione delle disuguaglianze e che anche oggi l'appartenenza ad una classe influisca su molti aspetti della vita di un individuo. I più importanti sociologi italiani ritengono che, nonostante le profonde trasformazioni degli ultimi decenni, l'appartenenza di classe sia ancora significativamente determinante nella vita degli individui e nella strutturazione della società (es. comportamento di voto, socializzazione, istruzione, mobilità sociale) 1980, Collins, ricerca empirica: la classe sociale esercita ancora un'influenza rilevante su molte forme di comportamento, le scelte elettorali, perché le analisi più sofisticate dei dati esistenti hanno mostrato che tra classe sociale e preferenze di voto via ancora oggi una relazione significativa. Se la divisone in classi non avesse importanza, non vi sarebbe una forte disuguaglianza nella distribuzione delle risorse economiche fra individui e famiglie. Per verificare se vi è una perfetta disuguaglianza od uguaglianza viene utilizzato Il calcolo del coefficiente di (Corrado) Gini. G=0→massima uguaglianza G=1→massima disuguaglianza La distribuzione dei redditi Vi sono grandi differenze riguardo la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi in Cile e Messico, negli Stati Uniti, nel regno unito, in Portogallo e in Italia. Questa invece è contenuta nell'Europa del nord (Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia) e dell'est (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria). Sia nel passato prossimo che in quello più remoto, vi sono stati importanti mutamenti, avvenuti lentamente ma sempre nella stessa direzione. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito se ridotta nel XVIII secolo, è aumentata in quello successivo e di nuovo diminuita nel XX secolo in seguito alla seconda guerra mondiale. In Italia negli stessi decenni si è avuta una diminuzione della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Nel 1861 il valore dell'indice di Gini era 50. Nel secolo seguente e che la tua ancora fino agli inizi degli anni 70, di ben 20 punti, raggiungendo il livello più basso negli anni 80. Negli ultimi decenni il coefficiente di Gini ha ripreso a crescere: negli Stati Uniti dal 1970, in Gran Bretagna dal 1980, in Italia dal 1991. L'aumento della disuguaglianza nella distribuzione del reddito dal 1985 ad oggi si è verificato in ben 17 paesi ocse (organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico). L'Italia è uno dei paesi del mondo con le maggiori disuguaglianze in termini di reddito ed ancor di più se si considera la ricchezza. Il patrimonio è più concentrato del reddito. I paesi con minor disuguaglianza, sono anche quelli più ricchi. La durata della vita Le classi sociali hanno notevole importanza, non solo per il reddito e per la ricchezza del paese, si è notato che il rapporto tra classi sociali e salute/aspettativa di vita è significativa: Negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo in Gran Bretagna è stata rilevata una relazione inversa tra classe sociale e tasso di mortalità (numero di decessi ogni centomila abitanti) I miglioramenti nell'alimentazione e nelle condizioni abitative, la scomparsa delle malattie infettive endemiche e l'introduzione universalistica del welfare state, inducevano a credere che questa relazione si fosse progressivamente attenuata Molte ricerche condotte fin dagli anni Sessanta rivelano che, in tutti i Paesi per i quali si hanno dati (Gran Bretagna, Stati Uniti, Norvegia, Svezia, Danimarca, Francia, Italia, Giappone, Australia), la relazione tra classe sociale e durata della vita è molto forte: Nella popolazione maschile adulta gli operai hanno una probabilità di morte quasi doppia rispetto agli impiegati Il tasso di mortalità degli uomini tra i 35 e i 54 anni decresce rapidamente al crescere del numero di anni di studio, in quanto l'istruzione permette di mettere in atto comportamenti preventivi alla protezione della propria salute. Classi e ceti oggi Dalla metà del '900, gli studiosi hanno abbandonato la distinzione basata sulle classi e sui ceti: vi è un'unica dimensione rilevante, lo status socio economico. Questo mutamento di prospettiva è dovuto al fatto che, con la fine della società di antico regime, l'ordine per ceti ha perso di importanza, perché negli stati democratici, dove cittadini sono uguali di fronte alla legge, non esistono più differenze giuridiche tra gli appartenenti ai ceti e perché i rapporti di deferenza sono assai più rari di un tempo. Le classi sociali si riferiscono alle disuguaglianze nella vita economica (nei vari mercati). Inoltre, quello delle classi non è necessariamente un ordine gerarchico.

analisi mobilità intergenerazionale ed intragenerazionale

Per analizzare questi aspetti, è necessario prendere in considerazione la classe sociale di origine, quella del soggetto alla prima occupazione quella attuale, vi sono 5 possibili itinerari sociali (Thelot 1980): Immobili: restano nella stessa classe del padre e non sperimentano alcuna mobilità sociale I mobili con ritorno alle origini: la classe alla prima occupazione è diversa da quella del padre, ma in seguito vi fanno ritorno (es. chi inizia da impiegato per confermarsi borghese o operaio per tornare artigiano) I mobili all'entrata nella vita attiva: coloro che iniziano a lavorare collocandosi in una classe diversa da quella di origine e la mantengono (tipicamente mobilità ascendente intergenerazionale attraverso il titolo di studio) I mobili nel corso della vita attiva: iniziano dalla stessa classe del padre, poi la lasciano per una diversa (es. figli di coltivatori proprietari I super mobili: coloro che partono da una posizione diversa da quella del padre ed in seguito la cambiano senza mai tornare al punto di partenza.

devianza e sanzioni

In ogni società la conformità delle norme viene mantenuta attraverso l'uso o la minaccia di sanzioni. Queste possono essere: Formali: Comminate da gruppi organi specializzati ai quali sono affidato il compito di assicurare il rispetto delle norme (magistratura, polizia) Informali: spontanee o poco organizzate provenienti dei familiari, amici, colleghi di lavoro, vicini, conoscenti. Negative Positive La severità delle sanzioni dipende dalla gravità dell'infrazione commessa (es. norma di uso vs norma giuridica). Vi sono sanzioni di vario tipo a seconda della legge violata: de una persona viola il diritto penale, commette un reato→pena; se viola altre leggi si parla di illecito civile o amministrativo→sanzione che incide sul patrimonio (multa o risarcimento). Sistemi di punizione Tra le diverse società vi sono grandi differenze circa il tipo di sanzioni usate contro i trasgressori delle norme: In alcune comunità, il sistema della faida cioè la vendetta nei confronti del reo. Nel diritto romano il taglione l'espressione occhio per occhio dente per dente. Per molto tempo i trasgressori sono stati puniti con sanzioni pecuniarie, l'espulsione della comunità, pene corporali, tortura, pena capitale. Venivano condannati a morte non solo gli omicidi ma anche coloro che avevano commesso un furto. La varietà dei mezzi era molto ampia: mi alcune società l'esecuzione presentava un forte valore simbolico, in altre avveniva in pubblico. Negli anni 50 la pena di morte ha iniziato ad essere abrogata in tutti i paesi ed è stato originato un nuovo modo di colpire i trasgressori, il carcere: la privazione della libertà personale è la più importante pena contro i trasgressori delle leggi penali.

tendenze nei paesi occidentali

In seguito alle numerose indagini degli ultimi decenni, siamo in grado di mettere a confronto l'andamento della mobilità assoluta in Italia con quella di altri nove paesi occidentali. In essi il processo di industrializzazione avuto tempi e ritmi assai diversi. Tali paesi possono essere distinti in tre gruppi: Industrializzazione precoce: Inghilterra, Galles, Scozia, la quota di occupati fuori del settore agricolo a raggiunto il 90% all'inizio del 900 Industrializzazione iniziata un po' dopo: Francia, Germania, Irlanda del Nord e Svezia. *Italia* Paesi rimasti agricoli fino alla seconda guerra mondiale: Polonia, Ungheria, Repubblica di Irlanda.

il concetto di istituzione

In sociologia il termine istituzione indica modelli di comportamento dotati di cogenza normativa (sistemi di regole) in una determinata società. Riguarda tutti i modelli di comportamento e non solo quelli che si manifestano in apparati e organizzazioni (es. tabù dell'incesto, digiuno rituale, fidanzamento, linguaggio), e sottolinea come sia necessaria la presenza di un elemento normativo vincolante per poter considerare un modello di comportamento un'istituzione. Ogni istituzione comporta la presenza di qualche forma di controllo sociale, che assicuri che lo scarto tra comportamenti prescritti e comportamenti effettivi non superi determinati limiti, pena la dissoluzione dell'istituzione stessa. Istituzione non equivale al concetto di organizzazione, in quanto: Organizzazione: insieme coordinato di individui e risorse materiali, è un ente collettivo che agisce e compie delle decisioni. Istituzione: sistemi di regole che rendono possibile la coordinazione tra individui, non è un ente collettivo che agisce e decide.

la formazione dell'identità

L'acquisizione dell'identità personale permette di rispondere alla domanda 'chi sono?'. Le risposte variano nel tempo e il processo di socializzazione può essere visto come una successione di fasi in cui il soggetto sviluppa un'identità sempre più articolata e complessa: Il soggetto acquisisce la capacità di riconoscere l'esistenza di un mondo esterno, delimita i confini tra ciò che sta dentro di sé e ciò che sta fuori di sé. L'acquisizione di questo elemento è mediato dal rapporto con la madre, tuttavia il bambino non ha ancora imparato a distinguere tra la madre e le altre persone. Il bambino comincia distinguere tra la madre e gli altri adulti e ad isolare le caratteristiche delle singole persone: la sua immagine del mondo sociale assume le caratteristiche di un sistema di ruoli tra loro correlati all'interno del quale egli occupa una posizione particolare. All'età di quattro anni si ha la tipizzazione sessuale, il bambino sa distinguere tra maschi e femmine e sa riconoscere la propria appartenenza all'uno o l'altro genere. Questa identificazione viene indotta dal trattamento differenziale riservato i bambini alle bambine fin dei primi mesi di vita. La socializzazione differenziale contribuisce all'acquisizione dell'identità di genere. La presenza di fratelli o sorelle consente la sperimentazione di ruoli familiari di tipo orizzontale, e rende più differenziato il sistema di ruoli familiari nell'ambito del quale ogni singolo soggetto definisce la propria identità. Da un punto di vista analitico si possono distinguere tre componenti nel processo di formazione dell'identità Identificazione: il soggetto fra riferimento alle figure rispetto le quali si sente uguale o simile o con le quali condivide determinati caratteri. Conduce alla formazione del senso di appartenenza ad un'entità collettiva (un noi- famiglia, fratria, pari) Individuazione: Fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia gruppi ai quali non appartiene che membri del proprio gruppo e quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale. Esclusione

lo studio della mobilità sociale

L'analisi della fluidità sociale, di quanto una società permette agli individui di muoversi al suo interno della sua struttura, ha a che fare con il livello di giustizia sociale e di democrazia sostanziale. Intrapreso da due diversi aspetti, per dare risposta a due diversi interrogativi teorici: Le opportunità che le persone con origini sociali diverse hanno di raggiungere le varie posizioni del sistema di stratificazione e la stessa? Gli studiosi, si chiedono se l'apertura di una determinata società, sia mutata nel corso del tempo, aumentata o diminuita, o se sia maggiore o minore di quella di altre società, cercano di individuare i fattori che favoriscono o ostacolano la fluidità sociale. Come si formano le classi sociali? Alcuni sociologi hanno sostenuto che la classe diventa una formazione stabile quando coloro che ne fanno parte condividono valori, idee, stati di vita, e ritengono di avere interessi comuni. La mobilità interregionale, riducendo la componente permanente di una classe, impedisce alla classe di diventare una collettività sociale? Si può cercare di determinare che livello debbano raggiungere i tassi di mobilità sociale intergenerazionale per mettere in pericolo di identità demografica di una classe e dunque la sua identità culturale? Tali domande se le pose per primo Marx, che osservava che negli Stati Uniti d'America le classi sociali, pur esistendo già, non si erano ancora fissate e in un flusso continuo modificavano continuamente le loro parti costitutive e se le cedono (impedendo in quel paese l'identificazione degli individui nella propria condizione di classe sebbene vi sia una struttura sociale caratterizzata dalle diseguaglianze di classe) Sorokin: in ogni classe vi erano una componente fluida ed una permanente, se vogliamo conoscere le atteggiamenti caratteristici di un agricoltore, non prendiamo in considerazione chi ha fatto l'agricoltore soltanto per pochi mesi, ma chi lo ha fatto per tutta la vita. Erikson e Goldthorpe: The Constant Flux, effettua un'analisi comparata della mobilità sociale del paese occidentali, per definire la società americana.

autori dei reati e le loro caratteristiche

La classe sociale I sociologi hanno allungo sostenuto che i reati vengono compiuti dagli appartenenti alle classi sociali svantaggiate. L'idea che vi sia una relazione inversa fra la classe sociale e la predisposizione a commettere reati è stata allungo condivisa. Negli ultimi decenni alcuni studiosi hanno sostenuto che fra classe sociale e criminalità non vi è alcuna relazione ove ne ho una assai debole. Vincenzo Manzini è arrivato alla conclusione che le classi dei lavoratori dove salari sono più bassi e la disoccupazione è più frequente producono dovunque il maggior numero di ladri. Le statistiche dicono che i condannati per furto e per rapina hanno un livello di istruzione assai basso, sono spesso disoccupati E svolgono dei lavori mal retribuiti, e godono di scarso prestigio sociale. I risultati di alcune ricerche sui giovani sottoposti a procedimento penale mostrano che coloro che provengono dalle classi sociali più basse hanno una maggiore probabilità di rubare. Le ricerche con la tecnica dell'auto confessione sono giunte a conclusioni diverse: intervistando persone appartenenti a campioni rappresentativi della popolazione, e chiedendo loro se hanno commesso meno dei reati, la relazione fra S classi sociali e tendenza a violare la legge o non esiste affatto o è meno chiara di quella che emerge dai Dati sui condannati. I risultati di queste ricerche non sono contraddittori. Esse si riferiscono a violazioni delle norme diverse: più lievi nel primo caso (le indagini di auto-confessione), che nel secondo (i dati sui condannati). La relazione fra classe sociale e tendenza a violare una norma in Italia è tanto più forte quanto più grave è il reato. Le rapine vengono commesse dalle persone delle classi sociali più svantaggiate, i furti più lievi come il saccheggio e vengono compiuti quasi nella stessa misura degli appartenenti a tutte le classi sociali. Il genere In tutti i paesi è molto più probabile che sia un maschio piuttosto che una femmina a violare una norma penale. Vi sono tuttavia importanti differenze a seconda del tipo di reato. Quanto più questo è grave, tanto più facile che con Pirlo sei un uomo. In Italia la quota delle donne sul totale delle persone condannate non raggiunge neppure il 10% nel caso delle rapine o degli omicidi, ma aumenta nel caso di reati meno seri: la frode nell'esercizio del commercio, l'emissione di assegni a vuoto, la truffa. A partire dagli anni 60 la criminalità femminile è aumentata molto più di quella maschile. Sono state proposte due tesi diverse per spiegare questo fenomeno: E' avvenuto solo nell'ambito dei reati contro il patrimonio, dovuto alle grandi trasformazioni dell'economia e della società (in particolare alla crescita delle donne lavoratrici), che hanno creato nuovi occasioni di illeciti penali. Si è verificato anche nei reati violenti, riconducibile all'affermazione dei movimenti femministi, che avrebbero fatto nascere un nuovo tipo di criminale donna, ribelle, duro, violento. L'età 1835, Quetelet: la tendenza al crimine cresce molto rapidamente verso l'età adulta, raggiunge un massimo ed in seguito decresce lentamente fino agli ultimi anni di vita. - i dati confermano questa teoria La tendenza a violare le norme penali varia molto a seconda della fase del ciclo di vita. Di solito si inizia a rubare molto presto (8-9 anni) e si continua a farlo per qualche anno, poco a poco una volta usciti dall'adolescenza , la grande maggioranza abbandona questo attività →i reati commessi prima dei 14 anni non sono considerati reati Coloro che continuano a rubare passano nel tempo ad altri tipi di reato contro il patrimoni (es. la truffa, l'emissione di assegni a vuoto e la ricettazione) nei paesi in via di sviluppo l'età a cui si ruba è un po' più elevata di quella nei paesi industrializzati. In india solo il 3% degli arrestati ha meno di 21 anni, nonostante l'età media sia inferiore.

