Ottocento

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Romanticismo

-Mme de Stael: letteratura più libera e espressione della società libera da vincoli del classicismo; amplia orizzonte letterario su esteri - teatro (Shakespeare, Goethe), poesia (macabro di Byron e elegia di Young) e gusto medievale di Walter Scott (Ivanhoe romanzo storico) - molti manifesti romantici, ma autori divisi politicamente (idee benpensanti vs liberali) si ignorano fino al 1825 - Globe - Rivoluzione letteraria - Hugo caposcuola, 25 febbraio 1830: Hernani - frattura: crisi letteraria, disordini politici, inquietudine spirituale (dandysmo) - scrittori si rivolgono verso il mondo sociale, funzione del poeta: missione nazionale, sociale, umana, anche Georges Sand, impegnata ma crea frattura: Gautier, l'art pour l'art Caratteristiche - scoperta della soggettività (centro dell'esperienza romantica): generi autobiografici (racconti personali, memorie, diari intimi) - crisi della coscienza, cambia il rapporto tra mondo e uomo: non più ragione ma sensibilità: vs mondo, società, squilibrio, riacquista unità con l'arte - amore contrastato, sofferenza: angoscia, solitudine, tristezza - conforto nella natura - eroe romantico (isolato dalla società, vittima di fatalità, vive con frenesia, tutto smisuratamente) - esotismo nel tempo e nello spazio (oriente, medioevo, mistero) - melodramma (ibrido): bisogno di evasione, messinscene fastose e pittoresche in castelli, ma resta un sotto-genere - tragedia storica: abbandono argomenti antichi, la nazione ha sete della sua tragedia storica - rifiuto delle regole di unità della tragedia classica: troncano prospettiva dell'illusione teatrale vs verità - teatro deve proporre fasti moderni e non mondo straniero o antico - autore deve impiegare tutti i registri, fondere i vari toni, comporre - attrito fra i generi conduce al sublime - Antony (Dumas): dramma romantico: Adèle (amata), colonnello di Hervey (marito), Antony (amante); unità drammatica notevole; conversazioni isolano protagonisti, rinchiusi nella passione, in un mondo che li respinge, Antony illegittimo: respinto, aspirazioni, impossibilità di realizzarle, destino, fatalità, solo l'amore lo mantiene in vita; Adèle d'Hervey riceve una lettera da Antony, che ha lasciato tre anni prima e che vuole rivederla il giorno stesso. Adèle decide di fuggire per evitarlo ma, uscendo in strada causa un incidente in cui Antony resta ferito, lei lo fa portare a casa a sua e, visto che non può muoversi, lo cura e ammette di amarlo ancora. Nonostante questo, decide di scappare a Strasburgo da suo marito per sfuggirgli, confida sua figlia a sua sorella, che conosce però i suoi sentimenti. In un auberge vicino a Strasburgo, Antony prende due camere una vicina all'altra e, installandosi vicino a quella di Adèle, sgattaiola in camera sua durante la notte. Tutta l'alta società è al corrente della loro storia e, durante un ballo, devono subire tutte le allusioni alla loro avventura, finché scoprono che anche il Signor d'Hervey sarebbe arrivato dopo qualche ora. Tornata a casa, Adèle non riesce a decidersi a fuggire con Antony. Vedendo arrivare suo marito, implora il suo amante di ucciderla. Lui la pugnala e si prende tutta la colpa davanti al marito "Elle me résistait, je l'ai assassinée!" - romanzo: attenzione al dettaglio dà verità al racconto, arte deve nutrirsi di verità su osservazione natura umana e non autenticità del fatto - Adolphe (Benjamin Constant): romanzo personale-intimo, trasposizione di esperienza/crisi vissuta e risolvibile solo con la scrittura, tutto esiste in funzione dell'io, no mondo esterno, martire dell'introspezione; Arido e scettico, Adolphe, terminati gli studi, conosce Ellénore, avvenente amante del conte di P*** da cui ha avuto due figli. Senza esserne realmente innamorato, o piuttosto vivendo l'amore stesso con scetticismo, tuttavia la conquista. Ma quando Ellénore gli sacrifica tutto, figli, denaro e reputazione, comincia a sentirsi prigioniero e incompreso, e decide di allontanarsi da lei. Il padre di Adolphe gli chiede di rientrare e dopo due mesi Ellénore lo raggiunge. Per pietà e per debolezza Adolphe non riesce a lasciarla, ma non è neanche capace di corrisponderle con sincera passione. Allorché la donna parte per la Polonia, egli la segue. Adolphe pensa spesso alla morte, con riflessioni dolorose e una strana costante calma davanti a tutto. Un amico di suo padre, il barone di T***, ministro in Polonia, si fa promettere che romperà la relazione che non gli fa onore. Ma Adolphe esita: il barone allora confida ad Ellénore la promessa di Adolphe. Affranta, la donna muore a poco a poco. Adolphe si ritrova libero, ma condannato, per tutta la vita, dal rimorso e dalla solitudine. - Cinq-Mars (Vigny): romanzo storico; gusto evasione nel tempo/spazio, influenza di Walter Scott (1815-30 diffusione): filosofia della storia (storia è al centro del racconto) e tecnica narrativa (romanzo drammatico e non narrativo: dialogo: azione progredisce dall'interno) - Réflexions sur la vérité dans l'art: romanzo storico, è un miscuglio di finzione e realtà, fa vivere il possibile (non rivivere il passato): arte non può essere reduplicazione dell'esistenza - personaggi ingranditi e semplificati, rappresentano dei tipi, verità ideali - Gaspard de la nuit (Bertrand): racconto fantastico, gusto per l'occultismo, esperienza notturna, sogno, follia, fantasticheria medievale, notte come mondo di transizione tra sogno e realtà, forme di mistero rappresentate (angeli, fate, spiriti, metamorfosi) - ossessione del tempo e della morte: assicura all'uomo un posto particolare fatto di grandezza e miseria - poesia: posto accordato al soggetto, poesia come esistenza, stessi temi della poesia classica ma diventati esperienza - dal punto di vista della forma: liberare il verso e le forme - meditazione, fantasticheria, solitudine, angoscia della vita e fragilità umana - necessità di attingere all'infinito, all'assoluto: sublime (terrore e ammirazione)

Decadentismo

- movimento artistico e letterario in Francia poi Europa nella seconda metà dell'Ottocento in reazione alla razionalità del positivismo scientifico - décadent (Verlaine in Langueur su rivista): stato d'animo nei confronti della società contemporanea, "Sono l'Impero alla fin della decadenza"; quindi il poeta sente di appartenere ad un'epoca in declino e non sa trovare un senso all'esistenza, né stabilire un rapporto attivo con il mondo: riesce soltanto a registrare la propria estraneità alle battaglie che si consumano accanto a lui - sensazione diffusa fra molti autori decadenti è la consapevolezza della fine, dell'inutilità di ogni sforzo di attribuire senso alla vita, poiché ogni via è stata tentata: "Tutto è bevuto, tutto è mangiato ! Niente più da dire! (Verlaine); "La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri (Mallarmé); "Noi siamo i figli dei padri ammalati" (Emilio Praga) - fine razionalismo, crisi della borghesia, letteratura vuole esplorare angoli remoti dell'anima (male, vizio, apatia, lussuria, noia): psicoanalisi di Freud riesce a spiegare impulsi e riflessi inconsci alla base della creazione poetica e letteraria - la crisi del positivismo determinò un ritorno allo spiritualismo che, nelle sue varie forme, riaffermò il valore della volontà, della libertà e della spiritualità umana, riscoprendo, contro l'arido razionalismo, gli impulsi più reconditi dell'animo, l'intuizione, il mistero - eroe decadente si chiude in se stesso per ascoltare voci interiori, e trovare le correspondances, la realtà non è conoscibile attraverso le teorie scientifiche, quindi l'unico mezzo per attingere alla realtà nuda e schietta è il totale abbandono all'empatia e all'irrazionalità - smarrimento di coscienza e crisi di valori, avvento del positivismo, rivoluzione industriale e imperialismo: abbandono all'irrazionalità e empatia - precursore Baudelaire, crisi dell'intellettuale: spleen (disgusto), idéal (fuga) - poeta veggente, vede e sente mondi arcani invisibili: artista solitario, scava nell'interiorità umana, anticonformista (rifiuta la morale borghese, ha comportamenti immorali), esteta (dandy, vita come un'opera d'arte), mal du siècle (soggettività e individualismo, comunicazione impossibile) - parola poetica: linguaggio polisemico comprensibile solo a chi ha stesse sensazioni, poesia per esprimere il proprio intimo - la parola poetica cambia: non si usa più per descrivere emozioni ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi utilizzando un linguaggio polisemico comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni. Da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo. Caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti - strofe e versi liberi con tutte le nuances, esposizione priva dell'intervento della ragione

Rimbaud (1854-1891)

Vita - Arthur Rimbaud, Charleville, abbandonato dal padre per impegni militari - madre molto rigida e severa - è uno studente modello, vince molti premi e concorsi - professore di retorica, Georges Izambard diventa suo confidente (5 anni più vecchio) e gli fa conoscere i parnassiani - Rimbaud vede la figura di Ofelia come una veggente che ha intravisto grande visioni e ne è rimasta annientata «Sur l'onde calme et noire où dorment les étoiles la blanche Ophélia flotte comme un grand lys» «Tes grandes visions étranglaient ta parole - et l'Infini terrible effara ton oeil bleu!» - nel 1870 scrive a Banville sperando di essere pubblicato su "le parnasse contemporain" ma i versi non vengono pubblicati, inizia a deformare i loro versi con intenzione satirica e scandalosa - nella Vénus Anadyomène, tratta da Les Antres malsaines di Glatigny, dove questi immagina incise le parole «Clara Venus» sulle braccia di una donna, Rimbaud le colloca nel suo fondo schiena, e dove la classica dèa sorge dalla spuma del mare, la Venere di Rimbaud «emerge lenta e stupida da una vecchia vasca da bagno» - 1870: va a Parigi, arrestato in stazione per vagabondaggio, lettere non arrivano alla madre, resta con Izambard (conosce il poeta Paul Demeny), riportato a Charleville a casa - riparte a Charleroi da un senatore padre di un compagno di classe ma scandalizza tutta con maleducazioni e convinzioni politiche estremiste, poi Bruxelles , riaccompagnamento forzato dai gendarmi - 1871: manda una lettera a Izambard promettendogli di non scappare più di casa per meritare il suo affetto pur dichiarando di «decomporsi nello squallore, nella malvagità, nel grigiore» - alla notizia della Comune torna a Parigi (non prosegue gli studi) - la madre si rassegna che non continuerà gli studi ma lo pressa per trovare lavoro negandogli spiccioli e minacciandolo di cacciarlo - frequenta un caffè, si fa pagare birra e tabacco in cambio di poesie e conversazione, Charles Bretagne gli presenta Verlaine - Verlaine lo presentò ai Vilains Bonshommes, un circolo di poeti parnassiani. Rimbaud impressionò gli astanti: per Léon Valade, quel «poeta terrificante» dalla faccia da bambino, «selvaggio più che timido», affascinava o spaventava «con i suoi stupefacenti poteri e la sua depravazione», per Ernest d'Hervilly era «Gesù tra i dottori», per un altro «il diavolo», e dunque, meglio, «il diavolo tra i dottori» - alloggia spesso da conoscenti ma a causa della sua indole viene sempre cacciato, vagabonda per giorni per Parigi vendendo portachiavi o cercando di vendere articoli, poi si trasferisce insieme ai bohémines, les Zutistes (tra cui Ernest Cabaner) che ridicolizzano le poesie parnassiane - relazione con Verlaine di cui descrive i particolari in alcune poesie (Sonnet du trou du cul), viene chiamato Mlle Rimbaud da un giornalista omosessuale geloso - Rimbaud va a abitare con un pittore che è spesso al Louvre perché è riscaldato, ma Rimbaud disprezza le arti figurative: «Noi strapperemo la pittura alla sua vecchia abitudine di ricopiare e le conferiremo sovranità. Il mondo materiale non sarà nient'altro che un mezzo per evocare impressioni estetiche. I pittori non replicheranno più oggetti. Le emozioni saranno create con linee, colori e schemi presi dal mondo fisico, semplificato e sottomesso» - Rimbaud aggredisce un fotografo una sera, viene cacciato e torna a Charleville - torna a Parigi e parte per il Belgio, incontra Verlaine per caso e lui lo segue senza dire nulla alla moglie, arrivano a Bruxelles dopo un lungo vagabondaggio - si spostano poi a Londra, si mantengono traducendo in francese delle lettere commerciali di giornali americani, Rimbaud scopre Poe - tornano e continuano a ricontrarsi ma Verlaine è sempre indeciso (moglie, madre), tornano a Londra dopo un periodo di lontananza - relazione conflittuale, insieme a Parigi, Londra Verlaine abbandona Rimbaud, lui torna, gli spara e viene arrestato (2 anni) - 1875: vede per l'ultima volta Verlaine a cui dà le Illuminations - Derniers vers (1872): una parte rompe con l'opera precedente, usa espressione semplicissima, assonanze, parole vaghe, frasi infantili o popolari (forse ispirazione dal lavoro di Verlaine) - un trasporto meditativo, il divertisemment, sono la nuova ragione che guida l'iter poetico dei Derniers vers, ove traspare un'afasia del linguaggio, vistosamente evidente nel verso onomatopeico del "ia io ia io" degli uccelli - Verlaine rompe con Rimbaud, riparte lasciando Rimbaud senza un soldo e lo minaccia e minaccia anche sua moglie di suicidarsi se non fosse tornato con lei, Rimbaud lo raggiunge e lui il giorno dopo gli spara (ferito ad un polso) poi lo accompagna in ospedale ma poco dopo lo implora di restare e poi invece sembra volergli sparare: Rimbaud scappa e lo denuncia ma poi attenua la sua responsabilità e ritira la denuncia ma Verlaine è giustiziato a due anni (anche per omosessualità) - 1875: viaggia per l'Italia, l'anno dopo va a Vienna ma viene derubato e lo espellono per vagabondaggio, riesce ad arrivare a Strasburgo e poi torna a piedi a Charleville (300 km) - viaggia molto, si arruola o fa altri lavori e quando resta senza soldi o si ammala in qualche modo torna a Charleville - nel 1879 sta lavorando a delle costruzioni ad Alessandria d'Egitto, contrae il tifo e un amico lo va a trovare chiedendogli se scrive ancora, "io non penso più a questo" - dopo un incidente di lavoro che ha ucciso un operaio si trasferisce nello Yemen lavora per una compagnia di importazione/esportazione caffè ma è malpagato e il posto inospitale - ottiene un lavoro migliore ad Harar in Abissinia - viaggia molto per motivi commerciali, «È infaticabile. La sua predisposizione per le lingue, la forza di volontà e l'inesauribile pazienza lo collocano nel novero dei viaggiatori esperti» - negli anni 80 dell'Ottocento Rimbaud ha un florido commercio di caffè, avorio ed altri beni orientali in Africa mentre in Francia comincia a diffondersi la sua fama di poeta e vengono pubblicate le sue poesie - gli chiedono più volte dalla Francia di collaborare ai loro giornali ma Rimbaud non risponde mai - nel 1891 si ammala ad una gamba, torna in Europa e la devono amputare, «La testa e le spalle s'inclinano in avanti e ci s'inarca come gobbi. Tremate nel vedere le persone e gli oggetti che vi si muovono intorno, per timore che vi si rovescino rompendovi così la seconda zampa. Sghignazzano nel vedervi saltellare. Quando tornate a sedervi, avete le mani snervate, l'ascella segata e l'aria di un idiota» - verso la fine dell'anno comincia a peggiorare, a trentasette anni, perde l'uso degli arti ed è delirante, "Andrò sottoterra e tu camminerai nel sole" - Une saison en Enfer (1873): libro pagano, libro negro, inferno è società occidentale cristianizzata e tentativo di uscirne, anche strano ménage con Verlaine, chiamato la vergine folle, uscire: modificare la realtà attraverso il linguaggio - Alchimie du verbe (parte di Saison en Enfer): colori delle vocali (teoria anche di Ernest Cabaner musicista note corrispondono a vocale e colori o abbecedari) - ripudio della poetica del veggente; io è un altro, io smarrito - «Car JE est un autre. Si le cuivre s'éveille clairon, il n'y a rien de sa faute" (se l'ottone si desta tromba) - distruzione dei nessi logici e sintattici, invasato, posseduto dal linguaggio - Illuminations (1886): incisioni colorate, miniature, stupefazioni, visioni del veggente, trasfigurazioni del mondo - linguaggio più scarno, cifrato e sibillino ma quasi infantile (dice Verlaine)\ - problema mai risolto, misero mai chiarito, nessun segno di speranza nella parola - Lettre du voyant (1871): à Demeny - poeta veggente con sregolatezza, esaurisce in sè tutti i veleni per conservarne la quintessenza per arrivare all'ignoto, deve trovare la sua anima - Il primo studio dell'uomo che voglia diventare poeta è la conoscenza di sé, intera; egli cerca la sua anima, l'indaga, la tenta, l'apprende. Dal momento che la conosce, deve coltivarla». Arrivato all'ignoto, il poeta potrà anche impazzire, ma non importa: altri «cominceranno dagli orizzonti» dove lui è caduto. «Quando sarà spezzata l'infinita schiavitù della donna, quando vivrà per se stessa e grazie a se stessa, l'uomo - finora abominevole - le avrà dato il benservito, sarà poeta anche lei! La donna troverà dell'ignoto! » - visioni espresse nella lingua dell'anima per l'anima che riassume pensieri, profumi, suoni, colori - il poeta, secondo Rimbaud, deve coltivare sistematicamente le sensazioni estreme, la "sregolatezza di tutti i sensi", per poter giungere all'Ignoto e creare del "nuovo" - distinzione tra "poesia soggettiva" - sentimentale, improduttiva e vuota - e "poesia oggettiva", che trascende l'Io ed è tesa creativamente a perlustrare l'Ignoto (JE c'est un autre) Poetica - verso libero e poesia in prosa - lirica che attinge alla libertà dell'immaginario, ai sensi, alla visione irreale

Baudelaire (1821-1867)

Vita - Charles Pierre Baudelaire, padre morto, tradimento della madre risposata con un militare, Aupick (incarna disciplina, morale borghese perbenista, religione costituita) - espulso dal liceo per indisciplina, è molto incostante nello studio - si appassiona di letteratura e inizia a frequentare prostitute, vita da bohémien , debiti - progressivamente escluso dalle cerchie sociali, Paquebot des mers du Sud verso Calcutta, si ferma sull'isola Maurice e ritorna (gusto per l'esotismo) - Parigi fa vita da bohémien, dandy, critico d'arte e giornalista - 1842: Gautier e Jeanne Duval, la venere nera, danzatrice e attrice, alloggia all'isola di Saint-Louis, dissipa metà dell'eredità costrungendo la madre ad affidare l'eredità a un notaio - clud des Hashischins con Gautier, Balzac, Nerval, esplorazione esperienze e allucinazioni droghe - 1845-46: critica del Salon,fama cresfce, sostiene Romanticismo e Delacroix - tenta suicidio per debiti, instabilità psicologica, la madre lo ignora e non lo visita mai, forse per ordine di Aupick - 1847: La Fanfarlo, novella e ascolta Wagner e traduce Poe, appassionandosi al romanzo gotico - 1848: sostiene moti rivoluzionari ma instaurazione del regime di Napoleone III: sconfitta, ferita - Les fleurs du mal (1857): denunciato per offesa morale pubblica e buon costume - 1861: nuova edizione, ripubblica le poesie censurate ma rimaneggiamento - Le spleen de Paris - Petits poèmes en prose (1864): "ubriacatevi. Di vino, di poesia"; liberazione della forma, esercizio di stile, prosa con tracce della cadenza del verso, musicale: ebbrezza dell'arte nasconde i terrori dell'abisso - «Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l'unico problema. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull'erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l'ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all'orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l'orologio, vi risponderanno: "È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.» - dal 1859 stato di salute peggiora, riconciliazione con la madre e periodo di serenità e produttività (come testimonia Le Voyage) - 1860: bancarotta e editore, crisi esistenziale e nuovo tentativo di suicidio - 1862: Jeanne Duval muore di sifilide e la relazione con Mme de Sabatier e Marie Daubrun (invitation au voyage) non lo soddisfano completamente - 1864: rifiutato dall'Académie française, va a Bruxelles pensando di guadagnare ma miseria, indicibili sofferenze fisiche e morali, crescente disperazione, peggiora dipendenza da droghe, oppio e alcolici e peggiora la sifilide - Pauvre Belgique!, Mon coeur mis à nu (1859-1868) - ultimi anni malato, ictus con paralisi e afasia, nel 1867 muore dopo straziante agonia da sua madre e le sue opere sono vendute ad una somma irrisoria - poeta maledetto, intellettuale romantico, cupo e rivoluzionario, vs società e borghesia - l'atto dell'amore somiglia a una tortura o a un'operazione chirurgica. Anche quando due amanti sembrano fortemente presi l'uno dall'altro e pieni di reciproco desiderio, l'uno dei due sarà sempre più calmo o meno indemoniato dell'altro. Uno è il "chirurgo", l'altro il "paziente". Nella proclamazione di un silenzio, che è il sadismo, la voluttà unica e suprema dell'amore consiste nella certezza di fare il male, e l'amore è un delitto in cui non si può fare a meno del complice. - Les Paradis Artificiels (1860): sensazioni provate dopo assunzione di vino, oppio, hashish - droga soddisfa gusto dell'infinito ma rende dipendente la creatività dell'artista - "orrenda è la sorte dell'uomo la cui immaginazione, paralizzata, non sia più in grado di funzionare senza il soccorso dell'hashish o dell'oppio" - vino: esalta personalità e grandezza dell'uomo, esalta la volontà - hashish: annullamento della volontà, tempo, favorisce sinestesie tra suoni, colori, profumi: corrispondenze - simbolismo: ritrovare rapporto tra società pre-industriale e natura (sinestesia) - Les fleurs du mal (1857): male attraente, accattivante, fiori nasce dalla terra (natura maligna), avvalersi della poesia per extraire la beauté du mal - Spleen et Idéal, Tableaux Parisiens, Le Vin, Fleurs du mal, Révolte, Mort - Dopo una poesia introduttiva che anticipa il complesso dell'opera, il primo gruppo di poesie (Spleen et Idéal) presenta il contrasto tra lo slancio e la caduta. Il gruppo seguente (Tableaux Parisiens) mostra il tentativo di un'evasione nel mondo esterno della metropoli, tentativo che, non portando a nessun risultato, sfocia in un'evasione nel paradiso dell'arte. È questo il tema del terzo gruppo, Le Vin. Neppure questo però porta ad una serenità. Ne consegue l'abbandonarsi alla fascinazione del distruttivo (nel quarto gruppo che ha lo stesso titolo della raccolta, Les Fleurs Du Mal). La conseguenza di tutto ciò è la sarcastica ribellione contro Dio (Révolte). Come ultimo tentativo non resta che cercare pace nella morte: così si conclude l'opera nel sesto e ultimo gruppo di poesie, dal titolo, appunto, La Mort. - viaggio immaginario verso l'inferno che è la vita - lavoro: atto che conduce alla poesia pure, costruzione di un'architettura; spersonalizzare la poesia (no date), percorso tematico e non autobiografico, opera con inizio e fine - poesia introduttiva: dualità esperienze dell'artista: spleen (milza, angoscia esistenziale profonda e disperata) ma il poeta sa elevarsi (idéal) al di sopra degli uomini e percepire le segrete corrispondenze tra oggetto maledetto dalla società e oggetto di scherno (Albatross), Spleen et Idéal - Tableaux parisiens: fuggire l'angoscia proiettandosi al di fuori della dimensione personale, osservazione della città (primo a trattare Parigi in poesia) ma fallisce, spirito inquieto vede altri individui sofferenti che compiange, compiangendo se stesso - Le vin/fleurs du mal: fuggire lo spleen con paradisi artificiali (effetto passeggero) e dissolutezza (porta a provare disgusto per se stesso) - Révolte: rinnegamento di Dio, invocazione di Satana - Mort: ultima risorsa, "le voyage": speranza morte è altro paradiso artificiale - donne e amore - Mme de Sabatier: amore sublimo e mistico (Idéal) - Jeanne Duval: amore carnale, affascinante e diabolico, richiamo del baratro e autodistruzione - Marie Daubrun: bambina, sorella e madonna nera (odio crudele, tradito) - donna: simbolo del peccato, demone della contraddizione, adorazione e misoginia - vicina alla natura (volgare) vs dandy; non sa separare anima dal corpo - venere: forma più seducente del diavolo Poetica - conflitto orrore/estasi, valorizza sensibilità, irrazionalità (vs positivismo) - poeta è veggente che sa scorgere le corrispondenze (albatros) - interpretare realtà ma inabile in vita pratica - padre del decadentismo e modernité (termine coniato da Baudelaire): capacità di vedere nella metropoli non solo decadenza dell'uomo ma avvertire la misteriosa bellezza (arte deve esprimere questa esperienza) - simbolismo nella prima fase poetica: sinestesie, trovare equilibrio sta società pre-industriale e natura - allegorismo nella seconda fase poetica: vita distaccata dalla società pre-industriale, rifiuto dell'oggettivismo scientifico - perfezione musicale dello stile - la preferenza e l'esaltazione di un mondo ideale, immaginario, onirico, nel quale fuggire, poiché il mondo reale è orribile, spaventoso, fatto solo di delusioni e di dolore

Zola (1840-1902)

Vita - Emile Zola, padre italiano di Venezia naturalizzato francese che era ingegnere e militare - 1843: Aix en Provence, studente modello in un istituto laico in città clericale - la prima volta che vede Parigi: «Mi ricordo», dice inoltre, «[...] di aver provato in quel contesto una delle delusioni più crudeli della mia vita» - è amico di Cézanne e Baille e con loro legge molto, soprattutto Hugo - morte prematura del padre, madre fa ricorso per ottenere un capitale, e deve trasferirsi a Parigi nel 1858 dove Zola la segue ed è studente mediocre «Fui profondamente ferito, quando constatai che invece di confermarmi tra i primi, mi trovai ad essere il ventesimo, su una sessantina di allievi. Evidentemente, il livello degli studi era molto più alto a Parigi che in provincia. Ammetto che mi disgustai e che diventai uno studente decisamente mediocre» - riesce alla Sorbona (scientifico non letterario), ritorno a Aix per maturità classica ma non passa nemmeno gli scritti - 1862 lavora presso la casa editrice Hachette (la più importante dell'epoca) grazie alla raccomandazione di un professore - 1860-1862: Comte e Taine tengono conferenze, influenza del positivismo e delle scienze naturali - ogni opera letteraria o, più in generale, ogni opera d'arte deve essere studiata come si studiano le scienze naturali, dev'essere anatomizzata, perché è il prodotto dell'ambiente che l'ha vista nascere - 1863: collabora come giornalista tendente al positivismo ma scrive ancora romanzi romantici (Contes à Ninon, 1864) - 1865: La confession de Claude - Claude è un poeta ventenne che dalla Provenza si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Una sera viene chiamato nell'alloggio di una sua vicina, la prostituta Laurence, in preda a una crisi nervosa. Dopo essersi preso cura di lei, ha pietà della sua condizione e ne diviene l'amante, nella speranza di sottrarla alla sua vita dissoluta, ma col tempo se ne innamora, lasciandosi a poco a poco coinvolgere nel degrado morale da cui voleva liberare la donna. Jacques, un amico di Claude che abita nel suo stesso hotel, è fidanzato con Marie, la quale, gravemente malata, muore una sera, accudita da Claude, proprio mentre Laurence si concede a Jacques. Claude vede quanto succede nella camera vicina attraverso le ombre che l'amante e l'amico proiettano sulla casa di fronte. Il giovane si ribella infine, lascia Parigi e torna in Provenza, deciso a ritrovare, in mezzo agli amici di un tempo, la purezza perduta. - 1866: Le voeu d'une morte Daniel Raimbault, scampato per miracolo a un incendio e rimasto orfano, viene cresciuto dalla nobildonna Blanche de Rionne fino ai diciott'anni, fino cioè a quando Blanche, in punto di morte, si fa promettere che il giovane ne tuteli moralmente la piccola Jeanne, sua figlia. Daniel va a vivere da solo per essere poi impiegato dall'editore Georges Raymond, che pubblica opere enciclopediche. Jeanne è intanto in convento: quando ne esce, divenuta una ragazza vivace, viene affidata alla ricca zia. Nonostante timidi tentativi, Daniel non riesce a impedire che la fanciulla convoli a nozze con un uomo provvisto di molto denaro ma poca virtù. Jeanne è presto infelice; credendola sul punto di prendere un amante, Daniel comincia a indirizzarle lettere anonime in cui proclama i suoi sentimenti per la fanciulla, di cui è ormai perdutamente innamorato. La donna è convinta che Georges sia il mittente misterioso e, rimasta vedova, confessa a Daniel il suo amore per l'editore. Daniel, rimanendo fino in fondo fedele alla promessa fatta a Blanche de Rionne, rinuncia a Jeanne, che si lega a Georges, e muore poco dopo. - difesa di Germinie Lacerteux ed elogio, Zola vi esibisce prepotentemente le sue convinzioni, elogiando nel romanzo (che tratta con distacco una storia di degrado e follia) la piena adesione alla realtà, descritta anche nei suoi lati più crudi, senza filtri o edulcorazioni, e la libera espressione della personalità degli autori, svincolata dalle imposizioni di qualsivoglia scuola o modello. Tre giorni dopo i fratelli Goncourt lo ringraziano calorosamente, inaugurando una lunga amicizia - 1866: Mes haines (elogio a Taine) - 1866: abbandono Hachette, quotidiano apolitico l'événement, cronista del Salon e difesa di Manet e degli impressionisti (anticonformisti, ritraggono la realtà) - 1866 viene congedato dall'Evénement e dal Salut public, futuro incerto - il direttore di Le messager de la Provence vuole un romanzo ambientato a Marsiglia e lo commissiona a Zola - 1868: Les mystères de Marseille - Phiippe Cayol, giovane repubblicano, si innamora di Blanche de Cazalis, il cui zio è un politico che esercita grande potere su Marsiglia. Philippe e Blanche fuggono insieme, ma de Cazalis riesce a far arrestare l'uomo. Tenta inoltre di impadronirsi del piccolo Joseph, nato dall'unione tra i due, perché vuole beneficiare dell'eredità di Blanche, ma la madre glielo sottrae, affidandolo a Marius, fratello di Philippe, e alla fioraia Fine. Marius prova invano a racimolare la somma che permetterebbe a Philippe di lasciare il carcere, dal quale il ragazzo esce comunque, grazie all'aiuto dell'abate Chastanier e del negoziante Martelly, riparando in Italia. Cazalis non si dà per vinto e assolda la spia Matheus, ma nemmeno quest'ultimo riesce a rapire il bambino. Blanche si fa suora, Philippe torna in patria, dove si unisce ai ribelli repubblicani nel febbraio 1848. Cazalis provoca il giovane a duello, uccidendolo, ma l'anno successivo soccombe al colera, la malattia che ha già ucciso Blanche, perita il giorno dopo aver accudito l'amato moribondo. Dieci anni dopo Marius, unitosi in matrimonio con Fine, è divenuto un importante armatore, mentre il figlio adottivo Joseph, ora diciannovenne e padrone di una cospicua di eredità, è destinato ad un avvenire felice. - 1868: Thérèse Raquin (prima la novella Dans Paris. Un mariage d'amour nel 1866): Taine ne fa un elogio - Il romanzo ha come protagonisti due donne e due uomini, posti tutti a pari livello. L'utilizzo del narratore onnisciente consente a Zola di cambiare spesso l'oggetto dell'analisi passando da un personaggio all'altro in base alla situazione. Il libro narra la storia di Teresa, giovane fanciulla esile ma graziosa che vive in una piccola e squallida merceria, appartenente alla zia, in un quartiere di Parigi. Oltre all'anziana ma vispa zia, vive con Teresa il malaticcio cugino: Camillo. Il matrimonio tra i due è inevitabile ma anche insignificante, dato che Teresa non è mai uscita da quella merceria e non sa nemmeno cosa sia l'amore mentre lui, debole fisicamente anche se attivo lavoratore, non ha intenzione di passare la vita alla ricerca della donna giusta. La loro vita, sempre uguale e monotona, viene stravolta dall'arrivo di Lorenzo, pittore perdigiorno nonché grande amico di Camillo, che si inserisce nella piccola famigliola col pretesto di eseguire un ritratto al caro amico. L'intenzione è ben altra: Lorenzo è rimasto attratto dalla semplicità di Teresa ed inizia a frequentarla di nascosto, senza mai destare alcun sospetto. I due, durante una breve gita sul fiume architettano un omicidio perfetto per liberarsi di Camillo, terzo incomodo e ostacolo al loro amore passionale. Prendendo in braccio Camillo (egli pensa che l'amico stia scherzando), tanto è leggero, Lorenzo non solo riesce ad annegarlo, ma può appoggiarsi anche su una serie di testimoni che lodano la prontezza del suo simulato tentativo di salvataggio. Grazie a questo alibi perfetto, i due tornano alla merceria dove la vecchia interpreta la morte del figlio come l'inizio della propria morte spirituale. Ella conserva tuttavia la fiducia per i due sopravvissuti, che poco più in là si sposano. Mantenuti dalla vecchia, Lorenzo e Teresa si dedicano al loro amore che sembra però avviato a un lento e inesorabile declino. L'ipotetico fantasma di Camillo perseguita i corpi e le menti dei due amanti e li allontana sempre più. Quello che un tempo era amore intenso, si è trasformato dopo la morte di Camillo in un odio acceso. Mentre la vecchia diventa sempre più oziosa e pian piano paralitica, scopre, dalle liti degli amanti, che loro due avevano complottato e deciso la morte del suo caro Camillo. Ora però è troppo tardi: la vecchia è muta e paralitica, i due amanti sono in procinto di una rottura completa, ma accade qualcosa di inaspettato. Una sera i due, entrambi desiderosi della morte dell'altro si uccidono, consapevoli dei loro errori, mentre la vecchia, ancora viva, li osserva con sguardo soddisfatto e nel contempo disgustato per la vendetta da tempo bramata e infine ottenuta. - tutti i personaggi agiscono per egoismo - le vendite sono comunque insoddisfacenti quindi la situazione economica resta precaria - 1868: Madeleine Férat: romanzo Madeleine Férat ha perso la madre alla nascita e il padre, imprenditore che si era costruito da solo la sua fortuna emigrando a Parigi dall'Alvernia, a sei anni. Affidata al mercante di stoffe Lobrichon, viene messa in un collegio, dove la ragazza non si integra, in mezzo a fanciulle che si preparano a una vita nel bel mondo parigino. A quindici anni Lobrichon la porta a vivere con sé, cominciando a covare l'idea di sposarla. Quattro anni più tardi, una sera, l'uomo tenta di baciare Madeleine, ma viene respinto con sdengo e, quando si è ritirata nelle sue stanze, tenta di farle violenza. Madeleine si libera e scappa di casa; mentre vaga per la città incontra un giovane sconosciuto, Jacques Berthier, con cui passa la notte. Se per Jacques si tratta di un'avventura come un'altra, Madeleine si sente ormai sua sposa. L'uomo, impietosito, la tiene con sé un anno, finché viene chiamato come medico militare in Cocincina. Andata a vivere in un albergo di rue de l'Est, vi incontra Guillaume de Viargue, appena giunto dalla normanna cittadina di Véteuil. Guillaume è figlio di una relazione illegittima tra un ricco, misantropo e solitario scienziato, sempre rinchiuso nel laboratorio della sua villa, la Noiraude, e una donna sposata. Cresciuto da una vecchia protestante e fanatica, Geneviève, entra in un collegio locale, dileggiato dai coetanei per le sue origini bastarde. Dopo qualche anno giunge dalla capitale un ragazzo, Jacques Berthier, spigliato, indipendente e sincero, che lo difende e diviene il suo unico amico. Finiti gli studi, Guillaume compie un soggiorno a Parigi, dove si fidanza con Madeleine. I due si ritirano in rue de Boulogne: lei sembra dimenticare il primo amore, lui coronare il sogno di una vita tranquilla, riempita da un affetto femminile. Un giorno però la donna trova il ritratto di Jacques, e poco dopo Guillaume rincasa disperato, avendo saputo che un suo grande amico, di cui non le aveva mai parlato, è naufragato andando in Cocincina. Madeleine non gli rivela nulla ed è ora come posseduta dalla presenza del primo uomo, che turba la sua pace e, conseguentemente, quella della coppia. La notizia del padre morente richiama Guillaume a Véteuil. Il padre si è suicidato con il veleno, dopo aver distrutto ogni sua scoperta scientifica. Ha preservato solo i veleni. Dopo qualche tempo Guillaume chiama Madeleine a Véteuil: la donna va ad abitare nei pressi della Noiraude, dove l'amato la raggiunge abitualmente. I due ritrovano la pace e dopo qualche tempo il giovane chiede a Madeleine di sposarlo. La donna, pur tentennando a causa del suo segreto, accetta. La coppia vive quattro anni felici, coronati dalla nascita della piccola Lucie, in totale tranquillità e isolamento. Un giorno Guillaume incontra Jacques, sopravvissuto al naufragio, alla stazione di Mantes: felice lo conduce alla Noiraude, dove la moglie lo evita con il pretesto di un'indisposizione. Quando Jacques è andato a dormire, rivela tutto al marito. In preda all'angoscia, passano la notte nella loro casa nelle vicinanze. Il giorno dopo fanno venire Lucie, vista come unica salvezza del loro rapporto, ma ravvisano in lei i tratti del chirurgo. La presenza del primo uomo devasta ormai la coppia: Madeleine percepisce in lui una prima indissolubile unione e la vergogna di essersi legata previamente a un uomo diverso dal marito. In giornata fuggono a Parigi. La sera sostano a Mantes in una locanda, nella stessa camera in cui Madeleine e Jacques avevano passato una notte d'amore. Durante una breve assenza di Guillaume, Jacques si presenta nella stanza, perché Madeleine è stata riconosciuta da un dipendente dell'albergo. Stupito dal sostanziale mutismo della donna, Jacques, venuto solo per salutarla, si ritira. Gli sposi si immergono per un periodo nella mondanità parigina, ma sono ben presto nauseati da una vita che non gli appartiene. Proprio quando hanno deciso di tornare a Véteuil, Madeleine apprende che Jacques è in città. Con un pretesto lascia partire il marito e si reca dall'uomo per rivelargli la verità, ma, giunta da lui, non resiste, concedendosi. Determinata a uccidersi, la sera torna in Normandia, dove la figlioletta è morta. Madeleine si suicida con uno dei veleni del padre di Guillaume, mentre questi, impazzito, veglia il cadavere. Geneviève, che ha sempre visto Madeleine come una persona impura, rivendica la vendetta del Padre. - collabora con tanti altri giornali e nel 1870 si sposa - 1880: Le roman expérimental (Introduction à la médecine expérimentale - Claude Bernard) - saggio considerato Manifesto del naturalismo - poetica naturalista: arte come riproduzione oggettiva del reale e impegno morale: mettere in luce le cause di fenomeni sociali per indurre al cambiamento - metodo sperimentale scientifico in letteratura, evitare lirismi, stile impersonale - esperimento del determinismo dei fenomeni nella narrazione - «La science a-t-elle promis le bonheur? Je ne le crois pas. Elle a promis la vérité, et la question est de savoir si l'on fera jamais du bonheur avec de la vérité.» - 1880: les soirées de Médan - adesso lavora molto e guadagna bene - 1870-1893: Rougon-Macquart - nel 1886 si interrompe l'amicizia con Cézanne perché Zola scrive di un pittore fallito e suicida - 1897-1898: interventi su Le Figaro e l'Aurore, j'accuse (per l'affaire Dreyfus) - 1899: esilio in Inghilterra - 1902: morto nel sonno per soffocamento, Henri Buronfosse sospettato di omicidio per motivazioni politiche (era dell'estrema destra e vs Dreyfus) - J'accuse (13 gennaio 1898): lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure contro i persecutori di Dreyfus e le irregolarità e illegalità commesse nel corso del processo per alto tradimento - 1894: Dreyfus capitano dello Stato Maggiore è accusato di aver passato informazioni segrete alla Germania ed è deportato sull'Isola del Diavolo - 1906: si scopre che il colpevole è Esterhazy, condannato e Dreyfus è reintegrato nell'esercito - Trois villes (1894-97): Lourdes, Rome, Paris, è vs i miracoli, fa morire le protagoniste; Nel suo viaggio a Lourdes, Zola ebbe un'esperienza privilegiata in quanto vi si trovò proprio nei giorni in cui avvennero le presunte guarigioni di Marie Lebranchu e Marie Lemarchand, due dei miracoli poi riconosciuti ufficialmente, casi che il dottor Boissarie, a capo del Bureau Médical, presentò allo scrittore. Zola, scettico sul tema, nel suo romanzo, si sarebbe riferito alle due donne con altro nome, facendole però morire nel racconto. - Quatre Evangiles, tetralogia di romanzi (fécondité 1899, travail 1901, vérité 1903 postuma, justice): - fecondità: famiglia Froment, che con i loro dodici figli incarna la felicità, e altre famiglie con un piccolo numero di figli, quest'ultimo simbolo del declino sociale e della miseria della vita - il lavoro: "vangelo socialista", dove il protagonista del racconto è proprio il lavoro, la forza servente per il progresso sociale - la verità: scritto anticlericale e politico, e più interessato alla questione dell'Affare Dreyfus, in quanto la trama tratta di un ebreo accusato di un omicidio da parte del clero - giustizia: incompiuto, protagonista Jean Froment e la sua speranza di creazione di una repubblica universale e pacifica - Les Rougon-Macquart. Histoire naturelle et sociale d'une famille sous le Second Empire: accento sulle ingiustizie sociali, quadro biologico e sociologico utilizzando teorie evoluzionistiche e positiviste (personaggi come esperimento) - smascherare ipocrisie e bassezze della borghesia (anche i costumi sessuali), e condizioni di vita miserevoli delle classi più povere, e corruzione società del secondo impero - narratore esterno: distacco che dà possibilità di un progresso, Zola è riformista, socialista e progressista, sulle orme di Marx osserva la realtà per comprenderla e cambiarla: dimostrare le leggi dell'ereditarietà, determinazioni genetiche, sociali, dell'ambiente e del tempo storico - La fortune des Rougon (1871) - La curée (1872) - Le ventre de Paris (1873) - L'assommoir (1877) - Nana (1880) - Germinal (1885) - La terre (1887) - La bete humaine (1890) - L'argent (1891) - Le docteur Pascal (1893)

Maupassant (1840-1893)

Vita - Guy de Maupassant, madre amica di infanzia di Flaubert e ha grande sensibilità artistica, hanno un rapporto stretto - passione per la natura, vita selvaggia, passeggiate, ostilità religione (educazione forzata al seminario, fa di tutto per essere espulso) - 1868: incontra Gustave Flaubert che considererà sempre esempio e mentore - 1870: volontario nella guerra franco-prussiana, sconvolto dalla disorganizzazione e dallo scarso spirito patriottico delle truppe francesi - incontra anche i fratelli Goncourt e Zola (naturalismo e realismo) - 1878: ministero dell'istruzione pubblica, primi sintomi di sifilide che lui considera fieramente come la conferma che le sue scelte di vita sono spregiudicate e anticonformiste, no ideali di rispettabilità borghesi (come Flaubert) - viaggi in barca, solitudine ma anche Soirée de Médan e scuola realista, naturalista - 1880: Boule de suif: Boule de Suif (palla di sego), commercianti borghesi, nobili, suore, ufficiale prussiano - Il racconto narra la storia di un gruppo di 10 persone in fuga da Rouen, invasa dai prussiani, su una carrozza diretta alla volta di Dieppe. La protagonista è Palla di sego, una prostituta che, nello spazio ristretto della diligenza, si trova a convivere con un gruppo di nove persone che comprende tre coppie di coniugi appartenenti a diversi ceti sociali (commercianti, ricchi borghesi, nobili), un inoffensivo rivoluzionario repubblicano e due suore. Tutti sono ansiosi di sfuggire all'invasore e di raggiungere zone più tranquille dove curare i propri interessi. Durante il viaggio Palla di Sego è dapprima mal tollerata, poi le cose cambiano e viene poco alla volta integrata nel gruppo, ciò a seguito di due episodi. Nel primo la carrozza procede lentamente sotto una forte nevicata e i tempi del viaggio si allungano. La ragazza è l'unica previdente che ha con sé da bere e da mangiare, mentre gli altri passeggeri sono in preda ai morsi della fame. L'uno dopo l'altro, pur di mettere qualcosa sotto i denti, passano sopra il disprezzo sociale per Palla di sego e si servono in abbondanza dal cesto in cui la ragazza tiene ogni ben di Dio. La protagonista torna al centro dell'interesse dei suoi compagni di viaggio in una seconda occasione: la diligenza è ferma da giorni all'albergo del Commercio perché un ufficiale prussiano pretende il pagamento di una gabella in natura da Palla di sego. Lei, che è l'unica animata da vero spirito patriottico, rifiuta sdegnata. Gli altri viaggiatori in un primo tempo la spalleggiano, ma col passare dei giorni davanti alla prospettiva di veder interrotto il loro tragitto, la spingono a cedere. Grazie al sacrificio della protagonista la diligenza riparte; accolta e blandita nel momento del bisogno, viene rimessa al proprio posto ed emarginata quando tutto rientra nella normalità. - 1880: morte Flaubert, 1881 prende stupefacenti a causa della sifilide (tormentato da feroci emocranie) - 1883: Une vie: Jeanne, Julien de Lamare, Rosalie, Gilberte, Paul, Lisette - La storia descrive la vita di una donna, dal momento in cui il suo cuore si sveglia, fino alla vecchiaia. Jeanne, unica figlia del barone Simone-Jacques Le Perthuis e di sua moglie Adelaide, è una giovane aristocratica, che dopo essere stata educata nel collegio religioso del Sacro Cuore fino all'età di 17 anni, va a vivere nel 1819 presso la residenza dei "Pioppi" della famiglia, in una casa lasciatale in eredità dal padre vicino alla località normanna di Yport: qui vive giorni felici carichi di sogni e di aspettative per il futuro. Dopo solo tre mesi di fidanzamento va in sposa al visconte Julien de Lamare di cui è platonicamente innamorata, ma, appena tornati dal viaggio di nozze in Corsica così carico di romanticismo e di passione, la sua vita reale prende inaspettatamente una piega ben più triste. Il marito si rivela ben presto per quello che è realmente, un avido ed egoista che non la rende più partecipe degli affari; l'uomo si trasforma di colpo e diventa crudele, meschino e oramai del tutto indifferente alla vita coniugale. La giovane sposa scopre poco dopo anche il tradimento perpetrato da Julien con la serva Rosalie, sorella di latte di Jeanne, grazie ad un figlio appena concepito dai due amanti fedifraghi. Anche dopo l'allontanamento di Rosalie, Julien continua a tradire la moglie con una vicina di casa, Gilberte, finché muore tragicamente ucciso dal marito della nuova amante durante una tempesta. Jeanne riversa allora il suo affetto e il suo amore sul suo unico figlio Paul nato prematuramente con problemi di salute, che cresce viziato sotto l'ala protettiva ed ossessiva della madre, del nonno e della zia Lisette. La seconda figlia era stata una bambina nata morta il giorno stesso della morte del marito. All'età di quindici anni il ragazzo va a studiare nel collegio di Le Havre e li scopre presto tutti i vizi di cui è intriso il mondo; comincia difatti a condurre una vita quantomai disordinata, contraendo forti debiti di gioco ed innamorandosi di una prostituta che lo convince a fuggire in Inghilterra per evitare i creditori. Jeanne ormai ridotta sul lastrico e travolta dalla depressione a causa dei debiti contratti dal figlio, a partir dalla morte del padre e della zia Lisette è costretta a vendere la residenza dei "Pioppi" e tristemente si trasferisce presso una residenza di campagna accompagnata da Rosalie, diventata oramai una contadina benestante, che riempirà le giornate ormai vuote e immerse solamente in una cronica tristezza di Jeanne, riportandola pian piano verso la serenità. Finalmente Jeanne, dopo molte sofferenze, può riempire le sue giornate e consolare i propri dolori grazie alla nipotina, affidatagli dal figlio Paul dopo la morte della madre prostituta di parto. Jeanne comprende, grazie alle parole di Rosalie, che la vita, qualunque vita, in conclusione non è né tutta buona né tutta cattiva come si dice. Con l'arrivo della bambina e la promessa del figlio di raggiungerla presto, la donna provata dalle molte vicissitudini dell'esistenza riscopre il gusto della vita. La vie, voyez-vous, ça n'est jamais si bon ni si mauvais qu'on le croit - 1885: Bel Ami, romanzo realista La vicenda si svolge per la maggior parte a Parigi, nel gruppo di persone formato dai principali giornalisti de La Vie Française e dai loro amici e familiari. Georges Duroy, dopo aver svolto per due anni il servizio militare in Algeria, si è trasferito a Parigi, dove - da sei mesi - lavora come impiegato alle Ferrovie. Mentre una sera si aggira per le strade e i viali attorno all'Opéra, solo, squattrinato e roso dall'invidia per i ricchi che vede passeggiare, incontra casualmente Charles Forestier, un vecchio commilitone che, dopo il congedo, aveva iniziato una carriera di giornalista ed era diventato caporedattore politico de La Vie Française. Forestier incoraggia l'amico ad intraprendere la via del giornalismo e lo invita a pranzo per presentarlo al signor Walter, un ricco finanziere ed uomo politico ebreo, proprietario e direttore de La Vie Française. Nella stessa occasione, Duroy conosce la bella e intelligente moglie di Forestier, Madeleine, e un'amica di quest'ultima, Clotilde de Marelle. Madeleine aiuta il protagonista a scrivere il suo primo pezzo giornalistico, ma poi i loro rapporti si raffreddano e Georges diventa amante di Clotilde. Pochi mesi dopo, i Forestier si trasferiscono nel sud della Francia, a causa delle peggiorate condizioni di salute di Charles, e l'assenza dell'amico consente a Duroy di acquistare spazio nel giornale. Quando una lettera di Madeleine lo informa che il marito sta per morire e lo implora di raggiungerla per aiutarla a sopportare il momento, Duroy si reca a Cannes dai due amici. Dopo la morte di Forestier, Duroy chiede alla giovane vedova di sposarlo e, dopo qualche settimana di riflessione, lei accetta. Su suggerimento della futura moglie, Duroy inizia a firmarsi Du Roy, per attribuirsi un'ascendenza nobiliare. Dopo il matrimonio, i novelli sposi partono per la Normandia, dove i genitori di Georges conducono una vita molto modesta, gestendo un'osteria di campagna a Canteleu, un paese vicino Rouen. L'incontro coi suoceri non è gradito da Madeleine, che ben presto convince il marito a tornare in città. La coppia s'inserisce sempre più nella politica e negli affari. Madeleine, grazie alle sue conoscenze, riesce molte volte ad apprendere ciò che succede nel "dietro le quinte" della politica. Sulla base di queste informazioni, marito e moglie scrivono assieme, col determinante apporto di lei, articoli che spesso servono per avviare campagne di stampa contro ministri ed altri uomini di potere, avversari del gruppo d'interesse vicino al signor Walter. In breve, comunque, le cose tra Georges e Madeleine si guastano. I colleghi iniziano a prendere in giro Duroy, per il fatto che i suoi articoli assomigliavano in modo sorprendente a quelli di Forestier, segno rivelatore di chi fosse la vera autrice. Lo soprannominano così 'Forestier'. Georges, sempre più adirato con i colleghi, inizia anche a sospettare tradimenti da parte della moglie. Duroy, ormai non più innamorato della moglie, inizia una storia con Virginie Walter, moglie del suo editore, che fino ad allora non aveva mai tradito il marito. Grazie a lei, viene a sapere che il nuovo governo, giunto al potere con l'appoggio del giornale, ha in progetto di invadere il Marocco e che il signor Walter, a conoscenza dei piani governativi, ha elaborato una grossa speculazione finanziaria. La signora Walter intende parteciparvi in proprio e promette all'amante che gli cederà una metà del guadagno. L'operazione riesce, consentendo a Walter di essere accettato nell'alta società. Frequentando i Walter, Duroy approfondisce la conoscenza con la loro figlia più giovane, una graziosa ragazza di nome Suzanne. Architetta quindi un piano per liberarsi della moglie, entrando, assieme a un commissario di polizia, nell'appartamento dove Madeleine si incontrava con il ministro degli Esteri, Laroche-Mathieu, e sorprendendo i due in flagrante adulterio. Fugge quindi con Suzanne Walter, accettando di tornare a Parigi soltanto quando i genitori di lei acconsentono al loro matrimonio. Il romanzo termina con le sfarzose nozze celebrate alla Madeleine. Tra gli invitati, oltre ai maggiori esponenti della politica e della società parigina, c'è anche Clotilde De Marelle, che aveva rotto con lui alla notizia del suo fidanzamento con la signorina Walter. Dallo scambio di battute tra Georges e Clotilde, si capisce che lei gli ha perdonato il secondo matrimonio e che la loro relazione clandestina può riprendere. - Georges Duroy è il prototipo dell'arrampicatore sociale, antieroe - 1885: Pierre et Jeanne: Pierre, Jeanne, Gérome, Rosemilly - Pierre e Jean Roland sono due fratelli da sempre agli antipodi; irrequieto e discontinuo il primo, ragionevole e fondamentalmente buono il secondo. Li troviamo già adulti, uno medico l'altro avvocato, in visita al resto della famiglia, a Le Havre, dove il padre Gérôme, appassionato di pesca, e la madre Louise, donna riflessiva e calma, si sono ritirati dopo una vita trascorsa a Parigi per lavoro. Il romanzo si apre all'insegna della quiete di una giornata che scorre lenta a bordo della "Perle", la piccola imbarcazione di famiglia, con i due fratelli a sfidarsi nella pesca per catturare le attenzioni della vedova Rosemilly, una giovane e graziosa donna, vicina di casa e amica di famiglia. La narrazione si volge in questo e nei pochi giorni successivi, quasi senza salti temporali. La quiete iniziale del racconto, verrà presto stravolta e come spesso accade è un lieto evento a rovinare per sempre gli equilibri familiari. Un'inaspettata e compromettente eredità infatti premia Jean e lascia a secco Pierre, marcando in via definitiva i rapporti tra i due. La nebbia, altra protagonista del romanzo, scende sulla famiglia non appena il ragazzo entra in possesso dei 20 000 franchi e nessuno si vedrà mai più come prima. È il trionfo dell'intorpidimento delle coscienze, insieme corazza di salute e bestialità della sopravvivenza, desiderio di non voler turbare la continuità instupidita della piccola e media borghesia che tutto ricopre sotto il tappeto del benessere e dell'aricchimento - 1889: suo fratello viene internato in un ospedale psichiatrico e muore dopo un'atroce agonia - 1890: viaggia ininterrottamente per inquietudine - 1892: tenta il suicidio, va in coma, muore di neurosifilide nel 1893 - commemorazione funebre di Zola Stile - stile incisivo, ritmato - ricordi, paesaggio normanno, orrore guerra, prostitute, follia, morte - influenzato dal pessimismo di Schopenhauer, amaro, angoscioso realismo - disgusto per l'ipocrisia, opportunismo, egoismo della borghesia - sensibilità per i tormenti dei deboli, indifesi davanti a crudeltà dei benpensanti (Zola) - stile secco, sintetico, lucidità sviluppo temi, sintesi non analisi - novella: mostra l'ideale (visione personale più vera della verità) - tono sempre espressivo, collera rabbiosa - guerra, religione, pregiudizi moderni, esaltazione romantica della donna, avarizia, borghesi - Le Horla (1886-1887): racconti fantastici dell'orrore, come diario autobiografico, Horla - La vicenda si presenta come un diario autobiografico in cui il narratore parla in prima persona riferendo via via le paure e le difficoltà che lo attanagliano. Lo scrittore sente sopra di sé la presenza di un essere invisibile, chiamato l'Horla[1] del quale il protagonista, un uomo benestante, celibe, dell'alta borghesia, percepisce la presenza per la prima volta mentre si trova in mare a bordo d'un battello. Terrorizzato, descrive l'Horla come un doppio che a poco a poco succhia la sua intera vita. Affetto da una strana forma di febbre cerebrale ha sempre più difficoltà a dormire e quando vi riesce si risveglia di colpo dopo incubi atroci; prova costantemente l'agghiacciante sensazione che qualcuno o qualcosa lo osservi dall'interno di sé. Allora s'interroga sulla propria sanità mentale, ma si riconosce pienamente consapevole del proprio stato e in grado di analizzare con la lucidità più completa tutto quel che gli sta accadendo. La presenza dell'essere diviene sempre più intollerabile e quindi il protagonista decide che l'Horla dovrà essere eliminato ma bisognerà che prima diventi visibile. Per questo egli finge di essere impegnato a scrivere e quando sente la Presenza dietro di sé si gira di scatto ma lo specchio che è alle sue spalle non riflette nessuna immagine, nemmeno la sua. Sempre più in preda alla follia per eliminare l'Invisibile incendierà la sua stessa abitazione, lasciando così morire bruciati vivi i propri servi. Alla fine il narratore pensa che il suicidio sarà l'unica via possibile per sfuggire all'Horla.