CAPITOLO 8: Devianza e criminalità

La devianza Definiamo devianza ogni atto o comportamento, anche solo verbale, compiuto da una persona od un gruppo che viola le norme di una collettività e che di conseguenza va incontro a qualche forma di sanzione. La devianza è una qualità che deriva dalle risposte, dalle definizioni e dai significati attribuiti a questi dai membri di una collettività. Durkheim: definizione relativistica della devianza, non bisogna dire che è un atto urta la coscienza comune perché è criminale, ma che criminale perché urta la coscienza comune. È un reato perché lo biasimiamo. Un atto può essere considerato deviante solo in riferimento al contesto socioculturale in cui ha luogo. Il concetto di devianza cambia infatti storicamente. Un comportamento considerato deviante in un paese può essere accettato o addirittura considerato positivamente in un altro. Infine un comportamento può essere considerato deviante in una situazione ma non in un'altra del tutto diversa. Questa concezione relativistica della devianza è stata sostenuta da molti studiosi di scienze sociali negli ultimi decenni. Le leggi fondamentali cambiano. Il furto, l'incesto, l'uccisione dei figli o dei padri, tutto avuto posto tra le azioni virtuose. Non esistono mala in sé, ma solo mala qui prohibita, a chi che sono illeciti perché proibiti. Questa concezione relativistica non vale nella stessa misura per tutte le forme di devianza, ma vi sono atti condannati in molte società ed epoche: l'incesto, il furto, il ratto e lo stupro di una donna sposata, l'uccisione di un membro del proprio gruppo. Lo studio della devianza È difficile fare ricerca scientifica sulla devianza. I sociologi hanno scritto molti libri sul perché alcune persone pongono fine alla loro vita tagliandosi le vene o sperando sia ancora un colpo di pistola (Durkheim, il suicidio), volumi che si basano sulle statistiche ufficiali dei suicidi raccolte delle agenzie dei governi dei vari paesi. Tuttavia queste statistiche sono poco attendibili, perché corrispondono alle definizioni che una determinata società dà del suicidio e questo può vedere nello spazio e nel tempo. La probabilità che una morte venga registrata come suicidio e tanto minore quanto più negativo l'atteggiamento di una società nei confronti di chi ti toglie la vita. Le ricerche svolte negli ultimi decenni hanno mostrato che le statistiche ufficiali sottovalutano il numero di suicidi che vengono realmente, ma meno di quanto si pensasse. Ancora maggiori sono i problemi che si incontrano nello studio della criminalità. Anche in questo caso i sociologi si basano spesso sulle statistiche giudiziarie relative alle denunce alle condanne. Ma questi dati hanno attendibilità minore di quello delle statistiche per analizzare gli altri aspetti della vita sociale. Il numero dei reati ufficiali, rappresenta solo una parte di quelli reali. Viene sono infatti altri che pur essendo stati commessi, restano nascosti non vengono registrati. Questi costituiscono il numero oscuro dei delitti. Per alcuni reati vi è una coincidenza quasi completa tra quelli registrati e quelli effettivamente compiuti. Il numero oscuro e assai consistente nel caso del furto di parti di automobile o dei borseggi tentati ma non riusciti. Perché un reato entri far parte delle statistiche è necessario denunciarlo, che un organo del sistema penale mentre conoscenza. Per i reati senza vittima prostituzione, consumo di stupefacenti, gioco d'azzardo e per quelli contro l'intera collettività, questo dipende dalla capacità della polizia di scoprire gli eventi delittuosi e loro autori. Per quelli che colpiscono una persona, le forze dell'ordine e la magistratura possono venire a conoscenza dell'accaduto solo grazie alla denuncia della vittima o di un testimone. In molti casi però solo una quota di coloro che subiscono reato sporgere denuncia. Negli ultimi decenni i ricercatori di vari paesi sono riusciti avviare questi problemi, conducendo indagini periodiche per interviste su grandi campioni della popolazione (inchieste di vittimizzazione) al fine di individuare quali fra le persone intervistate abbiano subito alcuni reati. Purtroppo però i reati che si possono studiare con queste inchieste sono solo quelli dei quali l'individuo a conoscenza diretta: lo scippo, il borseggio, la rapina, il furto d'auto o in appartamento. Reati con vittime e senza vittime Vi sono due categorie di reati principali (vengono condannati diversamente in base al contesto socioculturale): Reati con vittime: reati che colpiscono una persona, condannati più frequentemente in quanto più persone- vittime o testimoni- sporgono denuncia del reato (la quota di chi sporge denuncia varia a seconda di come, che cosa ed il luogo dove avviene il reato). Reati senza vittime: reati che non causano danni ad una persona (prostituzione, uso di stupefacenti, gioco d'azzardo). La condanna sociale varia nei diversi contesti socio-culturali. Vi sono reati senza vittime che vengono condannati in quasi tutte le culture ed epoche (es. incesto). Le teorie della criminalità Vi sono sei teorie che tentano di spiegare perché alcune persone rubino, uccidino o stuprano qualcuno: Le spiegazioni biologiche Molte teorie riconducevano i comportamenti devianti alle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui. I criminali sono considerati individui diversi degli altri, anormali e inferiori. Ritengono che la presenza di certi tratti biologici faccia solo aumentare la probabilità che una persona commette dei reati. Questa idea era molto antica, e precede di molti secoli la nascita delle scienze sociali. A Cesare Lombroso, per molto tempo considerò la costituzione fisica come la più potente causa di criminalità. Dando particolare importanza al cranio, di Lella rilevo che nell'occipite vi era una fossa che chiamò Cividale mediana. Lombroso sosteneva che il delinquente nato aveva ingenerare la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed era Bondi le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto il viso pallido o giallo la barba rada. (simile frenologia) Lombroso sostenne che il delinquente nato presentava delle caratteristiche ataviche, simili a quelle degli animali inferiori e dell'uomo primitivo, che rendevano impossibile il suo adattamento alla società moderna. Severamente criticato da molti studiosi la teoria di Lombroso fu poi modificata dall'autore stesso, che sostenne che i delinquenti nati costituivano solo un terzo di coloro che infrangevano le norme e che ogni delitto aveva in origine in una molteplicità di cause. Nel 1940 il medico William Sheldon sostenne che vi erano tre tipi fondamentali di costituzione fisica: Tipo endomorfo: corpo ben ricoperto di grasso, ossa piccole, arti corti pelle morbida e vellutata; a un temperamento viscerotonico e tende ad essere socievole, accomodante e indulgente con se stesso Tipo mesomorfo: tronco imponente, gran massa di muscoli e solide ossa; ha un temperamento somotonico , attivo e dinamico ed è irrequieto aggressivo energico ed instabile. Tipo ectomorfo: a un corpo magro, fragile e delicato ossa piccole e spalle curve; a un temperamento cerebrotonico: è introverso iper sensibile e nervoso e soffre di insonnia. Secondo Shell Don in ciascuno di noi ci sono tratti di tutti e tre questi tipi. Ciò che rende una persona diversa dell'altra e il peso di queste caratteristiche su di loro. L'individuo in isomorfi hanno maggiori probabilità di diventare criminali. Negli ultimi decenni la teoria biologica è stata ripresa riformulata. Vi è una tendenza ad infrangere le norme se questi hanno alcune forme di anormalità genetica, in particolare quella della sindrome XYY. Alcune persone invece di avere 46 cromosomi gli hanno 47. Se il cromosoma che hanno in più è una X non succede nulla di rilevante. Se invece è una Y, e assai probabile che queste persone commetta no reati di vario tipo. La teoria della tensione La teoria della della tensione si basa sull'assunto che l'individuo sia un animale morale, che fa proprie le norme della società in cui vive ed è naturalmente portato a seguirle. Se rispetta la legge è perché si sente moralmente obbligato a farlo. Solo una forte pressione può spingerlo a violare le norme e questa espressione viene dalla tensione tra struttura culturale e struttura sociale. Durkheim: certe forme di devianza sono dovute all'anomia, cioè alla mancanza delle norme sociali, che regolano e limitano i comportamenti individuali. Quando ciò avviene non si sa più ciò che è possibile e ciò che non lo è. Così, non contenuti da un'opinione disorientata, gli appetiti non sono più quali sono i limiti da non superare. Merton: ha ripreso e riadattato la teoria di Durkheim. La devianza è provocata dalle situazioni di anomia, determinate da un contrasto fra la struttura culturale e quella sociale. La struttura culturale definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle. La struttura sociale consiste nella distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi. Questo contrasto si verifica, ad esempio nella società americana, che prescrive a tutti il raggiungimento del successo economico attraverso il lavoro, il risparmio, l'istruzione, l'onestà. Ciascuno viene spinto dalla famiglia a raggiungere questa meta. Di fatto le persone delle classi sociali svantaggiate non ci riescono. Nella struttura sociale esiste una tensione tra meta da raggiungere e mezzi a disposizione. Per adattarsi alla situazione di contrasto fra mete e mezzi per raggiungerle, gli individui possono scegliere fra cinque diverse forme di comportamento: La conformità: consiste nell'accettazione delle mete culturali e dei mezzi previsti per raggiungerle (non deviante) L'innovazione: è la strada scelta da chi ruba, imbroglia o inganna gli altri, chi aderisce alle mete ma rifiuta i mezzi prescritti. Il ritualismo: di chi abbandona le mete e resta attaccato le norme sui mezzi. Tipica di chi dice "io vado sul sicuro", "mi accontento di quello che ho". La rinuncia: si rifiutano i mezzi e i fini. È quella dei mendicanti, dei nomadi e dei tossicodipendenti. La ribellione: consiste nel rifiuto delle mete e dei mezzi e delle loro sostituzione con altre mete ed altri mezzi. La teoria del controllo sociale Si basa su una concezione più pessimistica della natura umana, considerata moralmente debole. L'uomo è portato più a violare che a rispettare le leggi. Perché la maggior parte delle persone non commetta crimini sono necessari dei controlli sociali, che impediscono la violazione delle norme. Il controllo sociale può essere: Controllo sociale esterno: Forme di sorveglianza esercitata dagli altri per scoraggiare ed impedire comportamenti devianti Controllo sociale interno diretto: Sentimenti di imbarazzo, colpa e vergogna provati da chi trasgredisce la prescrizione sociale porta a non riproporre il comportamento. Controllo sociale interno indiretto: l'attaccamento psicologico ed emotivo per gli altri ed il desiderio di non perdere la loro stima ed il loro affetto porta a non compiere atti devianti. 1990, Hirischi: una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è molto debole, fino quasi a spezzarsi. Il legame che lega una persona alla società presente seguenti aspetti: Attaccamento ai genitori o agli insegnanti: più un individuo è legato a queste persone tanto più difficile che compie delle azioni che si disapprovano. Impegno del perseguimento degli obiettivi convenzionali: il successo scolastico, l'affermazione professionale, la reputazione sociale. Maggiore è l'energia che l'individuo investito nel raggiungimento di questi obiettivi, più difficile e che egli riscrivi perdere violando le norme tutto quanto. Se molti di noi non rubano e per la paura dei costi che la disonestà può avere. Il coinvolgimento nelle attività convenzionali: maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio, lavoro, svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere reati. Le credenze: la violazione delle norme, non è provocata da credenze che la richiedono o le rendono necessaria, ma della mancanza di credenze che la vietino. La teoria della subcultura 1929, Shaw e McKay (scuola di Chicago): Una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale, a valori e norme diverse da quelle della società generale che vengono trasmessi da una generazione all'altra. I comportamenti devianti, si imparano dagli altri, coloro che si incontra in tutti i giorni. Calcolarono il tasso di delinquenza, cioè il rapporto tra il numero degli autori di reati residenti in un'area il totale della popolazione di quell'area, e videro che il valore di tale tasso diminuiva ma mano che ci si allontanava dal centro della città, scoprirono che dal 1900 al 1920, le differenze nel tasso di delinquenza privare i quartieri erano rimaste immutate, nonostante la popolazione si fosse rinnovata e la sua composizione per gruppi etnici fosse profondamente cambiata. Per spiegare questo fenomeno, essi sostennero che in alcuni quartieri vi fossero norme e valori favorevoli a certe forme di devianza e che questo patrimonio culturale veniva trasmesso ai nuovi arrivati nell'interazione che aveva luogo nei piccoli gruppi e nelle bande di ragazzi. 1949, Sutherland: riprese questa teoria, ritenendo che il comportamento deviante dell'attore venga appreso attraverso la comunicazione con le altre persone. Quanto più una persona frequenta ambienti criminali, tanto più è probabile che questa persona diventi deviante. Chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente. Le motivazioni del suo comportamento non sono diverse da quelli di chi rispetta le leggi, In quanto nelle sub-culture sono presenti delle razionalizzazioni del comportamento deviante che lo legittimano. Ad essere deviante non è l'individuo, ma il gruppo a cui appartiene. La teoria dell'etichettamento Per comprendere le cause della devianza è necessario tener conto dell'atto di violazione e del processo di creazione ed applicazione delle norme. Il reato è il prodotto dell'interazione fra chi cra e fa applicare le norme e chi le infrange. Punti chiave: Tra coloro che commettono atti devianti e gli altri non vi sono differenze profonde dal punto di vista dei bisogni e dei valori. Commettere un atto deviante, suscita una reazione sociale: l'individuo viene etichettato come deviante, un bugiardo un ladro, un drogato. I suoi comportamenti vengono riesaminati e reinterpretati alla luce di quelli presenti e si comincia pensare che egli si sia sempre comportato così. L'etichettamento non ha solo un effetto sulla rappresentazione dell'individup da parte di altri, ma influisce anche sulla rappresentazione che l'individuo ha di sé stesso, influenza la sua identità e la sua condotta futura. Lemert introduce la distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria: Devianza primaria: violazioni delle norme del rilievo marginale, che vengono dimenticate presto. Chi fa queste azioni non considera se stesso un deviante, ne viene visto deviante degli altri. Devianza secondaria: l'atto di una persona suscita una reazione di condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante e questa persona riorganizza la sua identità ed i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto. La stigmatizzazione lo farà sentire sempre più isolato dal resto della società e ciò lo spingerà ad entrare in contatto con gli altri. Ulteriore infrazione delle norme provocheranno reazioni sociali sempre più forti che lo indurranno a proseguire la carriera di deviante. La teoria della scelta razionale (seguita da economisti) Teoria utilitarista (1750+ Jeremy Bentham e Cesare Beccaria). I reati sono il risultato di un'azione intenzionale dagli individui, che agiscono seguendo i propri interessi, ricercando il piacere e fuggendo dal dolore, scelgono se violare o meno una norma liberamente. (Non vi è alcuna dimensione morale nelle scente dell'individuo). Gli individui decidono di compiere un reato per ricavarne dei benefici. I motivi che portano ad un'attività illecita sono gli stessi che spingono a quella lecita, la ricerca del guadagno, del potere, del prestigio, del piacere. Tali teorie sono state riprese ed elaborate da economisti e sociologi contemporanei. Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo: Esterni pubblici: sanzioni legali inflitte dallo Stato, conseguenze negative sulla reputazione sociale Esterni privati: Sono i costi di attaccamento, derivano dalle sanzioni informali degli altri significativi, delle critiche e della loro condanna. Interni: nascono dalla coscienza, dalle norme interiorizzate, caratterizzati da colpa e vergogna -variano in base alla considerazione di ogni individuo. Forme di criminalità Attività predatoria comune Ci si riferisce ad azioni illecite condotte con la forza o con l'inganno per impadronirsi dei beni mobili altrui che comportano un contatto fisico diretto fra almeno uno di coloro che combinazione è una persona o un oggetto. Questi si dividono in: Compiuti di nascosto: es. il furto o il taccheggio. Commessi con violenza: es. lo scippo e la rapina Gli omicidi Reati di natura assai diversa che non vanno confusi. L'omicidio può essere: Omicidio colposo: non è voluto dall'agente, si verifica causa di negligenza, imprudenza, imperizia o inosservanza di leggi, regolamenti, ordini, discipline. Il più tipico E quello che viene per strada, per incidente stradale. Omicidio doloso: domicilio è stato compiuto intenzionalmente, con la volontà di uccidere. Può essere premeditato o occasionale. L'omicidio doloso tipico è quello che nasce da un conflitto fra due persone che si conoscono. I reati dei colletti bianchi Sono i reati commessi dalle classi superiori, in particolare, i reati scoperti della magistratura italiana durante l'indagine Mani Pulite. Sutherland: sono reati commessi da una persona rispettabile di elevata condizione sociale nel corso della sua attività professionale. Atti illeciti quali la pubblicità fraudolenta, la violazione dei diritti d'autore ed inventore, la restrizione o limitazione della concorrenza, l'agiotaggio, truffe e frodi. Delitti di grande importanza, che colpiscono numerose persone ed hanno ingenti costi, finanziari e sociali. Questi reati consistono nella violazione della fiducia che gli altri hanno nel titolare di un ufficio, creano sfiducia e favoriscono la disorganizzazione sociale. Raramente quello coloro che li commettono vengono denunciati. Perché con il potere economico e politico di cui dispongono riescono ad influire su coloro che fanno ed applicano le leggi, sul parlamento e sulla magistratura. Nella vasta categoria di delitti dei colletti bianchi rientrano due gruppi diversi reati: Reati dell'occupazione: sono commessi da individui nello svolgimento del loro lavoro per ricavarne un vantaggio personale. Ad esempio le violazioni commesse da alcuni professionisti come farmacisti avvocati e medici, l'appropriazione indebita (Chi si appropria del denaro altrui)e, l'insider trading (Speculazione sui titoli di una società attuata da chi dispone di informazioni riservate), la corruzione(Abuso di potere di un agente pubblico al fine di trarne vantaggi personali-di natura monetaria ma riguardano anche il potere e status) e la concussione un pubblico ufficiale abusa dei suoi poteri ed induce qualcuno a dare del denaro a lui o ad altre persone) Reati di organizzazione: sono compiuti in nome di un'organizzazione, pubblica o privata. Ne fanno parte le frodi commesse dalle aziende private e pubbliche quando nei bilanci o in altre comunicazioni riportano fatti non rispondenti al vero sulla costituzione sulle condizioni economiche della società, sono reati di organizzazione anche quelli che mettono a repentaglio la salute e la vita di milioni di cittadini, la produzione di prodotti pericolosi, il mancato rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro. La criminalità organizzata Si intende un insieme di imprese che forniscono beni e servizi illeciti (produzione e vendita di droga, gioco d'azzardo, usura-prestito di denaro ad un interesse superiore a quello corrente, la prostituzione, il commercio di armi) e che si infiltrano nelle attività economiche lecite. In Italia, la mafia (Cosa Nostra) si dedica allo sfruttamento della prostituzione e al gioco d'azzardo negli Stati Uniti ma non in Italia. L'infiltrazione dell'attività legittime avviene costringendo le imprese ad azioni che altrimenti non compirebbero (pagare la tangente-il pizzo) promettendo loro protezione. Le imprese criminali hanno carattere polivalente spesso, mirano all'acquisizione di profitti finanziari e del potere politico e sono in grado di spostarsi dal settore economico a quello politico. In genere per agire hanno bisogno di consistenti capitali, da investire nell'attività economiche legali e illegali. Devono disporre di una forza militare, gruppi di persone adeguatamente armate, capaci e disposte eliminare fisicamente i vecchi e nuovi nemici. Il reclutamento dei membri dell'organizzazione è basato su caratteri molto selettivi e avviene attraverso un rito di iniziazione. In Giappone, il candidato adesso l'ho messo nella Yakuza beve il tè della stessa tazza del capo che celebra la cerimonia e si impegna a vivere con questa parentela per tutta la vita. In Italia la mafia cedere il secondo rituale che è rimasto immutato per almeno un secolo, consiste nel chiedere al singolo con quale mano spara e nel pungere il dito indice della mano in questione in modo da farle sgorgare un po' di sangue con cui viene imbrattata un'immagine sacra, all'Annunziata. Quindi si dà fuoco l'immagine e l'iniziato evitando di far spegnere la stessa tenendola nelle mani e conche senza che la stessa si spenga, giura di non tradire i comandamenti di cosa nostra perché altrimenti brucerebbe come quella Santina in cosa nostra si entra con il sangue e si esce solo con il sangue. Gli autori dei reati e le loro caratteristiche La classe sociale I sociologi hanno allungo sostenuto che i reati vengono compiuti dagli appartenenti alle classi sociali svantaggiate. L'idea che vi sia una relazione inversa fra la classe sociale e la predisposizione a commettere reati è stata allungo condivisa. Negli ultimi decenni alcuni studiosi hanno sostenuto che fra classe sociale e criminalità non vi è alcuna relazione ove ne ho una assai debole. Vincenzo Manzini è arrivato alla conclusione che le classi dei lavoratori dove salari sono più bassi e la disoccupazione è più frequente producono dovunque il maggior numero di ladri. Le statistiche dicono che i condannati per furto e per rapina hanno un livello di istruzione assai basso, sono spesso disoccupati E svolgono dei lavori mal retribuiti, e godono di scarso prestigio sociale. I risultati di alcune ricerche sui giovani sottoposti a procedimento penale mostrano che coloro che provengono dalle classi sociali più basse hanno una maggiore probabilità di rubare. Le ricerche con la tecnica dell'auto confessione sono giunte a conclusioni diverse: intervistando persone appartenenti a campioni rappresentativi della popolazione, e chiedendo loro se hanno commesso meno dei reati, la relazione fra S classi sociali e tendenza a violare la legge o non esiste affatto o è meno chiara di quella che emerge dai Dati sui condannati. I risultati di queste ricerche non sono contraddittori. Esse si riferiscono a violazioni delle norme diverse: più lievi nel primo caso (le indagini di auto-confessione), che nel secondo (i dati sui condannati). La relazione fra classe sociale e tendenza a violare una norma in Italia è tanto più forte quanto più grave è il reato. Le rapine vengono commesse dalle persone delle classi sociali più svantaggiate, i furti più lievi come il saccheggio e vengono compiuti quasi nella stessa misura degli appartenenti a tutte le classi sociali. Il genere In tutti i paesi è molto più probabile che sia un maschio piuttosto che una femmina a violare una norma penale. Vi sono tuttavia importanti differenze a seconda del tipo di reato. Quanto più questo è grave, tanto più facile che con Pirlo sei un uomo. In Italia la quota delle donne sul totale delle persone condannate non raggiunge neppure il 10% nel caso delle rapine o degli omicidi, ma aumenta nel caso di reati meno seri: la frode nell'esercizio del commercio, l'emissione di assegni a vuoto, la truffa. A partire dagli anni 60 la criminalità femminile è aumentata molto più di quella maschile. Sono state proposte due tesi diverse per spiegare questo fenomeno: E' avvenuto solo nell'ambito dei reati contro il patrimonio, dovuto alle grandi trasformazioni dell'economia e della società (in particolare alla crescita delle donne lavoratrici), che hanno creato nuovi occasioni di illeciti penali. Si è verificato anche nei reati violenti, riconducibile all'affermazione dei movimenti femministi, che avrebbero fatto nascere un nuovo tipo di criminale donna, ribelle, duro, violento. L'età 1835, Quetelet: la tendenza al crimine cresce molto rapidamente verso l'età adulta, raggiunge un massimo ed in seguito decresce lentamente fino agli ultimi anni di vita. - i dati confermano questa teoria La tendenza a violare le norme penali varia molto a seconda della fase del ciclo di vita. Di solito si inizia a rubare molto presto (8-9 anni) e si continua a farlo per qualche anno, poco a poco una volta usciti dall'adolescenza , la grande maggioranza abbandona questo attività →i reati commessi prima dei 14 anni non sono considerati reati Coloro che continuano a rubare passano nel tempo ad altri tipi di reato contro il patrimoni (es. la truffa, l'emissione di assegni a vuoto e la ricettazione) nei paesi in via di sviluppo l'età a cui si ruba è un po' più elevata di quella nei paesi industrializzati. In india solo il 3% degli arrestati ha meno di 21 anni, nonostante l'età media sia inferiore. Devianza e sanzioni In ogni società la conformità delle norme viene mantenuta attraverso l'uso o la minaccia di sanzioni. Queste possono essere: Formali: Comminate da gruppi organi specializzati ai quali sono affidato il compito di assicurare il rispetto delle norme (magistratura, polizia) Informali: spontanee o poco organizzate provenienti dei familiari, amici, colleghi di lavoro, vicini, conoscenti. Negative Positive La severità delle sanzioni dipende dalla gravità dell'infrazione commessa (es. norma di uso vs norma giuridica). Vi sono sanzioni di vario tipo a seconda della legge violata: de una persona viola il diritto penale, commette un reato→pena; se viola altre leggi si parla di illecito civile o amministrativo→sanzione che incide sul patrimonio (multa o risarcimento). Sistemi di punizione Tra le diverse società vi sono grandi differenze circa il tipo di sanzioni usate contro i trasgressori delle norme: In alcune comunità, il sistema della faida cioè la vendetta nei confronti del reo. Nel diritto romano il taglione l'espressione occhio per occhio dente per dente. Per molto tempo i trasgressori sono stati puniti con sanzioni pecuniarie, l'espulsione della comunità, pene corporali, tortura, pena capitale. Venivano condannati a morte non solo gli omicidi ma anche coloro che avevano commesso un furto. La varietà dei mezzi era molto ampia: mi alcune società l'esecuzione presentava un forte valore simbolico, in altre avveniva in pubblico. Negli anni 50 la pena di morte ha iniziato ad essere abrogata in tutti i paesi ed è stato originato un nuovo modo di colpire i trasgressori, il carcere: la privazione della libertà personale è la più importante pena contro i trasgressori delle leggi penali.

mutamenti mobilità relativa

La mobilità relativa non ha subito variazioni dagli anni 50 ad oggi, è molto stabile nel tempo o. Varia in misura minima (Erikson e Golthorpe 1992)→ teoria di Sorokin Solo in tre paesi la mobilità relativa negli ultimi decenni è aumentata: Svezia, Polonia e Ungheria [La mobilità sociale relativa è molto simile fra i Paesi con economia di mercato, tranne i casi in cui lo Stato abbia scelto di intervenire in maniera sistematica sui processi che riproducono le disuguaglianze strutturali attraverso le generazioni (Erikson e Goldthorpe 1992)]