Nerval (1808-1855)

Vita - Gérard Labrunie nasce nel Valois, Nerval è il vigneto della famiglia della madre - 1810: muore la madre in Slesia: perdita, ossessione (restano lettere, neanche gioielli) - 1820: morte dello zio che era appassionato di occultismo, religioni pagane "Moi, pas de religion? J'en ai dix-sept!" - 1822: Collège Charlemagne: amicizia con Théophile Gautier, vita da dandy - 1828: traduzione del Faust, Goethe, amico anche di Victor Hugo - 1833: amore per Jenny Colon, corrispondenza reale o fittizia in "Lettres à Aurélia" in "Le monde dramatique", rivista lussuosa per aiutare la sua carriera ma lei si risposa e muore nel 1842 - cristallizzazione dell'ideale femminile e causa di turbe psichiche - anni 30: teatro e viaggio in Italia e in Europa - anni 40: internato - anni 50: sonnambulismo, sempre più frequentemente internato a causa dei deliri violenti - Illuminés (1852) - Les chimères (1853): 12 sonetti - segreto della poesia: potere delle parole, esistenza del verbo senza riferimento al mondo esterno (da vissuto a esistenza mistica) - 1854: ultimo viaggio in Germania - 1855: degradazione morale e economica autoinflitta, entra nella malavita cittadina per studiarne i comportamenti, dopo una vita passata a raccontare discese all'inferno, era come se egli stesso volesse compiere la stessa esperienza, in una cupio dissolvi che lo porterà a impiccarsi a un cancello - Voyage en Orient (1851): sconvolgente, fantasia itinerario, capricci relazione storica, assenza di cronologia; viaggio verso la luce, iniziazione - in questo capolavoro letterario i registri linguistici utilizzati sono molteplici: alle descrizioni di eventi (forse) accaduti si sovrappongono, enfatizzate, riedizioni d'immaginari fantastici e archetipi culturali, proiezioni oniriche di fantasmi personali. Una scrittura instabile e difficilmente definibile, frutto di percorsi solitari, isolati, insicuri, privi spesso delle necessarie prudenze e circospezioni nei confronti dell'alterità. Perché sono proprio gli elementi autobiografici che emergono dalle pagine dei suoi resoconti, restituendo un irriducibile e irrimediabile sentimento di alterità che conduce alla dispersione dei confini reali delle nazioni, e delle narrazioni, alla ripetizione di partenze e ritorni, al bisogno della fuga come momento terapeutico catartico, alla ricerca del mito e del sacro lontano dal mondo quotidiano; L'Oriente è qui un luogo di deja vu, un luogo cui tornare anche dopo che il viaggio fisico era stato compiuto - ossessione del doppio (Isis, donna amata, Vergine), pellegrinaggio interiore alla ricerca dell'identità (io è oggetto e soggetto: narratore alla ricerca di se stesso) - Aurélia (1854-1855): vasto poema onirico del riscatto dell'uomo, discesa agli inferi garantisce immortalità, ritrova in Aurélia la divinità dei suoi sogni, narratore sfugge di colpo al reale, vive nella follia l'armonia di sogno e realtà - Les filles du feu (1854): introduzione: stato di fantasticheria supernaturalista nell'atto di scrittura, promette di scrivere la storia di una discesa all'inferno - fantasticheria supernaturalista: scrittura che passa con naturalezza dal mondo della fantasticheria a quello della realtà - smarrito nel sogno, deve tornare alla realtà - espressione sogno: giochi di luce che trasformano forme e volumi, riflessi che sfumano i contorni (nebbia) - poetica realtà: aspetto concreto, solo spirito Sylvie - serata a teatro, amore per Aurélie, la sogna (non è lei ma un'altra) e decide di cercarla viaggiando nei ricordo d'infanzia, va a teatro con Sylvie e chiede se l'attrice somiglia ad Adrienne ma scopre che è morta -mancano eventi reali, inseguimento di amore ideale (Sylvie, Adrienne, Aurélie) - impossibilità per alcuni di stabilire un reale, concreto legame affettivo per i tendenza all'astrazione: amore incorporeo, etero, illusioni e disillusioni, ama tre donne in tempi diversi ma sovrappone immagini, ricordi sonori e visivi - ossessione del tempo: vuole dominarlo: ricordo (sogno di sogno) - triplice fallimento: rinuncia a Sylvie nel passato, fuga di Aurélie nel presente, morte di Adrienne, figure femminili cristallizzate danno salvezza o fallimento -sforzo di ritrovare unità del suo essere e sfuggire a frammentazione dell'"io" - rifiuto del reale e rifugio nell'immateriale, "chiedo a Dio il potere di cambiarmi relativamente alle cose, di dirigere il mio sogno eterno, non subirlo" - itinerario onirico_ fondere la realtà di oggi con la storia di ieri, sentire la continuità dell'uomo; ricordo superiorità, mai nel futuro, ricordo è catalizzatore per raggiungere l'unità originaria, memoria forzata - viaggio: rifare cammino già percorso, verificare che la realtà è simile all'idea che ci si è formata - ha origine da un ricordo, strade sempre le stesse (Valois, Germania, Oriente) - ricordo: dominare il tempo - viaggio: dominare spazio (quando si ferma ricade nella triste realtà) - sogno, ricordo, viaggio: unica esperienza che cerca di fondere la biografia di un individuo con la storia dell'umanità - follia: confondeva realtà e sogno; volontà di spezzare le barriere e realizzare con la scrittura la fusione di sogno e vita reale - eredità: ricordo (Baudelaire, Proust) - esplorazione della vita inconscia (psicanalisi), e dimensione onirica (surrealisti e scrittura automatica)

Balzac (1799-1850)

Vita - Honoré de Balzac, Tours, famiglia piccolo borghese, diritto, Parigi - inizialmente pubblica sotto pseudonimo, stile di Byron e Walter Scott - nel 1837 va a Milano per sfuggire ai creditori (vari progetti sono falliti) e va spesso alla Scala - Accanito frequentatore di salotti, amante appassionato di diverse nobildonne che soddisfacevano il suo snobismo e il bisogno di partecipare alla vita aristocratica (sempre perseguitato da creditori) - noto per successo dei suoi lavori e grande consumo di caffè - Les Chouans (1829): romanzo storico orientato verso lo studio sociale, nella sezione di vita militare; maggiore Hulot, il Gas (marchese di Montauran), Marie de Verneuil, Fouché, Corentin; Marie sposa il capo Chouans e muore accanto a lui: prima eroina divorata dalla propria passione - All'inizio del romanzo, ambientato nel 1799, il comandante repubblicano Hulot viene assalito dai Chouan, che convertono alla loro causa decine di coscritti. Una nobile, Marie de Verneuil, aiutata da un detective chiamato Corentin, viene inviata da Joseph Fouché per sottomettere e catturare il leader monarchico, il marchese de Montauran, soprannominato "Le Gars". Marie, tuttavia, si innamora del marchese de Montauran e, sfidando Corentin, escogita un piano per sposare il leader Chouan. Corentin le fa credere che Montauran ami Madame du Gua e Marie ordina a Hulot di distruggere i ribelli. Scopre troppo tardi il raggiro e si sacrifica, senza successo, pur di tentare di salvare il marito il giorno dopo le nozze, e muore al suo fianco - gli chouans sono i ribelli vs l'esercito repubblicano post- rivoluzionario - prende ispirazione dal romanzo storico di Walter Scott ma individua un limite e quindi aggiunge l'elemento romantico; "Passione è tutta l'umanità. Senza di essa, la religione, la storia, la letteratura e l'arte sarebbero inutili" - struttura tripartita: esposizione lenta, tensione progressiva (convergenza di elementi), precipitazione del dramma - La peau de chagrin (1831): eroe in cerca di un ideale che consuma la sua esistenza; Raphael de Valentin, Foedora, Paulina - Un giovane, Raphael de Valentin, perdendo le sue ultime risorse, desidera morire. Scopre, presso un vecchio antiquario, un talismano, una pelle di zigrino, che dovrebbe permettergli di soddisfare le tumultuose passioni della sua età. Di rara bellezza la descrizione del negozio dell'antiquario dove la storia dell'umanità viene riassunta e raccontata in una carrellata di oggetti. Cede il giovane all'impeto del piacere, conduce un'esistenza dissoluta, sogna anche l'amore e passa dalla crudele Fedora, una nobile russa dal cuore di pietra all'angelica Pauline, una ragazzina che incarna tutte le doti di candore, ingenuità e bellezza peculiari della femminilità idealizzata. Nelle sue esperienze successive Valentin si inaridisce. Ad ogni nuova gioia che si procura, la pelle, che è tagliata a misura per la sua vita, si restringe; un giorno si accorge che ormai è ridotta a qualche pollice e cerca invano di scongiurare il suo destino sfuggendo ad ogni desiderio, isolandosi, peregrinando fra stazioni termali e rifugi bucolici in Alvernia, ma non ci sarà nulla da fare: irrimediabilmente condannato, sparirà come il suo talismano. - riflessione: vita lunga senza emozioni forti o vita intensa ma breve (ogni individuo ha a disposizione una riserva riservata di energia) - la lettera firmata "L'étrangère" nella Gazette de France critica il cinismo, l'ateismo e il ritratto negativo delle donne nella Peau de chagrin, ma inizia la corrispondenza con Balzac e la nobile Ewelina Hańska, lei diventa vedova e si sposano nel 1850, 6 mesi prima della morte di Balzac - al suo funerale è celebrato da Victor Hugo - Fedora: rappresenta aridità e arrivismo di potere imborghesito, personaggi privi di scrupoli morali, ambiziosi e viziosi - Eugénie Grandet (1833): Père Grandet, Nanon, Eugénie, Cruchot, Grassins, Charles (dandy): delusione di Eugénie, dedica ricchezze a opera di carità - La storia di Eugénie è ambientata a Saumur, piccolo paesino della campagna francese. Il padre di Eugénie, che in città è conosciuto come papà Grandet, è un vecchio vignaiuolo arricchitosi grazie all'eredità paterna fatta fruttare tramite giusti investimenti finanziari, ha un fiuto infallibile per gli affari e ad una proverbiale avarizia, che suscita in lui un notevole attaccamento all'oro che "sembrava aver comunicato il suo colore al suo viso ". Nonostante la sua ricchezza, quindi, il padrone di casa fa di tutto per nasconderla, non parlarne e, soprattutto, non spenderla; sua moglie, sua figlia Eugénie e la serva Nanon, scelta per la sua robustezza e possanza fisica, sono quindi costrette a vivere in una casa spoglia e povera. La vita scorre in maniera monotona per moglie e figlia, eccetto per le civettuole visite serali delle famiglie des Grassins e Cruchot, che ambiscono all'eredità del vecchio bottaio tramite la mano di sua figlia. La monotonia si interrompe a casa Grandet quando una sera giunge un elegante e raffinato giovanotto parigino: Charles, cugino di Eugénie. Come avrà subito modo di scoprire papà Grandèt, Charles era stato spedito presso lo zio da suo padre, padrone di un'azienda parigina che stava fallendo e che in seguito si suiciderà per la disperazione. Papà Grandet, più preoccupato per i soldi che dovrà investire per salvare l'onore del fratello che per suo nipote, acconsente ad ospitarlo per pochi giorni in casa sua. Le donne di casa, al contrario, sono affascinate dal giovane parigino, specialmente Eugénie, per la quale "il cugino suscitò nel suo cuore le stesse emozioni sottilmente voluttuose che suscitano in un giovanotto le fantastiche figure femminili disegnate da Westall nei keepsakes inglesi, incise dai Finden con tale abilità che si ha paura, soffiando sulla velina, di fare volare via quelle celestiali apparizioni ". Il rapporto tra Eugénie e suo cugino diventa sempre più stretto e intimo, specialmente dopo che Charles ha appreso la notizia della morte di suo padre. Eugénie dedica le migliori attenzioni al cugino, anche al costo di disubbidire economicamente a suo padre, che non tollera assolutamente spese superflue. Eugénie è dunque innamorata perdutamente del cugino, ma di un amore lieve, etereo e assolutamente religioso. La storia però non è destinata a durare, in quanto papà Grandet decide di spedire il nipote a cercar fortuna nelle Indie; l'amore per il cugino spinge Eugénie a donargli tutto il suo oro, regalatole dal padre, mentre il cugino affida in pegno a Eugénie un cofanetto con il ritratto della madre, che diventa una sorta di feticcio amoroso per la ragazza. Dopo essersi giurati amore eterno, Charles parte con la promessa di tornare da lei non appena guadagnato il denaro per farlo. Intanto papà Grandet, con il pretesto di salvare l'onore della famiglia, rileva i debiti di suo fratello e, grazie al lavoro a Parigi del fidato De Grassins, riesce a soddisfare i creditori di suo fratello, guadagnando un'immensa fortuna. Quando il padre, però, si accorge che la figlia ha regalato tutto il suo oro al cugino, va su tutte le furie, la maledice e la chiude in camera a pane e acqua. La signora Grandet, profondamente sconvolta per le reazioni di suo marito, si ammala gravemente, pur continuando a pregare il marito di perdonare la figlia. Alla fine il perdono arriva, ma solo dopo la scoperta, da parte dell'avido Grandet, che la figlia è ereditaria di metà delle proprietà di sua moglie, e che quindi risulta molto più conveniente trattarla bene in modo poi da convincerla a rinunciare ad essa. Così accade, ma nonostante la riappacificazione la signora Grandet muore ed Eugénie acconsente a rinunciare alla sua eredità. Dopo qualche anno anche papà Grandet muore, solo nelle sue stanze colme di ricchezze, ed Eugénie rimane da sola ad amministrare l'immensa fortuna paterna, compito che conduce egregiamente. Intanto la serva Nanon, grazie a una regalia di Eugénie, si sposa e diventa madame Cornoiller, restando l'unico affetto di Eugénie. L'ultimo dispiacere della sua vita le arriva quando riceve l'unica lettera da Charles in tutti questi anni in cui era stato lontano: egli le scrive di essere una persona nuova, di essersi arricchito, ma soprattutto di aver conosciuto il mondo e le leggi che lo regolano. Le dice di rinunciare alla promessa fatta pochi anni prima e offre alla cugina solo la restituzione del prestito ricevuto alla partenza. Charles intendeva sposare la figlia del duca D'Aubrion, famiglia nobile ma decaduta a causa di rovesci finanziari, in modo da assumere una posizione importante nella politica francese, ed ambire ad arrivare vicino alla cerchia del re. Eugénie reagisce a questo dolore con molta compostezza: paga i creditori di suo zio, restituisce il cofanetto d'oro al cugino, gli augura buona fortuna e acconsente a sposare il "presidente" Cruchot. Così Eugénie trascorre tristemente alcuni anni assieme a un marito non amato e senza figli in un piccolo paesino di provincia. In seguito anche questo muore, affidandole la sua eredità, ma lasciando la protagonista nuovamente sola e fa donazioni ad associazioni caritative - Le Lys dans la vallée (1836): sezione di vita di campagna; Félix de Vandenesse, Natalie de Manerville, Blanche de Mortsauf (Henriette), Lady Dudley - Le Lys dans la vallée è la storia dell'amore intenso e platonico tra Félix de Vandenesse, di famiglia aristocratica, e la contessa Henriette de Mortsauf, virtuosa sposa del conte di Mortsauf, uomo oscuro e violento. Félix de Vandenesse racconta la sua infanzia infelice in cui si sentiva poco amato, o addirittura odiato, e il suo incontro con una "celeste creatura" che diventa per lui una madre sostitutiva e un'amante inaccessibile. Dopo anni di relazione platonica e casta, Félix incontra Lady Dudley a Parigi, in cui le sue attività per il sovrano gli danno accesso ai salotti. Un'aristocratica inglese gli fa scoprire le gioie e le passioni della carne. Henriette viene a conoscenza di questa relazione e muore di crepacuore. Da allora, Félix abbandona Lady Dudley. Il racconto si presenta sotto forma di una lettera scritta da Félix alla sua amante attuale, la contessa Natalie de Manerville. Lei risponde annunciando la fine della loro relazione, dichiarando di non voler essere paragonata né alla fiera Lady Dudley né alla dolce e angelica Henriette de Mortsauf - educazione Félix: arrivismo sociale, amore-passione e ambizione si escludono a vicenda - la storia è di ispirazione fortemente autobiografica, in particolare della sua relazione con Laure de Berny - Tecnica narrativa: modello teatro, narrazione statica: esposizione che fonda l'azione di cui contiene forza incatenate - lunga descrizione di paesaggi, ambiente, personaggi, campo visivo si riduce progressivamente: personaggi svelati da dettagli, segni rivelatori della loro psicologia, ritorni danno la base storica e sociologica - narrazione dinamica (intrigo): accelerazione del ritmo con tecniche teatrali - monologo, dialoghi, mescolanza dei toni nello stile melodrammatico - La comédie humaine (1842): 137 opere, "Etudes de moeurs au XIXème siècle": scene della vita privata, scene della vita di provincia, scene della vita parigina, della politica, della vita militare, della vita di campagna - commedia con riferimento a Dante - insieme degli effetti sociali (tra cui passioni) che influisce sul carattere dei personaggi - Etudes philosophiques: elementi vitali di cui le persone non possono fare a meno (giudizio della società) - Etudes analytiques: principi, cause e effetti delle scelte dei personaggi, teorie di Geoffroy Saint-Hilaire (a cui è dedicata), gli animali si diversificano a seconda dell'habitat, ambienti e contesto sociale influenzano le scelte dei personaggi - costruire (racchiudere) società, concorrenza allo stato civile; "sentiva che il suo compito non era frequentare la società, ma crearla" - chiarimento retrospettivo: rivelare il passato del personaggio molto dopo la presentazione - principio del narratore: narrazione si modula a seconda dei bisogno del racconto - precisione descrizione, nitidezza dei ritratti, differenziazione tramite toni dei dialoghi, interesse particolare per l'andatura e la sua descrizione - personaggi: tipi: passione sovrana domina il loro pensiero, anima le loro azioni, li consuma: manifestazione della loro forza vitae: fasi tipiche della vita - incarnazione dell'assolutezza in individuo particolare: essere vs esistere - presenza fisica: fisiognomia (carattere in base a fisionomia), frenologia (carattere in base a forma esterna del cranio): minuzia ritratti - religione: cattolicesimo - obiettivo estetico: bellezze dell'ispirazione cristiana per dare colore poetico - obiettivo apologetico: mondo va verso la sua disfatta, religione come sistema completo di repressione delle tendenze depravate dell'uomo - politica: monarchia assoluta di diritto divino (potere forte) vs suffragio universale (masse popolare incapaci di giudicare) - morale e società: ineguaglianza, emergono individui spinti da ambizione o rivolta - denaro: unità di misura dei protagonisti - Le Père Goriot (1834): sezione di vita privata, Mme Vauquer, Eugène de Rastignac, Vautrin, Anastasie, Delphine, ambientato nella restaurazione dei Borbone (1819) - Il romanzo si apre con un prologo di venti pagine, in cui si narra l'antefatto di un dramma. Successivamente Balzac ci introduce nella pensione di Madame Vauquer, dove alloggiano Eugène de Rastignac, giovane studente universitario, Vautrin, un personaggio misterioso ed inquietante, Papà Goriot, pastaio in pensione e fabbricante di vermicelli, ed altri personaggi che avranno un ruolo secondario nella narrazione. Papà Goriot ha due figlie, Anastasie e Delphine (sposate rispettivamente con un conte e con un banchiere), che ama in modo patologico. Esse però lo vanno a trovare solo per ottenere soldi, in modo da soddisfare i loro capricci. La vicenda di Papà Goriot si intreccia poi con quella di Eugène de Rastignac. Egli, giovane molto ambizioso, tralascia gli studi di giurisprudenza attratto dall'alta società parigina. L'ambizione porta Rastignac a sedurre donne altolocate, tra cui Delphine, una delle figlie di Papà Goriot. Inoltre il signor Vautrin, che poi si rivelerà un pericoloso criminale, tenta di iniziarlo al male, spiegandogli come raggiungere i propri scopi con mezzi disonesti. Il romanzo si conclude con la morte di Papà Goriot, ucciso non solo dall'età ma anche dalle privazioni che si era imposto per amore delle figlie. A questo proposito, la scena finale mostra davvero la mancanza di affetto delle figlie verso il padre, costretto anche nell'ultimo viaggio ad essere accompagnato dal solo Rastignac. «I suoi occhi si fissarono, quasi con avidità, in un punto tra la colonna della Place Vendôme e la cupola degli Invalides, là dove viveva quel bel mondo in cui era voluto penetrare. Lanciò su quell'alveare ronzante uno sguardo che già sembrava succhiarne il miele, e pronunciò queste parole solenni: «E adesso, a noi due!», con la morte di papà Goriot, Rastignac perde fiducia nella forza dei sentimenti e accetta le spietate leggi della capitale (corruzione morale) - descrizione ambienti: padre romanzo realista - matrimonio (denaro), genitori-figli (sacrificio), amore patologico, i legami del matrimonio servono principalmente come mezzi machiavellici per fini finanziari, mentre gli obblighi della generazione precedente verso i giovani assumono la forma di sacrificio e privazione - ascesa sociale e ambizione (motore sociale), sorta di darwinismo sociale - corruzione: corrotti dai desideri, Rastignac (status sociale), Vautrin (denaro), Goriot (amore per le figlie) - denaro corrompe gli affetti (demonizzato), "Il segreto di un grande successo, per il quale non si è in grado di rendere conto, è un crimine che non verrà scoperto, perché è stato eseguito correttamente." - Balzac scrive in modo frenetico e di notte, con tanto caffè - la pubblicazione a puntate permette di fidelizzare i lettori