CAPITOLO 12: la mobilità sociale

Per mobilità sociale si intende ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale ad un altro (es operaio-impiegato, impiegato-imprenditore). Tipi di mobilità sociale Vi sono diversi tipi di mobilità sociale: Mobilità sociale orizzontale: indica il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un'altra dello stesso livello (es. artigiano →impiegato/operaio industria→operaio trasporti) Mobilità sociale verticale: si indica il passaggio ad una posizione più alta o più bassa del sistema di stratificazione sociale. Mobilità sociale ascendente: si passa ad una posizione più alta Mobilità sociale discendente: si passa ad una posizione più bassa Mobilità di lungo raggio: mobilità che avviene fra strati o classi molto lontani, tra classi non contigue (es. operaio→ imprenditore) Mobilità di breve raggio: mobilità che avviene tra classi vicine contigue. Mobilità intergenerazionale: mobilità ottenuta confrontando la classe sociale della famiglia di origine e quella che ha raggiunto in un determinato momento della vita dell'individuo. Mobilità intra-generazionale o di carriera: mobilità ottenuta dal confronto tra le posizioni che una persona occupato nel corso della sua esistenza. Mobilità assoluta: È data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all'altra. Mobilità relativa/apertura di una società/fluidità sociale: indica il grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. (Chi proviene dalle classi sociali inferiori ha più difficolta a raggiungere posizioni medio-alto. Nessuna società è realmente meritocratica, tutto dipende molto dalla classe sociale di partenza.) Mobilità collettiva: indica i movimenti verso l'alto o verso il basso di un intero raggruppamento sociale (uno strato, una classe, ecc. es .infermieri che hanno visto aumentare la loro importanza sociale e la propria collocazione nella gerarchia sociale, o gli psicologi) ⚠︎ In una società vi è una completa uguaglianza nelle possibilità di mobilità (fluidità completa) quando la classe di origine degli individui non esercita alcuna influenza sui loro destini sociali e tutti hanno le stesse possibilità di salire o di scendere lungo la scala della stratificazione. Lo studio della mobilità sociale L'analisi della fluidità sociale, di quanto una società permette agli individui di muoversi al suo interno della sua struttura, ha a che fare con il livello di giustizia sociale e di democrazia sostanziale. Intrapreso da due diversi aspetti, per dare risposta a due diversi interrogativi teorici: Le opportunità che le persone con origini sociali diverse hanno di raggiungere le varie posizioni del sistema di stratificazione e la stessa? Gli studiosi, si chiedono se l'apertura di una determinata società, sia mutata nel corso del tempo, aumentata o diminuita, o se sia maggiore o minore di quella di altre società, cercano di individuare i fattori che favoriscono o ostacolano la fluidità sociale. Come si formano le classi sociali? Alcuni sociologi hanno sostenuto che la classe diventa una formazione stabile quando coloro che ne fanno parte condividono valori, idee, stati di vita, e ritengono di avere interessi comuni. La mobilità interregionale, riducendo la componente permanente di una classe, impedisce alla classe di diventare una collettività sociale? Si può cercare di determinare che livello debbano raggiungere i tassi di mobilità sociale intergenerazionale per mettere in pericolo di identità demografica di una classe e dunque la sua identità culturale? Tali domande se le pose per primo Marx, che osservava che negli Stati Uniti d'America le classi sociali, pur esistendo già, non si erano ancora fissate e in un flusso continuo modificavano continuamente le loro parti costitutive e se le cedono (impedendo in quel paese l'identificazione degli individui nella propria condizione di classe sebbene vi sia una struttura sociale caratterizzata dalle diseguaglianze di classe) Sorokin: in ogni classe vi erano una componente fluida ed una permanente, se vogliamo conoscere le atteggiamenti caratteristici di un agricoltore, non prendiamo in considerazione chi ha fatto l'agricoltore soltanto per pochi mesi, ma chi lo ha fatto per tutta la vita. Erikson e Goldthorpe: The Constant Flux, effettua un'analisi comparata della mobilità sociale del paese occidentali, per definire la società americana. Ricerche sulla mobilità sociale 1927, Sorokin: è il primo a studiare la mobilità sociale in modo sistematico. Nel suo libro analizzò la mobilità sociale numerosi paesi non solo occidentali per un lungo arco temporale (antica Roma-fine ottocento), basandosi su una ricchissima documentazione (Una parte costituita da dati statistici ricavati indagine di Élite, riguardanti le origini sociali di alcuni gruppi particolari-i sovrani, gli uomini di genio, i santi, i dirigenti) 1949, Glass, prima indagine campionaria sulla mobilità: effettuata su campioni rappresentativi sulla mobilità alla London School of Economics su 10.000 adulti residenti in UK, insieme ad altre ricerche, mirò a rilevare la posizione sociale degli individui che fanno parte di questi campioni e delle loro famiglie di origine. Di solito chiedono l'occupazione agli intervistati, quella che avevano prima tra (entrati nel mercato del lavoro e 10 anni dopo), l'occupazione del padre (quando avevano 12 o 14 anni) e se sono sposati, quella del suocero. Nella analisi di dati, fanno uso di tecniche avanzate e complesse. Tutte le più importanti indagini di questo tipo negli Stati Uniti e in Europa, si basano su dati riguardanti la popolazione maschile, si rifacevano alla concezione tradizionale della posizione delle donne nel sistema di stratificazione sociale, in cui l'unità di base non è l'individuo ma la famiglia, e che la posizione della famiglia in questo sistema è determinata da quella del capo famiglia, marito o padre. L'occupazione della donna, non ha alcun peso per la collocazione della famiglia nel sistema di stratificazione sociale. ⚠︎ Oggi, le donne entrano sempre più spesso nel mercato del lavoro, non occupano posizioni più elevate di un tempo e gli restano più lungo. Questa tendenza ha prodotto effetti di grande rilievo sulla famiglia: ha fatto diminuire il grado di omologa mia, la percentuale di sposi che hanno lo stesso lavoro. A fatto aumentare il numero di coppie nelle quali la moglie ha un'occupazione superiore a quella del marito. Il dibattito su questo problema è ancora in corso, ciò nonostante oggi nessuna studioso condurrebbe +1 ricerca di mobilità sociale solo sulla popolazione maschile. Teorie della mobilità sociale Nella società contemporanea, i sociologi hanno condotto grandi indagini, cercando di ricostruire e analizzare i mutamenti nella mobilità sociale (assoluta e relativa) avvenuti nell'ultimo secolo e le differenze esistenti fra i vari paesi. Le descrizioni e le spiegazioni più importanti che hanno fornito sono 5: 1960, Kerr, Dunlop, Parsons, Teoria liberale dell'industrialismo: il passaggio dalla società pre-industriale a quella industriale è stato accompagnato da un amento della mobilità sia assoluta sia relativa. Tale aumento non si è arrestato la fine di questo periodo storico, continua tuttora ma mano che prosegue lo sviluppo economico. Lo sviluppo economico fa crescere la mobilità assoluta perché causa continui mutamenti del mercato del lavoro ed un aumento delle posizioni di vertice che richiedono alti livelli di qualificazione. Determina anche un aumento della mobilità relativa perché provoca un processo di razionalizzazione, il passaggio dal particolarismo all'universalismo, dai ruoli ascritti ai ruoli acquisiti. Ciò che conta nel reclutare le persone è sempre di meno chi sono e sempre di più cosa è se sanno fare. Teoria della differenziazione in base a fattori culturali e politici: in disaccordo con la teoria liberale, sostengono che fra i paesi sviluppati Venezia alcuni che hanno livelli di mobilità sociale eccezionalmente elevati. E la forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale e politico. Rifacendosi alla tesi di Tocqueville, pensano che gli Stati Uniti (o l'Australia) siamo il paese in cui spostarsi da una classe all'altra e particolarmente facile, e ritengono che questo sia dovuto alla peculiarità delle sue istituzioni e della sua cultura nazionale. ⭐️Sorokin, La teoria delle fluttuazioni storiche: nei paesi occidentali moderni, la mobilità sociale era elevata, più di quanto lo fosse nel XVIII secolo. Al tempo stesso, non vi è nessuna tendenza definita e costante verso un aumento o una diminuzione dell'intensità e della diffusione della mobilità verticale. Non vi è una tendenza costante, ma contiene fluttuazioni: un alternarsi di ondate di maggiore mobilità e cicli di minore mobilità. Queste direzioni dipendono dalla diversa importanza assunta dei fattori esogeni (le rivoluzioni, le guerre, le invasioni→aumento di mobilità) e da quelli endogeni (disordine giuridico o religioso→ diminuzione mobilità) al sistema di stratificazione. Questi fattori sono controllati dalle posizioni a vertice.(confermata circa la mobilità assoluta) 1959, Teoria di Lipset e Zetterberg: condividono la tesi di Sorokin secondo cui tutti i paesi occidentali hanno una forte mobilità sociale assoluta. La mobilità sociale non cresce con lo sviluppo economico, vi è una sorta di effetto soglia: la mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione (espansione economica) raggiunge un determinato livello (si verifica nella fase del decollo di questo processo). Ritengono anche che: L'andamento della mobilità sociale e simile nelle diverse società industriali occidentali, in nessuno di essi il livello di mobilità sociale è eccezionalmente alto. Una forte mobilità sociale assoluta è una caratteristica specifica dell'industrializzazione ⭐️Teoria di Featherman, Jones e Hauser: Vi sono significative differenze tra i paesi sviluppati riguardo alla mobilità sociale assoluta, in quanto questa dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico, demografico) il cui peso varia a seconda dei paesi. La mobilità relativa, invece, è la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico. Lo sviluppo economico non aumenta la fluidità sociale. (confermata circa la mobilità relativa) le differenze di fluidità sociale esistenti tra questi paesi sono in parte dovute alla loro specificità storica, ed in parte ad una fonte di natura sistematica, gli sforzi fatti dai governi dei vari paesi per cercare di rendere più fluida la società. Vi è una somiglianza di fondo nella fluidità sociale fra tutti i paesi con un'economia di mercato e un sistema familiare nucleare, quando non sia stato utilizzato il potere degli apparati dello Stato moderno per modificare i processi attraverso i quali le disuguaglianze di classe sono prodotte e riprodotte da una generazione all'altra. La mobilità sociale assoluta in italia 1994, Cobalti e Schizzerotto: Negli ultimi decenni in Italia vi è stata una forte mobilità assoluta, grazie le trasformazioni che hanno avuto luogo nella struttura dell'occupazione ed in particolare nell'espansione della classe media impiegatizia e alla contrazione di quelle agricole. Queste conclusioni sono dovute al calcolo del tasso di mobilità, cioè la percentuale delle persone facenti parte di una classe sociale diverse da quelle del padre. Il 59% (degli occupati tra i 18 e 65 anni) del totale ha sperimentato una qualche forma di mobilità sociale, ascendente o discendente. Molto spesso una mobilità di breve raggio, fra classi contigue. Le persone provenienti dalla borghesia riescono a restare in questa classe con una frequenza che più che doppia rispetto a quella che hanno di entrarvi coloro che arrivano dalla classe media impiegatizia. Più della metà di coloro che vengono dalla classe operaia urbana, fanno parte della piccola borghesia urbana, della classe media impiegatizia o della borghesia. Per chi proviene dalla classe media impiegatizia, salire nella classe più elevata è molto meno difficile che per i figli degli operai urbani. Le persone che provenienti dalla borghesia riescono a restare in questa classe con una frequenza doppia di rispetto a quella che hanno di entrarvi gli appartenenti ad una classe media impiegatizia. Analisi della mobilità intergenerazionale ed intragenerazionale Per analizzare questi aspetti, è necessario prendere in considerazione la classe sociale di origine, quella del soggetto alla prima occupazione quella attuale, vi sono 5 possibili itinerari sociali (Thelot 1980): Immobili: restano nella stessa classe del padre e non sperimentano alcuna mobilità sociale I mobili con ritorno alle origini: la classe alla prima occupazione è diversa da quella del padre, ma in seguito vi fanno ritorno (es. chi inizia da impiegato per confermarsi borghese o operaio per tornare artigiano) I mobili all'entrata nella vita attiva: coloro che iniziano a lavorare collocandosi in una classe diversa da quella di origine e la mantengono (tipicamente mobilità ascendente intergenerazionale attraverso il titolo di studio) I mobili nel corso della vita attiva: iniziano dalla stessa classe del padre, poi la lasciano per una diversa (es. figli di coltivatori proprietari I super mobili: coloro che partono da una posizione diversa da quella del padre ed in seguito la cambiano senza mai tornare al punto di partenza. Tendenze nei paesi occidentali In seguito alle numerose indagini degli ultimi decenni, siamo in grado di mettere a confronto l'andamento della mobilità assoluta in Italia con quella di altri nove paesi occidentali. In essi il processo di industrializzazione avuto tempi e ritmi assai diversi. Tali paesi possono essere distinti in tre gruppi: Industrializzazione precoce: Inghilterra, Galles, Scozia, la quota di occupati fuori del settore agricolo a raggiunto il 90% all'inizio del 900 Industrializzazione iniziata un po' dopo: Francia, Germania, Irlanda del Nord e Svezia. *Italia* Paesi rimasti agricoli fino alla seconda guerra mondiale: Polonia, Ungheria, Repubblica di Irlanda. Mutamenti mobilità assoluta Misurando la mobilità assoluta di questi 10 paesi, si rileva che i valori della convegno (55-75% pop) e che, quindi, non esiste una tendenza che indichi una relazione tra la mobilità sociale ed il livello di industrializzazione dei paesi. Né in Inghilterra né in Francia, né in Germania né in Svezia la percentuale degli uomini che fanno parte di una classe sociale diversa da quella del padre sale passando dalle generazioni più vecchie e quelle più giovani. In Italia la percentuale dei mobili cresce dalla prima alla seconda, ma non dalla seconda alla terza. In tutti gli altri paesi gli uomini in ingresso nel mercato del lavoro avvenuto dopo la seconda guerra mondiale non sono vissuti in società più nobili di quelli che vi sono entrati nel 1920 → non vi è alcuna tendenza costante all'aumento o alla diminuzione della mobilità sociale assoluta. Tuttavia la ricerca evidenzia in maniera univoca che le possibilità di passare da una classe sociale all'altra sono molto diverse a seconda della classe di origine: la mobilità sociale relativa è scarsa e poco fluida risulta la struttura sociale: In Italia i membri della classe borghese rimangono nella loro classe di origine con una probabilità 15 volte più elevata dei membri di qualsiasi altra classe sociale (1994, Cobalti e Schizzerotto) L'elevata mobilità assoluta è dovuta principalmente all'espansione storica della classe media impiegatizia e della piccola borghesia urbana, alla trasformazione della struttura occupazionale verificatasi nel secondo dopoguerra in Italia (contrazione settore agricolo, espansione del ceto medio) Mutamenti mobilità relativa La mobilità relativa non ha subito variazioni dagli anni 50 ad oggi, è molto stabile nel tempo o. Varia in misura minima (Erikson e Golthorpe 1992)→ teoria di Sorokin Solo in tre paesi la mobilità relativa negli ultimi decenni è aumentata: Svezia, Polonia e Ungheria [La mobilità sociale relativa è molto simile fra i Paesi con economia di mercato, tranne i casi in cui lo Stato abbia scelto di intervenire in maniera sistematica sui processi che riproducono le disuguaglianze strutturali attraverso le generazioni (Erikson e Goldthorpe 1992)] La composizione delle classi La mobilità sociale ha un ruolo chiave nella formazione delle classi. Marx: se vi è mobilità sociale (flusso di persone che entrano ed escono), le classi non si strutturano. Perché si formino delle classi, è necessario un certo grado di chiusura in termini di mobilità, che permette che vi sia una certa omogeneità all'interno del gruppo sociale/classe. In Italia (Paesi occidentali), vi sono forti differenze nella composizione sociale delle classi: Piccola borghesia agricola e classe operaia urbana: alto tasso di auto-reclutamento (persone che fanno parte della stessa classe del padre)- 66% Classe medi impiegatizia: tasso di auto-reclutamento 26%, classe eterogenea. Il grado di omogeneità per origine sociale è mutato nel tempo. Negli anni 60, gli operai figli di operai erano il 46%. Negli anni 70 il 39%, nel 1985 era del 49% ed alla fine del XX secolo ha raggiunto il 56%. In Italia il tasso di auto reclutamento è più basso che in Francia o in Gran Bretagna. Questi dati dimostrano che la mobilità sociale non indebolisce l'identità demografica della classe operaia, ma in certi casi può addirittura rafforzarla. Questo può accadere quando superato un determinato livello di industrializzazione, si verificano contemporaneamente alcune condizioni: La classe operaia cessa di espandersi , La quota degli occupati nel settore agricolo decresce continuamente e si riducano le possibilità di reclutare da questo bacino gli operai Diminuzione della mobilità discendente delle classi medie alla classe operaia. Nel corso degli anni 60, in una fase di espansione, la classe operaia del nostro paese e diventata più eterogenea, in quanto un gran numero di persone provenienti dalle classi agricole. Dagli anni 70 in poi, essendosi assottigliate sì le classi agricole, la classe operaia italiana è diventata più omogenea. Maggiormente nelle regioni in cui il processo di industrializzazione è iniziato prima. Questa omogeneità continuerà ad aumentare nel prossimo futuro. Le conseguenze della mobilità sociale Che effetti ha sugli individui la mobilità sociale? Produce mutamenti nella loro percezione del mondo, valori, comportamenti, relazioni? Ed in che senso? La mobilità ascendente a effetti diversi da quella discendente oppure ciò che conta è solo il fatto di essere mobili, indipendentemente dalla direzione in cui si va? Due diverse ipotesi sono state avanzate per rispondere a questi interrogativi: Ipotesi dello sradicamento sociale: sostenuta da numerosi studi classici. Durkheim rilevava che i bruschi aumenti di mobilità (ascendente e o discendente) producono delle situazioni di anomia, che facilitano i suicidi. Gli improvvisi accrescimenti di potenza e di fortuna sconvolgono le gerarchie e i principi che li legittimano. Finché non si giunge a un nuovo equilibrio, non si sa ciò che è possibile e ciò che non è possibile fare. Sorokin, trent'anni dopo rilevò che la mobilità sociale ha degli effetti negativi: favorisce la superficialità, riduce l'intimità e fa aumentare l'isolamento socio psicologico dell'individui. Lipset e Bendix: la mobilità ha un alto costo sociale e psichico in termini di combattività, frustrazione, mancanza di radicamento. È un'esperienza dolorosa e difficile, produce tensioni e squilibri. Uscire dalla classe per entrare in un'altra significa rompere le relazioni con coloro che continuano a far parte della prima senza riuscire a formarne di nuove con quelli che si trovano da tempo nella seconda. Questo avviene nei casi di mobilità ascendente e nei casi di mobilità discendente. Se le persone non riescono ad integrarsi è perché non vengono accettati, sono guardati dall'alto in basso, considerati degli intrusi. Se le persone che scendono socialmente non si integrano e perché non vogliono farlo, conservano la speranza che il loro passaggio ad una classe più bassa sia transitorio e cercano di non stabilire nuovi rapporti con coloro che fanno parte della classe in cui sono cadute. Le risposte più frequenti delle persone mobili sono: il super conformismo ai valori della classe di arrivo e il rifiuto assoluto di questi valori. ⭐️1956, Blau, e Duncan, Ipotesi della ri-socializzazione: Se una persona passa da una classe all'altra deve ridefinire la propria entità sociale, mutare il proprio modo di pensare e di agire. Per un lungo periodo di tempo in una persona socialmente mobile coesistono il vecchio e il nuovo. Le persone socialmente mobili hanno valori e forme di comportamento a metà strada fra quelli della classe di partenza e quella è la classe di arrivo. Questo avviene nel caso sia della mobilità ascendente, sia di quella discendente. Questo avviene perché se si nasce in una classe e vi si trascorre una parte della vita, si prendono i valori e le forme di comportamento di coloro che ne fanno parte. Quando si passa in un'altra classe, ha inizio un processo di ri-socializzazione, nel quale le persone socialmente mobili ridefiniscono loro stesse, abbandonando i valori della vecchia classe per apprendere quelli della nuova. Goldthorpe: nelle società avanzate di oggi la mobilità non determina lo sradicamento e l'isolamento di coloro che la sperimentano, le persone nobili non tendono ad assumere posizioni estreme, non reagiscono né con il super conformismo ai valori delle classi di arrivo né con il rifiuto il radicale di questi valori.

CAPITOLO 3: Forme elementari di interazione

Premessa: La società presenta delle proprietà formali, caratteri essenziali e modi tipici di funzionare, che riguardano la forma di un elemento o di una relazione→ grammatica della società. Tali proprietà formali elementari, non sono sufficienti per spiegate una particolare relazione tra i componenti o le azioni degli attori, ma consentono di organizzare l'analisi sociologica per comprendere aspetti significativi della società spesso trascurati. Per comprendere a pieno i comportamenti degli attori, sono state formulate delle teorie specifiche. Elementi primari del tessuto sociale/la grammatica del tessuto sociale Azione sociale 1908, Simmel: la società è composta da individui che si influenzano reciprocamente, agendo l'un per l'altro, con l'altro e contro l'altro. 1922, Weber: Con azione sociale si intende un agire riferito - secondo il suo senso intenzionato dall'agente - al comportamento di altri individui ed orientato in base a questo. Per agire si deve intendere un fare, un tralasciare o un subire.→Teoria dell'agire sociale di Weber Relazione sociale Si stabilisce quando 2 o più individui orientano reciprocamente le loro azioni; le relazioni sociali possono essere: Stabili e profonde (es. tra genitori e figli) Transitorie (es. persone in un bar) Cooperative, orientate al raggiungimento di fini comuni; sono mosse da sentimenti amichevoli, interessi pratici o dal senso di dovere (es. esercito) Conflittuali, orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza di altri (es. due eserciti che si combattono). Possono giungere all'annientamento dell'avversario. Interazione sociale Processo secondo il quale due o più persone in relazione fra loro agiscono reagendo alle azioni degli altri. L'interazione crea, riproduce e cambia nel tempo il contenuto della relazione sociale, rappresenta infatti l'osservatorio microsociologico della struttura sociale e delle sue evoluzioni (azione e struttura). I processi di interazione sono gli elementi base per la definizione dei gruppi ed hanno una particolare importanza nella strutturazione della società. I gruppi sociali 1949, Merton: Un gruppo sociale è un insieme di persone in interazione fra loro in continuità secondo schemi relativamente stabili (che devono svolgersi su base di relazioni cooperative), le quali si definiscono membri del gruppo e sono riconosciute come tali da chi non ne fa parte. ⚠︎I gruppi sono diversi dalle categorie sociali e dalle classi sociali, anche se queste possono essere la base per la formazione di gruppi di vario genere. Vi sono gruppi di amici, religiosi, di lavoro, politici, di hobby, un'associazione per la lotta alla droga, un sindacato, una gang di criminali, una famiglia, gli impiegati di un'azienda ecc. Le proprietà formali dei gruppi sociali Vi sono delle proprietà specifiche dei gruppi sociali che possono essere riscontrate in ogni gruppo sociale: Proprietà relative alla dimensione La dimensione dei gruppi influenza i loro caratteri in modo marcato: nei piccoli gruppi l'interazione è diretta (faccia-a-faccia- comunicazione più veloce ed efficace) mentre nei gruppi più grandi è in parte diretta ed indiretta (es. azienda-telefono e lettere- comunicazione più precisa, lenta, fredda e rigida). Le diadi: sono i gruppi più piccoli, composti da due membri; non si forma alcuna collettività impersonale e se un membro decide di uscire dal gruppo, il gruppo scompare. È un gruppo molto fragile, dalla forte personalizzazione e coinvolgimento psicologico e affettivo nella relazione. Le triadi: sono i gruppi composti da tre persone. Producono le seguenti forme tipiche di relazione: Il mediatore: il terzo non coinvolto nella disputa , convince gli altri in un accordo Il tertius gaudens (il terzo gode): il terzo si approfitta della divergenza fra gli altri per i propri fini (es. venditori che entrano in competizione tra loro ed abbassano i prezzi per conquistare un cliente). Divide et impera: un terzo fa insorgere un conflitto a proprio vantaggio. Grandi gruppi: I gruppi con numero pari di componenti mostrano maggiori tassi di disaccordo e antagonismo rispetto ai gruppi con componenti dispari, ciò probabilmente in conseguenza della possibilità dei primi del formarsi di due sottogruppi di uguali dimensioni. Nei gruppi di cinque si registra il massimo di soddisfazione dei membri, questo dovuto al fatto che sopra e cinque il numero comincia ad essere troppo grande per un'intensa partecipazione diretta e al fatto che tendono a formarsi due sottogruppi (uno di 3 e l'altro di due), in modo che chi è in minoranza non rimane isolato (come invece succede nei gruppi di tre). Proprietà relative ai confini I criteri di appartenenza ad un gruppo possono essere più o meno chiari, a tal proposito distinguiamo due tipi principali di gruppi: Gruppi formali: prevedono regole precise sui requisiti, procedure per l'ammissione e sui comportamenti da tenere per continuare a far parte del gruppo (es. dipendenti di un'impresa). Gruppi informali: presentano confini non ben definiti, e ciò spesso è una condizione importante della loro stabilità; per un certo periodo alcuni possono non frequentare il gruppo, ma se non vengono espulsi formalmente è possibile che riprendano a partecipare (es. gruppo di amici). I gruppi presentano un grado di completezza, dato dal rapporto tra il numero di membri del gruppo e le persone che hanno i requisiti richiesti per l'appartenenza (es. rappresentatività sindacale). ⚠︎: La definizione dei confini di un gruppo è sempre relativa alla situazione ed al contesto Proprietà strutturali Come i cristalli, i gruppi hanno strutture che possono essere osservate: I ruoli: indica l'insieme dei comportamenti che in un gruppo tipicamente ci si aspetta da una persona che fa parte del gruppo. (es. nella famiglia ci si aspetta che i genitori procurino cibo ed affetto ai figli) Il contenuto dei ruoli varia da cultura a cultura, da un'epoca all'altra. All'interno dei gruppi i ruoli sono differenziati; rilevavate un insieme di ruoli differenziati stabili e fra loro collegati permette di descrivere la struttura di un gruppo sociale. i ruoli sono schemi per l'interazione, ma il contenuto di un'interazione non può mai essere compreso nella definizione dei ruoli; un ruolo è sempre interpretato da chi agisce e la sua stessa definizione può cambiare in seguito all'interazione. I ruoli possono essere: Diffusi/omogenei: i comportamenti attesi sono diversi e meno definiti (es ruolo di madre, operaio, negoziante) un individuo dal ruolo diffuso, ne ha diversi: può essere figlio, operaio, iscritto ad un partito, membro di un'associazione. Specifici: riguardano un insieme di comportamenti limitato e precisato. TIPI DI GRUPPI La densità sociale: Maggiori sono i ruoli all'interno di un gruppo, maggiore è la sua densità sociale, ovvero la concentrazione spaziale delle persone e il volume delle loro interazioni. In base alla loro dimensione i gruppi di distinguono in: Società segmentarie: gli individui presentano ruoli simili (es. quasi tutti cacciatori) Società a divisione del lavoro: i membri del gruppo sono molti ed i loro ruoli sono molto differenziati (es società industriali) Gruppi segmentali, gruppi che impegnano solo uno o alcuni dei ruoli dell'individuo. Gruppi totalitari o istituzioni totali, gruppi che impegna il comportamento di tutti o quasi i ruoli di un individuo. Gruppi primari, gruppi di piccole dimensioni che presentano ruoli diffusi con contenuti affettivi molto personalizzati (es. famiglia) Gruppi secondari, gruppi di grandi dimensioni in cui vi sono ruoli specifici, relazioni fredde e spersonalizzate tra i membri. (es. azienda) ci si attende rispetto per le capacità professionali, si è scelti e considerati solo per quella parte della personalità che riguarda il compito affidato- la persona è ridotta al suo ruolo specifico. (presentano relazioni di autorità) Gruppi informali, gruppi formatisi spontaneamente, che non prevedono regole di comportamento. Gruppi formali, gruppi basati su un regolamento esplicito in vista di certi scopi ed organizzato secondo regole specifiche. Potere e conflitto Il potere è una specie di "energia sociale" di cui un attore dispone nel condizionare l'azione di un altro; è un fenomeno di relazione→ si ha potere nei confronti di un altro al quale si è legati da una relazione. Weber: il potere è la possibilità di trovare obbedienza ad un comando che abbia un determinato contenuto. Ogni rapporto di potere corrisponde anche ad un interesse all'obbedienza da parte del soggetto più debole, in quanto comportarsi in modo diverso sarebbe troppo costoso. Un tipo di potere particolare è quello che Weber chiama potere legittimo o autorità; riguarda relazioni nelle quali vi è il diritto di dare ordini e doveri di ubbidire, considerati legittimi da entrambi gli attori. La legittimazione del potere permette di incanalare l'energia per i bisogni del funzionamento della società. Se ogni regola di autorità lascia margini di incertezza, e se il regolamento organizzativo non può fissare il compito di un impiegato in situazioni mutevoli e non prevedibili, si apre un campo di conflitti, adattamenti e contrattazione tra i soggetti. Il conflitto è dato da azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza di altri. Il conflitto all'interno dei gruppi è normale ed è legato alla cooperazione. Un certo grado di conflitto interno e con altri gruppi può essere considerato essenziale per la loro formazione e persistenza. Tuttavia, il conflitto, a seconda delle circostanze e dei suoi modi, può distruggere una relazione sociale o un gruppo. Coser: proprietà formali del conflitto: Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo. Attraverso il conflitto i soggetti di un gruppo acquistano la consapevolezza della loro identità e particolarità, mentre in assenza del conflitto questo potrebbe non succedere. Esempi di gruppi etnici, politici, religiosi, fra diverse scuole scientifiche, fra i gruppi formati su base di appartenenza di classe. Alla proprietà in questione si riferisce il concetto di in-group ovvero di appartenenza, caratterizzato da coesione interna e ostilità nei confronti di specifici altri gruppi (out-groups). I gruppi che richiedono un impegno totale della personalità sono capaci di limitare i conflitti, ma se questi esplodono tendono ad essere parte di particolare intensità e distruttivi delle relazioni di gruppo. Le relazioni intense dei gruppi primari come la famiglia richiedono un forte investimento affettivo. Tale forza controlla le possibilità di conflitto, se questo però si innesca mette in gioco i forti investimenti della personalità e tocca una pluralità di contenuti, essendo i ruoli in questione di tipo diffuso. E così che delitti in famiglia possono condurre rancori implacabili. Vi sono conflitti che mettono in questione il patto fondamentale alla base del rapporto ai conflitti che non riguardano tali aspetti. Il conflitto con altri gruppi normalmente aumenta la coesione interna. Il nemico fa dimenticare disse di interni, induce alla collaborazione e al sacrificio in nome del gruppo. Se però nel gruppo vi era una scarsa solidarietà sociale, potrebbe avvenire la sua disgregazione. Queste proprietà vale anche nella circostanza in cui per ottenere coesione, si inventi il nemico. Come nel caso del capro espiatorio, si può ritrovare in un gruppo di amici come nelle organizzazioni se l'Inter nell'essere nel gruppo, un membro del gruppo al quale si dà sempre la colpa se qualcosa non funziona magari solo scherzando E contando sulla sua condiscendenza, per fare in modo che gli altri non litigano seriamente. Può accadere anche che è un gruppo il quale abbia sconfitto il nemico non metti un altro per poter sopravvivere. Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti. Spesso un conflitto è il modo in cui dei gruppi di persone entrano in contatto. Le restrizioni che essi si pongono nell'interazione, possono essere una prima base per lo sviluppo di regole e di rapporti più cooperativi. (una lite per un giocattolo fra due bambini che non si conoscono e spesso la prima mossa per un successivo stabile rapporto di gioco d'amore d'accordo) Se un gruppo non reprime i conflitti al suo interno, allora è probabile che i conflitti diano luogo a progressivi adattamenti della sua struttura, assicurandone la persistenza attraverso una continua modificazione delle forme di interazione. 1970, Hirschman: Un conflitto iniziale può evolvere in relazioni di natura cooperativa. La repressione continuata del conflitto pregiudica la capacità di adattamento (es. le regole per l'espressione del conflitto permettono di cambiare gradualmente la struttura dell'interazione) Il comportamento collettivo Un gruppo è un insieme di individui che interagiscono fra loro con continuità, sulla base di aspettative di ruolo stabilizzate. Il comportamento collettivo si riferisce ad un insieme di individui sottoposti ad uno stesso stimolo che reagiscono e interagiscono fra loro in situazioni senza sicuro riferimento ruoli definiti e stabilizzati. Le mode del vestire nelle letture o nei locali, le reazioni collettive a disastri come terremoti voglio alluvioni sommosse ondate di violenza e pregiudizio, sono tutti esempi di comportamento collettivo. Nel comportamento collettivo ritroviamo, una certa sospensione dei normali orientamenti e comportamenti, una maggiore fluidità nei rapporti tra le persone è più spontaneità ed un maggiore coinvolgimento emotivo rispetto al solito. Si tratta di situazioni in cui un evento rende confusa la situazione e fa venir meno aspettative di comportamento. Ne deriva che la precedente personalità sociale dell'individuo tende ad essere sospesa o messa in questione. Da ciò derivano i caratteri sono disordinati, imprevedibili e spontanei in certi casi razionali che riscontriamo delle manifestazioni di comportamento collettivo. Vi sono tre tipi di comportamenti collettivi: Il panico: È una reazione collettiva spontanea, che si manifesta con una fuga o con l'immobilità di fronte al rischio di subire gravi danni da un evento in corso o annunciato come immediato. L'aspettativa del danno porta una perdita del controllo sulle proprie azioni, rafforzato dal vedere reazioni simili da parte degli altri. Si innescano comportamenti irrazionali e asociali, l'individuo reagisce guardando solo se stesso e vedendo gli altri piuttosto come avversari che come amici. Il pericolo può essere reale ma anche immaginario. La folla: È un insieme di persone unite in un luogo che reagiscono a uno stimolo sviluppando umori e atteggiamenti comuni ai quali possono seguire forme di azione collettiva. Gustav le bon, hai insistito sul carattere irrazionale dei comportamenti sulla loro violenza e sul fatto che cosa si innesca per una specie di contagio,. La folla può esprimere comportamenti violenti ma anche pacifici e gioiosi. La folla esprime atteggiamenti e comportamenti solidaristici. Nella folla le persone si rafforzano in un atteggiamento ricevendo in risposta degli altri lo stesso stimolo, ad esempio la paura, che loro avevano manifestato, secondo un processo di reazione circolare. La folla può essere: Espressiva: È lo sfogo di tensioni sociali e psicologiche con comportamenti inconsueti come balli, canti, sbornie o l'espressione di gioia dolore di una credenza come in un rito religioso. (esempio raduno di reduci, festival rock) Attiva: l'attenzione ai sentimenti degli individui sono orientati all'esterno ed hanno l'obiettivo di azioni conflittuali a volte violente (es manifestazioni) Il pubblico: È un insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo e discutono a questo riguardo. Il pubblico esprime più opinioni e atteggiamenti rispetto alla folla. Nel pubblico un messaggio riceve una risposta con contenuto diverso attivando un'interazione che può modificare atteggiamenti e convinzioni di partenza secondo processo di interazione interpretativa. (es. l'opinione pubblica in regimi democratici) La microsociologia La micro sociologia si occupa di analizzare le azioni e le interazioni dirette delle persone ed in un certo senso di osservare la società al microscopio. Si tratta di un vasto campo di ricerca dove sono state sviluppate teorie e approcci diversi. Ciò che accomuna le prospettive è l'interesse ad osservare da vicino gli individui in azione. Campi di ricerca della microsociologia: Reti sociali e network analysis È un campo di ricerca che studia con tecniche specifiche le caratteristiche delle reti di relazioni tra le persone. Una persona può essere isolata, in relazione con poche altre persone. Le reti sociali possono essere a maglia larga o a maglia stretta, ad alta densità o bassa intensità. Una rete a maglia è tanto più stretta quanto più le persone che l'individuo conosce si conoscono fra loro. I legami fra le persone collegate nelle reti variano per intensità, durata, frequenza e contenuto (un solo carattere- ad es. una persona è frequentata solo per lavoro- o sommare più caratteri lavoro e amicizia). Queste variabili permettono di individuare e studiare particolari condizioni nelle quali l'individuo si viene a trovare. In generale la Network Analysis può essere uno strumento flessibile, che permette di vedere l'individuo mentre reagisce nella situazione in cui si trova e combina le sue relazioni e funzioni in base alle proprie strategie. Il concetto di rete, permette di vedere come un individuo interpreta a suo modo l'insieme di ruoli che ricopre, ovvero come gioca con i suoi ruoli nel tessere le sue relazioni. Le carriere morali Studiare le carriere morali significa osservare i tentativi e le mosse delle persone nell'adattarsi ad un ambiente che in gran parte non può essere da loro influenzato, per cercare di mantenere o conquistare una propria immagine o possibilità di vita, una stima da parte degli altri e l'autostima personale. Spesso lo studio delle carriere morali a riguardato la formazione di comportamenti devianti, lo studio delle carriere permette di osservare gli uomini in azione mentre si muovono nella società con loro strategie di adattamento. Ricostruendo carriere tipiche, dopo l'osservazione di molte carriere, possiamo dire che fatto un certo passo, qualora si verifichino certe circostanze è probabile che una persona ne faccio un altro in una certa direzione e che successivamente al verificarsi di altre tipiche circostanze ne faccio un altro ancora in una direzione che sempre più è vincolata e segnata dei passi precedenti. Rappresentazione del sé e relazioni in pubblico - 1967, Erving Goffman: studiò l'interazione diretta faccia-a-faccia, impegnandosi a sviluppare una sociologia della vita quortidiana, del comune comportamento e delle sue regole. Continuamente comunichiamo con gli altri non solo a parole o gesti ma con il modo in cui ci vestiamo o con gli oggetti che utilizziamo.. Gli altri hanno bisogno di informazioni su di noi e noi trasmettiamo immagini di noi stessi ricevendone altre in cambio. Sono giochi fatti di dire e tacere (metafora del teatro), che si svolge sulla scena dove gli attori cercano di controllare le idee che gli altri si fanno di loro, per presentarsi nella migliore luce possibile e in un modo che sia credibile. Vi sono luoghi di ribalta, dove ci si deve vestire con certe formalità. E luoghi di retroscena, dove ci si può rilassare. Le modalità di comportamento tra persone che si conoscono o fra estranei sono diversi, ma ciononostante tra loro comunicano. L'interazione quotidiana fra gli individui è un significato sociale di grande importanza: le sue regole e i suoi rituali esprimono attenzione agli altri rispetto per le loro richieste, per suo mezzo si realizza un continuo monitoraggio e adattamento reciproco, si riparano quasi del tessuto sociale e si conserva la fiducia fra persone. È la meccanica più intima della riproduzione sociale. (es. la complessità insospettata della comunicazione non verbale fra due sconosciuti che si incontrano, pur continuando apparentemente ad ignorarsi) Il capitale sociale ????Il capitale sociale è il patrimonio di relazioni di cui dispone una persona e che può impiegare per i suoi scopi. La cooperazione è possibile dati certi caratteri del tessuto complessivo di relazioni e il capitale sociale può essere considerato come una specie di bene pubblico al quale si ha accesso entrando a far parte di un gruppo o ad una comunità. La fiducia è una componente del capitale sociale, che può avere origini diverse. Esempio negli Stati Uniti i membri di sette di riformati erano favoriti negli affari in quanto contraenti rigorosi affidabili- oggi potremmo dire che avevano un capitale sociale generato dal loro credo religioso e della rigida osservanza della loro comunità. Il capitale può dipendere anche dalla forma delle relazioni nella società moderna il capitale sociale e depositato principalmente in organizzazioni informali, che continuano a funzionare anche se gli individui cambiano e permettono una cooperazione efficiente ottenute da sistemi incentivi e sanzioni, riconosciuti e rispettati dei partecipanti. Filoni di ricerca: il ruolo del capitale sociale nelle grandi organizzazioni formali e nelle politiche di sviluppo economico nei territori svantaggiati

la composizione delle classi

La mobilità sociale ha un ruolo chiave nella formazione delle classi. Marx: se vi è mobilità sociale (flusso di persone che entrano ed escono), le classi non si strutturano. Perché si formino delle classi, è necessario un certo grado di chiusura in termini di mobilità, che permette che vi sia una certa omogeneità all'interno del gruppo sociale/classe. In Italia (Paesi occidentali), vi sono forti differenze nella composizione sociale delle classi: Piccola borghesia agricola e classe operaia urbana: alto tasso di auto-reclutamento (persone che fanno parte della stessa classe del padre)- 66% Classe medi impiegatizia: tasso di auto-reclutamento 26%, classe eterogenea. Il grado di omogeneità per origine sociale è mutato nel tempo. Negli anni 60, gli operai figli di operai erano il 46%. Negli anni 70 il 39%, nel 1985 era del 49% ed alla fine del XX secolo ha raggiunto il 56%. In Italia il tasso di auto reclutamento è più basso che in Francia o in Gran Bretagna. Questi dati dimostrano che la mobilità sociale non indebolisce l'identità demografica della classe operaia, ma in certi casi può addirittura rafforzarla. Questo può accadere quando superato un determinato livello di industrializzazione, si verificano contemporaneamente alcune condizioni: La classe operaia cessa di espandersi , La quota degli occupati nel settore agricolo decresce continuamente e si riducano le possibilità di reclutare da questo bacino gli operai Diminuzione della mobilità discendente delle classi medie alla classe operaia. Nel corso degli anni 60, in una fase di espansione, la classe operaia del nostro paese e diventata più eterogenea, in quanto un gran numero di persone provenienti dalle classi agricole. Dagli anni 70 in poi, essendosi assottigliate sì le classi agricole, la classe operaia italiana è diventata più omogenea. Maggiormente nelle regioni in cui il processo di industrializzazione è iniziato prima. Questa omogeneità continuerà ad aumentare nel prossimo futuro.

dai valori alle norme

La norma è il modo di rendere operativa una particolare interpretazione di un certo valore (es. la norma del non copiare deriva dal valore che ognuno deve ricevere in base ai suoi meriti e alle sue capacità, la norma di non rubare deriva dal valore della proprietà, la norma di non uccidere deriva dal valore della vita) Le norme svolgono la funzione di deviare o vietare dei comportamenti in vista di un valore ultimo, sono dei vincoli che vietano certi comportamenti (obbligazioni) e ne consentono altri (permissioni)

gli agenti della socializzazione secondaria

La scuola: Prima istituzione extra-familiare con la quale l'individuo entra in rapporto e segna l'inizio della socializzazione secondaria. È un ambiente diverso da quello domestico è la figura dell'insegnante e portatrice di un ruolo sociale specifico, definito da caratteristiche oggettive di competenza e da norme impersonali di prestazione. Nell'interagire con l'insegnante il bambino impara modelli di comportamento adeguati ad una situazione definita in termini di rapporti di autorità più impersonale di quelli esperiti in famiglia. Il bambino impara a strutturare la propria azione in termini di rapporto mezzi fini: gli vengono indicati degli obiettivi di apprendimento, i mezzi adeguati per realizzarli ed i criteri per verificare se l'obiettivo è stato raggiunto o no. La sua prestazione viene valutata e sanzionata positivamente o negativamente mediante un sistema di incentivi e disincentivi. Lo scolaro si confronta in modo esplicito o implicito con i propri compagni e sperimenta una situazione competitiva, oppure viene stimolato a cooperare con essi al fine della realizzazione di un obiettivo comune. La socializzazione scolastica trasmette una serie di modelli di comportamento che si rifanno ai principi di autorità, di prestazione, di competizione e di cooperazione (che sono anche al centro dell'organizzazione del lavoro) Il gruppo dei pari: nei rapporti tra pari, dove gli individui sono sullo stesso piano e non esiste un rapporto sanzionato di autorità o di subordinazione, vi sono molte attività dove ruoli non sono gerarchizzati, come nei gruppi che si formano nell'attività di tempo libero, amicali, associazioni volontarie, e prevalgono relazioni simmetriche tra le persone che fanno parte di tali gruppi. I rapporti all'interno di un gruppo di pari si collocano tra la solidarietà e la competizione: l'effetto di socializzazione del gruppo sui membri che lo compongono si manifesta in termini di apprendimento dei modelli di azione solidaristica e competitiva. L'agire solidaristico si fonda sul sentimento di appartenenza, i membri sottolineano ciò che li accomuna e li rende uguali; l'agire competitivo si fonda sul sentimento si individualità e differenzia i membri del gruppo. Mezzi di comunicazione di massa: influenzano e si sovrappongono all'influenza degli altri agenti di socializzazione. Influiscono nella trasmissione di informazioni e conoscenze, gli atteggiamenti, opinioni e comportamenti relativi alle più diverse sfere di attività. Il processo di socializzazione risulta profondamente influenzato dalle comunicazioni di massa , L'esposizione ai loro messaggi può rafforzare o indebolire l'efficacia dell'azione degli altri agenti di socializzazione. Ad esempio la televisione diffonde valori e modelli di comportamento che possono essere difformi e contrastanti con quelli delle altre agenzie. Ciò pone il problema dei conflitti di socializzazione. Le organizzazioni I movimenti, le associazioni, i partiti Il soggetto stesso