Verlaine (1844-1896)

Vita - Paul Marie Verlaine, Metz, piccola borghesia, la madre conserva i feti dei suoi aborti in vasi sul camino - 1850: si trasferiscono a Parigi, frequenta caffè e salotti letterari, specialmente quello di Louis-Xavier de Ricard (parnassiano) - «Noi vogliamo dire solamente che la passione non è una scusa per fare cattivi versi, né per commettere degli errori ortografici o di sintassi, e che il dovere dell'artista è quello di cercare coscienziosamente, senza la vigliaccheria del pressappochismo, la forma, lo stile, l'espressione più capace di rendere e fare valere il suo sentimento, la sua idea, o la sua visione [...] A parte questo dogma comune - se veramente fosse stato un dogma - noi custodiamo gelosamente soprattutto la nostra libertà personale. Una scuola scuola parnassiana, nel senso tradizionale della parola, non c'è mai stata» - 1866: pubblica Poèmes Saturniens sul Parnasse contemporain (influenza di de Lisle, Baudelaire) - 1870: sposa Mathilde Mauté e pubblica per lei La Bonne Chanson - vagabondaggio con Rimbaud e prigione, separazione da Mathilde (ottenuta mentre lui era in prigione) - conversione "sognata" al cattolicesimo, misticismo: Sagesse (1880), senza successo - professore in Inghilterra ma il suo amato allievo Lucien Létinois muore (Amour) - Les Poètes maudites (saggio): Pauvre Lélian anagramma di Paul Verlaine, successo per i profiti critici dei poeti "incompresi": Rimbaud, Mallarmé e Tristan Corbière - La figura dell'artista maledetto ricorrente in questo periodo assume una dimensione mitica. Con questo aggettivo si denota la tendenza di molti intellettuali a profanare i valori e le convenzioni della società borghese e a scegliere deliberatamente, come gesto di supremo rifiuto, il male e l'abiezione. L'artista diventa colui che sceglie la via dell'autoannientamento per discostarsi dai valori di una società che non lo comprende, si compiace dunque di una vita misera caratterizzata dal vizio della carne, le sregolatezze e dall'abuso di alcool e droghe. Impulsi distruttivi, attrazione per la morte e rifiuto per la società borghese sono elementi che accomunano i poeti maledetti e li rendono esponenti del Decadentismo - 1887: alcol, vive in miseria, prigione perché tenta di strangolare la madre, scrive poesie erotiche omosessuali ed eterosessuali per sopravvivenza . 1894: eletto "prince des poètes", alcolismo, malattia venerea (Eugénie Krantz) - all'indomani del suo funerale, numerosi quotidiani riportano un curioso avvenimento: la notte seguente le esequie, la statua della Poesia, in cima all'Opéra, ha perso un braccio che si è schiantato, con la lira che sosteneva, nel luogo dove il carro funebre di Verlaine era da poco passato Poetica - musicalità, canto discreto e dolce, annuncia lo spirito simbolista - «De la musique avant toute chose, Et pour cela préfère l'Impair Plus vague et plus soluble dans l'air, Sans rien en lui qui pèse ou qui pose.» - Poèmes Saturniens (1866): Saturno: malinconia, tristezza, umor nero, amore come sofferenza, ricerca di protezione, sogno, languida dolcezza, tenerezza - sezioni come Baudelaire: Melancholia, Eaux-fortes, Paysages tristes, Caprices, Autre poèmes - tranne Caprices (ultima sezione): no composizione ponderata (architettura), ma ispirazione spontanea - Saturniens: sorta di comunità immaginaria, ristretta e marginale, composta da coloro che soffrono l'influenza del "selvaggio pianeta" (fauve planète), carattere selettivo ed esclusivo dei destinatari (come Baudelaire: « Leggimi, per imparare ad amarmi; / anima curiosa che soffri » - Romances sans paroles (1872-1873): musicalità del verso, nuance, indefinito, spleen, parole sono un pretesto, affidare l'evocazione alla loro musica - composte durante il vagabondaggio con Rimbaud, rottura con la scuola parnassiana, interesse anche per la pittura degli impressionisti, volontà di « recueillir des impressions » - «Dans l'interminable Ennui de la plaine La neige incertaine Luit comme du sable.» - Sagesse (1881): rifiuto della vita passata, conversione, pentimento, buoni propositi, abbandono della neutralità, tentativo di riaffermare se stesso - L'autore di questo libro non ha sempre pensato come oggi. Egli ha lungamente errato nella corruzione contemporanea, prendendo la sua parte di colpa e d'ignoranza. Dispiaceri molto meritati l'hanno dopo avvertito, e Dio gli ha fatto la grazia di comprendere l'ammonimento. Egli si è prosternato davanti all'Altare lungamente misconosciuto, adora la Bontà Infinita e invoca l'Onnipotente, figlio sottomesso della Chiesa, l'ultimo nei meriti, ma pieno di buona volontà. Il sentimento della sua debolezza e il ricordo delle sue cadute l'hanno guidato nell'elaborazione di quest'opera che è il suo primo atto di fede pubblica dopo un lungo silenzio letterario: non vi si troverà nulla, egli spera, di contrario a quella carità che l'autore, ormai cristiano, deve ai peccatori di cui ha un tempo e quasi poc'anzi praticato gli odiosi costumi. - «Un grand sommeil noir Tombe sur ma vie: Dormez, tout espoir, Dormez, toute envie! Je ne vois plus rien, Je perds la mémoire Du mal et du bien... O la triste histoire! Je suis un berceau Qu'une main balance Au creux d'un caveau: Silence, silence!» - Parallèlement (1889): inno all'amore carnale, imbarco per Sodoma e Gomorra - Chanson pour Elle (1891): versi senza pudore, celebra la relazione con Eugénie Krantz - Odes en son honneur (1893): decanta la lascivia della sua compagna - bisogna soltanto amare fortemente e crudamente

Mallarmé (1842-1898)

Vita - Stéphane Mallarmé, prime poesie di ispirazione parnassiana - 1860: legge les Fleurs du mal, influenza - diventa studente fuori corso, "primo passo nell'abbrutimento", si trasferisce a Londra dove traduce Poe e diventa insegnante di inglese - 1865: Après midi d'un faune rifiutato al Teatro francese (esperienze sensuali di un fauno svegliato dal sonno pomeridiano, monologo sognante) - 1866: inizio della corrispondenza con Verlaine - 1869: inizia Igitur, racconto poetico e filosofico incompiuto, incontro con Rimbaud e Zola (sostiene J'accuse) - 1876: pubblica l'Après midi d'un faune con illustrazioni di Manet (simbolismo) - L'explication orphique de la terre: senza punteggiatura - 1898: morte, dichiara di voler distruggere tutti i suoi scritti, "non esiste eredità letteraria" - «De l'éternel azur la sereine ironie Accable, belle indolemment comme les fleurs Le poète impuissant qui maudit son génie A travers un désert stérile de Douleurs.» Poetica - prende come modello Baudelaire, anticipa i futuristi (parole e modo in cui sono esposte sulla pagina), interesse interazione stile-contenuto (perfezione formale) - importanza delle relazioni sonore delle parole, omofonia, ambiguità - stile innovativo, denso ed ermetico, in cui la parola poetica si carica di forti istanze evocative e conoscitive - un coup de dés jamais n'abolira le hasard (1897): uno dei primi poemi tipografici - inventare una lingua e poetica nuova: dipingere non la cosa ma l'effetto che produce - variabilità di significato delle poesie - sforzo del poeta che vuole arrivare alla poesia pura, compensare l'insufficienza dell'uomo col potere creativo virtualmente contenuto nel linguaggio - fondare linguaggio libero dalle sue funzioni volgari - scopo della poesia non è significare qualcosa ma esistere come oggetto ideale, frammento di vita perfetta in contrapposizione all'impurità del mondo - poesia oscura perché noi siamo oscuri, prodotti dall'incoerenza del mondo, incapaci di percepire immediatamente la totalità di una nuova vita

Hugo (1802-1885)

Vita - Victor-Marie Hugo: sostiene inizialmente aristocrazia, conservatore ("Il conservatore letterario" rivista"), anche in letteratura (odi, classico) - Je serai Chateaubriand ou rien! - Odes et poésies diverses (1822)) e Odes et ballades (1827) - 1822: matrimonio con Adèle Foucher, ma tradimento della moglie con Sainte-Beuve lo conduce a libertinage (Juliette Drouet e Léonie d'Aunet - moglie del pittore Biard: scandalo) - 1827; diventa liberale, giornale "Le Globe", e celebra Bonaparte (Cromwell 1827( - Les feuilles d'Automne (1831) e Chants du crépuscule (1835) - 1834: morte della figlia Léopoldine e Charles Vacquerie nella Senna - 1841: eletto all'Académie française: inizia la vita politica, prima sostenitore di Napoleone III, dopo colpo di stato (1851) esilio - Les Chatiments (1853), periodo dell'esilio vs Napoleone III (Napoléon le petit, non accetta l'amnistia dell'imperatore "Et s'il n'en reste qu'un, je serai celui-là!") - Les Contemplations (1856): "Autrefois", "Aujourd'hui", metà morte Léopoldine e dolore per l'esilio, lontano dalla tomba della figlia (Aurore, Demain dès l'aube) - La légende des siècles (1859): storia dell'umanità da Genesi al XIX secolo - L'homme qui rit (1869), nel 1870 caduta di Napoleone III, restaurazione, III Repubblica, ritorno in Francia - Quatre-vingt-treize (1874) - 1885: morte, salma esposta per una notte sotto l'arco di trionfo, sepolto nel Panthéon Poesia - ruolo/funzione del poeta in Rayons et les ombres (1840), guida ispirata del popolo; opera civilizzatrice per avvicinare la poesia al popolo - Odes et ballades (1827): mito di Napoleone, affreschi storici; stile: libertà metrica - Orientales (1829): gusto esotico (no politica) - oriente è pretesto per innovazione lessicale, libertà formale e ritmica, spazio all'immaginazione - Les rayons et les ombres (1830): raccolta per avvicinare il popolo alla poesia percorrendo "les chemins universels", opera civilizzatrice; Les rayons attraverso l'universo gioioso della bellezza, dell'amore, della natura e del ricordo dei giorni felici, invece les ombres esprimono la tristezza, i morti, i re, gli eroi dimenticati, entrambi, insieme, formano la vita. Les rayons sono simbolo della conoscenza (missione di guida del poeta) mentre le ombre sono simbolo di ignoranza (il poeta ha la missione di guidare il popolo, rischiarando le ombre) - Les feuilles d'Automne (1832), Les chants du crépuscule (1835): temi lirici, donna, Dio, amicizia, potere, ma sconfina sempre nell'epica: abbandono dell'arte fine a se stessa, della bellezza, per la storia - Les Chatiments (1853): denunciano crimine contro lo stato di Napoleone III, contro Secondo Impero, profetico, satirico, volgare, stile varia - Les contemplations (1856): sentimenti, dolore, solitaria scoperta dell'io e universo attraverso la forma lirica Teatro - Cromwell (1827): 5 atti in versi, irrapresentabile a causa dei frequenti cambiamenti di luogo, dei numerosi personaggi e della complessità della rappresentazione, prologo è manifesto della poetica di Hugo - Hernani (1830): manifesto del dramma romantico, contro unità aristoteliche e obbligo di bienscéance (no parole quotidiane o volgari), libertà del verso e rifiuto della cesura, utilizzo massiccio di enjambements, frequente cambio di registro - Hernani (1830): Hernani, Dona Sol, Don Carlos (re di Spagna, poi imperatore Carlo V), Don Ruy Gomez de Silva (zio e sposo di Dona Sol) nella Spagna 1519; Il re di Spagna Don Carlos si introduce di notte nella camera di Doña Sol, di cui è segretamente innamorato. Nascosto in un armadio, il re assiste all'incontro tra Doña Sol e Hernani, un bandito. Hernani, figlio di un uomo decapitato per ordine del padre di Don Carlos, ha giurato di vendicare la morte del padre. Doña Sol ama Hernani ma è stata promessa in moglie a suo zio, Don Ruy Gomez de Silva. Don Carlos esce dal suo nascondiglio e i due rivali si apprestano a battersi in duello, quando il vecchio duca bussa alla porta. Don Ruy Gomez de Silva si indigna vedendo due uomini nella camera di sua nipote. Il re si scopre il volto, si presenta, giustifica la sua presenza e fa passare Hernani per un uomo del suo seguito. Poi dice che l'ora è grave, perché l'imperatore Massimiliano, suo ascendente, è appena morto e dunque lui è venuto a consultare Don Ruy Gomez de Silva, suo fedele suddito: è opportuno avanzare la propria candidatura al trono del Sacro Romano Impero? Rimasto solo, Hernani, che ha incontrato il figlio dell'assassino di suo padre, esprime tutto il suo odio e medita vendetta. Il giorno seguente, a mezzanotte, Don Carlos (il futuro Carlo Quinto) si trova in un cortile del palazzo di Don Ruy, sotto la finestra di Doña Sol. Egli vuole rapire la ragazza, la quale, ingannata dall'oscurità e convinta che si tratti di Hernani, lo raggiunge. A questo punto, nel clou del rapimento, arriva Hernani e sfida a duello il re. Questi si rifiuta, sprezzante, ritenendo Hernani un plebeo. In cambio di una sfida a duello, il re chiede al bandito di assassinarlo: Hernani si rifiuta di assassinarlo, insiste per battersi in duello, quindi risparmia la vita al re e gli dà il suo mantello affinché possa attraversare senza pericolo la truppa di banditi suoi amici. Hernani è convinto di essere l'unico ad avere il diritto di uccidere il re in duello ( La mia inesorabile vendetta rende inviolabile il tuo capo per chiunque, tranne me ). Don Carlos, a queste parole, decide di vendicare il suo onore perduto: Hernani non potrà riscattare alcuna pietà, verrà giustiziato. Rimasti soli, Hernani e Doña Sol si scambiano parole d'amore. Ma i soldati del re stanno già dando la caccia al bandito. Hernani si congeda da Doña Sol e raggiunge la sua truppa. Alcune settimane dopo, nel salone del castello del duca de Silva, sulle montagne, il vecchio duca Don Ruy Gomez de Silva sta per sposare Doña Sol, la sua giovane nipote. Sono in corso i preparativi del matrimonio. Il duca è soddisfatto, tanto più che gli comunicano la probabile morte di Hernani. Il giorno delle nozze un pellegrino bussa alla porta del castello de Silva. Alla vista di Doña Sol in abito da sposa, il pellegrino si strappa le vesti e rivela la sua identità: è Hernani. Sulla testa di Hernani pende una taglia, ma la legge dell'ospitalità è sacra: colui che ospita ha il dovere di protezione perché l'ospite è mandato da Dio. Don Ruy Gomez de Silva decide di proteggere il bandito e fa barricare il castello sbarrando il portone d'accesso. Hernani e Doña Sol restano soli e chiariscono ogni malinteso. La giovane donna mostra al bandito il pugnale che lei stessa ha sottratto al re. Hernani e Doña Sol si scambiano parole d'amore e si abbracciano. Don Ruy Gomez, vedendo i due innamorati, si esprime con durezza sul comportamento di Hernani ma, in nome dell'onore, si rifiuta ancora di tradire il suo ospite. In quel momento le trombe annunciano l'arrivo del re. Don Ruy Gomez nasconde Hernani in un posto segreto che solo lui conosce, dietro al suo ritratto. Il re entra nel castello e si infuria quando apprende che Don Ruy Gomez sta nascondendo il bandito. Don Carlos propone al duca di scegliere: o Don Ruy accetta di consegnare Hernani o lui stesso sarà ucciso. Il duca esita, ma alla fine rifiuta di consegnare Hernani. Il re, impressionato da tanta fedeltà alla legge dell'ospitalità, decide di portar via solo Doña Sol. Partito Don Carlos, Don Ruy Gomez e Hernani complottano per uccidere il re. Hernani, per gratitudine nei confronti di Don Ruy Gomez che gli ha salvato la vita, si mette al suo servizio e gli offre la propria vita, giurandolo sulla testa del suo defunto padre. Gli offre un corno: nel momento in cui sarà suonato, Hernani troverà la sua morte. Due mesi dopo, nel giugno del 1519, ad Aquisgrana (capitale del Sacro Romano Impero), Don Carlos attende i risultati dell'elezione imperiale. Intanto sventa un complotto contro la sua vita e scopre che tra i congiurati ci sono Don Ruy Gomez e Hernani. Quest'ultimo, designato per l'assassinio de re, rifiuta di cedere il posto a Don Ruy Gomez, che gli propone di sciogliere il patto. Eletto imperatore, Don Carlos perdona i congiurati e annuncia il matrimonio di Doña Sol con Hernani. A questo punto Hernani rivela la propria identità: dichiara di essere Giovanni d'Aragona, uomo di nobile stirpe ma nato in esilio, e decide di abbandonare il suo progetto di vendetta. Qualche settimana dopo, a Saragozza, nel palazzo di Hernani, che ormai è diventato Don Giovanni d'Aragona, hanno luogo le nozze di Doña Sol e di Hernani. Don Ruy Gomez, implacabile, viene a esigere il rispetto del patto fatale. Si sente suonare da lontano il corno: l'epilogo è alle porte. Hernani non può tirarsi indietro, ha l'obbligo di rispettare il patto, per il giuramento sul padre, l'onore, la virilità e il coraggio. Doña Sol, non potendo accettare una simile sorte angusta, si avvelena; Hernani la segue, bevendo dalla stessa fiala letale. Don Ruy Gomez, ormai dannato, si uccide con un pugnale. - poesia ha lo stesso motto della politica: libertà e tolleranza: sublime vs grottesco, armonia dei contrasti - valorizzazione del popolo, massa, sono loro che fanno la storia e rendono le opere immortali - Ruy Blas (1838): Spagna, unione amore e politica, Ruy Blas vs oligarchia ma ama la regina (Hugo e Duchessa d'Orléans), usato dal suo padrone per rovinare la reputazione della regina: trionfo del grottesco; Il dramma, ambientato in Spagna, è centrato sull'unione tra amore e politica: il protagonista Ruy Blas, infatti, da un lato combatte contro l'oligarchia che rovina lo Stato mentre dall'altro tenta di dimostrarsi degno della donna che ama, la regina. Ma quest'uomo del popolo, quest'amante romantico è ostaggio del suo padrone che lo usa per rovinare la reputazione della regina, a cui ha dato per amante un servo, Ruy Blas appunto. Il dramma si trasforma così in una tragedia dove il Male si fa servire dal Bene e dove a trionfare è il grottesco - Les Burgraves (1843): completo insuccesso - Torquemada (1882): vs inquisizione e fanatismo (anche Le Pape 1878) - monaco spagnolo Tomás de Torquemada, figura possente di fanatismo del fondatore dell'Inquisizione, che vuole imporre la religione col terrore; a essa si oppone la figura di san Francesco da Paola, apostolo della religione attraverso l'amore; Torquemada, murato vivo in un in pace in seguito a una sentenza ecclesiastica, viene liberato da due giovani amanti, don Sanche e doña Rosa; dopo essersi recato a Roma per ottenere l'assoluzione dal papa, Torquemada torna in Spagna dove fonda l'Inquisizione. Nel frattempo il re Ferdinando si è innamorato di Rosa, e per separarla da don Sanche, invia i due giovani in convento; il suo primo ministro, conte di Fuentel, li libera affidandoli a Torquemada. Questi riconosce in loro i suoi due salvatori; ma viene a sapere che l'hanno liberato compiendo un sacrilegio: hanno sollevato la pietra della sua prigione usando un vecchio crocifisso di ferro. Li invia dunque al rogo per salvare le loro anime - nella prefazione a Cromwell teorizza una storia del mondo in cui evoluzione della poesia e della società sono inseparabili 1) infanzia del mondo, ode (eternità), Bibbia 2) età dell'oro, epopea/tragedia (storia), Omero 3) modernità, commedia (vita), Shakespeare Pensiero politico - riformista, vuole cambiare la società, ineguaglianza sociale, è contro la violenza (tranne per abbattere un potere illegittimo) - contro la violenza e la pena di morte (le dernier jour d'un condamné 1829 e Claude Gueux 1834: crudeltà, ingiustizia e inefficacia); La peine de mort est le signe spécial et éternel de la barbarie - diritti civili di prostitute sfruttate (Fantine) - sostiene europeismo: unione di stati federati e indipendenti in una confederazione - religione: cattolico, poi anticattolico e anticlericale, deismo nazionalista - metafisica: tutto si trasforma e progredisce verso redenzione universale tramite sofferenza e azione - storia: tappa dei progressi dell'umanità, liberazione della materia, peccato originale (assassinio di Abele da Caino) Romanzo - Han d'Islande e Bug-Jargal: ispirati a Walter Scott (romanzo storico) - Bug-Jargal (1826): Nella colonia francese di Santo Domingo in una piantagione, nel 1791, uno schiavo di nome Pierrot s'innamora in segreto della figlia del suo padrone, Maria, fidanzata però a un tale Leopoldo d'Auverney, capitano. Quando, in occasione del loro matrimonio, scoppia una rivolta, Maria viene rapita e Leopoldo si getta alla sua ricerca ma viene catturato dagli insorti e potrebbe essere ucciso se non venisse salvato da uno dei rivoltosi, Bug-Jargal, principe africano (che poi è Pierrot), il quale lo conduce dalla ragazza. Si capisce che lei, quando è stata rapita, è stata invece salvata dalla collera omicida dei rivoltosi. Una volta messi in contatto i due, Bug-Jargal poteva anche fuggire, ma ha deciso nobilmente di tornare e farsi catturare (anche perché per accompagnare d'Auverney dalla bella Maria, aveva lasciato in ostaggio dieci suoi compagni). Quindi viene fucilato. - Le dernier jour d'un condamné (1829): Sono narrati, in prima persona, gli ultimi giorni di vita di un prigioniero del carcere di Bicêtre, destinato al patibolo. È un libro molto commovente, che fa rammentare le agonie di un prigioniero, torturato dal solo pensiero di attendere per sei settimane la morte. Coraggiosa critica alla pena di morte nella Francia ottocentesca. Hugo scrive un documento contrario alla pena capitale portando come tesi l'angoscia, la paura e l'impotenza del condannato stesso, rendendo in tal modo il lettore partecipe della tortura dell'attesa. Senza difendere un caso specifico (ignoti infatti sono sia il nome che il delitto commesso dal condannato), perora la causa dei condannati in generale e si erge contro la pena di morte e il sistema giudiziario. - L'homme qui rit (1869): Gwinplaine simbolo mostruoso di umanità mutilata; La notte del 29 gennaio 1690 un gruppo di uomini abbandona, salpando in tutta fretta, un bambino di dieci anni sulla costa inglese, nei pressi di Portland. Malgrado la burrasca in corso, la nave fa ugualmente rotta verso il mare, ma affonda poco dopo, e gli uomini a bordo, consapevoli della loro sorte, decidono prima di morire di affidare ad un messaggio contenuto in una bottiglia il segreto di cui sono portatori. Intanto il bambino, disperato, affamato e a piedi nudi, vaga nella tempesta cercando di raggiungere un filo di fumo intravisto solo per un attimo. Durante la sua disperata marcia si imbatte prima in una forca, dove trova il cadavere di un impiccato e, più in là, scopre sotto la neve una donna morta di freddo, che tiene in grembo una neonata ancora viva. Il bambino si spoglia del suo camiciotto per scaldare la piccola, e la prende con sé. Raccolta la bimba, attraversa prima un villaggio, dove nessuno risponde alle sue richieste di aiuto, ed infine giunge alla carovana di Ursus. Questi, che accoglie e nutre i due piccoli, è un vagabondo un po' filosofo, un po' poeta e un po' medico che vive con il suo unico compagno, il lupo addomesticato Homo, in una piccola baracca su ruote, con la quale gira la Gran Bretagna. È proprio dalle parole di Ursus che il lettore viene a conoscenza di una non specificata deformità del bambino e della cecità della neonata. A questo punto l'azione si sposta avanti di 15 anni. Il bambino trovato in una notte di tempesta è ora diventato un uomo di quasi 25 anni il cui nome è Gwynplaine. La deformità appena accennata da Ursus si rivela essere una terribile deformazione del viso a dare quella che sembra una perenne risata. La trovatella cieca, chiamata Dea dal padre adottivo dei due, ha ora sedici anni. I tre vivono di piccoli spettacoli che rappresentano nei vari villaggi attraversati nel loro vagabondare. Durante una di queste rappresentazioni teatrali a Londra, la duchessa Josiane, viziosa sorellastra della regina Anna, si innamora di Gwynplaine. Una mattina la vita del piccolo gruppo viene però sconvolta. L'arrivo del "wapentake", importante funzionario di giustizia, che conduce Gwynpaine in una prigione, getta nello sconforto Ursus e Dea. In realtà il giovane viene portato in presenza di un torturato a morte, di nome Hardquanonne, che riconosce in lui il bambino che 23 anni prima aveva sfregiato permanentemente. Subito dopo viene letta a Gwynplaine una pergamena, la stessa scritta dagli uomini che lo avevano abbandonato, in cui viene rivelato che è figlio legittimo di Lord Linnaeus Clancharlie, pari d'Inghilterra. Quest'ultimo, rimasto fedele al giuramento fatto alla repubblica instaurata da Oliver Cromwell, si era volontariamente esiliato in Svizzera e qui era morto nel 1682. Subito dopo l'allora re Giacomo II ne aveva fatto rapire l'unico figlio legittimo, Fermain, e lo aveva venduto ad una banda di comprachicos, con l'ordine di renderlo irriconoscibile. Venuto a conoscenza di ciò, Gwynplaine riacquista il titolo nobiliare, diventando così Lord Fermain Clancharlie e, inoltre, promesso sposo della duchessa Josiane. Il giorno successivo viene condotto alla camera dei lord per l'investitura ufficiale, ma, dopo aver preso la parola e aver attaccato l'aristocrazia per la sua indifferenza nei confronti del popolo sofferente, viene deriso e insultato da tutta l'assemblea. In preda ad una cupa disperazione e sentendosi completamente estraneo al mondo della nobiltà decide così di tornare da Ursus e da Dea senza sapere che i due, con Homo, sono stati cacciati dall'Inghilterra e stanno per salpare verso il continente. Non trovandoli dove li aveva lasciati il giovane vaga per le vie di Londra fino a quando, guidato dal lupo, incontrato casualmente, li raggiunge su una nave in partenza. Qui può riabbracciare i suoi compagni e unici amici, ma Dea, già molto debole, spira poco dopo. Gwynplaine però decide di ricongiungersi subito all'amata e di non separarsene più, lasciandosi annegare nelle acque della Manica. - opulenza e parassitismo della nobiltà vs povertà - Quatre-vingt-treize (1874): ruolo della Rivoluzione francese nella coscienza letteraria, politica, sociale e morale del XIX secolo - caratteristiche: romanzi al servizio di un'idea (arte della digressione: onicomprensibilità, descrivere sotto tutti gli aspetti giustifica la prolissità), scontro con l'esterno, fatalità di società, storia e natura - sublime: epopea della lotta titanica tragicamente destinata a fallire, non sconfina mai in asciutto realismo - Notre-Dame de Paris (1831): romanzo a sfondo storico, Parigi Medievale, personaggi si fanno emblema delle passioni umane, Frollo (oscillazione tra poli opposti), Quasimodo (innocenza, obbedienza, generosità, inconsapevole dei motivi della cattiveria umana), massa è protagonista, le dà autorità presentando componenti uno a uno - Parigi, 6 gennaio 1482. Da tempo immemore in quel giorno vengono festeggiate unitamente due solennità: l'Epifania e la festa dei folli, quest'ultima una manifestazione popolare culminante nell'elezione del papa dei folli. In quell'anno presso il Palazzo di Giustizia viene anche messo in scena un mistero teatrale, scritto dallo squattrinato poeta Pierre Gringoire in onore della principessa Margherita di Fiandra e in occasione dell'arrivo a Parigi dell'ambasciata fiamminga. Sfortunatamente per l'autore, però, ben presto l'attenzione del pubblico si sposta sugli ospiti fiamminghi, uno dei quali, annoiato dalla rappresentazione teatrale, propone di organizzare una gara di smorfie allo scopo di eleggere come papa dei folli colui che avrebbe sfoggiato la smorfia più grottesca. L'idea riscuote grande successo presso gli astanti, che decidono di partecipare in massa, e la gara termina con l'elezione a papa dei folli di Quasimodo, deforme campanaro della cattedrale di Notre-Dame. Euforici e oramai del tutto dimentichi del mistero teatrale, la folla abbandona il Palazzo di Giustizia e si precipita nella piazza, attratta dall'esibizione di una giovane zingara assieme alla sua graziosa capretta. Deluso e sconfortato, Pierre Gringoire inizia a vagabondare per le strade di Parigi senza una meta, fino a ritrovarsi, suo malgrado, in un quartiere vietato a chiunque non appartenesse alla comunità occupante: la Corte dei Miracoli, quartier generale di un gruppo di zingari, i quali di giorno incantano la popolazione con trucchi e magie cercando al contempo di guadagnarsi da vivere, seppur derubando o raggirando la gente con false invalidità, per poi ritirarsi di sera nel loro quartiere, dove riacquistare ciascuno la propria reale identità. Aggirato da un gruppo di zingari, Gringoire viene condotto presso il loro capo, il re di Thunes Clopin Trouillefou, un personaggio scaltro, carismatico e violento che, dopo un interrogatorio sommario, decide di ucciderlo per aver violato i confini della comunità zingara. A salvarlo interviene la giovane zingara Esmeralda che, pur non provando alcun sentimento nei suoi confronti, decide di evitargli la morte accettando di sposarlo. Viene, così, celebrato il matrimonio tra i due, secondo il rito gitano della comunità. Soltanto alcune ore prima Esmeralda era, a sua volta, scampata a un tentato rapimento organizzato dall'arcidiacono della cattedrale di Notre-Dame, monsignor Claude Frollo, che da molto tempo è ossessionato dal desiderio della zingara. Il salvataggio avviene grazie a Phoebus de Châteaupers (noto in alcune edizioni italiane come Febo), capitano degli arcieri del re, il cui intervento eroico fa innamorare perdutamente Esmeralda. Phoebus, però, è un uomo dai bassi istinti, incapace di provare sincero amore e vòlto solo al trasporto fisico. Eppure, accecata dall'amore, Esmeralda si fa convincere ad un incontro romantico col capitano in una squallida camera in affitto, ignara del fatto che sarebbe stato presente anche dom Frollo, il quale aveva convinto Phoebus a lasciarlo assistere di nascosto all'incontro amoroso. Poco prima che il rapporto tra i due amanti si consumi, l'arcidiacono Frollo, fuori di sé per la gelosia ossessiva, esce dal nascondiglio e pugnala il capitano, poi, credendo di averlo ucciso, scappa dalla finestra lasciando che la zingara venga accusata dell'omicidio. Phoebus, in realtà sopravvissuto, decide di allontanarsi per qualche tempo dal trambusto generatosi, timoroso che un suo coinvolgimento nell'affare possa danneggiare gli accordi di matrimonio da tempo presi con una giovane nobildonna di nome Fleur-de-Lys. Esmeralda viene sottoposta a processo inquisitorio dove, sebbene in un primo momento si rifiuti di parlare (se non per proclamare la sua innocenza) e incurante di tutto (tranne di quanto successo all'amato Phoebus), finisce con il confessare, sotto la tortura dello stivaletto, ogni singola falsa accusa mossa contro di lei. La sentenza diventa a quel punto inevitabile: impiccagione per omicidio e stregoneria (accusa, quest'ultima, aggiunta grazie alla testimonianza della padrona della locanda in cui era avvenuto il presunto omicidio, che affermava di aver visto entrare nella stanza tre persone - attribuendo l'identità del terzo individuo al diavolo - e la presunta trasformazione del denaro ricevuto da Phoebus in una foglia secca, quando in realtà la moneta era stata scambiata da un ragazzino lì presente) . Nelle segrete della prigione dove viene rinchiusa, Esmeralda riceve la visita di monsignor Frollo che, rivelatole il suo amore per lei e i suoi intricati piani per possederla, compreso il presunto omicidio di Phoebus, le offre la possibilità di salvarle la vita in cambio del suo amore. Esmeralda, disgustata, rifiuta l'accordo, preferendo piuttosto morire e raggiungere l'amato Phoebus. Mentre viene portata al patibolo, nel momento in cui il corteo dell'esecuzione passa davanti alla cattedrale di Notre-Dame, Quasimodo, anch'egli innamorato perdutamente della gitana (per un semplice gesto di pietà che lei gli aveva mostrato solo poco tempo prima), si cala dalla balaustra della cattedrale e la porta in salvo all'interno dell'edificio, ben sapendo dell'impunità a cui avevano diritto tutti i condannati rifugiati tra le mura sacre delle chiese, diritto che nemmeno il parlamento poteva violare, salvo rare eccezioni. Il tempo trascorso assieme a Quasimodo dà modo a Esmeralda di conoscere il carattere buono e generoso dell'essere deforme, che si dimostra sempre rispettoso nei suoi confronti, perfino devoto, arrivando al punto di proteggerla dai reiterati tentativi di monsignor Frollo di possederla. Nel frattempo Clopin organizza, assieme all'intera comunità zingara, un assalto alla cattedrale per liberare Esmeralda dalla detenzione forzata, ma il re di Francia Luigi XI viene indotto a scambiare il tentativo di liberazione per una rivolta popolare mossa contro la sua regia autorità e la sua persona; dà ordine, perciò, a un manipolo di soldati di violare i confini sacri della cattedrale per catturare la zingara e impiccarla pubblicamente, come dimostrazione del proprio potere, sperando così di sedare la rivolta e placare i sediziosi. Allo stesso tempo Quasimodo, che crede Esmeralda in pericolo, perché non è capace di comunicare con gli zingari e di intendere le loro vere intenzioni, tenta di rintuzzare l'attacco gettando pietre, travi e piombo fuso dall'alto della chiesa, arrivando anche, spinto da una cieca rabbia, a uccidere brutalmente un uomo che era riuscito a raggiungerlo, senza rendersi conto che quell'uomo era Jean du Moulin, il fratello dell'arcidiacono Frollo. Al contempo i soldati del re lanciano una pioggia di frecce contro gli zingari, sterminandoli in massa. Clopin rimane ucciso e i gitani rimasti fuggono. Nella confusione generatasi Frollo, dilaniato da un lato dalla cieca passione nei confronti della zingara e dall'altro dal desiderio di vendicarsi per il suo ferreo rifiuto di concederglisi, decide di fare un ultimo tentativo e la libera, ma solo per portarla davanti al patibolo di place de La Grève e costringerla a scegliere tra la forca e lui. Di fronte all'ennesimo categorico rifiuto di Esmeralda, dom Frollo, deciso a chiamare le guardie regie per attuare la sua feroce vendetta, la trascina al Buco dei Ratti (una cella senza aperture dove si rifugiavano spontaneamente coloro che volevano espiare dei peccati) e la affida a sorella Gudule, la detenuta volontaria della cella che tanto odiava la comunità zingara per averle rapito quindici anni prima la figlia di pochi mesi. Nei brevi momenti passati insieme, in attesa dell'arrivo delle guardie, sorella Gudule confida alla ragazza il motivo del suo astio nei suoi confronti, rivelandole la storia della figlia rapita e mostrandole l'unico ricordo che le rimaneva di lei: una scarpina rosa da neonato. Del tutto incredula, Esmeralda mostra a sua volta il contenuto di un amuleto che portava sempre al collo e che, diceva, era l'unico legame rimastole con sua madre: proprio una scarpina rosa da neonato del tutto identica a quella mostratale dalla donna. La verità sulla faccenda viene così svelata: Esmeralda si chiama in realtà Agnès, figlia della prostituta Paquette Guybertaut "la Chantefleurie" (la sorella Gudule della cella), rapita quando aveva pochi mesi dagli zingari, i quali avevano lasciato al suo posto il piccolo deforme Quasimodo; questi, poi, per impedire che incominciassero le ricerche per il ritrovamento della piccola, avevano inscenato un sacrificio umano, facendo credere a tutti che la bambina fosse morta, quando invece era stata portata all'interno della comunità gitana e cresciuta come una di loro. La felicità del reciproco ritrovamento viene ben presto smorzata dall'ineluttabilità degli eventi: la condanna a morte ancora pendeva sulla giovane gitana e, nonostante i maldestri tentativi della madre di nasconderla agli occhi delle guardie portandola all'interno della cella, Esmeralda viene scoperta e portata di peso sul patibolo, assieme alla madre, rimasta aggrappata a lei. Qui la madre muore in un estremo tentativo di ribellione, mentre la giovane Esmeralda viene impiccata, sotto gli occhi attenti e soddisfatti dell'arcidiacono Frollo, che osserva la scena dalla cima della torre di Notre-Dame. Nel frattempo Quasimodo, oramai consapevole del ruolo che il suo benefattore Frollo aveva avuto in tutta la faccenda fino al tragico finale, spinto da un'irrefrenabile rabbia, spinge Frollo al di là della balaustra, facendolo precipitare. Il romanzo finisce con la spiegazione di quanto successo ai personaggi in seguito: Phoebus, completamente guarito dalla ferita provocatagli da Frollo, totalmente indifferente alla vicenda e senza alcun senso di colpa, si sposa con la ricca Fleur-de-Lys, mentre il re muore di morte naturale. Per quello che riguarda la sorte di Quasimodo, invece, il romanzo spiega che una volta raggiunto il corpo esanime dell'amata zingara (accatastato assieme agli altri cadaveri presso il sotterraneo di Montfaucon) lui si sdraia al suo fianco e si lascia morire, in un eterno ultimo abbraccio. La scena, denominata significativamente Il matrimonio di Quasimodo, viene così descritta: «[...] si trovarono fra tutte quelle carcasse orrende due scheletri di cui uno teneva l'altro stranamente abbracciato. Uno dei due scheletri, che era di donna, aveva ancora qualche brandello di veste di una stoffa che era stata bianca, e gli si vedeva intorno al collo una collanina di semi di azedarach con un sacchettino di seta, ornato di pietre verdi, aperto e vuoto. Quegli oggetti erano di così scarso valore che il boia probabilmente non aveva saputo che farsene. L'altro, che teneva il primo strettamente abbracciato, era uno scheletro d'uomo. Si notò che aveva la colonna vertebrale deviata, la testa incassata tra le scapole, e una gamba più corta dell'altra. Non presentava d'altronde alcuna frattura vertebrale alla nuca, ed era evidente che non era stato impiccato. L'uomo al quale era appartenuto quello scheletro era dunque venuto in quel luogo, e lì era morto. Quando si volle staccarlo dallo scheletro che stringeva, andò in polvere.» - storia ha un ruolo centrale (stampa), rappresentazione del cambiamento storico e culturale, scena tragedia nella tragedia (Esmeralda) dove tutto si ricongiunge (abbraccio, anche con Quasimodo) - Les Misérables (1862): si svolge tra il 1815 e il 1832, dalla Restaurazione alla rivolta antimonarchica con digressioni sulle guerre napoleoniche (Waterloo) Il testo si apre con le vicissitudini del vescovo di Digne in data 1815, il monsignor Charles-François-Bienvenu Myriel, che ricopriva questa posizione già dal 1806. Considerato un giusto per via della sua rettitudine e del suo interesse per i poveri, proprio per questo non è ben accetto dagli altri porporati, ancora sostenitori del regime pre-rivoluzionario. È lui il personaggio principale del libro primo. Jean Valjean, giovane potatore a Faverolles, dovendo provvedere alla sorella e ai figli di questa, per disperazione si trova costretto a rubare un misero tozzo di pane; per questo "crimine" viene ingiustamente e abominevolmente condannato a ben cinque anni di lavori forzati nel carcere di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari, più che legittimi, tentativi falliti di evasione. Viene infine liberato dal carcere a seguito di un'amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione; in questa data egli ha 46 anni, si può perciò comprendere che l'uomo fosse entrato in carcere a 27 (nel 1796, ovvero ancora durante la Rivoluzione) e che fosse nato nel 1769. All'uscita dal carcere Jean Valjean si trova a vagabondare per diversi giorni attraverso il sud-est della Francia, vedendosi chiudere in faccia ogni alloggio ed ogni opportunità a causa del suo passato di galeotto, confermato dal passaporto giallo che ha con sé, che lo identifica come un reietto della società. Gli è fatto obbligo di presentare il documento ovunque lui si rechi. Questa situazione disperata finisce per esasperare il risentimento e l'odio nei confronti della società e di tutto il genere umano fino a spingerlo ad una fredda malvagità d'animo. Nel frattempo, giunto vagabondando nella città di Digne, ha la fortuna di imbattersi nel vescovo della città, Monsignor Myriel, ex aristocratico rovinato dalla Rivoluzione francese e costretto all'esilio, trasformatosi, dopo una crisi spirituale, in un pio e giusto uomo di Chiesa dall'eccezionale altruismo. In un primo momento Valjean diffida del prelato, temendo che l'accoglienza in casa sua e il tentativo di redimerlo dai suoi vecchi peccati sia un segno di opportunismo, giunge anzi a rubare le posate d'argento del vecchio e a fuggire. Catturato dalla polizia, però, viene portato di nuovo di fronte al Vescovo, il quale lo difende dai gendarmi sostenendo che quelle posate fossero in realtà un dono, e anzi lo rimprovera di non avere preso anche i candelabri d'argento, fino ad allora gli unici oggetti di lusso tenuti da Myriel. Attraverso quel gesto, il monsignore conquista l'anima di Jean Valjean e la consacra a Dio. Scosso e turbato dalla carità rivoltagli dal vescovo Valjean cade in uno stato d'animo confuso e, rilasciato quella stessa notte, commette un nuovo furto, rubando ad un bambino una moneta d'argento senza capire quale sia veramente il suo stato sociale. Quando comprende ciò di cui si è reso colpevole, Jean Valjean, colto da una grave crisi di identità, capisce ciò che il vescovo aveva cercato di comunicargli e matura la decisione di cambiare vita, seguendo l'esempio del caritatevole prelato. Quello stesso anno, il 1815, Jean Valjean - ancora ricercato per i furti commessi - si stabilisce a Montreuil-sur-Mer dove, grazie al denaro del vescovo, riesce ad impiantare una fiorente industria di bigiotteria e a diventare un cittadino rispettabile, celando il proprio passato e assumendo la falsa identità di Monsieur Madeleine. I suoi gesti di bontà e di carità verso i poveri lo rendono presto molto amato dagli abitanti della cittadina, che giungono a nominarlo sindaco di lì a pochi anni. Solo l'ispettore di polizia locale, Javert, che era stato secondino a Tolone, nutre alcuni dubbi sul suo passato ed inizia a sospettare la sua reale identità. Frattanto Valjean incontra una poverissima donna, Fantine, ex impiegata in una delle sue fabbriche licenziata - a sua insaputa - dalla sua direttrice del personale perché ragazza madre, fatto inaccettabile data la moralità del tempo. Deciso ad aiutare l'infelice, gravemente ammalata, Jean Valjean la salva dalla prigione in cui Javert, venuto ingiustamente ad arrestarla per un'aggressione ad un aristocratico che l'aveva importunata durante la sua attività di prostituta, voleva spedirla. Una volta caduta in malattia, le promette di ricongiungerla alla figlia, Cosette, affidata dalla madre cinque anni prima ad una coppia di locandieri a Montfermeil. Contemporaneamente però, Valjean viene a sapere che, a causa di uno scambio di identità, un uomo catturato dalla polizia ad Arras è stato ritenuto essere l'evaso Jean Valjean e rischia come tale l'ergastolo. Pur rendendosi conto che l'evento potrebbe volgere a suo vantaggio, eliminando per sempre i sospetti del passato dalla sua persona, l'ex forzato comprende che non può permettere che un innocente venga incriminato al suo posto; dopo una notte di angosce e di indecisione, con una nuova crisi di identità, si reca in tutta fretta sul luogo del processo e si autodenuncia al giudice, rivelando la propria identità e scagionando così il suo "alter ego". Tornato a Montreuil-sur-Mer, Valjean ha appena il tempo di assistere alla morte di Fantine prima che la polizia, con Javert in testa, venga ad arrestarlo. Riesce poi a sfuggire una prima volta alla cattura, viene in seguito ripreso ma riesce ad evadere e a simulare la sua morte. Questi eventi avvengono nel 1823, all'epoca in cui Jean Valjean ha 54 anni. Fuggito di galera, Jean Valjean si reca a Montfermeil dove scopre le crudeli condizioni in cui i Thénardier, proprietari della locanda tutori di Cosette, costringono a vivere la piccola, trattata al pari di una serva e privata di ogni affetto e calore (i Thenardier, infatti, rappresentano quella gente di umili origini che è riuscita a migliorare la propria condizione sociale e proprio per questo hanno assunto una mentalità egoista ed un carattere prepotente autoritario come quello dei peggiori aristocratici). Dietro pagamento di una ingente somma, ed in parte imponendo la propria autorità (Valjean viene infatti descritto come un uomo dalla corporatura imponente e di una forza erculea) riscatta la bambina e si nasconde con lei a Parigi in una umile casa. Scovato anche qui dall'instancabile Javert, promosso ad ispettore nella capitale francese, Valjean è costretto nuovamente alla fuga e riesce a nascondersi con Cosette in un convento cittadino di monache di clausura, il Petit-Picpus, nel quale trova rifugio grazie all'intercessione del giardiniere, Monsieur Fauchelevent, un ex carrettiere a cui aveva salvato la vita tempo addietro a Montreuil. Trascorre in convento quasi sei anni, celandosi sotto l'identità di Ultime Fauchelevent, fratello del giardiniere e che resterà il suo nome "ufficiale" per il resto della sua vita. Cosette e Jean Valjean escono dal convento - per decisione dello stesso Valjean, che non voleva privare la piccola delle gioie della vita spingendola verso la vita monastica - nel 1829, all'epoca in cui il vecchio ha 60 anni e la bambina 14. Jean Valjean e Cosette prendono alloggio in Rue Plumet, a Parigi, dove vivono una vita modesta e ritirata grazie ai notevoli risparmi che Valjean era riuscito a mettere in salvo prima della sua cattura a Montfermeil; il denaro che questi aveva guadagnato al tempo in cui si faceva passare per Monsieur Madeleine ammonta infatti alla sostanziosa cifra di 600 000 franchi, nascosti con cura ai piedi di un albero in un bosco nei pressi di Montfermeil, dai quali Valjean attinge però con estrema parsimonia considerandoli la dote di Cosette. Nel corso delle lunghe passeggiate dei due nei Giardini del Lussemburgo, la giovane Cosette nota un giovane, Marius, studente universitario, liberale, repubblicano e bonapartista di buona famiglia ma praticamente diseredato a seguito di una lite, per motivi politici con il nonno, un nostalgico e spietato monarchico. Figlio di un ufficiale napoleonico sopravvissuto a Waterloo, cresciuto in ambienti reazionari cari al nonno materno, il giovane Marius riscopre l'identità del padre e l'amore per la Rivoluzione e l'Imperatore. Arrivato tardi al capezzale del padre morente, mostrerà venerazione al padre tenendo fede alle sue ultime volontà redatte nel testamento: qualora Marius ritrovasse un tale Thenardier, farà di tutto per renderlo felice. Quell'uomo, secondo quanto scritto dal padre, lo salvò dalla morte sul campo di battaglia di Waterloo. In realtà Thenardier, poi divenuto con la moglie proprietario della locanda, estrasse il corpo dell'ufficiale dal cumulo di corpi dove sarebbe soffocato, solo per depredarlo di eventuali ricchezze. Per Marius ripagare quel debito diventa lo scopo di una vita dato che non conosce la verità: i Thernadier gli mentono affermando che il padre fu portato via in spalla durante la battaglia sotto il fuoco nemico. Finché passeggiando ai giardini scorge Cosette e se ne innamora. Nel frattempo, Jean Valjean cade in un tranello tesogli da Thénardier, l'ex oste di Montfermeil che, caduto in disgrazia, era divenuto capo di una banda di ladri ed assassini parigini e che, a conoscenza della ricchezza dell'ex forzato, lo attira con i suoi soci in casa sua e lo rapisce. Valjean riesce però a salvarsi grazie a Marius, che venuto a sapere per caso del piano di Thénardier, suo inaspettato vicino di casa, attraverso un buco sulla parete che divide i due alloggi, allerta la polizia: in questo modo, però, interviene sul luogo del delitto proprio il terribile Javert. Per fortuna, nella confusione, Valjean riesce a dileguarsi sia dai banditi che dalle forze dell'ordine, lanciandosi da una finestra. Marius, intanto, scoperta l'abitazione di Cosette e del padre grazie ad Eponime, inizia a tessere con la giovane una platonica ma intensa relazione d'amore, all'insaputa del genitore di questa. Quando però Valjean, timoroso, dopo il faccia a faccia con Thénardier, per l'incolumità della figlia le comunica la sua intenzione di trasferirsi con lei in Inghilterra, i due amanti disperati si trovano costretti alla separazione. Marius, disperato ed impotente, decide di uccidersi: scrive una lettera con le sue ultime volontà e la consegna a Gavroche, monello di strada figlio dei Thernadier, da recapitare a Cosette. In questo modo, spera di salvare dalla morte il figlio del benefattore del padre. Si avvia perciò verso il centro cittadino, dove stanno intanto divampando gli scontri fra rivoluzionari repubblicani e soldati di Luigi Filippo e si unisce ai suoi amici insurrentisti capeggiati dal carismatico Enjolras cercando la morte sulle barricate. Mentre infuriano gli scontri della notte fra 5 e 6 giugno 1832, Jean Valjean viene a scoprire, tramite una lettera traditrice scritta da Cosette per Marius, il legame fra i due, da lui nemmeno sospettato. Soffocato dall'amore per Cosette, e dalla paura di perderla, il genitore rimane sconvolto dalla notizia. Poco dopo, quella stessa notte, Gavroche, gli recapita il messaggio scritto per Cosette dal giovane dalla barricata e riesce a tornare in tempo per aiutare i suoi compagni assediati, dove morirà. Leggendolo, Jean Valjean scopre l'intenzione del giovane di suicidarsi e, alla notizia, pur se combattuto si avvia egli stesso alla barricata. Qui, nell'infuriare degli scontri, ritrova Javert, fatto prigioniero dei rivoltosi e da questi condannato a morte. Tramite un sotterfugio, l'ex forzato si incarica dell'esecuzione dell'ispettore ma, nascosto dietro ad un muro che lo rendeva invisibile ai rivoltosi, simula l'omicidio e risparmia il poliziotto per dargli una seconda possibilità come quella che egli aveva ricevuto dal Vescovo e per paura che diventi un martire per i reazionari. Poi, mentre polizia e Guardia Nazionale irrompono nella barricata, porta in salvo Marius, colpito e privo di sensi, sottraendolo alla cattura e alla morte conducendolo sulle sue spalle in un terrificante viaggio attraverso le fogne parigine. Nel tentativo di uscire dal dedalo delle fogne parigine, Jean Valjean incontrerà Thenardier, rifugiatosi nella cloaca per sfuggire all'ispettore Javert, appostato lì fuori. Mentre Jean Valjean riconosce l'antico locandiere di Montfermeil, Thenardier non riconosce Jean Valjean. Scambiatolo per un assassino gli accorda la libertà, ossia gli apre l'inferriata che affacciava sulla Senna, in cambio della spartizione del bottino rubato al presunto defunto che portava in spalla. Finite le contrattazioni all'uscita della fogna l'ex forzato si imbatte però in Javert che, senza più sapere quello che fa, lo arresta e lo conduce con sé in una carrozza. Dopo aver depositato l'esanime Marius a casa del nonno, Javert riconduce Jean Valjean a casa sua e, con suo sommo stupore, lo lascia libero di andarsene. In seguito, l'integerrimo ispettore di polizia, incapace di conciliare la propria coscienza di uomo, che deve la vita ad un criminale e gli è perciò riconoscente, con quella di tutore della legge, sceglie il suicidio gettandosi nella Senna. Marius, ristabilitosi dalle ferite e riconciliatosi con il nonno, sposa Cosette -con il beneplacito di Jean Valjean- nel 1833. Dopo il matrimonio questi, pur avendo ricevuto l'offerta di vivere con la novella coppia nella loro casa, come già era successo a Montreuil comprende, dopo una tormentatissima notte, di non poter porre la propria felicità al disopra di quella di un altro -nella fattispecie quella di Cosette- e di non poter permettere che il proprio passato possa mettere in pericolo la futura vita della giovane. Perciò, preso in disparte Marius, gli racconta del proprio passato di galeotto ed accetta con profondo dolore di separarsi da Cosette e a non vederla più. Lontano dalla figlia adottiva, solo e depresso, il sessantaquattrenne Jean Valjean inizia a risentire quasi improvvisamente del peso dei suoi anni, ammalandosi ed indebolendosi sempre più. Quando, nel giugno 1833, Marius viene fortuitamente a sapere, proprio grazie al malvagio Thénardier -che dal canto suo meditava una ennesima truffa ai danni del giovane- di dovere la vita a Jean Valjean, fa appena in tempo a correre da lui con Cosette per assistere alla sua morte e a dare il tempo al vecchio di vedere un'ultima volta l'amata figlia adottiva. Valjean esala così l'ultimo respiro, sventurato ma lieto, significativamente illuminato dalle candele poste sui candelabri donatigli dal vescovo di Digne, nel cui esempio ha vissuto la sua intera vita di galeotto redento. - i personaggi appartengono agli strati più bassi della società, cadute, peccati e redenzione - santifica la plebe perseguitata da leggi (che spesso incarnano il male): Javert - digressioni di carattere storico, sociale, filosofico, lirico, meditazioni su animo umano e amore - perdono universale così nessun crimine resta senza riscatto (purificazione con il dolore guidata da sentimento di libertà morale) - morale: carità romantica sui miserabili che possono essere salvati con pazienza e amore Stile - aggettivazione spesso inattesa e a volte con nuovi significati inventati - sostantivi astratti usati per descrizioni - idee e concetti espressi con paragoni e immagini concrete - vocabolario ossessivo con ritorno di termini che formano il suo vocabolario fondamentale