CAPITOLO 6: identità e socializzazione

La socializzazione Ogni società, possiede una vita assai più lunga della vita media degli individui che la compongono: esisteva già quando i suoi attuali membri non erano ancora nati e probabilmente esisterà quando saranno già tutti morti. Ogni società deve assicurare la propria continuità nel tempo di fronte al flusso di membri in entrata e in uscita, È necessario che disponga di pratiche e istituzioni per trasmettere ai nuovi venuti una parte del patrimonio culturale che accumulato nel corso delle generazioni: la socializzazione indica il processo mediante il quale i nuovi nati diventano membri della società. E del patrimonio culturale fanno parte i valori, norme e atteggiamenti conoscenze e capacità linguaggi che consentono solo di esistere, di adattarsi al suo ambiente esterno e di modificare a sua volta questo se stessa. La società è un'entità assai differenziata e lui è tanto di più quanto più moderna, per rendere gli individui capaci di operare in una società differenziata il patrimonio di cultura non può essere trasmesso in blocco a tutti i nuovi nati. In società altamente differenziate e complesse, una parte del patrimonio culturale che va a formare le competenze sociali di base (competenze comunicative e relazionali), deve essere trasmessa a tutti i membri della società, mentre una seconda parte che comprende le competenze sociali specifiche (competenze per svolgere certi ruoli), ma distribuita in modo differenziato a seconda del grado e del tipo di divisione sociale del lavoro Socializzazione come processo continuo La socializzazione è un processo continuo che si svolge lungo tutto l'arco della vita, E questa continuità presenta due aspetti fondamentali: I processi di apprendimento che accompagnano la socializzazione hanno una natura più o meno cumulativa: ogni fase del processo si fonda sulle fasi precedenti e le presuppone, ogni nuovo apprendimento utilizza in gran parte elementi già appresi e non può farne a meno anche se non si esaurisce in essi. Quando l'apprendimento di cose nuove entra in conflitto e risulta incompatibile con una parte di quanto è già stato preso, questa parte deve essere accantonata per far posto e rendere possibile l'acquisizione del nuovo. Oltre una certa età, variabile da individuo a individuo, anche in relazione al deterioramento delle funzioni cerebrali, la capacità di apprendere cose nuove diminuisce o si arresta del tutto, e quanto è stato appreso in precedenza viene selettivamente eliminato ma mano che non risulta più utilizzabile nella prassi quotidiana. Passando dalla socializzazione primaria a quella secondaria, il soggetto acquisisce un controllo sempre maggiore sul processo stesso: diventa un agente della sua stessa socializzazione, capace di compiere delle scelte che indirizzano il processo e condizionano l'azione degli agenti di socializzazione. La socializzazione primaria Socializzazione primaria: comprende le competenze sociali di base, indipendenti dalla posizione che l'individuo occupa nella società. Si tratta di un livello minimo di competenza comunicativa, di usare il linguaggio per scambiare informazioni con gli altri membri e la capacità di entrare rapporto con gli altri scambiando affettività prestazioni risorse che consentono lo sviluppo di legami sociali e di forme di cooperazione indispensabili all'esistenza stessa della società. Copre i primi anni di vita del bambino, in genere fino al raggiungimento dell'età scolare. Le fasi della socializzazione primaria Alla nascita, i bambino è dotato di grande plasticità ed ha difronte una vasta gamma di possibilità di sviluppo tra le quali solo una si realizzerà, come risultato delle esperienze che segneranno il suo percorso. tuttavia, è possibile fissare alcune fasi tipiche, attraverso le quali passano tutti gli individui. Le modalità e gli esiti di una fase condizionano le modalità e gli esiti delle fasi successive ed ogni fase del processo di socializzazione. Il raporto madre-bambino è quindi la prima fase della socializzazione primaria. Dipendenza dalla madre: alla nascita, il bambino, necessita della madre, che provvede a soddisfare ogni sua necessità (fame, sete, bisogni) e lo libera dallo staro di disagio che tali bisogni producono. Si istaura così una dipendenza, che caratterizza le prime esperienze e che iniziano a dar forma alla struttura psichica del bambino. Se il rapporto di dipendenza sarà gratificante ed allevierà lo stato di disagio derivante dai bisogni primari, il bambino svilupperà un rapporto di fiducia nei confronti del mondo che lo circonda. Se non è in grado di comunicare in modo efficiente i suoi bisogni, e se le persone che lo circondano non sanno interpretare correttamente i suoi messaggi ed assecondare i suoi bisogni, svilupperà un rapporto di sfiducia verso l'ambiente, che condizionerà le sue esperienze successive. Attaccamento: in seguito alla prima fase, si svilupperà un rapporto di affettività tra la madre ed il bambino, che manifesta attaccamento. Inoltre, la madre, nel soddisfare i bisogni del bimbo, comincia a stabilire delle regole (es. ritmi dell'allattamento) sulla base delle quali si formano delle aspettative reciproche di comportamento (reciprocità del rapporto madre-bambino) Regole, premi e punizioni: nell'interazione adulto-bambino si vengono a stabilire delle regole (orari pasti..). L'applicazione delle regole comporta sempre un premio per il comportamento ad esse conforme ed una punizione se il comportamento non viene eseguito. Non sempre ricompense e punizioni rafforzano il comportamento desiderato, in quanto la loro efficacia dipende da una serie di fattori che riguardano il contesto dell'interazione: La coerenza con la quale vengono applicate le sanzioni L'immediatezza con cui il premio o la punizione seguono un comportamento da rafforzare o scoraggiare (risposta tardiva=indebolimento della sanzione). Il tipo di premi e di punizioni condiziona la loro efficacia. Le punizioni di carattere fisico inducono ad un rispetto esteriore della norma, mentre le punizioni di carattere psicologico ne facilitano l'interiorizzazione. Le ricompense di carattere psicologico consistono in segnali di approvazione e in dimostrazioni di affetto, mentre le punizioni consistono in segnali di ritiro o di i sottrazione di affetto ma anche nella loro minaccia. (se nelle pratiche di socializzazione prevarranno le sanzioni positive di tipo affettivo, cioè le ricompense in termini di approvazione e sostegno, più le prescrizioni ricevute diventeranno delle norme interiorizzate) Altro generalizzato: Affinché l'interiorizzazione delle norme avvenga in modo adeguato, È necessario che il bambino estenda i propri termini di riferimento delle figure dei genitori al contesto sociale extra-familiare o altro generalizzato. È un processo di decentramento, alla base dello sviluppo intellettuale e morale del bambino. Il bambino agisce in una cerchia di persone allargata e opera un'astrazione e generalizzazione dei ruoli e degli atteggiamenti dei delle figure parentali ai ruoli e agli atteggiamenti in generale. I valori, le norme E le conoscenze che il bambino ha ricevuto dei genitori vengono rafforzate e sostenute dagli altri, assumono una generalità sempre più ampia fino ad includere la società nel suo complesso. Lo sviluppo morale è composto da 6 fasi: Ci si conforma alle regole imposte per paura delle punizioni Ci si conforma alle regole per ottenere un premio Ci si conforma alle regole per ottenere approvazione sociale Si afferma un codice morale astratto Si raggiunge la capacità riflessiva e argomentativa circa la validità dei principi morali ⚠︎ Il codice morale è l'elemento costitutivo dell'identità personale La socializzazione secondaria Socializzazione secondaria: comprende le competenze sociali specifiche, che consentono all'individuo di svolgere ruoli particolari e comportano la capacità di usare linguaggi e conoscenze condivise soltanto da parte di coloro coinvolti nell'esercizio di tali ruoli. . Si indica l'insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall'esercizio dei vari ruoli sociali. Si colloca nella fase successiva e procede per tutte le arco della vita. E composta dalle pratiche messe in atto delle società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti, a tali ruoli sono vari e differenziati, la socializzazione secondaria consiste nella formazione delle capacità sociali specifiche necessarie all'esercizio dei ruoli stessi. Per socializzazione secondaria si intende quell'insieme di pratiche messe in atto dalla società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti. Tali ruoli sono straordinariamente vari e differenziati, ed il compito della socializzazione secondaria consiste nella formazione delle capacità sociali specifiche necessarie all'esercizio dei ruoli stessi. Le società moderne sono società altamente differenziate, comprendono una gamma molto ampia di ruoli e di relative posizioni. Ogni individuo possiede una pluralità di ruoli all'interno della società, che si collocano in sfere di vita separate tra loro: La sfera dei ruoli familiari, un individuo può essere figlio dei propri genitori, e contemporaneamente marito o moglie del proprio coniuge, padre o madre dei propri figli, nonno o zio dei propri nipoti e così via. La sfera dei ruoli lavorativi, si differenziano a seconda del ramo di attività (agricola, industriale, commerciale, amministrativa), del tipo di mestiere e dimensione, del tipo di posizione gerarchica nell'organizzazione del lavoro ed in base a molte altre caratteristiche. La sfera dei ruoli relativi alle attività amicali, un individuo può essere giocatore di poker, frequentatore di un certo bar, campione di biliardo, sportivo o membro per la protezione degli animali. Sfera della partecipazione sociale e politica, un individuo può ricoprire il ruolo di membro dell'assemblea dei genitori della scuola, poi essere presidente di una commissione del consiglio di zona, tesoriere del suo partito o del sindacato dell'azienda presso la quale lavora. L'insieme dei ruoli svolti da un individuo si designa in genere con il termine inglese role set. ⚠︎: la composizione dell'insieme dei ruoli svolti da un individuo muta continuamente nel tempo. Ogni sfera di vita compie un suo percorso che in parte può essere tipico di molti altri, in parte del tutto personale. Nella sfera dei ruoli familiari si può identificare una serie di tappe attraverso le quali molti passano, sia pure in momenti e circostanze diverse della loro vita. Nella sfera educativa, lavorativa e in ogni campo dove l'individuo svolge dei ruoli si verificheranno varie serie di cambiamenti: il passaggio da un ordine di scuola un altro, dammi tipo di scuola ad un altro, la fine degli studi, la ricerca di un lavoro, il passaggio da un lavoro all'altro, da un livello all'altro della stessa carriera, cambi di residenza legati a cambiamenti di lavoro, la necessità di costruire reti amicali e di solidarietà e cambiamenti di fede politica, adesione di un partito, un sindacato, un'associazione. In ogni percorso comporta l'abbandono di un ruolo e l'assunzione di un nuovo ruolo, oppure la ridefinizione dei contenuti di ruolo in termini di aspettative reciproche e di presentazioni richieste. Ogni svolta nell'ambito di un ruolo produce una serie di aggiustamenti in tutti gli altri ruoli dell'individuo, il quale deve ristabilire l'equilibrio dinamico in tutti settori in cui svolge la sua esistenza. Ad ogni svolta, deve ridefinire la propria situazione in modo più O meno globale a seconda dell'importanza della svolta. Questa ridefinizione comporta una serie di operazioni: la disattivazione di atteggiamenti, comportamenti, capacità e aspettative prevalevano nella situazione precedente alla svolta, attivazione di nuovi atteggiamenti, comportamenti, adeguati alla situazione, la gestione delle ripercussioni del cambiamento su tutti gli altri ruoli ed il mantenimento della propria identità personale nel tempo di fronte al cambiamento della situazione. Per ognuna di queste operazioni vi sono problemi di apprendimento: per fronteggiare la nuova situazione, l'individuo non può far ricorso esclusivamente al repertorio di atteggiamenti, comportamenti e competenze appresi precedentemente, ma deve arricchire tale repertorio e neutralizzare quegli elementi acquisiti che risultano in efficienti e dannosi. Gli agenti della socializzazione secondaria Contribuiscono a plasmare i modi nei quali gli uomini pensano ed agiscono socialmente La scuola: Prima istituzione extra-familiare con la quale l'individuo entra in rapporto e segna l'inizio della socializzazione secondaria. È un ambiente diverso da quello domestico è la figura dell'insegnante e portatrice di un ruolo sociale specifico, definito da caratteristiche oggettive di competenza e da norme impersonali di prestazione. Nell'interagire con l'insegnante il bambino impara modelli di comportamento adeguati ad una situazione definita in termini di rapporti di autorità più impersonale di quelli esperiti in famiglia. Il bambino impara a strutturare la propria azione in termini di rapporto mezzi fini: gli vengono indicati degli obiettivi di apprendimento, i mezzi adeguati per realizzarli ed i criteri per verificare se l'obiettivo è stato raggiunto o no. La sua prestazione viene valutata e sanzionata positivamente o negativamente mediante un sistema di incentivi e disincentivi. Lo scolaro si confronta in modo esplicito o implicito con i propri compagni e sperimenta una situazione competitiva, oppure viene stimolato a cooperare con essi al fine della realizzazione di un obiettivo comune. La socializzazione scolastica trasmette una serie di modelli di comportamento che si rifanno ai principi di autorità, di prestazione, di competizione e di cooperazione (che sono anche al centro dell'organizzazione del lavoro) Il gruppo dei pari: nei rapporti tra pari, dove gli individui sono sullo stesso piano e non esiste un rapporto sanzionato di autorità o di subordinazione, vi sono molte attività dove ruoli non sono gerarchizzati, come nei gruppi che si formano nell'attività di tempo libero, amicali, associazioni volontarie, e prevalgono relazioni simmetriche tra le persone che fanno parte di tali gruppi. I rapporti all'interno di un gruppo di pari si collocano tra la solidarietà e la competizione: l'effetto di socializzazione del gruppo sui membri che lo compongono si manifesta in termini di apprendimento dei modelli di azione solidaristica e competitiva. L'agire solidaristico si fonda sul sentimento di appartenenza, i membri sottolineano ciò che li accomuna e li rende uguali; l'agire competitivo si fonda sul sentimento si individualità e differenzia i membri del gruppo. Mezzi di comunicazione di massa: influenzano e si sovrappongono all'influenza degli altri agenti di socializzazione. Influiscono nella trasmissione di informazioni e conoscenze, gli atteggiamenti, opinioni e comportamenti relativi alle più diverse sfere di attività. Il processo di socializzazione risulta profondamente influenzato dalle comunicazioni di massa , L'esposizione ai loro messaggi può rafforzare o indebolire l'efficacia dell'azione degli altri agenti di socializzazione. Ad esempio la televisione diffonde valori e modelli di comportamento che possono essere difformi e contrastanti con quelli delle altre agenzie. Ciò pone il problema dei conflitti di socializzazione. Le organizzazioni I movimenti, le associazioni, i partiti Il soggetto stesso La formazione dell'identità L'acquisizione dell'identità personale permette di rispondere alla domanda 'chi sono?'. Le risposte variano nel tempo e il processo di socializzazione può essere visto come una successione di fasi in cui il soggetto sviluppa un'identità sempre più articolata e complessa: Il soggetto acquisisce la capacità di riconoscere l'esistenza di un mondo esterno, delimita i confini tra ciò che sta dentro di sé e ciò che sta fuori di sé. L'acquisizione di questo elemento è mediato dal rapporto con la madre, tuttavia il bambino non ha ancora imparato a distinguere tra la madre e le altre persone. Il bambino comincia distinguere tra la madre e gli altri adulti e ad isolare le caratteristiche delle singole persone: la sua immagine del mondo sociale assume le caratteristiche di un sistema di ruoli tra loro correlati all'interno del quale egli occupa una posizione particolare. All'età di quattro anni si ha la tipizzazione sessuale, il bambino sa distinguere tra maschi e femmine e sa riconoscere la propria appartenenza all'uno o l'altro genere. Questa identificazione viene indotta dal trattamento differenziale riservato i bambini alle bambine fin dei primi mesi di vita. La socializzazione differenziale contribuisce all'acquisizione dell'identità di genere. La presenza di fratelli o sorelle consente la sperimentazione di ruoli familiari di tipo orizzontale, e rende più differenziato il sistema di ruoli familiari nell'ambito del quale ogni singolo soggetto definisce la propria identità. Da un punto di vista analitico si possono distinguere tre componenti nel processo di formazione dell'identità Identificazione: il soggetto fra riferimento alle figure rispetto le quali si sente uguale o simile o con le quali condivide determinati caratteri. Conduce alla formazione del senso di appartenenza ad un'entità collettiva (un noi- famiglia, fratria, pari) Individuazione: Fa riferimento alle caratteristiche che lo distinguono dagli altri, sia gruppi ai quali non appartiene che membri del proprio gruppo e quali il soggetto si distingue per le proprie caratteristiche fisiche e morali e per una propria storia individuale. Esclusione ⚠︎: Ad ogni stadio il soggetto assume ruoli che si diversificano dei ruoli precedenti e così la sua identità diventa più differenziata e specifica. Questo processo però non si svolge in modo lineare e cumulativo e ad ogni svolta l'individuo deve ridefinire la propria identità in relazione alla ristrutturazione della mappa cognitiva del mondo sociale esterno. (necessità di socializzarsi) I conflitti di socializzazione nelle società differenziate Tra gli agenti di socializzazione non vi è coerenza e l'azione di essi può non essere coerente internamente: tra i diversi agenti di socializzazione vi sono continue possibilità di conflitto in quanto non esiste un programma prestabilito dei comportamenti umani che produca determinate risposte sociali Nelle fasi sella socializzazione primaria il bambino ha minori possibilità di influire sul proprio contesto di socializzazione ma nelle fasi successive questa possibilità aumenta così con la gamma di opinioni e di valori tra i quali gli individui può scegliere in autonomia, potrà scegliere l'esempio del padre....ecc. Potrà gestire il conflitto tra gli agenti di socializzazione, così l'individuo risulta libero di costruire la propria identità.

socializzazione

La socializzazione è un processo continuo che si svolge lungo tutto l'arco della vita, E questa continuità presenta due aspetti fondamentali: I processi di apprendimento che accompagnano la socializzazione hanno una natura più o meno cumulativa: ogni fase del processo si fonda sulle fasi precedenti e le presuppone, ogni nuovo apprendimento utilizza in gran parte elementi già appresi e non può farne a meno anche se non si esaurisce in essi. Quando l'apprendimento di cose nuove entra in conflitto e risulta incompatibile con una parte di quanto è già stato preso, questa parte deve essere accantonata per far posto e rendere possibile l'acquisizione del nuovo. Oltre una certa età, variabile da individuo a individuo, anche in relazione al deterioramento delle funzioni cerebrali, la capacità di apprendere cose nuove diminuisce o si arresta del tutto, e quanto è stato appreso in precedenza viene selettivamente eliminato ma mano che non risulta più utilizzabile nella prassi quotidiana. Passando dalla socializzazione primaria a quella secondaria, il soggetto acquisisce un controllo sempre maggiore sul processo stesso: diventa un agente della sua stessa socializzazione, capace di compiere delle scelte che indirizzano il processo e condizionano l'azione degli agenti di socializzazione.

le classi nelle società moderne

La società moderna, nata dalla rivoluzione francese, è caratterizzata dall'uguaglianza di diritti di tutti i suoi membri. Tuttavia, pur essendo uguali di diritti, i cittadini non lo sono di fatto: esistono rilevanti differenze sociali strutturate e durature. Le classi della società moderna sono raggruppamenti non di diritto ma di fatto. Sulla definizione di queste classi sono usati due principali schemi di classificazione: 1974, Schema di Sylos Labini È basato sul tipo di reddito percepito da un individuo. Vi sono 3 grandi categorie di reddito: La rendita (dei proprietari fondiari)→ Borghesia Il profitto (dei capitalisti industriali, agrari, commerciali)→ Borghesia Redditi misti (salario e capitale- lavoratori autonomi)→ Piccola borghesia relativamente autonoma Gli stipendi (degli impiegati pubblici e privati)→ Classe media impiegatizia Il salario (degli operai)→ Classe operaia Disoccupati, precari e lavori a termine→ Sottoproletariato 1980, Schema di Goldthorpe Si basa su due criteri: La situazione di lavoro, fa riferimento alla posizione assunta dagli lavoratori nella gerarchia organizzativa e nelle relazioni sociali. Gli occupati, in base alle relazioni di lavoro, possono essere distinti in tre categorie: Imprenditori, acquistano il lavoro altrui ed esercitano autorità e controllo su di esso Lavoratori autonomi senza dipendenti, non usano il lavoro altrui né vendono il proprio Lavoratori dipendenti, vendono il loro lavoro. La situazione di mercato, indica i vantaggi e gli svantaggi materiali e simbolici di cui godono i lavoratori (es. di reddito percepito, le possibilità di carriera, stabilità del posto, caratteristiche dell'ambiente di lavoro). Deriva da quanto il mercato remunera la professione svolta. Le classi sociali sono definite dall'insieme delle situazioni di mercato e dalle situazioni di lavoro. Goldthorpe individua 7 classi sociali: Composta da grandi imprenditori, professionisti e dirigenti, che presentano un reddito elevato, stabilità, ottime possibilità di carriera, autonomia decisionale; service class(posizioni superiori): non è il contratto di lavoro a regolare i rapporti, ma la relazione di servizio, che comporta la delega dell'autorità e l'identificazione dei propri interessi con quelli dell'impresa Composta professionisti e dirigenti di livello inferiore redditi medio-alti Composta da impiegati ed addetti alle vendite Composta dalla piccola borghesia urbana e agricola commercianti artigiani coltivatori Composta da tecnici e supervisori dei lavoratori manuali, capi reparto Composta da operai specializzati Composta da operai non qualificati

teoria di Lipsett e Zetterberg

condividono la tesi di Sorokin secondo cui tutti i paesi occidentali hanno una forte mobilità sociale assoluta. La mobilità sociale non cresce con lo sviluppo economico, vi è una sorta di effetto soglia: la mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione (espansione economica) raggiunge un determinato livello (si verifica nella fase del decollo di questo processo). Ritengono anche che: L'andamento della mobilità sociale e simile nelle diverse società industriali occidentali, in nessuno di essi il livello di mobilità sociale è eccezionalmente alto. Una forte mobilità sociale assoluta è una caratteristica specifica dell'industrializzazione

la teoria della tensione

La teoria della della tensione si basa sull'assunto che l'individuo sia un animale morale, che fa proprie le norme della società in cui vive ed è naturalmente portato a seguirle. Se rispetta la legge è perché si sente moralmente obbligato a farlo. Solo una forte pressione può spingerlo a violare le norme e questa espressione viene dalla tensione tra struttura culturale e struttura sociale. Durkheim: certe forme di devianza sono dovute all'anomia, cioè alla mancanza delle norme sociali, che regolano e limitano i comportamenti individuali. Quando ciò avviene non si sa più ciò che è possibile e ciò che non lo è. Così, non contenuti da un'opinione disorientata, gli appetiti non sono più quali sono i limiti da non superare. Merton: ha ripreso e riadattato la teoria di Durkheim. La devianza è provocata dalle situazioni di anomia, determinate da un contrasto fra la struttura culturale e quella sociale. La struttura culturale definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle. La struttura sociale consiste nella distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi. Questo contrasto si verifica, ad esempio nella società americana, che prescrive a tutti il raggiungimento del successo economico attraverso il lavoro, il risparmio, l'istruzione, l'onestà. Ciascuno viene spinto dalla famiglia a raggiungere questa meta. Di fatto le persone delle classi sociali svantaggiate non ci riescono. Nella struttura sociale esiste una tensione tra meta da raggiungere e mezzi a disposizione. Per adattarsi alla situazione di contrasto fra mete e mezzi per raggiungerle, gli individui possono scegliere fra cinque diverse forme di comportamento: La conformità: consiste nell'accettazione delle mete culturali e dei mezzi previsti per raggiungerle (non deviante) L'innovazione: è la strada scelta da chi ruba, imbroglia o inganna gli altri, chi aderisce alle mete ma rifiuta i mezzi prescritti. Il ritualismo: di chi abbandona le mete e resta attaccato le norme sui mezzi. Tipica di chi dice "io vado sul sicuro", "mi accontento di quello che ho". La rinuncia: si rifiutano i mezzi e i fini. È quella dei mendicanti, dei nomadi e dei tossicodipendenti. La ribellione: consiste nel rifiuto delle mete e dei mezzi e delle loro sostituzione con altre mete ed altri mezzi.

mutamenti nella struttura familiare nel tempo

Laslett: ricerche sulle liste nominative di 100 comunità, queste mostrarono come in Inghilterra (1574-1821) il numero di persone per famiglia rimase costante, così come la loro composizione (famiglie complesse sempre 10%).→ Dalla metà del 1500 (subito dopo la fine del medioevo), nell'Europa centro-settentrionale la grande maggioranza della popolazione ha sempre seguito la regola di residenza neolocale e dunque la famiglia nucleare ha preceduto di secoli l'industrializzazione. In Europa meridionale l'urbanizzazione e l'industrializzazione hanno contribuito fortemente all'affermazione del modello neolocale-nucleare e al declino delle famiglie complesse a residenza patrilocale. In Italia vi fu una grande eterogeneità di situazioni: Terza Italia (Centro- nord e nord-est): famiglie multiple Campagne: residenza patrilocale e famiglie complesse Braccianti: famiglie nucleari ed estese Coltivatori proprietari e mezzadri: famiglie multiple, vivevano in case isolate sui poderi (I mezzadri erano obbligati a vivere nel podere e a subordinare alle esigenze del proprietario, che sceglieva la famiglia a cui affidare il potere, in modo che contenesse il numero adeguato di braccia adulte e non avesse uno eccessivo di bocca inutili, bambini. Nessun componente della famiglia mezzadrile poteva spostarsi senza l'autorizzazione del proprietario). 1300 Italia settentrionale: regola di residenza neolocale, per gli artigiani ed immigrati (vivevano da soli o senza struttura coniugale) 1600, pop Puglia e Sicilia: regola di residenza neo-locale 1700, borghesia ed aristocrazia: famiglie multiple verticali od orizzontali e verticali e residenza patrilocale fino alla fine del 700, a causa di mutamenti nelle regole di trasmissione della proprietà da una generazione all'altra Ad oggi in Italia i legami fra i genitori insegni figli adulti sono indeboliti, ma restano più forti che altrove. E dal 1960 in poi la quota delle persone anziane che vivono sole è aumentata dovunque, ma in Italia è più bassa che negli altri paesi.

Mutamenti nelle relazioni famigliari

Le relazioni all'interno delle famiglie un tempo erano molto diverse da quelle di oggi. In tutti i ceti sociali nelle famiglie multiple come in quelle nucleari, dominava un modello di autorità patriarcale, una gerarchia di posizioni e ruoli definiti in base ad età, sesso ed ordine di nascita. Al vertice vi era il maschio, padre e marito che era il capo politico e tradizionale della famiglia, cui gli altri membri erano subordinati. Fra marito e moglie vi era una rigida separazione dei ruoli, che faceva sì che trascorressero la maggior parte del tempo con altre persone dello stesso sesso e non insieme. inoltre, I rapporti coniugali erano caratterizzati da distacco e riserbo. Seicento: nelle famiglie nobili si chiamavano per ruolo 'signor/a consorte' e non per nome, dandosi del lei Prima metà settecento: nei ceti più bassi le donne davano del 'voi' al marito che dava del 'tu'. I genitori abituavano i figli alla sottomissione e alla deferenza fin da piccoli, tenendoli a distanza, privati da confidenza od affetto affinché si sentissero diversi ed inferiori, esercitavano un controllo ferreo sulle emozioni, cercando di non manifestare il loro affetto nei confronti dei figli; nei ceti più bassi davano del 'voi' ai genitori, nelle famiglie nobili del 'signor/a padre/madre', baciavano loro le mani quando si presentavano e facevano una riverenza. Al momento del matrimonio, i genitori esercitavano una forte influenza sulla scelta del coniuge (famiglie patriarcali) Fine settecento/inizio ottocento: si verificò una crisi del modello patriarcale (prima nei ceti alti -borghesia intellettuale e poi si diffuse ad altri ceti elevati), i rapporti tra genitori e figli cambiarono radicalmente ed emerse la famiglia coniugale intima, in cui il padre rappresentava ancora la figura più importante ma la distanza sociale tra lui e la moglie era genitori e figli si ridusse notevolmente. Cominciarono a darsi del 'tu' ed aumentarono le interazioni fra i membri della famiglia, il tempo passato insieme e le cure reciproche.

mutamenti mobilità assoluta

Misurando la mobilità assoluta di questi 10 paesi, si rileva che i valori della convegno (55-75% pop) e che, quindi, non esiste una tendenza che indichi una relazione tra la mobilità sociale ed il livello di industrializzazione dei paesi. Né in Inghilterra né in Francia, né in Germania né in Svezia la percentuale degli uomini che fanno parte di una classe sociale diversa da quella del padre sale passando dalle generazioni più vecchie e quelle più giovani. In Italia la percentuale dei mobili cresce dalla prima alla seconda, ma non dalla seconda alla terza. In tutti gli altri paesi gli uomini in ingresso nel mercato del lavoro avvenuto dopo la seconda guerra mondiale non sono vissuti in società più nobili di quelli che vi sono entrati nel 1920 → non vi è alcuna tendenza costante all'aumento o alla diminuzione della mobilità sociale assoluta. Tuttavia la ricerca evidenzia in maniera univoca che le possibilità di passare da una classe sociale all'altra sono molto diverse a seconda della classe di origine: la mobilità sociale relativa è scarsa e poco fluida risulta la struttura sociale: In Italia i membri della classe borghese rimangono nella loro classe di origine con una probabilità 15 volte più elevata dei membri di qualsiasi altra classe sociale (1994, Cobalti e Schizzerotto) L'elevata mobilità assoluta è dovuta principalmente all'espansione storica della classe media impiegatizia e della piccola borghesia urbana, alla trasformazione della struttura occupazionale verificatasi nel secondo dopoguerra in Italia (contrazione settore agricolo, espansione del ceto medio)

classificazione norme secondo ambito normativo

Molte norme valgono soltanto per gli appartenenti a determinati gruppi sociali e regolano i rapporti sia all'esterno che all'interno del gruppo. Codici deontologici (morali): stabiliscono i principi e le modalità ai quali si devono attenere gli appartenenti nell'esercizio delle loro attività professionali, sulla base di etiche professionali. I gruppi professionali godono di un'autonomia normativa che consente l'esistenza di veri e propri sistemi giuridici specializzati, dotati di organi che hanno un potere sanzionatorio nei confronti dei membri. (medici, notai, avvocati, ragionieri, commercialisti..)