Chateaubriand (1768-1848)

Vita - famiglia aristocratica, nato a Saint-Malo, padre compra Castello di Combourg in Bretagna dove Chateaubriand trascorre infanzia e adolescenza - 1791: eccessi popolari della rivoluzione lo spingono a emigrare in America - ritorno in Francia e nuovo esilio in Inghilterra (precarietà economica) - 1804: esecuzione del duca di Enghien da Napoleone, diventa oppositore - immagina epopea cristiana e viaggia (Grecia, Palestina, Egitto, Spagna) - 1811: eletto membro dell'Académie française, entusiasmo per ritorno dei Borbone, poi diventa uno dei redattori del "Conservatore", organo dell'opposizione ultra-realista (ripristino integrale della monarchia assoluta, Restaurazione) - 1830: monarchia di luglio, Chateaubriand si ritira dalla vita politica - riceve visite da romanici (Hugo) e liberali, riscuote ammirazione ovunque - 1836: vende i diritti delle Mémoires per necessità di denaro - 1848: morto a Parigi, sepolto a Saint-Malo, rocca del Grand Bé Poetica - padre del romanticismo, descrizione della natura e analisi dei sentimenti dell'io (vague des passions), lirismo vs cronache memorialiste storiche nelle mémoires - «On habite, avec un cœur plein dans un monde vide ; et sans avoir usé de rien, on est désabusé de tout.» - Atala (1801): novella, Luisiana, Chactas (vecchio), René, Lopez (cristiano), Atala (amata Chactas), Flashback di Chactas che incontra René, Chatacas, figlio adottivo del cristiano Lopez, Un giovane indiano, di nome Chactas, viene catturato all'età di vent'anni da una tribù nemica e condannato a morte. Atala, figlia cristiana del capo tribù, riesce a farlo liberare, ma lui rifiuta di partire senza di lei, cosicché i due partono insieme. Atala ama Chactas, ma per ragioni misteriose non si concede a lui, cerca anzi di allontanarlo e di fuggirgli. I due, errando nella foresta, incontrano un missionario, padre Aubry. È davanti a lui che viene svelato il segreto: la madre di Atala fece un voto alla Vergine, ovvero che se sua figlia fosse nata sana nonostante la difficile gravidanza, quest'ultima sarebbe rimasta casta. Così, pur di non venir meno al voto fatto, Atala si avvelena e muore per non cedere alla tentazione dell'amore per Chactas e lo prega di convertirsi - legata al mito del buon selvaggio; momento della creazione: uomo in armonia con la natura (paradiso terrestre) - descrizione paesaggi, natura americana - pittura i costumi, colori locali, stato selvaggio: esotismo americano - tentativo di conciliare religione e buon selvaggio, società e natura - amore struggente e disperato (come René e Amelia, e come Chateaubriand e sua sorella Lucile) - avvicina la natura all'amore e il tutto alla religione (strumenti di fede) - René (1802-1805): René, Père Souel, Chactas, Amélie - volendo rappresentare il male del suo eroe è costretto a dipingere se stesso - Esiliato nella tribù dei Natchez, René racconta su richiesta di Chactas e del padre Souël, la storia del suo passato e della sua esistenza infelice. Alla ricerca di un'identità introvabile, ossessionato da questa ricerca infruttuosa e sconvolto dalla morte di suo padre (la madre era morta al momento della sua nascita), René decide di viaggiare, ma nulla riesce a risollevarlo. In preda a dei tormenti ignoti, egli aspira al suicidio. Per impedire ciò, la sorella Amélie lo conforta con la sua presenza; ma ella si ammala di una malattia sconosciuta e si va a rinchiudere in un convento. René assiste alla commovente cerimonia dei suoi voti e scopre il segreto di questo strano male: Amélie che si è innamorata di suo fratello con una grande tenerezza, è tormentata dai rimorsi. La disperazione del giovane uomo viene, infine, a colmare il vuoto della sua esistenza. Lasciando la sorella pentita ma appagata finalmente dalla vita in convento, René s'imbarca per l'America dove viene a conoscenza tramite una lettera che Amélie è morta come una santa, «curando le sue compagne». Alla fine della confessione durata tutto il libro, René tornò dalla sua sposa americana e visse come un uomo comune, senza tuttavia trovare mai la felicità cercata. Morì in una battaglia combattuta tra i francesi e la tribù dei Natchez, con padre Souël e Chactas. - svolta: incita l'eroe a cercare la riposta all'abisso della sua esistenza: non nel suicidio ma in se stessi, a condizione che si condivida la solitudine con Dio (religione come consolazione), mal su siècle - Padre Souel: critica Chactas e René, troppo trasportato dalle emozioni e dal disgusto per mondo per vedere il male e la sofferenza di Amélie a cui non ha prestato soccorso, eroe romantico non è superiore perché disprezza il mondo ma ha desiderio di superare i limiti imposti da Dio, ma così non sarà mai felice e sarà solo, deve vivere come tutti gli altri uomini pregando Dio (rispecchia la visione di Chateaubriand, legame tra natura, religione e passioni) - senso di inadeguatezza nel mondo e nella società (incompreso), emozionalmente instabile, non sempre logica nei pensieri: esistenza come sopravvivenza - Il romantico prova un sentimento d'inadeguatezza rispetto alla velocità dello sconvolgimento storico. Pensa di non aver più il suo posto in questo mondo nel quale non riesce più a identificarsi: a causa del «vague des passions» (la vaghezza delle passioni) egli stesso si accusa, più spesso accusa la società di non comprenderlo. - Génie du Christianisme (1802): opera apologetica, dimostrare la genialità, potenzialità positiva del Cristianesimo (contributi artistici della religione cristiana vs altri) - sensibilità preromantica: arte gotica, epopee medievali, ruderi, gusto per le rovine (che rendono ossessionante la questione della morte) - orienta contemporanei verso la Chiesa cattolica con dogmi, sacramenti, riti, polverizza i pregiudizi della Rivoluzione - Je suis devenu chrétien. Je n'ai point cédé, je l'avoue, à de grandes lumières surnaturelles; ma conviction est sortie de mon cœur: j'ai pleuré et j'ai cru - Mémoires d'Outre-tombe (postume 1848): vita a ritroso da morto rivisitando un mondo in dissoluzione al quale oppone resistenza letteraria - malinconia, disperazione, rimpianto per il mondo perduto - tutti i miei giorni sono degli addii...si muore ad ogni momento per un tempo, una cosa, una persona che non si rivedrà più. La vita è una morte a ripetizione - avvenimenti politici e storici: narratore dicendo "io" cerca di comprendersi attraverso gli avvenimenti - Il tempo non si ferma ad ammirare la gloria: se ne serve e passa oltre - storia come giustapposizione di grandi affreschi che fa scontrare a suo piacimento - Napoleone: specchio dell'esistenza di Chateaubriand - storia è anima dell'opera, non sfondo - divenire storico è fuga dal tempo - memoria affettiva con una sensazione alla base (rudezza richiamo, carattere magico della reminiscenza, irruzione del passato nella coscienza attuale ("io" ritrova l'unità e ingloba l'eternità) - termini violenti e arcaici (attaccamento vs fuga), metafore ricollegano elemento isolato a insieme di suggestioni - "io" si avvicina a quello autobiografico

Stendhal (1783-1842)

Vita - Marie-Henri Beyle, famiglia borghese, non ama il padre e il precettore, madre muore, nonno idee illuministe, liberali, sorella Pauline - passione per matematica (concorso per andare a Parigi, si ritira) - suo cugino Martial Daru lo fa nominare sottotenente, arruolato in Italia, ama la musica, il teatro, la cultura italiana, ma vita militare gli pesa - 1802-1806: ritorno in Francia, segue l'attrice Mélanie Guilbert a Marsiglia, poi riprende il servizio militare e lo abbandona solo alla caduta dell'impero: Austria, Russia, Sassonia, Delfinato - lascia l'esercito ma non si cura di trovare lavoro, va a teatro, legge e prende appunti, commenta le sue letture - vuole essere un seduttore e superare la sua timidezza, sa di essere brutto quindi presta tanta attenzione alla cura del suo aspetto e prende lezione di recitazione - l'eleganza deve mascherare la bruttezza, come il cinismo del dandy deve coprire la sensibilità del romantico - nel 1803 Napoleone crea la figura dell'uditore, giovani che facevano un tirocinio nell'amministrazione pubblica e frequentavano la corte e i salotti che contavano, dove si faceva mostra di belle maniere e si discuteva di politica - parte di nuovo con l'esercito insieme a Daru, in Germania scopre Mozart, poi nel 1809 va a Vienna sempre con l'esercito e si innamora della moglie di Pierre Daru ma non osa fare nulla (come Julien Sorel) - nel 1810 torna a Parigi e viene nominato uditore, e viene nominato ispettore del Mobilio e degli Edifici della Corona ma nonostante i vari stipendi, accumula debiti per lo stile di vita a cui è abituato - nel 1811 si dichiara alla Daru ma è rifiutato, ritorno a Milano per ricominciare: dichiara finalmente il suo amore Angela Pietragrua - partecipa alla campagna di Russia nel 1812 per ottenere un avanzamento di carriera ma invano, parte per altre guerre fino alla disfatta di Napoleone - i Daru suoi protettori sono in disgrazia con il nuovo regime, decide di ricominciare di nuovo, torna a Milano - a Milano i francesi non sono ben visti e la Pietragrua lo minaccia di denunciarlo, lui scopre anche i suoi numerosi amanti e la relazione finisce bruscamente nel 1815 con una scia di depressione dalla quale lui esce con la scrittura - Lettres écrites de Vienne en Autriche sur le célèbre compositeur J. Haydn, suivies d'une Vie et de considérations sur Métastase et l'état présent de la musique en France et en Italie (1815): plagio (era una traduzione e adattamento di Giuseppe Carpani) - nel 1816 viene introdotto nel circolo degli intellettuali romantici e conosce anche Byron personalmente - Rome, Naples et Florence (1817): felicità di vivere in Italia, pseudonimo Stendhal: città tedesca Stendal dove nasce il critico e storico Winckelmann - nel 1818 incontra Metilde Viscontini Dembowski (Métilde) e se ne innamora ma lei non ricambia, lui è letteralmente ossessionato da lei - De l'Amour (1822): studio delle fasi della malattia dell'anima, "amore" - cristallisation: idealizzazione all'inizio di una relazione amorosa - critica aspra vs matrimonio: « cette prostitution légale » : « Il est beaucoup plus contre la pudeur de se mettre au lit avec un homme qu'on n'a vu que deux fois, après trois mots latins dits à l'église, que de céder malgré soi à un homme qu'on adore depuis deux ans. Mais je parle un langage absurde. » - fedeltà all'idealismo cortese: desiderio ha come oggetto la bellezza che apprezza guardandolo a distanza, si nutre di immaginazione (presa di distanza dalla realtà) - probabilmente scritto anche per giustificare le sue disavventure in materia di eros - sospettato di carboneria, ritorno a Parigi, passa mesi in depressione (1821) - Armance ou quelques scènes d'un salon de Paris en 1827 (1827) primo romanzo: la relazione tra Octave de Malivert, giovane brillante e taciturno, e Armance de Zohiloff. Octave è impotente ma non intende rivelare questo suo segreto all'amata, e la loro vicenda finirà in tragedia.Il romanzo, ambientato all'epoca della Restaurazione, descrive come una serie di fraintendimenti tengono separati i due amanti Armance e Octave. Octave de Malivert, un giovane brillante ma taciturno appena uscito dall'École polytechnique nasconde un segreto. Una serie di indizi lascia intuire che Octave è impotente a causa di un incidente piuttosto grave. Quando finalmente si sposano, le maldicenze di un rivale convincono Octave che Armance si è sposata solo per egoismo. Octave parte per combattere in Grecia, e lì si suicida mascherando le proprie intenzioni in modo che la morte possa essere attribuita a cause naturali. - ritorna in Italia nel 1827 e conosce Leopardi - a Parigi Stendhal è un uomo di successo, apprezzato per lo stile romantico ma non da Victor Hugo - Giulia Ranieri, italiana che vive a Parigi, si dichiara e diventano amanti, il suo tutore rifiuta di farla sposare con Stendhal ma restano amanti tutta la vita - nel 1831 pubblica le Rouge e le noir, subito di successo perché Sorel viene riconosciuto come simbolo della crisi politica, sociale e morale - 1830: console a Trieste durante le Giornate di Luglio è sospettato dalla polizia austriaca, il suo ruolo diplomatico non è ancora ufficiale, viene trasferito a Civitavecchia (stato pontificio): si sente minacciata di asfissia morale, autorità pontificie sono ostili a un console ateo - prende numerosi congedi finché gli viene firmato un congedo indefinito, alzata la paga, può tornare a frequentare i salotti di Parigi - 1842: dopo colpo apoplettico (ictus) ha un infarto e non riprende più conoscenza - autobiografia: innamorato della verità, no cronaca abbellita, "il quadre delle rivoluzione del cuore", mostrare che cosa è stato - Journal, Souvenirs d'Egotisme, Vie de Henri Brulard: testi volontariamente non corretti, sapore dell'improvvisazione con brani in inglese e italiano - emozione del rivissuto fortissima: indicibile intensità della felicità - contraddizione: gusto di essere se stesso e maschera: metamorfosi non come strumento di dissimulazione ma fa brillare le diverse sfaccettature dell'io - persistenza dell'io si rivela attraverso questa molteplicità - Racine et Shakespeare (1823-1825): individualismo stendhaliano, espressione del sentimento di un uomo isolato - politicamente: espressione artistica complementare ad atteggiamento politico (no riformismo letterario e conservatorismo politico) - esteticamente: vs Walter Scott e l'uso dell'alessandrino - filosoficamente: influenza delle condizioni sociali sul gusto e genio, come fare sul pubblico la più viva e più gradevole impressione - a Racine (canoni tradizionali arte poetica) bisogna preferire Shakespeare (teatro libero naturale, appassionato) - Le Rouge et le Noir (1831): caso Lafargue e caso Berthet (1827): Verrières (Franca Contea); M e Mme de Renal, Julien Sorel, abate Pirard, marchese de la Mole, Mathilde - affaire Berthet: il figlio di un maniscalco fu giudicato e condannato a morte per aver assassinato l'amante, moglie di un notaio di provincia. - Julien Sorel è un giovane ambizioso, figlio del proprietario di una segheria. Portato per le lettere latine e la teologia, studia sotto la tutela del curato Chélan della parrocchia di Verrières, piccola cittadina della Franca Contea (che l'autore dichiara di avere inventato appositamente). È un fervente ammiratore di Napoleone Bonaparte. Grazie ad un atteggiamento amorale riesce a soddisfare la sua sete di ascesa sociale. Diventa precettore in casa di Monsieur Rênal, sindaco conservatore della cittadina. La sua ambizione lo spinge a conquistare la moglie di questo, Madame de Rênal, di cui però si innamora. Iniziano a spargersi delle voci nel paese e Rênal riceve una lettera anonima che lo informa dell'infedeltà della moglie. Julien decide allora di partire per Besançon e di entrare in seminario. In seminario Julien riesce a farsi potenti amicizie. Alla fine viene assunto come segretario in casa del marchese de la Mole di cui attira ben presto le simpatie. In casa, a Parigi, conduce una vita mondana. La figlia del marchese, Mathilde, s'innamora di Julien. È però combattuta tra l'amore e il conservare una posizione sociale. Anche Julien si innamora e, grazie ad un astuto piano, riesce a farla capitolare. Mathilde informa suo padre della sua intenzione di sposare Julien perché sa che aspetta un figlio. Il marchese sospetta che Julien sia un cacciatore di dote; ciò nonostante gli conferisce un titolo e una rendita. Quando il matrimonio sta per essere celebrato arriva però una lettera di Madame de Rênal la quale informa il marchese che Julien l'ha ingannata e che è in realtà un truffatore. La lettera è stata dettata dal nuovo curato di Verrières, ma il marchese de la Mole ci crede. Julien, che vede tutti i suoi sogni e le sue speranze distrutte, va a Verrières, raggiunge Madame de Rênal in chiesa e la ferisce con un colpo di pistola. Viene imprigionato e condannato alla ghigliottina nonostante tutti gli intrighi architettati da Mathilde e l'affetto di Madame de Rênal che è sopravvissuta e che, colta dai rimorsi, lo perdona. Alla sua morte Mathilde recupera la sua testa e, prima di seppellirla, la bacia, emulando la vicenda eroica e romantica del suo avo Bonifazio De La Mole e della sua amante, da lei idolatrati. Madame de Rênal muore invece di disperazione tre giorni dopo. - «Un romanzo è uno specchio che passa per una via maestra e ora riflette al vostro occhio l'azzurro dei cieli ora il fango dei pantani. E l'uomo che porta lo specchio nella sua gerla sarà da voi accusato di essere immorale! Lo specchio mostra il fango e voi accusate lo specchio! Accusate piuttosto la strada in cui è il pantano, e più ancora l'ispettore stradale che lascia ristagnar l'acqua e il formarsi di pozze.» - Chronique del 1830 (sottotitolo): pittura situazione sociale precisa, congiuntura politica storicamente datata determina atteggiamento del protagonista (realismo) - chasse au bonheur, egotismo: analisi passioni, amore per l'arte, ricerca epicurea del piacere espressi con arte personalissima: attraverso il filtro della soggettività del protagonista, monologo interiore dà accesso a moti della coscienza (scoperta, no narratore onnisciente) - egotismo: virtù dell'eroe, conquistatore anche se sconfitto, vs ipocrisia e convenzioni della vita in società - simbolismo del titolo: rosso (crimine, passione, carriera militare, politica, Mathilde, parte ambiziosa, gusto dell'apparenza, alta società); nero (dolore, morte, seminarista, felicità calma, pura, lontana dal mondo, Mme de Renal); scommessa su uno dei colori per ascesa sociale - i personaggi non si affermano a priori ma nella lotta, no ritratti da punti di vista successivi e mutevoli degli uni sugli altri (es. Mme de Renal e Mathilde definite in base a Julien) - La Chartreuse de Parme (1838): Milano nel 1798, Fabrice del Dongo, Napoleone, zia duchessa Sanseverina, conte Mosca, Giletti, principe Ernest-Ranuce IV, Clelia Conti, marchese Crescenzi, Sandrino - si dice che il romanzo sia stato scritto durante una volontaria reclusione dell'autore durata 52 giorni. Sembra che lo scrittore, trincerato nel suo studio, avesse dato ordine alla servitù di rispondere "il signore è a caccia" a qualsiasi importuno fosse venuto a cercarlo, turbando così la sua produttivissima prigionia - Il romanzo, ambientato sullo sfondo dell'Italia della Restaurazione, in buona parte immaginaria, ha per protagonista il giovane nobiluomo milanese Fabrizio del Dongo, figlio naturale di una gentildonna milanese e di un soldato napoleonico, Robert, ospitato dalla famiglia durante l'occupazione francese di Milano.Fabrizio, bello e spigliato, trascorre i primi anni della sua infanzia al castello di Griante (antica dimora quattrocentesca della famiglia Valserra del Dongo) dove vive «facendo spesso a pugni con i ragazzini del paese, senza imparare niente, neanche a leggere». Per la sua educazione viene mandato a Milano presso un collegio di gesuiti. Qui, però, il suo unico interesse è rappresentato dalla lettura di un volume di famiglia dove sono narrate le imprese eroiche dei suoi antenati: i Valserra (marchesi del Dongo). Si anima, così, di un forte spirito cavalleresco, al punto che richiamato dal marchese del Dongo al castello di Griante, «al suo ritorno in quell'imponente palazzo edificato dai suoi antenati più bellicosi, Fabrizio non conosceva altro che gli esercizi militari e le passeggiate a cavallo». Qui cresce fra le attenzioni della madre e della zia, la contessa Gina Pietranera, trasferitasi nell'antico castello di famiglia alla morte del marito, un generale di divisione ucciso in un duello nato per futili motivi. Di tutte le attenzioni di cui è circondato il giovane Fabrizio si adombra il fratello Ascanio, il quale comincia a nutrire nei suoi confronti un forte risentimento e una profonda gelosia. Il marchese del Dongo e il primogenito Ascanio sono dei conservatori convinti, ovvero strenui sostenitori del governo austriaco, tanto da fungere per esso da informatori "ufficiali" riguardo alle mosse di Napoleone e dei suoi sostenitori sul suolo italiano. Di idee totalmente opposte è invece Fabrizio, il cui animo si accende agli ideali di libertà di cui Napoleone si faceva portatore e per il quale nutre una stima e ammirazione appassionate e sincere, al punto che decide di armarsi e di andare a combattere al fianco dell'Imperatore, in Belgio.Fabrizio fugge dal castello di Griante, all'insaputa del padre putativo, che lo avrebbe ostacolato e punito. Arrivato a destinazione, animato dal desiderio di incontrare Napoleone in persona, in realtà si scontra subito con la prima delusione: insospettiti dal suo italiano, i militari francesi lo scambiano per una spia, lo arrestano e conducono in prigione. Per fortuna la moglie del guardiano della prigione, impietosita dalle vicende sfortunate del giovane e allo stesso tempo colpita dall'ardore militare che lo anima, lo aiuta e Fabrizio riesce a fuggire vestendo i panni di un soldato ussaro. Si mette quindi di nuovo alla ricerca di un battaglione di Napoleone a cui accorparsi, ma di nuovo una serie di disavventure lo perseguita mettendogli a rischio la vita. Dopo molte peripezie riesce ad unirsi all'esercito, ma si troverà solo ad essere l'attonito spettatore di una battaglia che diventerà fin troppo famosa, quella di Waterloo, ma la Waterloo di Fabrizio è una Waterloo confusa, guardata con l'occhio stupito ed inesperto di un ragazzo che non si rende conto di quello che sta succedendo, fra palle di cannone fischianti, disertori allo sbaraglio, furti di cavalli e assordanti cariche di fanteria prussiana. Lo stesso Napoleone, per conoscere il quale Fabrizio ha lasciato la casa paterna e ha percorso molte miglia, non è altro che un'incerta, ingobbita apparizione cui il protagonista non riesce a dare più di una fuggevole occhiata. Alla fine della battaglia, sconfitto Napoleone e disperso l'intero esercito francese, Fabrizio si ritrova a girovagare senza meta, fino a giungere davanti ad una locanda, il Cavallo Bianco. Qui gli viene chiesto dal Generale dei Dragoni Le Baron di fermare chiunque tentasse di attraversare il ponte e di farlo entrare nella locanda. Ferito ad un braccio e ad una coscia nel tentativo di bloccare la strada a chi era fermamente intenzionato ad attraversare il ponte Fabrizio viene mandato nella locanda a riposare. Il giorno dopo, al suo risveglio, scopre che la locanda è in fiamme; nel caos generale, decide di montare a cavallo e di fuggire via. Stremato per le ferite subìte, riesce a malapena a raggiungere un'altra locanda, dove riceve le prime cure. Tornato al suo vecchio albergo a Parigi, scopre, grazie alle lettere scritte dalla madre e dalla zia, che deve fare subito ritorno a Milano, ma stando attento a seguire degli accorgimenti precisi, perché su di lui era stato emanato un ordine di cattura. L'invidioso fratello di Fabrizio, Ascanio, lo aveva infatti denunciato alla polizia di Milano con l'accusa di essere una spia di Napoleone. Ricercato dalla polizia, preoccupato, ma allo stesso tempo eccitato all'idea di essere considerato una spia dell'Imperatore, Fabrizio, seguendo prudentemente le istruzioni delle lettere, riesce a raggiungere il castello di Griante, dove riabbraccia la madre, la zia e le sorelle. Da qui, in attesa di trovare una soluzione per far ritirare l'ordine di cattura, Fabrizio fugge in Piemonte, a Romagnano, nei pressi di Novara. Durante la sua fuga fa la conoscenza di una giovane e affascinante dodicenne da cui rimane colpito: Clelia Conti. Una volta giunto in Piemonte riceve la notizia che la contessa Pietranera, sua zia, grazie alla sua influenza è riuscita a far accordare al nipote l'impunità, a patto di rispettare alcune condizioni per dimostrare di non essere un cospiratore. Fabrizio viene preso sotto l'ala protettrice della zia Pietranera e del suo nuovo spasimante, il conte Mosca della Rovere Sorezana (ministro della guerra, della polizia e delle finanze del principe di Parma Ernesto IV), conosciuto al teatro La Scala di Milano. Innamoratosi perdutamente di lei, il conte Mosca chiede alla Pietranera di trasferirsi alla corte di Parma. Entusiasta all'idea di poter rivivere gli antichi fasti della giovinezza la contessa acconsente, accettando pure la condizione imposta dal conte per salvare le apparenze (lui è sposato, seppure separato, mentre lei è un'attraente giovane vedova): quella di accettare un matrimonio di facciata con il duca Sanseverina-Taxis, un sessantottenne con l'aspirazione di diventare ambasciatore. Presentata alla corte parmense come la duchessa Sanseverina, Gina riesce ben presto a conquistarsi l'intera corte (o comunque i personaggi di maggiore spicco). Consigliata dall'amante Mosca invita il nipote Fabrizio ad abbandonare le sue velleità militari per abbracciare una ben più sicura (e degna dei suoi antenati) carriera ecclesiastica. Fabrizio accetta a malincuore. Viene così mandato all'Accademia ecclesiastica di Napoli e, dopo tre anni, ricevuta la nomina di monsignore, viene introdotto con tutti i fasti all'interno della corte parmense. Qui Stendhal inventa un fantomatico Principato storicamente mai esistito (giacché a quell'epoca Parma era compresa nel Ducato di Parma e Piacenza), riuscendo a ritrarre in maniera esemplare il complesso microcosmo della corte, con tutti i suoi delicati equilibri, le sue malcelate ipocrisie, i suoi rapporti di forza, le servitù, le clientele, gli amori e le figure dominanti. In questa foresta sociale il giovane monsignor del Dongo si muove agevolmente, seppur a volte un po' incautamente, ma all'occorrenza sempre rintuzzato o protetto dalla zia, che, seppure molto più anziana di lui, ne è visibilmente innamorata. Da questo momento in poi il romanzo non verterà più soltanto sulla figura di Fabrizio, poiché la Sanseverina acquisterà sempre maggior rilievo, diventando il secondo perno della narrazione. Fabrizio, intanto, è tormentato dalla continua ricerca dell'amore, che non gli è mai riuscito di vivere se non nell'aspetto della pura passione fisica. Se da un lato Fabrizio passa da un letto all'altro nel disperato tentativo di trovare il vero amore, dall'altro sa di avere un legame di complicità molto forte (a tratti persino equivoco) con la zia, e quando il conte Mosca se ne accorge, s'ingelosisce al punto da temere che i due siano amanti. Per distogliere la sua attenzione dalla zia, Fabrizio, dimentico dei doveri e divieti propri di un prelato, frequenta un teatro dove rimane affascinato da una giovane attrice che scoprirà chiamarsi Marietta Valserra. Scopre altresì che la giovane attrice è sotto la protezione di un attore follemente geloso di nome Giletti. Il brivido della conquista fa intestardire ancor più Fabrizio, pronto a sfidare Giletti pur di avere Marietta. Nonostante i tentativi del conte Mosca di allontanare da Parma la compagnia teatrale (e quindi lo stesso Giletti), Fabrizio ne farà un incontro del tutto fortuito a Sanguigna (dove si era recato per sovrintendere a degli scavi archeologici per il conte Mosca). Giletti, appena riconosciuto Fabrizio, gli si scaglia contro con il chiaro intento di ucciderlo. Fabrizio è costretto a difendersi e gli infligge un colpo mortale usando un coltello consegnatogli qualche istante prima da Marietta. La morte del Giletti causerà una necessaria latitanza per Fabrizio, che si vedrà costretto a scappare di città in città sotto falso nome, passando per Ferrara e fermandosi a Bologna, dove vivrà per qualche tempo sotto il nome di Giovanni Bossi. Proprio in quest'ultima città incontra Marietta (che si era recata lì nella speranza di incontrarlo) e i due diventano amanti. La sfrenata, incessante e spesso irresponsabile ricerca dell'amore, comune a molti dei personaggi stendhaliani, fa invaghire Fabrizio questa volta di una certa Fausta, famosa cantante dotata di una splendida voce. Proprio la sua voce da usignolo fa innamorare follemente Fabrizio, il quale crede di avere trovato in lei finalmente l'amore. Decide allora di conquistarla, pur sapendo dell'esistenza di uno spasimante, anch'egli fortemente geloso, e certo non disposto a cedere la donna amata. Il culmine della rivalità tra i due sfocerà in un duello da cui Fabrizio uscirà vincitore, limitandosi solo a ferire e spaventare il rivale. L'eco dell'omicidio di Giletti raggiunge la corte parmense. Qui il principe di Parma, innamorato perdutamente della duchessa Sanseverina e quindi gelosissimo di Fabrizio (poiché l'unico capace di catturare il cuore della donna), vede subito nella situazione una preziosa occasione per allontanare una volta per tutte Fabrizio e, allo stesso tempo, infliggere un duro colpo all'altera duchessa, rea di avere rifiutato di divenire la sua amante. Dal canto suo la Sanseverina sfrutta la sua influenza presso il principe (il quale, nonostante i fermi propositi, non riesce a rimanere insensibile al fascino della donna) per farsi promettere, attraverso la firma di un documento, di non procedere contro Fabrizio. Il principe finge di acconsentire, ma il giorno dopo (grazie anche ad un vizio di forma del documento firmato che lo rende nullo) firma l'ordine d'arresto di Fabrizio e, allo stesso tempo, mostra la sua clemenza firmando la riduzione della condanna da venti anni a dodici anni di fortezza. L'ordine viene immediatamente eseguito: Fabrizio viene prelevato a Bologna e condotto in catene alla Cittadella di Parma. Qui, prima di essere condotto in prigione, Fabrizio fa un secondo incontro (il primo era avvenuto cinque anni prima sul lago di Como) con Clelia Conti, figlia del generale Fabio Conti, governatore della cittadella parmense. I due rimangono colpiti l'uno dall'altra e Clelia, capendo che Fabrizio si trova nei guai, si sente in dovere di aiutarlo, in nome della gentilezza e del soccorso che il giovane le aveva prestato cinque anni prima. Clelia, inoltre, sa bene che oltre alla pura e semplice prigionia, Fabrizio rischia di essere avvelenato o impiccato pubblicamente; infatti, in seguito ad un colloquio tra il principe di Parma e il governatore, alla domanda di Clelia su cosa avesse detto il sovrano, il governatore rispose: «La bocca ha detto: 'prigione'. Lo sguardo: 'morte'». Rinchiuso in una cella all'interno della Torre Farnese, Fabrizio, ancora stordito dall'incontro con la ragazza, rimane immediatamente estasiato dallo spettacolare panorama che gli si presenta dalla finestra della cella (da lì può vedere, infatti, la catena delle Alpi, da Treviso al Monviso). Il suo animo si rallegra ancor più quando scopre che può anche scorgere il palazzo del governatore della prigione e, in particolare, la finestra di una stanza usata come uccelliera da Clelia Conti. Con suo grande stupore quella posizione privilegiata gli permette di vedere a più riprese la ragazza e, persino, di comunicare con lei. In quello stato d'animo febbrile dettato dall'amore (questa volta vero amore), Fabrizio riesce addirittura ad apprezzare l'angusta e deprimente cella in cui si trova, chiamata Camera dell'Obbedienza passiva. Non solo. Fabrizio riesce persino a comunicare con la duchessa Sanseverina, la quale aveva trovato un modo molto semplice, ma non per questo meno pericoloso, di contattare il nipote: si recava, nottetempo, in cima ad una torre che poteva essere vista dalla cella del prigioniero e da lì dapprima gli trasmetteva messaggi attraverso segnali luminosi intermittenti (che corrispondevano alle singole lettere dell'alfabeto) e poi, dopo aver corrotto un soldato di guardia, attraverso palle di piombo contenenti lunghe missive, scagliate all'interno della prigione con la fionda proprio dall'abile soldato. In questo modo la Sanseverina, oltre ad avere la certezza della sopravvivenza del nipote (spesso venivano diffuse notizie sulla sua morte), poteva rivelargli tutto quanto accadeva a corte, compresa la necessità, sempre più incombente, di tenersi pronto per la fuga: il principe di Parma, infatti, volendo infliggere il colpo di grazia alla duchessa, aveva incaricato un suo uomo di fiducia, il fiscale generale Rassi (uomo privo di scrupoli), di occuparsi della morte di Fabrizio, da indurre col veleno. Dapprima Fabrizio rifiuta categoricamente l'idea della fuga, poiché avrebbe significato allontanarsi, forse per sempre, dall'unica donna capace di risvegliare in lui l'amore. Sarà proprio Clelia Conti, nel frattempo divenuta alleata della duchessa e per questo a conoscenza di tutti i suoi piani, a convincere Fabrizio a cambiare idea e a farsi giurare da lui che, quando fosse venuto il momento, non avrebbe esitato a fuggire. Dopo nove lunghi mesi di prigionia Fabrizio riceve il segnale convenuto per la fuga. Approfittando di una fitta nebbia che era calata su Parma e approfittando dello stato di ubriachezza in cui versavano i soldati in occasione di un festeggiamento, Fabrizio, attraverso una serie di corde, si cala dalla Torre fino a raggiungere terra. Qui, provato per la stanchezza e la tensione, sente che le forze lo abbandonano, quando due uomini mandati dalla duchessa Sanseverina lo aiutano e lo portano in salvo. Fabrizio viene sistemato a Locarno, in Svizzera, dove la duchessa può incontrarlo quotidianamente (per stare vicino al nipote aveva preso una casa presso Belgirate). Accanto alla felicità di averlo lì con sé sano e salvo, la duchessa è però straziata dalla serietà innaturale del nipote e dal dubbio che il suo cuore fosse rimasto a Parma. Capisce che, per quanto lei abbia fatto tutto il possibile per liberarlo dalla prigione, l'unica vera persona che aveva davvero salvato Fabrizio (convincendolo a fuggire) era la giovane Clelia. Capisce, quindi, di avere perduto per sempre l'amato nipote. Accecata dalla gelosia la duchessa sfrutta i pochi contatti che le sono rimasti a corte per accelerare le nozze tra Clelia Conti e il ricchissimo marchese Crescenzi (in modo che Fabrizio dimentichi, e in fretta, la giovane figlia del governatore). Giunge, intanto, a Belgirate, la notizia della morte del principe: la duchessa non è sorpresa, poiché ne è direttamente coinvolta. Non molto tempo prima, infatti, aveva assoldato un vecchio medico, nonché poeta e tribuno del popolo, Ferrante Palla (innamorato di lei e per la quale si sarebbe macchiato di ogni delitto) per uccidere, attraverso il veleno, il carnefice di Fabrizio: il principe di Parma in persona. La morte del principe di Parma scatena nella città parmense una serie di rivolte popolari contro la Cittadella, il fiscale Rassi e la vecchia amministrazione in generale. Questo subbuglio permette al conte Mosca di agire in favore di Fabrizio imponendo il silenzio sulla sentenza del giovane a tutti i giudici incaricati del processo (pena l'immediata impiccagione). Aiutando Fabrizio il conte favorisce di certo anche il ritorno dell'amata duchessa, ora nominata dal nuovo principe di Parma Ranuccio Ernesto V (figlio del principe defunto) duchessa di San Giovanni e prima dama di compagnia della principessa madre Clara Paolina. Un ultimo ostacolo bloccava il ritorno a Parma di Fabrizio in qualità di uomo libero: egli avrebbe dovuto sottoporsi al processo ed essere prosciolto da ogni accusa e, prima di questo, presentarsi alle prigioni della città (comandate dal conte Mosca e quindi "sicure") per costituirsi. Tutto il piano per restituire la libertà a Fabrizio era stato studiato nei minimi particolari dal conte e dalla duchessa, ma senza tenere conto di un fatto certo: Fabrizio era innamorato e l'amore rende imprevedibili, impavidi e avventati. Fabrizio, infatti, si era sì presentato per costituirsi, ma non alle prigioni controllate dal conte Mosca, bensì direttamente alla Cittadella, nella speranza di rioccupare la sua vecchia cella e di vedere di nuovo Clelia (oramai prossima alle nozze col marchese Crescenzi). Questa mossa lo rende inevitabilmente esposto al rischio concreto di una vendetta da parte di Fabio Conti, il governatore della Cittadella, che vede nella situazione un'occasione unica per riscattarsi dal ridicolo di cui si era coperto al momento della fuga del prigioniero. Il governatore decide così di uccidere Fabrizio del Dongo facendogli avvelenare il pasto della sera. Ma ancora una volta Fabrizio viene salvato dalle due donne che lo amano: Clelia, che, accortasi di quello che stava succedendo e dimentica del voto fatto alla Madonna (quello di sposare il marchese Crescenzi e non rivedere più Fabrizio), corre alla Torre Farnese ed irrompe direttamente nella cella di Fabrizio per impedirgli di mangiare la cena avvelenata; e la duchessa, che cede al ricatto del giovane principe di Parma accettando di diventare la sua amante in cambio della vita di Fabrizio. Il giovane del Dongo viene così graziato dal principe e salvato da morte certa. Il principe di Parma, del tutto all'oscuro e inorridito di fronte alle macchinazioni e tentativi di avvelenamento che si tramano alle sue spalle, decide di infliggere una esemplare punizione ai colpevoli: il generale Conti viene destituito assieme al Rassi, ed entrambi costretti anche all'esilio in Piemonte. Nel frattempo Fabrizio si sottopone al giudizio dei giureconsulti, i quali, dopo un regolare processo, lo prosciolgono da ogni accusa. Tornato in libertà, Fabrizio viene nominato - dal principe in persona - coadiutore dell'arcivescovo Landriani con futura successione e acquisisce pure il titolo di Eccellenza. Ma i titoli e gli onori ricevuti non hanno significato per Fabrizio, ora che si vede di nuovo allontanato dall'amata Clelia, la quale, saputo in salvo l'amato, ritorna nella sua fermezza di sposare il marchese Crescenzi, per dovere nei confronti del padre e per dovere nei confronti del voto fatto alla Madonna. Adottando un travestimento Fabrizio riesce ad incontrare Clelia e i due finalmente si chiariscono: lei gli spiega il motivo del suo comportamento schivo e la necessità di non vedersi più. Per Clelia era inoltre necessario non rimandare ancora le nozze con il marchese Crescenzi, essendo questo l'unico modo per far ritornare il padre alla corte parmense (la stessa duchessa si sarebbe adoperata personalmente per il reintegro del generale a governatore della Cittadella, a condizione, però, che le nozze venissero celebrate il prima possibile). Questa notizia e la ferma decisione di Clelia di mantenere fede all'impegno preso, gettano monsignor del Dongo in uno stato di «tristezza senza speranze», di rassegnazione quindi, che lo spinge ad isolarsi e a ritirarsi presso il convento di Velleja, poco lontano da Parma. Questo isolamento dalla vita di corte e dalla mondanità e il silenzio in cui si era forzatamente rinchiuso, assieme all'estrema magrezza, lo fanno amare dalla gente comune, che arriva addirittura ad avvertire in lui l'odore della santità: «tutta la sua condotta, unicamente ispirata dal dolore per le nozze di Clelia, fu presa come il frutto di una religiosità semplice e sublime». Tornato a Parma per adempiere ai suoi doveri di coadiutore Fabrizio ha l'occasione di rivedere Clelia, ora marchesa Crescenzi, ad un ricevimento presso il principe e la fiamma tra i due innamorati si riaccende più viva che mai. La duchessa si trova ora costretta ad adempiere al giuramento fatto al principe (quello di divenire la sua amante), non riuscendo a convincerlo a fare altrimenti (nonostante la minaccia di fuggire da Parma e non farvi più ritorno). Scappa quindi dalla città per rifugiarsi a Bologna. Dopo pochi giorni sposa a Perugia il conte Mosca, diventando così la contessa Mosca della Rovere. I due si trasferiscono a Napoli, mentre Fabrizio rimane alla corte parmense, dove riesce a conquistarsi la piena fiducia del giovane principe. Proprio il pieno favore acquisito presso il principe, assieme al favore incontrastato che gode presso il popolo in qualità di eccellente predicatore, gli permette di aiutare il conte Mosca e sua moglie, gettando il seme per un loro futuro ritorno in pompa magna. Ma la felicità di Fabrizio del Dongo di aiutare il conte Mosca è offuscata dall'ottuso silenzio e isolamento in cui si era relegata per l'ennesima volta Clelia, ora incinta del primogenito, ora più che mai decisa a non rivedere più Fabrizio. Gelosa di una giovane borghese di nome Annetta Marina, innamorata persa di Fabrizio, e sui quali circolavano voci di una relazione, Clelia si risolve finalmente ad assistere ad una predica di monsignor del Dongo. Così, dopo quattordici mesi di lontananza forzata, i due si rivedono e l'aspetto emaciato di Fabrizio, in netto contrasto con la passione delle parole da lui pronunciate, convince Clelia ad incontrarlo. Gli dà appuntamento per la notte seguente all'aranceto di palazzo Crescenzi, dove finalmente i due dichiarano apertamente il loro amore. A questo punto Stendhal fa un balzo in avanti di tre anni. L'autore ci informa che nell'arco di questo periodo i due amanti hanno continuato a vedersi di nascosto (rigorosamente di notte per non venire meno al voto fatto alla Madonna di non vedere mai più Fabrizio) e che da questa relazione segreta è nato un bambino, Sandrino, il quale viene però cresciuto dal marchese Crescenzi (che lo crede suo figlio). Dopo due anni Fabrizio confessa a Clelia il desiderio di avere con sé almeno il figlio, non potendo vivere apertamente con la donna amata. Così le suggerisce di far fingere a Sandrino una malattia, che si sarebbe aggravata fino a provocare la morte del bimbo (in realtà portato al sicuro in un'altra casa). All'inizio riluttante, Clelia finisce con l'acconsentire al tanto diabolico quanto disperato piano. Le cose sembrano andare esattamente come previsto, ma quando Sandrino viene trasferito e si simula il lutto, il bambino si ammala veramente e muore dopo soli pochi mesi, seguito in capo a qualche mese dalla madre, distrutta dal dolore della perdita e del castigo subìto. A questo punto Fabrizio non vede altra soluzione che dimettersi dal suo ufficio all'arcivescovado e, dopo aver dato disposizioni sulla divisione patrimoniale, si ritira nella certosa di Parma «situata nei boschi nei pressi del Po, a due leghe da Sacca», dove morirà dopo un solo anno. Stendhal, alla fine, racconta che la contessa Mosca aveva acconsentito affinché il marito tornasse a Parma per riprendere il suo ministero, ma senza fare lei stessa ritorno, in nome del giuramento di non mettere più piede negli Stati del principe fatto il giorno della violenza subìta. Vive perciò presso Vignano (in territorio austriaco) in un palazzo fatto costruire appositamente per lei dal conte Mosca. Lì trascorre un periodo tutto sommato felice. Alla morte dell'adorato nipote, però, la contessa non gli sopravvive che pochissimo tempo. Stendhal chiude il romanzo informando che a Parma non ci sono più prigionieri, che il nuovo principe è amato e che il conte Mosca è diventato ricchissimo: magrissimo sollievo per gli "happy few", i pochi lettori eletti a cui l'autore ha dedicato l'opera - felicità concepibile solo in Italia, contrasto tra Italia felice e politicamente asservita - principato di Parma: quadro completo di lotte di influenza: ipocrisie cortigiane, spietate procedure Stato di polizia - Fabrice conserva sovrana autonomia, esigenza di felicità individuale - Clelia: figura inaccessibile, sogno d'amore - Sanseverina: segreta debolezza, passione inconfessata - sfrenata, incessante e irresponsabile ricerca dell'amore - realismo: la rappresentazione dei costumi di Stendhal non è motivata da una volontà sociologica, ma per far cadere le falsità e mostrare la «verità» del suo tempo