le spiegazioni biologiche

Molte teorie riconducevano i comportamenti devianti alle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui. I criminali sono considerati individui diversi degli altri, anormali e inferiori. Ritengono che la presenza di certi tratti biologici faccia solo aumentare la probabilità che una persona commette dei reati. Questa idea era molto antica, e precede di molti secoli la nascita delle scienze sociali. A Cesare Lombroso, per molto tempo considerò la costituzione fisica come la più potente causa di criminalità. Dando particolare importanza al cranio, di Lella rilevo che nell'occipite vi era una fossa che chiamò Cividale mediana. Lombroso sosteneva che il delinquente nato aveva ingenerare la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed era Bondi le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto il viso pallido o giallo la barba rada. (simile frenologia) Lombroso sostenne che il delinquente nato presentava delle caratteristiche ataviche, simili a quelle degli animali inferiori e dell'uomo primitivo, che rendevano impossibile il suo adattamento alla società moderna. Severamente criticato da molti studiosi la teoria di Lombroso fu poi modificata dall'autore stesso, che sostenne che i delinquenti nati costituivano solo un terzo di coloro che infrangevano le norme e che ogni delitto aveva in origine in una molteplicità di cause. Nel 1940 il medico William Sheldon sostenne che vi erano tre tipi fondamentali di costituzione fisica: Tipo endomorfo: corpo ben ricoperto di grasso, ossa piccole, arti corti pelle morbida e vellutata; a un temperamento viscerotonico e tende ad essere socievole, accomodante e indulgente con se stesso Tipo mesomorfo: tronco imponente, gran massa di muscoli e solide ossa; ha un temperamento somotonico , attivo e dinamico ed è irrequieto aggressivo energico ed instabile. Tipo ectomorfo: a un corpo magro, fragile e delicato ossa piccole e spalle curve; a un temperamento cerebrotonico: è introverso iper sensibile e nervoso e soffre di insonnia. Secondo Shell Don in ciascuno di noi ci sono tratti di tutti e tre questi tipi. Ciò che rende una persona diversa dell'altra e il peso di queste caratteristiche su di loro. L'individuo in isomorfi hanno maggiori probabilità di diventare criminali. Negli ultimi decenni la teoria biologica è stata ripresa riformulata. Vi è una tendenza ad infrangere le norme se questi hanno alcune forme di anormalità genetica, in particolare quella della sindrome XYY. Alcune persone invece di avere 46 cromosomi gli hanno 47. Se il cromosoma che hanno in più è una X non succede nulla di rilevante. Se invece è una Y, e assai probabile che queste persone commetta no reati di vario tipo.

mutamento nella sfera dei valori

Nella civiltà occidentale, influenzata dalla tradizione ebraico-cristiana, il tempo/luogo della realizzazione dei valori ultimi è sempre collocato nel futuro (morte o oltretomba). Questo meccanismo ha fortemente influenzato tutte quelle forme di pensiero che si fondano sulla filosofia della storia, sull'idea che la storia abbia non solo una fine ma anche un fine, ciò vale anche per il marxismo, in cui la realizzazione della società senza classi e quindi dal valore ultimo dell'uguaglianza tra gli uomini, è spostata nel tempo in un imprecisato futuro e richiede il sacrificio di intere generazioni a beneficio di quelle future. Si pone l'agire dell'oggi al servizio del risultato che si realizzerà solo un domani. Il processo di secolarizzazione, ha fortemente indebolito l'ancoraggio ai valori nelle credenze religiose, il declino nelle grandi costruzioni ideologiche fondate su qualche filosofia della storia. Non si può più parlare di valori dotati di un fondamento assoluto, ma ciò non vuol dire che questi siano estinti. Antichi valori convivono accanto ad altri valori, la dinamica della sfera dei valori è alimentata da nuovi movimenti sociali, capaci di mobilitare energie e di formulare nuovi criteri per distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Accade spesso che le società, si rendono conto che qualche cosa è dotato di valore solo quando la sua esistenza appare minacciata (es. valori ecologici, valori rispetto al diverso e dell'altro da sé) bisogno nella società linea di tendenza che nascono in un campo di tensioni generate dall'emergere di gruppi che prima è più di altri percepiscono il divario tra essere e dover essere. Si possono formulare le seguenti ipotesi per lo studio del mutamento dei valori nella società contemporanea: Si sta allargando il grappolo dei valori universali, condivisi dalla grande maggioranza della popolazione I sistemi di valori si frammentano, perdendo il riferimento a valori ultimi ed al loro posto si creano aree di micro solidarietà accanto a nuovi valori, a livello di vita quotidiana e di macro solidarietà a livello planetario. Si assiste ad un processo di presentificazione dell'orizzonte di realizzazione dei valori in cui ogni individuo cerca di realizzare il proprio ideale di vita buona nel qui e ora.

teorie della mobilità sociale

Nella società contemporanea, i sociologi hanno condotto grandi indagini, cercando di ricostruire e analizzare i mutamenti nella mobilità sociale (assoluta e relativa) avvenuti nell'ultimo secolo e le differenze esistenti fra i vari paesi. Le descrizioni e le spiegazioni più importanti che hanno fornito sono 5: 1960, Kerr, Dunlop, Parsons, Teoria liberale dell'industrialismo: il passaggio dalla società pre-industriale a quella industriale è stato accompagnato da un amento della mobilità sia assoluta sia relativa. Tale aumento non si è arrestato la fine di questo periodo storico, continua tuttora ma mano che prosegue lo sviluppo economico. Lo sviluppo economico fa crescere la mobilità assoluta perché causa continui mutamenti del mercato del lavoro ed un aumento delle posizioni di vertice che richiedono alti livelli di qualificazione. Determina anche un aumento della mobilità relativa perché provoca un processo di razionalizzazione, il passaggio dal particolarismo all'universalismo, dai ruoli ascritti ai ruoli acquisiti. Ciò che conta nel reclutare le persone è sempre di meno chi sono e sempre di più cosa è se sanno fare. Teoria della differenziazione in base a fattori culturali e politici: in disaccordo con la teoria liberale, sostengono che fra i paesi sviluppati Venezia alcuni che hanno livelli di mobilità sociale eccezionalmente elevati. E la forte mobilità sociale di alcuni paesi è dovuta a fattori di ordine culturale e politico. Rifacendosi alla tesi di Tocqueville, pensano che gli Stati Uniti (o l'Australia) siamo il paese in cui spostarsi da una classe all'altra e particolarmente facile, e ritengono che questo sia dovuto alla peculiarità delle sue istituzioni e della sua cultura nazionale. ⭐️Sorokin, La teoria delle fluttuazioni storiche: nei paesi occidentali moderni, la mobilità sociale era elevata, più di quanto lo fosse nel XVIII secolo. Al tempo stesso, non vi è nessuna tendenza definita e costante verso un aumento o una diminuzione dell'intensità e della diffusione della mobilità verticale. Non vi è una tendenza costante, ma contiene fluttuazioni: un alternarsi di ondate di maggiore mobilità e cicli di minore mobilità. Queste direzioni dipendono dalla diversa importanza assunta dei fattori esogeni (le rivoluzioni, le guerre, le invasioni→aumento di mobilità) e da quelli endogeni (disordine giuridico o religioso→ diminuzione mobilità) al sistema di stratificazione. Questi fattori sono controllati dalle posizioni a vertice.(confermata circa la mobilità assoluta) 1959, Teoria di Lipset e Zetterberg: condividono la tesi di Sorokin secondo cui tutti i paesi occidentali hanno una forte mobilità sociale assoluta. La mobilità sociale non cresce con lo sviluppo economico, vi è una sorta di effetto soglia: la mobilità delle società diventa relativamente elevata quando la loro industrializzazione (espansione economica) raggiunge un determinato livello (si verifica nella fase del decollo di questo processo). Ritengono anche che: L'andamento della mobilità sociale e simile nelle diverse società industriali occidentali, in nessuno di essi il livello di mobilità sociale è eccezionalmente alto. Una forte mobilità sociale assoluta è una caratteristica specifica dell'industrializzazione ⭐️Teoria di Featherman, Jones e Hauser: Vi sono significative differenze tra i paesi sviluppati riguardo alla mobilità sociale assoluta, in quanto questa dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico, demografico) il cui peso varia a seconda dei paesi. La mobilità relativa, invece, è la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico. Lo sviluppo economico non aumenta la fluidità sociale. (confermata circa la mobilità relativa) le differenze di fluidità sociale esistenti tra questi paesi sono in parte dovute alla loro specificità storica, ed in parte ad una fonte di natura sistematica, gli sforzi fatti dai governi dei vari paesi per cercare di rendere più fluida la società. Vi è una somiglianza di fondo nella fluidità sociale fra tutti i paesi con un'economia di mercato e un sistema familiare nucleare, quando non sia stato utilizzato il potere degli apparati dello Stato moderno per modificare i processi attraverso i quali le disuguaglianze di classe sono prodotte e riprodotte da una generazione all'altra.

il mutamento delle istituzioni

Ogni istituzione è un sistema di regole in continuo rapporto con le altre istituzioni, (altri sistemi di regole). Quando una istituzione muta in qualche ambito, tale mutamento avrà degli effetti sulle istituzioni collegate, trasformando l'ambiente. Il tipo e l'intensità di risposta istituzionale alle sfide ambientali dipendono dalle capacità dell'istituzione di rispondere ai mutamenti esterni e di mobilitare le proprie risorse in modo appropriato. Se le organizzazioni sopravvalutano o sottovalutano l'entità della sfida non attueranno la risposta appropriata, rischiando di mettere a rischio la propria sopravvivenza. I fattori di mutamento, possono essere sia esogeni che endogeni. Non si può dire a priori quale tipo di risposta alle sfide aumenti o diminuisca le possibilità di sopravvivere di un'istituzione, poiché dipende dal tipo di sfida e dalle circostanze in cui si verifica. In generale, però, le istituzioni possiedono due tipi di risposte possibili alle sfide: Risposta rigida, tendente a conservare l'identità e l'integrità dell'istituzione di fronte la turbolenza interna o esterna Risposta flessibile, in grado di modificare le proprie strutture interne e di ridefinire i confini con l'ambiente e quindi l'identità dell'istituzione. L'incapacità di dare risposte flessibili ai mutamenti interni o esterni riduce, nel lungo periodo le possibilità di adattamento e di sopravvivenza di un'istituzione

teoria funzionalista della stratificazione

Originata da Durkheim e sostenuta dai funzionalisti. Ha l'obiettivo di studiare gli aspetti della stratificazione comuni a tutte le epoche e società, in modo da capirne la funzione che svolge per la società ed i suoi processi e funzionamenti. Parte dal presupposto che non sia mai esistita una società priva di stratificazione sociale, e che perciò essa abbia una funzione specifica: ogni società ha la necessità di collocare gli individui nella struttura sociale, assegna ad ognuno una posizione e lo sprona ad agire in maniera consona al buon funzionamento del sistema sociale. La stratificazione sociale svolge delle funzioni vitali ed indispensabili alla sopravvivenza del sistema sociale, in quanto: In una società non tutte le posizioni e le mansioni hanno la stessa importanza e funzionale: alcune sono più rilevanti di altre equilibrio e il funzionamento del sistema sociale, richiedono capacità speciali. Ad esempio gli stregoni o sacerdoti, e nelle società moderne i medici e gli ingegneri (sistema meritocratico) In ogni società il numero delle persone dotate di quelle capacità è limitato e scarso. La conversione delle capacità in competenze implica un periodo di addestramento, durante il quale vengono sostenuti sacrifici di varia natura da parte di coloro che vi si sottopongono. Per indurre le persone capaci a sottoporsi a questi sacrifici, è necessario dar loro ricompense materiali e morali, farsi che le posizioni godono di un livello di reddito e di prestigio maggiore delle altre.

schema di Goldthorpe

Si basa su due criteri: La situazione di lavoro, fa riferimento alla posizione assunta dagli lavoratori nella gerarchia organizzativa e nelle relazioni sociali. Gli occupati, in base alle relazioni di lavoro, possono essere distinti in tre categorie: Imprenditori, acquistano il lavoro altrui ed esercitano autorità e controllo su di esso Lavoratori autonomi senza dipendenti, non usano il lavoro altrui né vendono il proprio Lavoratori dipendenti, vendono il loro lavoro. La situazione di mercato, indica i vantaggi e gli svantaggi materiali e simbolici di cui godono i lavoratori (es. di reddito percepito, le possibilità di carriera, stabilità del posto, caratteristiche dell'ambiente di lavoro). Deriva da quanto il mercato remunera la professione svolta. Le classi sociali sono definite dall'insieme delle situazioni di mercato e dalle situazioni di lavoro. Goldthorpe individua 7 classi sociali: Composta da grandi imprenditori, professionisti e dirigenti, che presentano un reddito elevato, stabilità, ottime possibilità di carriera, autonomia decisionale; service class(posizioni superiori): non è il contratto di lavoro a regolare i rapporti, ma la relazione di servizio, che comporta la delega dell'autorità e l'identificazione dei propri interessi con quelli dell'impresa Composta professionisti e dirigenti di livello inferiore redditi medio-alti Composta da impiegati ed addetti alle vendite Composta dalla piccola borghesia urbana e agricola commercianti artigiani coltivatori Composta da tecnici e supervisori dei lavoratori manuali, capi reparto Composta da operai specializzati Composta da operai non qualificati

la teoria del controllo sociale

Si basa su una concezione più pessimistica della natura umana, considerata moralmente debole. L'uomo è portato più a violare che a rispettare le leggi. Perché la maggior parte delle persone non commetta crimini sono necessari dei controlli sociali, che impediscono la violazione delle norme. Il controllo sociale può essere: Controllo sociale esterno: Forme di sorveglianza esercitata dagli altri per scoraggiare ed impedire comportamenti devianti Controllo sociale interno diretto: Sentimenti di imbarazzo, colpa e vergogna provati da chi trasgredisce la prescrizione sociale porta a non riproporre il comportamento. Controllo sociale interno indiretto: l'attaccamento psicologico ed emotivo per gli altri ed il desiderio di non perdere la loro stima ed il loro affetto porta a non compiere atti devianti. 1990, Hirischi: una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è molto debole, fino quasi a spezzarsi. Il legame che lega una persona alla società presente seguenti aspetti: Attaccamento ai genitori o agli insegnanti: più un individuo è legato a queste persone tanto più difficile che compie delle azioni che si disapprovano. Impegno del perseguimento degli obiettivi convenzionali: il successo scolastico, l'affermazione professionale, la reputazione sociale. Maggiore è l'energia che l'individuo investito nel raggiungimento di questi obiettivi, più difficile e che egli riscrivi perdere violando le norme tutto quanto. Se molti di noi non rubano e per la paura dei costi che la disonestà può avere. Il coinvolgimento nelle attività convenzionali: maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio, lavoro, svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere reati. Le credenze: la violazione delle norme, non è provocata da credenze che la richiedono o le rendono necessaria, ma della mancanza di credenze che la vietino.

la teoria della scelta razionale (economisti)

Teoria utilitarista (1750+ Jeremy Bentham e Cesare Beccaria). I reati sono il risultato di un'azione intenzionale dagli individui, che agiscono seguendo i propri interessi, ricercando il piacere e fuggendo dal dolore, scelgono se violare o meno una norma liberamente. (Non vi è alcuna dimensione morale nelle scente dell'individuo). Gli individui decidono di compiere un reato per ricavarne dei benefici. I motivi che portano ad un'attività illecita sono gli stessi che spingono a quella lecita, la ricerca del guadagno, del potere, del prestigio, del piacere. Tali teorie sono state riprese ed elaborate da economisti e sociologi contemporanei. Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo: Esterni pubblici: sanzioni legali inflitte dallo Stato, conseguenze negative sulla reputazione sociale Esterni privati: Sono i costi di attaccamento, derivano dalle sanzioni informali degli altri significativi, delle critiche e della loro condanna. Interni: nascono dalla coscienza, dalle norme interiorizzate, caratterizzati da colpa e vergogna -variano in base alla considerazione di ogni individuo.

i conflitti di socializzazione nelle società differenziate

Tra gli agenti di socializzazione non vi è coerenza e l'azione di essi può non essere coerente internamente: tra i diversi agenti di socializzazione vi sono continue possibilità di conflitto in quanto non esiste un programma prestabilito dei comportamenti umani che produca determinate risposte sociali Nelle fasi sella socializzazione primaria il bambino ha minori possibilità di influire sul proprio contesto di socializzazione ma nelle fasi successive questa possibilità aumenta così con la gamma di opinioni e di valori tra i quali gli individui può scegliere in autonomia, potrà scegliere l'esempio del padre....ecc. Potrà gestire il conflitto tra gli agenti di socializzazione, così l'individuo risulta libero di costruire la propria identità.

il comportamento collettivo

Un gruppo è un insieme di individui che interagiscono fra loro con continuità, sulla base di aspettative di ruolo stabilizzate. Il comportamento collettivo si riferisce ad un insieme di individui sottoposti ad uno stesso stimolo che reagiscono e interagiscono fra loro in situazioni senza sicuro riferimento ruoli definiti e stabilizzati. Le mode del vestire nelle letture o nei locali, le reazioni collettive a disastri come terremoti voglio alluvioni sommosse ondate di violenza e pregiudizio, sono tutti esempi di comportamento collettivo. Nel comportamento collettivo ritroviamo, una certa sospensione dei normali orientamenti e comportamenti, una maggiore fluidità nei rapporti tra le persone è più spontaneità ed un maggiore coinvolgimento emotivo rispetto al solito. Si tratta di situazioni in cui un evento rende confusa la situazione e fa venir meno aspettative di comportamento. Ne deriva che la precedente personalità sociale dell'individuo tende ad essere sospesa o messa in questione. Da ciò derivano i caratteri sono disordinati, imprevedibili e spontanei in certi casi razionali che riscontriamo delle manifestazioni di comportamento collettivo. Vi sono tre tipi di comportamenti collettivi: Il panico: È una reazione collettiva spontanea, che si manifesta con una fuga o con l'immobilità di fronte al rischio di subire gravi danni da un evento in corso o annunciato come immediato. L'aspettativa del danno porta una perdita del controllo sulle proprie azioni, rafforzato dal vedere reazioni simili da parte degli altri. Si innescano comportamenti irrazionali e asociali, l'individuo reagisce guardando solo se stesso e vedendo gli altri piuttosto come avversari che come amici. Il pericolo può essere reale ma anche immaginario. La folla: È un insieme di persone unite in un luogo che reagiscono a uno stimolo sviluppando umori e atteggiamenti comuni ai quali possono seguire forme di azione collettiva. Gustav le bon, hai insistito sul carattere irrazionale dei comportamenti sulla loro violenza e sul fatto che cosa si innesca per una specie di contagio,. La folla può esprimere comportamenti violenti ma anche pacifici e gioiosi. La folla esprime atteggiamenti e comportamenti solidaristici. Nella folla le persone si rafforzano in un atteggiamento ricevendo in risposta degli altri lo stesso stimolo, ad esempio la paura, che loro avevano manifestato, secondo un processo di reazione circolare. La folla può essere: Espressiva: È lo sfogo di tensioni sociali e psicologiche con comportamenti inconsueti come balli, canti, sbornie o l'espressione di gioia dolore di una credenza come in un rito religioso. (esempio raduno di reduci, festival rock) Attiva: l'attenzione ai sentimenti degli individui sono orientati all'esterno ed hanno l'obiettivo di azioni conflittuali a volte violente (es manifestazioni) Il pubblico: È un insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo e discutono a questo riguardo. Il pubblico esprime più opinioni e atteggiamenti rispetto alla folla. Nel pubblico un messaggio riceve una risposta con contenuto diverso attivando un'interazione che può modificare atteggiamenti e convinzioni di partenza secondo processo di interazione interpretativa. (es. l'opinione pubblica in regimi democratici)

livelli di istituzionalizzazione

Un'istituzione (sistema di regole), può avere diversi livelli di istituzionalizzazione. Quando nasce, un'istituzione non presenta i suoi tratti tipici e molti comportamenti restano ad uno stadio parziale di istituzionalizzazione. Le istituzioni si possono ordinare lungo un continuum in base al loro grado di istituzionalizzazione raggiunto e possono muoversi passando a livelli superiori o inferiori. Il grado di istituzionalizzazione di un sistema di regole dipende da: Forme flessibili o rigide del controllo sociale: ne garantiscono l'osservanza, le forme flessibili non garantiscono l'osservanza delle norme, mentre le forme rigide sì. Grado di informazione degli attori riguardo alle regole da seguire: quanto gli attori siano a conoscenza dell'esistenza dell'istituzione Grado di osservanza delle norme Gradi du accettazione delle regole che hanno gli attori coinvolti Tipo ed intensità delle sanzioni Grado di interiorizzazione delle norme nei codici morali individuali Un alto grado di istituzionalizzazione è tipico nelle istituzioni che abilitano all'esercizio di certe professioni (medici, avvocati, notai..) e delle organizzazioni che esercitano un controllo pervasivo costante su comportamenti e pensieri dei loro membri (istituzioni totali-prigioni, campi di concentramento, ospedali psichiatrici, caserme, conventi). Il matrimonio è un'istituzione che nel tempo regredisce ad uno stadio inferiore di istituzionalizzazione: cresce il numero di copie che convivono senza essere sposate e senza incontrare disapprovazione sociale. Un basso grado di istituzionalizzazione si riscontra nei settori in cui operano nuove professioni (es. assistenza sociale), che tende ad aumentare man mano che aumenta la regolamentazione.

il ciclo di vita delle istituzioni

Una caratteristica importante delle istituzioni è la loro durata temporale; sono soggette a nascere e a scomparire. Il loro ciclo di vita è generalmente più lungo di quello degli individui. 1908, Simmel: gli individui e le istituzioni si muovono su orizzonti temporali diversi. Ogni individuo vive in un mondo popolato da istituzioni che preesistono alla sua nascita e che sono destinate a sopravvivere alla sua morte. Questo spiega come mai gli individui debbano adattarsi alle situazioni della società nella quale è capitato loro di nascere. (fa parte del processo di socializzazione) Le istituzioni possono compiere due percorsi specifici nel momento della loro formazione: Nascono, si sviluppano e muoiono per effetto di processi spontanei, non intenzionalmente evoluti, prodotti dell'azione di individui e gruppi identificabili (per effetti non intenzionali→ effetti di composizione o emergente). Le istituzioni appaiono come formazioni organiche, nate e cresciute spontaneamente Tali eventi sono imputabili alla volontà specifica di qualche attore L'istituzione può essere vista come effetto di processi spontanei o di azioni intenzionali. Le situazioni possono scomparire perché si estinguono da sole, oppure perché vengono distrutte da qualche attore individuale o collettivo. Se si adotta una prospettiva funzionalista, si può dire che le istituzioni nascono perché rispondono a qualche bisogno o esigenza sociale insoddisfatta e si estinguono quando scompare il bisogno che la originate OB sono altre istituzioni in grado di soddisfarle in modo effettuato. Spiegazione di questo tipo sono dette tautologiche, perché tendono a spiegare le cause di un fenomeno alla luce degli effetti che produce, sono utili poiché invitano ad analizzare le situazioni non isolatamente ma riferendosi al contesto e all'ambiente in cui operano.

tipi di valori

Valori universali o universalmente condivisi, sono prodotti in seguito a processi storici di lungo periodo, e sono all'esito delle lotte tra classi, gruppi di interesse, Stati. Tra questi vi sono il valore della pace, che è diventato universale dopo che l'umanità emerse dalla seconda guerra mondiale, da allora l'esaltazione della guerra non è più sostenuta neppure dagli esponenti del potere militare. Questa trasformazione è il risultato di un cambiamento di valori che ha condotto all'inserimento della pace nel novero dei pochi valori universali, collocazione non stabile, e nulla garantisce che la guerra non venga ancora celebrata come un valore. Al valore della pace corrispondono i valori della reciprocità, del rispetto e la svalutazione della violenza nei rapporti interpersonali, quale affermazione è qui a contribuito la lotta alle donne per la parità dei diritti. Ciò non vuol dire che l'affermazione la forza e la violenza sono scomparse nei rapporti tra persone, ma soltanto che incontrano una crescente disapprovazione sociale. Un altro valore universale è il valore della vita. Non universalmente condiviso, le controversie alle quali sono nude e sono quelle sull'aborto. Lo stesso vale per i grandi valori delle libertà dell'uguaglianza della dignità della persona umana. Sull'interpretazione dei quali possono nascere conflitti piacessi. Un valore diventa universale quando aumenta la sensibilità degli essere umani alle situazioni nelle quali viene negato. I valori universali sono quelli nei quali una civiltà si riconosce e chi non gli accetta si mette ipso facto al di fuori di quella civiltà. I valori presidiano i confini del vivere civile, definiscono la natura del patto sociale. Sono il risultato di lotte condotte storicamente e altre vicende da gruppi umani concreti. I valori universali sono la base della dichiarazione universale dei diritti umani firmato il 1948 è promosso delle Nazioni Unite, nonché della carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea compresa nel trattato costituzionale firmato nel 2004. Valori personali Valori culturali e religiosi

tipi di mobilità sociale

Vi sono diversi tipi di mobilità sociale: Mobilità sociale orizzontale: indica il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un'altra dello stesso livello (es. artigiano →impiegato/operaio industria→operaio trasporti) Mobilità sociale verticale: si indica il passaggio ad una posizione più alta o più bassa del sistema di stratificazione sociale. Mobilità sociale ascendente: si passa ad una posizione più alta Mobilità sociale discendente: si passa ad una posizione più bassa Mobilità di lungo raggio: mobilità che avviene fra strati o classi molto lontani, tra classi non contigue (es. operaio→ imprenditore) Mobilità di breve raggio: mobilità che avviene tra classi vicine contigue. Mobilità intergenerazionale: mobilità ottenuta confrontando la classe sociale della famiglia di origine e quella che ha raggiunto in un determinato momento della vita dell'individuo. Mobilità intra-generazionale o di carriera: mobilità ottenuta dal confronto tra le posizioni che una persona occupato nel corso della sua esistenza. Mobilità assoluta: È data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all'altra. Mobilità relativa/apertura di una società/fluidità sociale: indica il grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. (Chi proviene dalle classi sociali inferiori ha più difficolta a raggiungere posizioni medio-alto. Nessuna società è realmente meritocratica, tutto dipende molto dalla classe sociale di partenza.) Mobilità collettiva: indica i movimenti verso l'alto o verso il basso di un intero raggruppamento sociale (uno strato, una classe, ecc. es .infermieri che hanno visto aumentare la loro importanza sociale e la propria collocazione nella gerarchia sociale, o gli psicologi) ⚠︎ In una società vi è una completa uguaglianza nelle possibilità di mobilità (fluidità completa) quando la classe di origine degli individui non esercita alcuna influenza sui loro destini sociali e tutti hanno le stesse possibilità di salire o di scendere lungo la scala della stratificazione.

reati con vittime e senza vittime

Vi sono due categorie di reati principali (vengono condannati diversamente in base al contesto socioculturale): Reati con vittime: reati che colpiscono una persona, condannati più frequentemente in quanto più persone- vittime o testimoni- sporgono denuncia del reato (la quota di chi sporge denuncia varia a seconda di come, che cosa ed il luogo dove avviene il reato). Reati senza vittime: reati che non causano danni ad una persona (prostituzione, uso di stupefacenti, gioco d'azzardo). La condanna sociale varia nei diversi contesti socio-culturali. Vi sono reati senza vittime che vengono condannati in quasi tutte le culture ed epoche (es. incesto).

teorie della criminalità

Vi sono sei teorie che tentano di spiegare perché alcune persone rubino, uccidino o stuprano qualcuno: Le spiegazioni biologiche Molte teorie riconducevano i comportamenti devianti alle caratteristiche fisiche e biologiche degli individui. I criminali sono considerati individui diversi degli altri, anormali e inferiori. Ritengono che la presenza di certi tratti biologici faccia solo aumentare la probabilità che una persona commette dei reati. Questa idea era molto antica, e precede di molti secoli la nascita delle scienze sociali. A Cesare Lombroso, per molto tempo considerò la costituzione fisica come la più potente causa di criminalità. Dando particolare importanza al cranio, di Lella rilevo che nell'occipite vi era una fossa che chiamò Cividale mediana. Lombroso sosteneva che il delinquente nato aveva ingenerare la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed era Bondi le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto il viso pallido o giallo la barba rada. (simile frenologia) Lombroso sostenne che il delinquente nato presentava delle caratteristiche ataviche, simili a quelle degli animali inferiori e dell'uomo primitivo, che rendevano impossibile il suo adattamento alla società moderna. Severamente criticato da molti studiosi la teoria di Lombroso fu poi modificata dall'autore stesso, che sostenne che i delinquenti nati costituivano solo un terzo di coloro che infrangevano le norme e che ogni delitto aveva in origine in una molteplicità di cause. Nel 1940 il medico William Sheldon sostenne che vi erano tre tipi fondamentali di costituzione fisica: Tipo endomorfo: corpo ben ricoperto di grasso, ossa piccole, arti corti pelle morbida e vellutata; a un temperamento viscerotonico e tende ad essere socievole, accomodante e indulgente con se stesso Tipo mesomorfo: tronco imponente, gran massa di muscoli e solide ossa; ha un temperamento somotonico , attivo e dinamico ed è irrequieto aggressivo energico ed instabile. Tipo ectomorfo: a un corpo magro, fragile e delicato ossa piccole e spalle curve; a un temperamento cerebrotonico: è introverso iper sensibile e nervoso e soffre di insonnia. Secondo Shell Don in ciascuno di noi ci sono tratti di tutti e tre questi tipi. Ciò che rende una persona diversa dell'altra e il peso di queste caratteristiche su di loro. L'individuo in isomorfi hanno maggiori probabilità di diventare criminali. Negli ultimi decenni la teoria biologica è stata ripresa riformulata. Vi è una tendenza ad infrangere le norme se questi hanno alcune forme di anormalità genetica, in particolare quella della sindrome XYY. Alcune persone invece di avere 46 cromosomi gli hanno 47. Se il cromosoma che hanno in più è una X non succede nulla di rilevante. Se invece è una Y, e assai probabile che queste persone commetta no reati di vario tipo. La teoria della tensione La teoria della della tensione si basa sull'assunto che l'individuo sia un animale morale, che fa proprie le norme della società in cui vive ed è naturalmente portato a seguirle. Se rispetta la legge è perché si sente moralmente obbligato a farlo. Solo una forte pressione può spingerlo a violare le norme e questa espressione viene dalla tensione tra struttura culturale e struttura sociale. Durkheim: certe forme di devianza sono dovute all'anomia, cioè alla mancanza delle norme sociali, che regolano e limitano i comportamenti individuali. Quando ciò avviene non si sa più ciò che è possibile e ciò che non lo è. Così, non contenuti da un'opinione disorientata, gli appetiti non sono più quali sono i limiti da non superare. Merton: ha ripreso e riadattato la teoria di Durkheim. La devianza è provocata dalle situazioni di anomia, determinate da un contrasto fra la struttura culturale e quella sociale. La struttura culturale definisce le mete verso le quali tendere e i mezzi con i quali raggiungerle. La struttura sociale consiste nella distribuzione effettiva delle opportunità necessarie per arrivare a tali mete con quei mezzi. Questo contrasto si verifica, ad esempio nella società americana, che prescrive a tutti il raggiungimento del successo economico attraverso il lavoro, il risparmio, l'istruzione, l'onestà. Ciascuno viene spinto dalla famiglia a raggiungere questa meta. Di fatto le persone delle classi sociali svantaggiate non ci riescono. Nella struttura sociale esiste una tensione tra meta da raggiungere e mezzi a disposizione. Per adattarsi alla situazione di contrasto fra mete e mezzi per raggiungerle, gli individui possono scegliere fra cinque diverse forme di comportamento: La conformità: consiste nell'accettazione delle mete culturali e dei mezzi previsti per raggiungerle (non deviante) L'innovazione: è la strada scelta da chi ruba, imbroglia o inganna gli altri, chi aderisce alle mete ma rifiuta i mezzi prescritti. Il ritualismo: di chi abbandona le mete e resta attaccato le norme sui mezzi. Tipica di chi dice "io vado sul sicuro", "mi accontento di quello che ho". La rinuncia: si rifiutano i mezzi e i fini. È quella dei mendicanti, dei nomadi e dei tossicodipendenti. La ribellione: consiste nel rifiuto delle mete e dei mezzi e delle loro sostituzione con altre mete ed altri mezzi. La teoria del controllo sociale Si basa su una concezione più pessimistica della natura umana, considerata moralmente debole. L'uomo è portato più a violare che a rispettare le leggi. Perché la maggior parte delle persone non commetta crimini sono necessari dei controlli sociali, che impediscono la violazione delle norme. Il controllo sociale può essere: Controllo sociale esterno: Forme di sorveglianza esercitata dagli altri per scoraggiare ed impedire comportamenti devianti Controllo sociale interno diretto: Sentimenti di imbarazzo, colpa e vergogna provati da chi trasgredisce la prescrizione sociale porta a non riproporre il comportamento. Controllo sociale interno indiretto: l'attaccamento psicologico ed emotivo per gli altri ed il desiderio di non perdere la loro stima ed il loro affetto porta a non compiere atti devianti. 1990, Hirischi: una persona compie un reato quando il vincolo che lo lega alla società è molto debole, fino quasi a spezzarsi. Il legame che lega una persona alla società presente seguenti aspetti: Attaccamento ai genitori o agli insegnanti: più un individuo è legato a queste persone tanto più difficile che compie delle azioni che si disapprovano. Impegno del perseguimento degli obiettivi convenzionali: il successo scolastico, l'affermazione professionale, la reputazione sociale. Maggiore è l'energia che l'individuo investito nel raggiungimento di questi obiettivi, più difficile e che egli riscrivi perdere violando le norme tutto quanto. Se molti di noi non rubano e per la paura dei costi che la disonestà può avere. Il coinvolgimento nelle attività convenzionali: maggiore è il tempo che una persona dedica allo studio, lavoro, svago, tanto minore è quello che gli resta per compiere reati. Le credenze: la violazione delle norme, non è provocata da credenze che la richiedono o le rendono necessaria, ma della mancanza di credenze che la vietino. La teoria della subcultura 1929, Shaw e McKay (scuola di Chicago): Una persona commette un reato perché si è formata in una subcultura criminale, a valori e norme diverse da quelle della società generale che vengono trasmessi da una generazione all'altra. I comportamenti devianti, si imparano dagli altri, coloro che si incontra in tutti i giorni. Calcolarono il tasso di delinquenza, cioè il rapporto tra il numero degli autori di reati residenti in un'area il totale della popolazione di quell'area, e videro che il valore di tale tasso diminuiva ma mano che ci si allontanava dal centro della città, scoprirono che dal 1900 al 1920, le differenze nel tasso di delinquenza privare i quartieri erano rimaste immutate, nonostante la popolazione si fosse rinnovata e la sua composizione per gruppi etnici fosse profondamente cambiata. Per spiegare questo fenomeno, essi sostennero che in alcuni quartieri vi fossero norme e valori favorevoli a certe forme di devianza e che questo patrimonio culturale veniva trasmesso ai nuovi arrivati nell'interazione che aveva luogo nei piccoli gruppi e nelle bande di ragazzi. 1949, Sutherland: riprese questa teoria, ritenendo che il comportamento deviante dell'attore venga appreso attraverso la comunicazione con le altre persone. Quanto più una persona frequenta ambienti criminali, tanto più è probabile che questa persona diventi deviante. Chi commette un reato lo fa perché si conforma alle aspettative del suo ambiente. Le motivazioni del suo comportamento non sono diverse da quelli di chi rispetta le leggi, In quanto nelle sub-culture sono presenti delle razionalizzazioni del comportamento deviante che lo legittimano. Ad essere deviante non è l'individuo, ma il gruppo a cui appartiene. La teoria dell'etichettamento Per comprendere le cause della devianza è necessario tener conto dell'atto di violazione e del processo di creazione ed applicazione delle norme. Il reato è il prodotto dell'interazione fra chi cra e fa applicare le norme e chi le infrange. Punti chiave: Tra coloro che commettono atti devianti e gli altri non vi sono differenze profonde dal punto di vista dei bisogni e dei valori. Commettere un atto deviante, suscita una reazione sociale: l'individuo viene etichettato come deviante, un bugiardo un ladro, un drogato. I suoi comportamenti vengono riesaminati e reinterpretati alla luce di quelli presenti e si comincia pensare che egli si sia sempre comportato così. L'etichettamento non ha solo un effetto sulla rappresentazione dell'individup da parte di altri, ma influisce anche sulla rappresentazione che l'individuo ha di sé stesso, influenza la sua identità e la sua condotta futura. Lemert introduce la distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria: Devianza primaria: violazioni delle norme del rilievo marginale, che vengono dimenticate presto. Chi fa queste azioni non considera se stesso un deviante, ne viene visto deviante degli altri. Devianza secondaria: l'atto di una persona suscita una reazione di condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante e questa persona riorganizza la sua identità ed i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto. La stigmatizzazione lo farà sentire sempre più isolato dal resto della società e ciò lo spingerà ad entrare in contatto con gli altri. Ulteriore infrazione delle norme provocheranno reazioni sociali sempre più forti che lo indurranno a proseguire la carriera di deviante. La teoria della scelta razionale (seguita da economisti) Teoria utilitarista (1750+ Jeremy Bentham e Cesare Beccaria). I reati sono il risultato di un'azione intenzionale dagli individui, che agiscono seguendo i propri interessi, ricercando il piacere e fuggendo dal dolore, scelgono se violare o meno una norma liberamente. (Non vi è alcuna dimensione morale nelle scente dell'individuo). Gli individui decidono di compiere un reato per ricavarne dei benefici. I motivi che portano ad un'attività illecita sono gli stessi che spingono a quella lecita, la ricerca del guadagno, del potere, del prestigio, del piacere. Tali teorie sono state riprese ed elaborate da economisti e sociologi contemporanei. Colui che trasgredisce la legge va incontro a vari tipi di costo: Esterni pubblici: sanzioni legali inflitte dallo Stato, conseguenze negative sulla reputazione sociale Esterni privati: Sono i costi di attaccamento, derivano dalle sanzioni informali degli altri significativi, delle critiche e della loro condanna. Interni: nascono dalla coscienza, dalle norme interiorizzate, caratterizzati da colpa e vergogna -variano in base alla considerazione di ogni individuo.

teoria di Featherman, jones e hauser

Vi sono significative differenze tra i paesi sviluppati riguardo alla mobilità sociale assoluta, in quanto questa dipende da fattori esogeni (di carattere economico, tecnologico, demografico) il cui peso varia a seconda dei paesi. La mobilità relativa, invece, è la stessa in tutti i paesi sviluppati e non cresce parallelamente al loro sviluppo economico. Lo sviluppo economico non aumenta la fluidità sociale. (confermata circa la mobilità relativa) le differenze di fluidità sociale esistenti tra questi paesi sono in parte dovute alla loro specificità storica, ed in parte ad una fonte di natura sistematica, gli sforzi fatti dai governi dei vari paesi per cercare di rendere più fluida la società. Vi è una somiglianza di fondo nella fluidità sociale fra tutti i paesi con un'economia di mercato e un sistema familiare nucleare, quando non sia stato utilizzato il potere degli apparati dello Stato moderno per modificare i processi attraverso i quali le disuguaglianze di classe sono prodotte e riprodotte da una generazione all'altra.

valori e società moderna

Viviamo in una società caratterizzata dal pluralismo di valori, che stanno insieme e fanno parte di un medesimo ordinamento gerarchico. Dai valori ultimi dipende l'intera struttura→ sistemi di valori, internamente coerenti. In ogni società vi può essere un unico sistema di valori imperante e dominante, oppure ve ne possono essere molti in conflitto tra loro, oppure i diversi sistemi possono coesistere pacificamente l'uno accanto all'altro. Le società umane presentano gradi diversi di integrazione dei valori in sistemi di valori e, il grado di integrazione può cambiare nel tempo. Per Parsons le società stanno insieme perché sono tenute insieme da sistemi di valori integrati e coerenti. Tuttavia non sempre ciò si verifica. Quando sistemi di valori sono in conflitto, i gruppi che ne sono portatori entrano in conflitto, che sarà tanto più aspro quanto è minore il numero e l'importanza dei valori condivisi comuni a tutte le parti in lotta. Lo stesso individuo può far propri i valori tra loro in linea di principio incompatibili e trovarsi quindi di fronte a un dilemma etico. E assai frequente che valori di solidarietà nei confronti dei più deboli o della giustizia entrino in conflitto. Infinite sono le situazioni della vita in cui gli individui sono posti di fronte a dilemmi etici e sono costretti a scegliere tra valori ai quali attribuiscono comunque una grande importanza.

teoria dell'etichettamento

applicazione delle norme. Il reato è il prodotto dell'interazione fra chi cra e fa applicare le norme e chi le infrange. Punti chiave: Tra coloro che commettono atti devianti e gli altri non vi sono differenze profonde dal punto di vista dei bisogni e dei valori. Commettere un atto deviante, suscita una reazione sociale: l'individuo viene etichettato come deviante, un bugiardo un ladro, un drogato. I suoi comportamenti vengono riesaminati e reinterpretati alla luce di quelli presenti e si comincia pensare che egli si sia sempre comportato così. L'etichettamento non ha solo un effetto sulla rappresentazione dell'individup da parte di altri, ma influisce anche sulla rappresentazione che l'individuo ha di sé stesso, influenza la sua identità e la sua condotta futura. Lemert introduce la distinzione tra devianza primaria e devianza secondaria: Devianza primaria: violazioni delle norme del rilievo marginale, che vengono dimenticate presto. Chi fa queste azioni non considera se stesso un deviante, ne viene visto deviante degli altri. Devianza secondaria: l'atto di una persona suscita una reazione di condanna da parte degli altri, che lo considerano un deviante e questa persona riorganizza la sua identità ed i suoi comportamenti sulla base delle conseguenze prodotte dal suo atto. La stigmatizzazione lo farà sentire sempre più isolato dal resto della società e ciò lo spingerà ad entrare in contatto con gli altri. Ulteriore infrazione delle norme provocheranno reazioni sociali sempre più forti che lo indurranno a proseguire la carriera di deviante.

mobilità di lungo raggio

avviene fra strati o classi molto lontani, tra classi non contigue (es. operaio→ imprenditore)

mobilità di breve raggio

avviene tra classi vicine contigue.

sistema europeo

caratteristico di molti paesi dell'Europa nord-occidentale (scandinavi, isole britanniche, Paersi Bassi, Francia), si basava su 3 regole: Uomini e donne si sposavano tardi: gli uomini dopo i 26 e le donne dopo i 23. E il 10-15% non si sposava. Famiglia nucleare o Famiglia multipla verticale (a casa dei genitori del marito), solo se i genitori si ritiravano. Marito come capo della famiglia. Prima delle nozze, i giovani passavano degli anni fuori casa, a servizio di un'altra famiglia.

socializzazione primaria

comprende le competenze sociali di base, indipendenti dalla posizione che l'individuo occupa nella società. Si tratta di un livello minimo di competenza comunicativa, di usare il linguaggio per scambiare informazioni con gli altri membri e la capacità di entrare rapporto con gli altri scambiando affettività prestazioni risorse che consentono lo sviluppo di legami sociali e di forme di cooperazione indispensabili all'esistenza stessa della società. Copre i primi anni di vita del bambino, in genere fino al raggiungimento dell'età scolare.

la socializzazione secondaria

comprende le competenze sociali specifiche, che consentono all'individuo di svolgere ruoli particolari e comportano la capacità di usare linguaggi e conoscenze condivise soltanto da parte di coloro coinvolti nell'esercizio di tali ruoli. . Si indica l'insieme dei processi di formazione delle competenze specifiche richieste dall'esercizio dei vari ruoli sociali. Si colloca nella fase successiva e procede per tutte le arco della vita. E composta dalle pratiche messe in atto delle società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti, a tali ruoli sono vari e differenziati, la socializzazione secondaria consiste nella formazione delle capacità sociali specifiche necessarie all'esercizio dei ruoli stessi. Per socializzazione secondaria si intende quell'insieme di pratiche messe in atto dalla società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti. Tali ruoli sono straordinariamente vari e differenziati, ed il compito della socializzazione secondaria consiste nella formazione delle capacità sociali specifiche necessarie all'esercizio dei ruoli stessi. Le società moderne sono società altamente differenziate, comprendono una gamma molto ampia di ruoli e di relative posizioni. Ogni individuo possiede una pluralità di ruoli all'interno della società, che si collocano in sfere di vita separate tra loro: La sfera dei ruoli familiari, un individuo può essere figlio dei propri genitori, e contemporaneamente marito o moglie del proprio coniuge, padre o madre dei propri figli, nonno o zio dei propri nipoti e così via. La sfera dei ruoli lavorativi, si differenziano a seconda del ramo di attività (agricola, industriale, commerciale, amministrativa), del tipo di mestiere e dimensione, del tipo di posizione gerarchica nell'organizzazione del lavoro ed in base a molte altre caratteristiche. La sfera dei ruoli relativi alle attività amicali, un individuo può essere giocatore di poker, frequentatore di un certo bar, campione di biliardo, sportivo o membro per la protezione degli animali. Sfera della partecipazione sociale e politica, un individuo può ricoprire il ruolo di membro dell'assemblea dei genitori della scuola, poi essere presidente di una commissione del consiglio di zona, tesoriere del suo partito o del sindacato dell'azienda presso la quale lavora. L'insieme dei ruoli svolti da un individuo si designa in genere con il termine inglese role set.