XIX secolo

- Colpo di stato del 18 brumaio 1799, Napoleone instaura il regime del Consolato - 1804: entra in vigore il codice napoleonico e Napoleone viene incoronato, inizio Primo Impero francese - 1812 campagna di Russia, sconfitto su fronte russo e spagnolo, perde la finale battaglia di Lipsia contro la sesta coalizione (1814) - 1814 esiliato all'Elba - 1815: sconfitta di Waterloo, restaurazione dei borbone con Luigi XVIII - 1824: Carlo X - Napoleone sopprime libertà d'opinione e di stampa (mediocrità letteratura) ma consolida pace interna (riorganizzazione amministrativa, economica, giuridica, religiosa, scolastica) + conquiste per estendere lo spirito rivoluzionario - società borghese e tentativo di recuperare ruolo preminente dell'aristocrazia - Luigi XVIII tenta compromesso concedendo la Carta che limita i suoi poteri (leggi devono essere votate dal parlamento) (favore borghesia) - Carlo X cerimonia: Ancien Régime, nobili tornano nelle terre, pubblicazione delle ordinanze vs Carta (1830): Trois glorieuses (insurrezione popolare sfruttata dalla borghesia: Luigi Filippo di Orléans vs Ancien Régime) - 1830: rivoluzione di luglio, Luigi Filippo d'Orléans re dei francesi, bandiera tricolore rimpiazza quella dei borbone (monarchia di luglio) - libertà di espressione: letteratura ritrova la fantasia, passione per la storia (Augustin Thierry, Michelet, Guizot) e del passato (romanticismo) - capitalismo commerciale e protezionismo: classe forte, ricca e istruita - prosperità possibile solo grazie alle classi popolari: condizioni di lavoro terribili - nasce un pensiero sociale ma resta nell'utopia e nasce il romanticismo politico: scrittori denunciano ingiustizie di società basata sul denaro - 1840: Atelier, giornale operaio: definire cos'è la lotta di classe (vs monarchia) - crisi agricola, febbraio 1848: popolo e borghesia vs monarchia, Seconda Repubblica - suffragio universale, no pena di morte per i reati politici, crea opifici nazionali, no schiavismo, limitazione delle ore della giornata di lavoro - giugno 1848: borghesia vuole indirizzare rivoluzione solo a suo profitto - con scusa della chiusura degli opifici nazionali, popolo insorge ma repressione violenta - classi si schierano una contro l'altra - 1851: Luigi Napoleone Bonaparte (Napoleone III) attua colpo di Stato alla fine del suo mandato, scioglie l'assemblea e fa votare un plebiscito, inizio Secondo Impero, contrastato ad esempio da Hugo "Napoléon le petit" che va in esilio - censura, no libertà di stampa, oppositori perseguitati - 1864: accordato il diritto di sciopero per cercare sostegno nelle classe liberali e popolari - 1860-1870: regime autoritario si avvia verso uno più parlamentare - ammodernamento di parigi dal barone Haussmann - Napoleone III sostiene l'unificazione italiana che gli dà Nizza e la Savoia - propone la sua neutralità nella guerra autro-prussiana a Bismarck in cambio di territori ma rifiuta e la Francia è costretta a dichiarare la guerra alla prussia ma è sconfitta nel 1870 a Sedan, viene repressa la Comune di Parigi e instaurata la Terza Repubblica (1875) - fine romanticismo politico - Secondo Impero: rivoluzione industriale - trasporti, rete stradale, vie marittime - espansione commercio, città, esodo campagne: mutamento mentalità - liberalismo economico vs protezionismo - vita operai disumana: legge 1864 su coalizione permette la fondazione dei sindacati: scioperi - letteratura 1) chiude in sdegno altero e si distacca dalla vita sociale (Gautier) 2) scienza: avvenire e felicità (Compte) - realismo e naturalismo - Hugo: unico romanzo umanitario

Flaubert (1821-1880)

- Gustave Flaubert, famiglia di chirurghi a Rouen, scrive racconti fantastici romantici con l'amico Ernest Chevalier - 1834: rivista manoscritta "Art et progrès" - trascuratezza ortografica e eccesso di fantasia (legge molta letteratura) - Elisa Schlésinger, amore - 1841: facoltà di diritto a Parigi, ma resta spesso a Rouen, è annoiato, inquieto, diventa amico di Maxime Du Camp e abbandona l'università nel 1844 a causa dell'inizio di attacchi di epilessia - inizia l'Education sentimentale (1845) - matrimonio della sorella Caroline a Genova: quadro "la tentazione di sant'antonio di Bruegel (finita nel 1874) - 1846: relazione con la frequentatrice di salotti Louise Colet, viaggia - inizio stesura di Madame Bovary, tutti si adattano al suo lavoro - 1857: pubblicazione e processo, assoluzione e nuovo romanzo Salammbo, Cartagine (con tentation: critica lo stronca o lo ignora) - a Parigi è amico dei fratelli Goncourt e George Sand - L'Education sentimentale (1869) è stroncato dalla critica e stavolta anche i suoi amici lo ignorano - Sul battello per tornare a casa, terminati gli studi liceali, Frédéric Moreau fa la conoscenza di un editore sui cinquant'anni: Jacques Arnoux. Quest'ultimo è accompagnato dalla moglie Marie, della quale Frédéric si innamora follemente. Ma le circostanze non permettono rapporti di alcun genere, così il giovane giunge afflitto alla dimora di famiglia, dove lo aspetta la madre vedova. Più tardi torna a Parigi, dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza conseguendo la laurea sia pure con difficoltà a causa dello scarso interesse nei confronti delle materie. In questa grande città conoscerà giovani rivoluzionari e approfondirà la conoscenza del signor Arnoux, per incontrare di nuovo l'amata. Le risorse economiche terminano presto e Frédéric abbandona Parigi, dove viveva con il suo migliore amico, Deslauriers. Fa ritorno poco dopo grazie all'eredità di uno zio, che gli permette di riconciliarsi con la borghesia parigina. Incontra a una festa una donna di facili costumi e piena di debiti, Rosanette, sovente indicata col soprannome "la Marescialla", di cui si innamora, ma nel frattempo riesce anche a dichiararsi alla signora Arnoux, scoprendo che i suoi sentimenti sono ricambiati. Il ragazzo vive l'incombente rivoluzione anti-monarchica assai indeciso su quale dei due amori coltivare. Frédéric avrà un figlio da Rosanette, che morirà di stenti e malattia dopo poche settimane, e non riuscendo a ricevere dalla signora Arnoux altro che pomeriggi passati a conversare, diventa poco per volta l'amante della ricca signora Dambreuse, moglie di un finanziere di nobili origini. Alla morte di quest'ultimo, Frédéric si immagina già milionario, ma in realtà l'eredità del marito si scopre essere a favore della figlioccia: la signora Dambreuse potrà disporre esclusivamente del palazzo del marito e di ciò che essa aveva di proprio. A seguito di intrighi e ripicche amorose, essa avanza una richiesta di vendita fallimentare all'asta dei beni appartenuti alla famiglia Arnoux: in tale occasione la vedova del banchiere offende platealmente il ricordo che Frédéric conserva della signora Arnoux, caduta in miseria a causa del fallimento economico del marito. Frédéric abbandona la ricca signora e Parigi. Viaggerà. Molti anni dopo, a Parigi rincontrerà la signora Arnoux, che gli confesserà di essersi pentita di non aver proseguito la loro relazione, e gli lascerà in ricordo una ciocca di capelli. Infine si ritroverà con l'amico Deslauriers, ed entrambi ammetteranno il loro insuccesso nella vita. - La tentation de Saint Antoine (1874) è di nuovo stroncato dalla critica, e cominciano ancora i problemi economici - Ispirato nel 1835 dal tema di Caino, opera drammatica di George Gordon Byron, e dal Faust di Goethe, è la storia dell'eremita di Tebe che dialoga con apparizioni successive. Nell'evocare ricordi troppo vividi del suo passato, Antonio Abate è nuovamente tentato da seduzioni demoniache: lussuria, potere o ricerca del piacere. Ancora più inquietante è la comparsa di un suo discepolo, Ilarione, che gli presenta «tutti gli dèi, i riti, le preghiere e gli oracoli», e sottolinea le contraddizioni delle Sacre Scritture. Quando poi, sotto il nome di Scienze, il demonio svela ad Antonio i segreti dell'universo, l'anacoreta aspira per un momento a fondersi nella materia di cui percepisce la crescita straordinaria; ma a questo punto, nel disco del sole che sorge vede risplendere il volto di Cristo. Originale fusione di visioni del mondo greco-latino del IV secolo con enunciati di teorie moderne, quest'opera simbolica contiene immagini di grande bellezza. - amici cercano di fargli avere un posto come bibliotecario ma la raccomandazione viene scoperta e diventa pubblica, vergogna che si sappia dei suoi problemi - 1880 fa un bagno caldo e muore probabilmente di emorragia cerebrale, Maupassant arriva subito, sepolto a Rouen con pochi amici - uomo duplice: bisogno di lirismo e riprodurre ciò che vede (sintesi tra romanticismo e realismo), opera statica nella trama ma mobile nello stile - volontà di dedicarsi al suo lavoro, lotta per padroneggiare il suo stile 1) regolatrice: ricolloca il personaggio nella sua vita e nella sua personalità interiore 2) creatrice: lenta elaborazione delle opere 3) rivelatrice; scrittore scopre se stesso tramite le proprie creazioni Novità romanzo - scomparsa narratore onnisciente, ma narratore osservatore esterno, l'opera non è il riflesso dello scrittore - impersonalità ma scrittore ritrova posto nella sua opera con travaglio dello stile - afferma la sua presenza tramite lo stile - abbandono delle tre unità: verosimiglianza data dallo spazio descritto realisticamente e personaggi tipizzati, romanzo anche dispersivo (realismo) - Salammbo (1862) - romanzo storico a Cartagine, rivolta dei mercenari (III secolo ac) - Matho, Salambò, Amilcare, Barca, Spendio, lo Zaimph, Tanit, Narr'Havas Durante la prima guerra punica, che ha opposto Roma e Cartagine, quest'ultima ha fatto ricorso a mercenari di diverse nazionalità. Esasperati per non avere ricevuto il soldo pattuito, i soldati barbari si ribellano e assediano la città che li ha arruolati. Matho, uno dei capi della rivolta, è innamorato di Salambò, la figlia di Amilcare Barca, dopo averla intravista durante una festa nei giardini di suo padre. Il suo amico Spendio lo incita a rubare lo zaimph, il velo sacro protettore di Cartagine, conservato nel tempio della dea lunare Tanit, cui Salambò è devota. Proprio mentre tutto sembra perduto, ecco che Amilcare fa ritorno a Cartagine, prende il comando dell'esercito e passa all'attacco. Tuttavia, dopo un primo successo, il numida Narr'Havas, suo iniziale alleato, si unisce ai rivoltosi, che sconfiggono i punici. Fallita l'opzione militare, il sommo sacerdote di Tanit, Schahabarim, ordina a Salambò di andare a recuperare il velo sacro, nella speranza che esso possa giovare alla salvezza di Cartagine. La fanciulla si reca quindi nel campo dei mercenari, si concede a Matho e riesce a riprendere il talismano. Narr'Havas, cui Amilcare promette la mano della figlia, ripristina l'originale alleanza con la città; la rinnovata coalizione di Cartaginesi e Numidi riuscirà così a respingere gli assedianti in una stretta vallata del monte dell'Ascia dove moriranno di fame e di sete. Catturato, Matho viene consegnato al popolo e muore ai piedi di Salambò, che spira a sua volta, prima delle nozze con Narr'Havas. - viaggio in Tunisia, consultazione di biblioteche e testi antichi, elementi balzachiani - città di sfondo su cui si muovono delle masse da cui si distaccano delle individualità, testimoni di una passione movimentata, presenza di elementi simbolici - differenza: Balzac (spiegare divenire storico), Flaubert (storia come momento di evasioni la cui rottura con l'istante presente è solo apparenza) - L'Education sentimentale (1869) - autobiografia romanzata (Schlésinger) - Frédéric Moreau, Jacques et Marie Arnoux, Dambreuse, Rosannette Bron, Deslauriers - tradizione del romanticismo: fallimento di un uomo, qui è costante di un'epoca che assisteva impotente al crollo delle sue speranze, fallimento di tre politici (Deslauriers, Sénécal, Dussardier) - fallimento delle speranze di inizio secolo - negazione dell'azione: Frédéric è spettatore, incapace di agire, "pensa tutto ciò che si pensa", contemplazione negativa, intrappolato tra passione irrealizzabile e relazioni passeggere - fallimento di Frédéric: bisogno troppo forte di azione no, inattività dell'eroe, sempre in cerca di una possibile speranza: fallimento come valore (magia del ricordo) - stile: passività, monotonia, ripetizioni, imperfetto (senza tempo) - Madame Bovary (1857): pubblicato inizialmente a puntate sulla Revue de Paris, immorale (si astiene dal condannare e giudicare l'adulterio di Emma) - usa storia di Eugène Delamare (fatto di cronaca): giovane medico dell'ospedale di Rouen, già allievo del padre di Flaubert: divenuto vedovo, sposò Delphine, figlia di un contadino normanno. Giovane e bella donna, dai gusti stravaganti, si stufò presto della vita di provincia offertale come moglie del medico, che disprezzava e tradiva continuamente. Egli, tuttavia, l'adorava e aveva sempre subíto senza reagire; lei spendeva cifre folli in abiti e gioielli finché, travolta dai debiti, si uccise avvelenandosi, ad appena 27 anni. Rimasto solo con la figlia, anche il vedovo depresso si uccise. - Charles Bovary, Emma Rouault, Homais, Léon Dupuis, Rodolphe Boulanger - Un ufficiale sanitario, Charles Bovary, dopo aver studiato medicina durante la giovinezza, sposa una donna più grande di lui, Héloïse Dubuc, che però muore prematuramente. Rimasto vedovo, si risposa con una bella ragazza di campagna, Emma Rouault, impregnata di desideri di lusso e romanticherie, vagheggiamenti che le provengono dalla lettura di romanzi. Charles viene da famiglia benestante ed è un uomo perbene, ma è anche noioso e maldestro. Egli dispensa ogni tipo di delicatezza alla giovane moglie, la quale però, nonostante non lo dimostri, comincia ad avere sempre più a noia la sua monotona vita matrimoniale, molto diversa da quella che si era immaginata leggendo romanzi romantici. Il disprezzo di Emma viene ulteriormente rafforzato dal confronto con lo stile di vita dei ricchi aristocratici: i coniugi vengono infatti invitati per un ballo al castello di Vaubyessard, del marchese di Andervilles. Crogiolandosi nel ricordo delle raffinatezze che aveva potuto gustare per una notte, Emma perde ogni interesse per i suoi passatempi e cade in uno stato di inerzia che preoccupa molto il marito. Egli, sperando che un cambiamento d'aria possa giovare alla salute fisica e mentale della moglie, decide di trasferirsi da Tostes a Yonville, dove è disponibile una condotta. A marzo, quando i due partono da Tostes, Emma è già incinta. A Yonville, Emma accetta il corteggiamento di una delle prime persone che incontra, un giovane studente di giurisprudenza, Léon Dupuis, che sembra condividere con lei il gusto per le "cose più belle della vita". Quando Léon se ne va per motivi di studio a Parigi, Emma intraprende una relazione con un ricco proprietario terriero, Rodolphe Boulanger. Confusa dai suoi fantasiosi vagheggiamenti romantici, Emma escogita un piano per fuggire con lui. Rodolph però non è pronto ad abbandonare tutto per una delle sue amanti. Rompe quindi l'accordo la sera precedente a quella dell'architettata fuga, mediante una lettera sul fondo di un cesto di albicocche. Lo shock è tale che Emma si ammala gravemente e per qualche tempo si rifugia nella religione. Una sera, a Rouen, Emma e Charles assistono all'opera, ed Emma incontra di nuovo Léon. I due iniziano una relazione: Emma si reca in città ogni settimana per incontrarlo, mentre Charles crede che lei prenda lezioni di pianoforte. Al contempo, Emma sta spendendo esorbitanti somme di denaro. I suoi debiti intanto raggiungono valori esplosivi e la gente inizia a sospettare l'adulterio. Dopo che i suoi amanti le hanno rifiutato il denaro per pagare il debito, Emma ingoia una dose di arsenico e muore, in modo penoso e lento. Il leale Charles è sconvolto, tanto più che ritrova le lettere che Rodolphe le scriveva. Dopo poco tempo muore a sua volta e la figlia della coppia rimane orfana. - romanzo del fallimento: salvezza impossibile in mondo in cui regna la mediocrità - due atteggiamenti: rifiutarla (suicidio di Emma), farla propria (trionfo di Momais) - libro sul nulla, stile ricercato (ritmo della parola, sonorità vocaboli, effetti cesure, connessione grammaticale), tema banale perché il lettore non risenta il lavoro - critica e ridicolizza le tendenze romantiche (impraticabili) e i borghesi: Monarchia di luglio (cura e dettaglio: descrizione dei costumi della Francia rurale); realismo - romanticismo di Emma, capricciosa, assurda ma sensibile alla bellezza e alla grandezza; l'autoreferenziale banalità della gente del posto è amplificata dal confronto con Emma, che, seppur nella sua astrattezza, dimostra comunque una sensibilità per la bellezza e la grandezza che pare del tutto ignota ai "benpensanti" - Flaubert è perfezionista della scrittura, alla ricerca del mot juste - Temi - inadeguatezza del linguaggio: linguaggio/parola spesso non sa esprimere le emozioni, idee, inettitudine alla comunicazione interpersonale (Charles non riesce a far intendere il proprio nome, fraintendimento della lettera di Rodolphe, Emma che spiega il malessere al prete, o che esprime il suo amore a Rodolphe); bugie: parole sono più efficaci a mascherare la verità che non a rappresentarla (vs realismo) - impotenza delle donne: rimpianto per il parto, i compagni di Emma hanno il potere di cambiarle la vita (mediocrità di Charles, abbandono di Rodolphe, poter realizzare i sogni di Léon) - responsabilità: adulterio è l'unico modo per avere potere sul destino, corpo a costo di vergogna e inganno - anche il suicidio (usa la sua influenza su Justin per prendere l'arsenico) - fallimento della borghesia: borghesia come classe media senza lavoro fisico, vistoso materialismo, mediocrità borghese disgusta Flaubert (ridicolizzata con farmacista Homais)

Simbolismo

- movimento culturale nato in Francia negli ultimi decenni dell'Ottocento (Mallarmé, après midi d'un faune) - sulle orme di Baudelaire e fascinazioni della musica di Wagner - poesia evocativa e simbolica fondata sull'intuizione e sulla sensazione (correspondances) - manifesto del simbolismo nel 1886 di Jean Moréas su Le Figaro: «Nemica della didattica, della declamazione, del falso sensibilismo, della descrizione oggettiva, la poesia simbolista cerca di: rivestire l'Idea di una forma sensibile. [...] L'Idea, dal canto suo, non deve affatto lasciarsi scorgere priva dei sontuosi paludamenti delle analogie esterne, poiché il carattere peculiare dell'arte simbolista consiste nel non approdare alla concezione dell'idea in sé.» - «oggettivizzare il soggettivo piuttosto che soggettivizzare l'oggettivo» - Verlaine-Rimbaud: realtà fondata sulla corrispondenza tra simboli e sensazioni che formano una rete di significanti che collega unità interiore al mondo esterno - realtà indagato attraverso l'intuito, poesia diventa la via privilegiata per la conoscenza - Bergson sosteneva che la verità non poteva essere raggiunta attraverso la percezione del reale, ma tramite l'intuizione, ovvero senza una mediazione della razionalità - funzione evocatrice e mistica del verso: verso libero, ritmo che ricalca il fluire delle sensazioni e musicalità, uso massiccio di figure retoriche (sinestesie, analogie, metafore) - Mallarmé: corrispondenze tra oggetti e stati d'animo grazie alla libera azione delle analogie (passare da oggetto a sensazione) - un coup de dés jamais n'abolira le hasard: calligramma, impostazione grafica del verso dislocata nella pagina, ritmo visivo a onde, scale, pioggia - gioco di corrispondenze tra forme e parole, rende tangibile il passaggio dalla forma al contenuto alla sensazione - nuovo linguaggio alogico, poesia pura (non contaminata da problematiche sociali o politiche), poesia simbolista è antirealistica - Il poeta non deve descrivere la realtà, ma coglie e trasmette le impressioni più vaghe e indefinite, suggerisce emozioni e stati d'animo, penetra l'intima essenza delle cose - bisogna utilizzare accordi musicali lievi, immagini sfumate, parole non descrittive ma evocatrici

Naturalismo

- movimento letterario della seconda metà dell'Ottocento, applicazione diretta del pensiero positivista per descrivere la realtà psicologica e sociale con i metodi delle scienze naturali - Hippolyte Taine primo teorico: l'uomo è il risultato di race (fattore ereditario), milieu (ambiente sociale) e moment (storico) che determinano i suoi tratti psicologici che generano il suo comportamento (vizi, virtù, meccanicismo) - Flaubert: precursore con il tema dell'impersonalità del narratore, "L'artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione, invisibile e onnipotente, sì che lo si senta ovunque, ma non lo si veda mai. E poi l'Arte deve innalzarsi al di sopra dei sentimenti personali e delle suscettibilità nervose. È ormai tempo di darle, mediante un metodo implacabile, la precisione delle scienze fisiche" - Jules et Edmond de Goncourt: cominciano con monografie sulla società e sull'arte del XVIII secolo, riprendono metodi per creazione letteraria: romanzo e storia che avrebbe potuto essere, il romanziere è il narratore del presente - Germinie Lacerteux (1865): romanzo-documento, romanzo vero (caso di isteria, caso patologico): la malattia spiega le contraddizioni della condotta della serva e le fasi della degradazione (retrospettive per illuminare il passato e spiegare crisi presente), predilezione per realtà elegante - Germinie è una donna di servizio che vive una doppia vita: sinceramente affezionata alla sua padrona, è però succube dell'uomo di cui è innamorata, che la porta man mano alla rovina inducendola così a ogni genere di vizio e persino a rubare nella casa della padrona - poetica: osservazione della realtà e riproduzione oggettiva e impersonale; lo scrittore deve utilizzare una scrittura che risulti essere un documento oggettivo dal quale non deve trasparire nessun intervento soggettivo dell'autore - temi: denuncia sociale che risulta dalla descrizione scientifica e obiettiva - vita quotidiana, passioni morbose al limite con patologie psichiatriche, follia, crimine, condizioni di vita delle classi subalterne come il proletariato urbano (esempio di patologia sociale per prostituzione, alcolismo e delinquenza minorile) - Le roman expérimental (1880) di Zola viene considerato unico manifesto del naturalismo - compito dello scrittore è quindi di indagare il funzionamento dei comportamenti dell'uomo, in particolare quelli passionali, scoprendone le cause in rapporto alle condizioni individuali o ambientali

Realismo

- movimento pittorico e letterario con radici nel positivismo che si afferma nella seconda metà dell'Ottocento - positivismo: Comte, cours de philosophie positive: studiare la realtà in modo scientifico, scoprire leggi effettive dei fenomeni - determinismo storico: romanticismo (individuo), rivoluzione 1848 (massa), secondo impero: sviluppo economico e tecnologico della borghesia, ascesa della potenza del denaro, esigenza della borghesia di rispecchiarsi nelle opere, trionfo della borghesia (riflesso dei loro problemi, aspirazioni, ideali e sentimenti) - arte: Gustave Colbert, traduzione pittorica degli interessi storici verso i problemi della società moderna (meno allegorie), non accetta termine realista - critica letteraria: Sainte-Beuve: studiare ogni autore secondo le condizioni della sua natura, biografia, opera letteraria come documento umano - letteratura: esigenza di rappresentare la realtà quotidiana con risvolti politici e sociali, inserendo personaggi in preciso contesto storico e ambientale - tecniche narrative: focalizzazione zero, narratore onnisciente (intento pedagogico), verso naturalismo e verismo - Champfleury è il primo teorico, scrive "Le réalisme" nel 1857 - nel 1856 Duranty e Assézat lanciano rivista "Réalisme" - il romanzo realista è la riproduzione esatta della realtà; ha un obiettivo scientifico e filosofico, è utile - il romanzo realista si serve innanzitutto di documentazione per descrivere in modo accurato (es. sintomi dell'avvelenamento in Mme Bovary) - assenza di stile, il narratore deve dire tutto per dare i mezzi al lettore di comprendere, deve essere il più semplice possibili - discorso indiretto libero in cui si riporta in modo indiretto il pensiero o il punto di vista di un personaggio e non del narratore - all'inizio il realismo predilige la novella - libertà di stampa fa diffondere la letteratura sotto forma di roman feuilleton (dal 1836) per vendere più copie

Parnasse (parnassianesimo)

- movimento poetico della seconda metà dell'Ottocento - Théophile Gautier è il precursore con la dottrina "l'art pour l'art" e "émaux et camées" (1852) - tre raccolte "Le Parnasse contemporain" (1866, 1869, 1876) dell'editore Alphonse Lemerre (nel 1866 pubblica i poèmes saturniens di Verlaine), porta al simbolismo - Parnaso: monte sacro ad Apollo, alle muse, ai poeti (isolato) Caratteristiche - impersonalità: distacco, oggettività vs lirismo e soggettività dei romantici - neutralità del punto di vista, non dico "je" e non scrivo la mia opinione (es. Le désert di Leconte de Lisle: glorieux è per valorizzare sogno, mito, leggenda, eroismo) - sorta di realismo, naturalismo poetico (unione di poesia e scienza) - l'art pour l'art: unica ricerca del bello, nessun coinvolgimento politico, sociale, nessuna funzione morale, pedagogica (vs romantici) "tout ce qui est utile est laid", culto dell'arte, bello tramite differenti tecniche (importanza della forma) per arrivare al bello - culto del lavoro: ricerca della perfezione formale (parole e metrica) - metafora del cesellatore: trasformare la materia poetica con lavoro di precisione, è il lavoro importante e non l'ispirazione - metafora della scultura per la resistenza della materia poetica - preferenza di sonetto e decasillabo


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