il concetto di valore

concetto polisemico, difficilmente definibile, dai significati diversi a seconda dei contesti. Anche in sociologia assume significati diversi a seconda delle varie teorie. Le caratteristiche che ricorrono più frequentemente sono 4: Sono orientamenti dai quali dipendono i fini delle azioni (valori come fini ultimi). Indicano sempre un dover essere, che va al di là dell'essere, una tensione su ciò che è ideale e non realizzato, stimolano l'impegno per la loro realizzazione e favoriscono un atteggiamento attivo e positivo nei confronti del mondo (se i valori si collocano sul piano terreno, altrimenti avviene l'esatto opposto- ascesi intramondana o extramondana) Esistono come fatti sociali in quanto, vengono fatti propri da individui o gruppi sociali che orientano il proprio agire in base ad essi. → I valori sono forze operanti che forniscono le motivazioni ai comportamenti. Sono fatti propri degli individui mediante processi di scelta consapevoli. In ogni società ne esistono di diversi, a volte fortemente integrati tra loro a volte in competizione. Gli individui e gruppi scelgono i valori che guidano il loro agire, in questo senso sono sempre soggettivi, esistono perché vi sono dei soggetti che li scelgono

tipi di famiglia monogamica- classificazione di Le play

condusse le prime indagini empiriche sulla famiglia (inizio 900) in Europa e che per analizzare i dati raccolti elaborò uno schema di classificazione che prevedeva tre tipi ideali di famiglia. Famiglia patriarcale: tutti i figli sposati convivono con i genitori, sottoposti all'autoritù del padre. (regola patrilocale) Famiglia instabile: i figli hanno la piena libertà di decisione, che ad una certa età lasciano la casa dei genitori e vanno ad abitare in una nuova residenza autonoma. (regola neolocale) Famiglia ceppo: un solo figlio maschio, scelto dal padre, porta la moglie a casa dei genitori, mentre gli altri figli potranno uscire dal nucleo familiare dopo che si saranno sposati. La famiglia ceppo è caratterizzata dall'autorità del pater familias e dalle regole di residenza dopo le nozze, norme che stabiliscono con quali persone devono andare a vivere gli sposi, queste possono essere: Matrilocale: il marito va ad abitare con i genitori della moglie Patrilocale: la moglie si trasferisce nella famiglia del marito Bilocale: quando gli sposi possono scegliere se andare ad abitare in una famiglia o nell'altra Avunculocale: gli sposi si trasferiscono nella famiglia dello zio materno del marito Neolocale: gli sposi si trasferiscono in una nuova residenza

sistema lineare (o discendenza unilineare)

il gruppo di parentela è formato da tutti coloro che discendono da un antenato comune attraverso la linea maschile o quella femminile. Dall'appartenenza ad un gruppo di parentela unilineare derivano numerosi doveri, diritti e privilegi: il cognome, la posizione sociale, proprietà, la possibilità di spostarsi all'interno all'esterno del gruppo. Clan: il capostipite è immaginario o fittizio. I membri possiedono terre e altri beni in comune, sono solidali gli uni con gli altri e agiscono insieme in molte occasioni: si scambiano ospitalità, si aiutano nei casi di conflitto contro esterni, partecipano insieme a vari riti (relazioni molto strette come tra parenti). Frequenti nell' antica Roma, clan scozzesi, cinesi, giapponesi tribù e bande, tribù arabe, tribù ojiba. Lignaggio: il capostipite è genealogicamente dimostrabile. Discendenza patrilineare: l'anello di congiunzione è solo maschile (relazioni agnatiche) nella definizione delle relazioni di parentela contano solo le linee maschili (antenato maschio, i suoi figli e le sue figlie, i figli e le figlie dei suoi figli). Discendenza matrilineare: me lo di congiunzione e femminile (relazioni uterine). Una persona appartiene al clan della madre, fra i parenti vi sono la madre e i suoi fratelli e sorelle, i suoi figli e le sue figlie, i figli e le figlie delle sue sorelle. La trasmissione dei beni e dei ruoli sociali avviene dal fratello della madre ed i suoi figli. Figura maschile principale è il fratello della madre, suo marito ha solo la funzione di procreatore.

mobilità sociale orizzontale

il passaggio di un individuo da una posizione sociale ad un'altra dello stesso livello (es. artigiano →impiegato/operaio industria→operaio trasporti)

modelli italiani

in Italia, ritroviamo entrambi i sistemi di formazione della famiglia formulati da Hajnal: Il modello europeo era seguito nei centri urbani in Sardegna, nel settecento, in cui era uso comune metter su famiglia nel momento in cui i giovani possedevano risorse sufficienti per farlo (fossero già realizzati economicamente), e ciò non avveniva prima di aver compiuto 30 anni. Il modello asiatico era diffuso nelle campagne fiorentine del quattrocento, dove la popolazione si sposava presto e prima di farlo poche persone andavano a servizio di un'altra casa. Dopo le nozze andavano a vivere in una famiglia multipla. In Italia vi sono stati altri due sistemi di formazione della famiglia: Diffuso nel meridione. Gli uomini si sposavano a 28 anni, le donne si sposavano molto giovani, a 18 e raramente convivevano con i suoceri o con i genitori, erano famiglie nucleari. Seguito nelle campagne della Toscana, Emilia, Marche, Umbria (mezzadria) nel sette-ottocento. Le donne si sposavano ad età avanzata (24-25 anni) e dopo le nozze seguivano la residenza patrilocale, in famiglie multiple orizzontali o orizzontali-verticali.

mobilità collettiva

indica i movimenti verso l'alto o verso il basso di un intero raggruppamento sociale (uno strato, una classe, ecc. es .infermieri che hanno visto aumentare la loro importanza sociale e la propria collocazione nella gerarchia sociale, o gli psicologi)

mobilità relativa o apertura di una società o fluidità sociale

indica il grado di uguaglianza delle possibilità di mobilità dei membri delle varie classi. (Chi proviene dalle classi sociali inferiori ha più difficolta a raggiungere posizioni medio-alto. Nessuna società è realmente meritocratica, tutto dipende molto dalla classe sociale di partenza.) ⚠︎ In una società vi è una completa uguaglianza nelle possibilità di mobilità (fluidità completa) quando la classe di origine degli individui non esercita alcuna influenza sui loro destini sociali e tutti hanno le stesse possibilità di salire o di scendere lungo la scala della stratificazione.

definizione di famiglia

indica un insieme di persone unite pra loro da legami di parentela, affetto, di servizio o di ospitalità che vivono insieme sotto lo stesso tetto (famiglia di censimento- menage- household) gli studiosi di scienze sociali definiscono tale gruppo con il termine Parentela, tutti coloro che sia che convivono o meno sono legati da vincoli di filiazione, matrimonio e adozione.

teoria liberale dell'industrialismo

kerr, dunlop e Parsons: il passaggio dalla società pre-industriale a quella industriale è stato accompagnato da un amento della mobilità sia assoluta sia relativa. Tale aumento non si è arrestato la fine di questo periodo storico, continua tuttora ma mano che prosegue lo sviluppo economico. Lo sviluppo economico fa crescere la mobilità assoluta perché causa continui mutamenti del mercato del lavoro ed un aumento delle posizioni di vertice che richiedono alti livelli di qualificazione. Determina anche un aumento della mobilità relativa perché provoca un processo di razionalizzazione, il passaggio dal particolarismo all'universalismo, dai ruoli ascritti ai ruoli acquisiti. Ciò che conta nel reclutare le persone è sempre di meno chi sono e sempre di più cosa è se sanno fare.

monogamia

le norme sociali non permettono di avere più di una moglie o di un marito

poligamia

le norme sociali permettono ad un uomo o ad una donna di avere due o più coniugi contemporaneamente Poliandria: le norme sociali permettono ad una donna di avere due o più mariti Poliginia: le norme sociali permettono ad un uomo di avere due o più mogli (notevole importanza nei paesi non occidentali-su 900 paesi, il 16% segue il modello poligamico e per l'82% la poligamia è consentita). È diffusa nei paesi dell'africa subsahariana, africa occidentale (ghana, Senegal, costa d'avorio e Nigeria). La poliginia ha la funzione di offrire agli uomini vantaggi di tipo demografico ed economico: per un uomo africano sposare più donne significa avere più figli, disporre di più terra e di avere maggiore prestigio. Inoltre, disporre di più forza lavoro giovane permette di produrre molto più di quanto si riuscirebbe con una sola moglie. Perchè un uomo abbia più mogli, sono necessari due condizioni demografiche: Forte differenza di età al matrimonio (10 anni): le donne si sposano giovanissime (M:15 anni), mentre gli uomini ad un'età più avanzata (M:25). In questo modo nella classe di età fra 10 e 20 anni quasi la metà delle donne sono coniugate e quasi tutti gli uomini sono celibi. Dai 20.30, tutte le donne e la metà degli uomini sono sposati. Seconde nozze: a causa della forte differenza di età al matrimonio, e dell'alto tasso di mortalità in queste società, le mogli restano vedove presto. Una parte delle coppie divorzia dopo pochi anni e tutte le donne si risposano quasi subito (dopo 4-5 mesi) dalla fine del primo matrimonio. In alcune zone vi è la norma del levirato, il diritto-dovere da parte del fratello del morto di sposare la ex-cognata. Queste due condizioni hanno tre conseguenze: Il numero di donne sposate è maggiore di quello degli uomini sposati. Nella popolazione maschile, al crescere dell'età aumenta la quota di chi ha 2 o 3 mogli. Tra le donne, al crescere dell'età sale la quota di donne risposatesi.

mobilità intragenerazionale o di carriera

mobilità ottenuta dal confronto tra le posizioni che una persona occupato nel corso della sua esistenza.

sistema cognatico

nei paesi occidentali indica il gruppo di parentela o parentado, formato da tutti i discendenti di una persona, seguendo la linea maschile e quella femminile. È una rete di relazioni che si attiva in particolari situazioni, non possiede beni collettivi, non prende decisioni, non svolge funzioni permanenti. È un insieme di persone dai confini non definiti alle quali ci si rivolgere per avere aiuti di tipo psicologico o finanziario. In tutti i paesi occidentali la famiglia nucleare (genitori e figli) opera nell'ambito di una rete fitta e solidi rapporti e scambi fra parenti. I figli quando si separano dai genitori, restano spesso vicini casa. Nei vari paesi il sistema cognatico presenta delle caratteristiche specifiche: in Gran Bretagna, USA e Italia vi è una tendenza alla matrilateralità, a mantenere legami più stretti con i parenti della moglie che con quelli del marito, a scambiare più frequentemente visite e aiuti con i parenti della mogli che con quelli di lui. In altri paesi ed in altre zone dell'Italia (veneto e Emilia-romagna), vi è una tendenza alla patrilateralità.

la teoria delle fluttuazioni storiche

nei paesi occidentali moderni, la mobilità sociale era elevata, più di quanto lo fosse nel XVIII secolo. Al tempo stesso, non vi è nessuna tendenza definita e costante verso un aumento o una diminuzione dell'intensità e della diffusione della mobilità verticale. Non vi è una tendenza costante, ma contiene fluttuazioni: un alternarsi di ondate di maggiore mobilità e cicli di minore mobilità. Queste direzioni dipendono dalla diversa importanza assunta dei fattori esogeni (le rivoluzioni, le guerre, le invasioni→aumento di mobilità) e da quelli endogeni (disordine giuridico o religioso→ diminuzione mobilità) al sistema di stratificazione. Questi fattori sono controllati dalle posizioni a vertice.(confermata circa la mobilità assoluta)

mobilità intergeneralzionale

ottenuta confrontando la classe sociale della famiglia di origine e quella che ha raggiunto in un determinato momento della vita dell'individuo.

tipi di famiglia monogamica- classificazione di Laslett

rielabora la teoria di Le Play e prevede la classificazione della struttura familiare in 5 tipi: Nucleari: composte da una sola unità coniugale sia completa (moglie, marito, con o senza figli) che monoparentale (genitore vedovo e figli) Senza struttura: prive di un'unità coniugale, composte da parenti non coniugi (sorelle/fratelli non sposati) Del solitario: composta da una sola persona Estese: composte da una sola unità coniugale ed uno o più parenti conviventi. A seconda del parente sono dette verticali od orizzontali. Multiple: famiglie composte da più unità coniugali. A seconda del legame fra loro si parla di multiple verticali (figli sposati e genitori) od orizzontali. Complesse: quando sono sia estese che multiple. Oltre che per la struttura, le famiglie possono essere distinte anche a seconda dei rapporti di autorità e di affetto (come interagiscono, sentimenti reciproci) fra i componenti della famiglia: Patriarcali: presenta una rigida separazione dei ruoli fra i suoi membri (sulla base del sesso e dell'età) e da relazioni di autorità fortemente asimmetriche fra suocere e nuore, marito e moglie, genitori e figli. Coniugali intime: presentano un sistema di ruoli più flessibile e relazioni più simmetriche. La scelta del coniuge è libera ed il legame tra i coniugi risulta più importante di quello con i genitori.

classi e ceti oggi

rilevante, lo status socio economico. Questo mutamento di prospettiva è dovuto al fatto che, con la fine della società di antico regime, l'ordine per ceti ha perso di importanza, perché negli stati democratici, dove cittadini sono uguali di fronte alla legge, non esistono più differenze giuridiche tra gli appartenenti ai ceti e perché i rapporti di deferenza sono assai più rari di un tempo. Le classi sociali si riferiscono alle disuguaglianze nella vita economica (nei vari mercati). Inoltre, quello delle classi non è necessariamente un ordine gerarchico.

classificazione delle norme secondo criterio di John Rawls- 1967

si distinguono in: Costitutive: riguardano attività che non esisterebbero senza le regole, sono rigide e non hanno bisogno di essere interpretate o manipolate (es. scacchi) Regolative: indicano ciò che è previsto e ciò che è vietato in una determinata attività, ammettono eccezioni e consentono ampio spazio all'interpretazione. Norme giuridiche: sono emanate dell'autorità (potere legislativo), sono applicate da un apparato specifico (potere giudiziario) e se violate sono previste delle sanzioni (istituzioni deputate al mantenimento dell'ordine pubblico ed istituzioni penali) Norme implicite: norme che seguiamo senza esserne consapevoli, di cui ci rendiamo della loro esistenza solo dopo averle trasgredite. (es buone maniere-galateo) Norme esplicite: norme di cui siamo consapevoli.

mobilità sociale verticale

si indica il passaggio ad una posizione più alta o più bassa del sistema di stratificazione sociale. Mobilità sociale ascendente: si passa ad una posizione più alta Mobilità sociale discendente: si passa ad una posizione più bassa

definizione di mobilità sociale

si intende ogni passaggio di un individuo da uno strato, un ceto, una classe sociale ad un altro (es operaio-impiegato, impiegato-imprenditore).

ipotesi dello sradicamento sociale

sostenuta da numerosi studi classici. Durkheim rilevava che i bruschi aumenti di mobilità (ascendente e o discendente) producono delle situazioni di anomia, che facilitano i suicidi. Gli improvvisi accrescimenti di potenza e di fortuna sconvolgono le gerarchie e i principi che li legittimano. Finché non si giunge a un nuovo equilibrio, non si sa ciò che è possibile e ciò che non è possibile fare. Sorokin, trent'anni dopo rilevò che la mobilità sociale ha degli effetti negativi: favorisce la superficialità, riduce l'intimità e fa aumentare l'isolamento socio psicologico dell'individui. Lipset e Bendix: la mobilità ha un alto costo sociale e psichico in termini di combattività, frustrazione, mancanza di radicamento. È un'esperienza dolorosa e difficile, produce tensioni e squilibri. Uscire dalla classe per entrare in un'altra significa rompere le relazioni con coloro che continuano a far parte della prima senza riuscire a formarne di nuove con quelli che si trovano da tempo nella seconda. Questo avviene nei casi di mobilità ascendente e nei casi di mobilità discendente. Se le persone non riescono ad integrarsi è perché non vengono accettati, sono guardati dall'alto in basso, considerati degli intrusi. Se le persone che scendono socialmente non si integrano e perché non vogliono farlo, conservano la speranza che il loro passaggio ad una classe più bassa sia transitorio e cercano di non stabilire nuovi rapporti con coloro che fanno parte della classe in cui sono cadute. Le risposte più frequenti delle persone mobili sono: il super conformismo ai valori della classe di arrivo e il rifiuto assoluto di questi valori.

sistema asiatico o non europeo

tipico di tutti gli altri paesi, specie quelli asiatici (Russia, Cina e India). Si basava su 3 regole diverse: Uomini e donne si sposavano presto: gli uomini prima dei 26 anni e le donne prima dei 22 Famiglia multipla , con una coppia più anziana- solitamente con i genitori del marito ed il marito non diventava subito il capofamiglia. Non si andava a servizio di altre famiglie prima del matrimonio.

toeira della stratificazione a più dimensioni

weber ha elaborato una teoria della stratificazione sociale a più dimensioni A differenza di Marx (weber considera la teoria di Marx troppo unilaterale, incentrata su un aspetto solo), weber era convinto che le fonti delle disuguaglianze ed i principi fondamentali di aggregazione degli individui andassero ricercate non in una ma in tre diverse sfere: le disuguaglianze derivassero dai conflitti e dalla prevaricazione di una categoria sulle altre, al fine di ottenere un vantaggio. Secondo Weber, Tali confitti si possono istaurare su più dimensioni/sfere (economia, cultura e politica) , che portano a più dimensioni di stratificazione sociale: Economia, gli individui si uniscono sulla base di interessi materiali comuni in classi sociali Cultura, gli individui si uniscono sulla base di interessi comuni in ceti, che si distinguono tra loro per il diverso grado di prestigio di cui godono, dalla valutazione sociale positiva o negativa, dell'onore di ceto, che si esprime nell'esigere una condotta di vita particolare da chi vuole appartenere ad una certa cerchia. Connesso concio e la limitazione dei rapporti sociali. Che si esprime nel connubium e nella commensalità: si sposa e ci si siede a tavola preferibilmente con persone dello stesso ceto. Politica, le persone si associano in partiti o gruppi di potere Il concetto di classe sociale in Weber Le classi sono costituite dal possesso e dalla mancanza di possesso. La classe degli individui è determinata dalla situazione di mercato (non è la proprietà dei mezzi di produzione); I mercati sono tre: Mercato del lavoro: si oppongono la classe operaia (vendono solo la loro forza lavoro) e gli imprenditori (l'acquistano). Nella società capitalistica i conflitti derivano principalmente da questa sfera. Mercato del credito: si contrappongono debitori e creditori Mercato delle merci: si contrappongono consumatori e venditori Le classi sociali vengono poi distinte in: Classi possidenti privilegiate in senso positivo: costituite dai redditieri, che ricavano i loro redditi dagli schiavi, terre, miniere, navi.. Classi medie: I membri possiedono piccole proprietà, un po' di istruzione o qualche competenza professionale (contadini, artigiani, funzionari) Classi possidenti privilegiate in senso negativo: costituite da coloro che non posseggono nulla. Classi acquisitive privilegiate in senso positivo: composte da imprenditori (agricoli, commerciali, industriali) e professionisti dall'alto livello di istruzione (avvocati e medici) Classi acquisitive privilegiate in senso negativo: costituite dai lavoratori. ⚠︎: Differenza tra classi e ceti: Le classi hanno origine della divisione del lavoro, i secondi hanno origine etnica o religiosa. In genere, le classi hanno una maggiore eterogeneità interna dei ceti e quindi sono meno frequentemente comunità morali e più difficilmente si mobilitano per fini collettivi. Per migliorare la situazione, i ceti seguono la strategia della chiusura sociale, restringono gli accessi alle risorse e alle opportunità ad uno strato limitato di persone dotate di certi requisiti. Nei paesi occidentali oggi, avviene attraverso controlli ed esami, rilasciando titoli e certificati necessari per esercitare le più importanti professioni.

schema di sylos labini

È basato sul tipo di reddito percepito da un individuo. Vi sono 3 grandi categorie di reddito: La rendita (dei proprietari fondiari)→ Borghesia Il profitto (dei capitalisti industriali, agrari, commerciali)→ Borghesia Redditi misti (salario e capitale- lavoratori autonomi)→ Piccola borghesia relativamente autonoma Gli stipendi (degli impiegati pubblici e privati)→ Classe media impiegatizia Il salario (degli operai)→ Classe operaia Disoccupati, precari e lavori a termine→ Sottoproletariato

mobilità assoluta

È data dal numero complessivo di persone che si spostano da una classe all'altra.

lo studio della devianza

È difficile fare ricerca scientifica sulla devianza. I sociologi hanno scritto molti libri sul perché alcune persone pongono fine alla loro vita tagliandosi le vene o sperando sia ancora un colpo di pistola (Durkheim, il suicidio), volumi che si basano sulle statistiche ufficiali dei suicidi raccolte delle agenzie dei governi dei vari paesi. Tuttavia queste statistiche sono poco attendibili, perché corrispondono alle definizioni che una determinata società dà del suicidio e questo può vedere nello spazio e nel tempo. La probabilità che una morte venga registrata come suicidio e tanto minore quanto più negativo l'atteggiamento di una società nei confronti di chi ti toglie la vita. Le ricerche svolte negli ultimi decenni hanno mostrato che le statistiche ufficiali sottovalutano il numero di suicidi che vengono realmente, ma meno di quanto si pensasse. Ancora maggiori sono i problemi che si incontrano nello studio della criminalità. Anche in questo caso i sociologi si basano spesso sulle statistiche giudiziarie relative alle denunce alle condanne. Ma questi dati hanno attendibilità minore di quello delle statistiche per analizzare gli altri aspetti della vita sociale. Il numero dei reati ufficiali, rappresenta solo una parte di quelli reali. Viene sono infatti altri che pur essendo stati commessi, restano nascosti non vengono registrati. Questi costituiscono il numero oscuro dei delitti. Per alcuni reati vi è una coincidenza quasi completa tra quelli registrati e quelli effettivamente compiuti. Il numero oscuro e assai consistente nel caso del furto di parti di automobile o dei borseggi tentati ma non riusciti. Perché un reato entri far parte delle statistiche è necessario denunciarlo, che un organo del sistema penale mentre conoscenza. Per i reati senza vittima prostituzione, consumo di stupefacenti, gioco d'azzardo e per quelli contro l'intera collettività, questo dipende dalla capacità della polizia di scoprire gli eventi delittuosi e loro autori. Per quelli che colpiscono una persona, le forze dell'ordine e la magistratura possono venire a conoscenza dell'accaduto solo grazie alla denuncia della vittima o di un testimone. In molti casi però solo una quota di coloro che subiscono reato sporgere denuncia. Negli ultimi decenni i ricercatori di vari paesi sono riusciti avviare questi problemi, conducendo indagini periodiche per interviste su grandi campioni della popolazione (inchieste di vittimizzazione) al fine di individuare quali fra le persone intervistate abbiano subito alcuni reati. Purtroppo però i reati che si possono studiare con queste inchieste sono solo quelli dei quali l'individuo a conoscenza diretta: lo scippo, il borseggio, la rapina, il furto d'auto o in appartamento.

universalità della stratificazione sociale

è una caratteristica universale di ogni società: anche nelle società più semplici esistono disuguaglianze strutturate basate sul genere o sull'eta, gli uomini hanno più prestigio e potere delle donne, le persone anziane più di quelle giovani. Tuttavia, vi sono società che sono tendenzialmente egualitarie dal punto di vista delle risorse materiali e simboliche di cui dispongono le famiglie (società cacciatori-raccoglitori e le società orticole), nelle quali la proprietà della terra è assente o rara. Soprattutto nelle società di caccia o raccolta, ogni famiglia condivide con tutte le alte il cibo disponibile, mentre ciascun adulto si fabbrica gli strumenti di lavoro di cui ha bisogno. Vi sono due motivi principali della natura egualitaria: Nomadismo: queste popolazioni, spostandosi spesso, non possono accumulare grosse quantità di risorse Principio di reciprocità: porta a condividere con gli altri le risorse disponibili, permette di massimizzare le possibilità di sopravvivenza. 1966, Lenski: tenta di trovare le condizioni che favoriscono le disuguaglianza sociali; confronta società di tipo diverso per un lungo periodo di tempo, che abbraccia tutta la storia dell'umanità: La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è cresciuta nelle società orticole e ha raggiunto il punto più alto nelle società agricole per poi diminuire. Le società industriali hanno un grado di disuguaglianza maggiore di quelle caccia-raccolta e minore di quelle agricole. Le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza crescono all'aumentare del surplus economico ed al superamento dell'economia di sussistenza→ società agricole=aumento produttività=surplus economico, quantità di risorse superiore a quelle necessarie al mantenimento dei produttori. Un altro fattore che aumenta la disuguaglianza nella distribuzione è l'aumentare del potere politico, la sua concentrazione raggiunge il massimo nelle società agricole e diminuisce in quelle industriali.


Conjuntos de estudio relacionados

Chapter 9: Violence and Serious Misbehavior

View Set

CHAPTER 8: COMMUNICATION (SAMPLE TEST)

View Set

Fundamentals: Ch.2 Assessing the Apical Pulse by Auscultation

View Set