Prima repubblica in Italia

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1963

segna una battuta d'arresto nella crescita economica e la fine del miracolo. Il rapporto produttività-salario, fino ad allora favorevole, inverte la tendenza e ciò, sommato alla crescita eccessiva e rapida dei prezzi e alla perdita di competitività delle esportazioni, fa esplodere le tensioni sociali latenti.

Le vicende dell'autunno caldo del 1968-69

condizionano l'attività legislativa degli anni seguenti, contribuendo ad alimentare una nuova spinta riformatrice che si concretizzerà nell'approvazione dello statuto dei lavoratori, nell'attuazione delle regioni, nei referendum e negli interventi in tema di divorzio. Malgrado ciò, il bilancio di questa stagione è deludente non solo perché il movimento studentesco non riesce ad imporre una trasformazione rivoluzionaria della società e della politica, ma soprattutto perché le forze progressiste riescono ad attuare solo una piccola parte del loro programma di riforme. Intanto si fa strada la consapevolezza che prima di ogni altra riforma, occorrerebbe una radicale revisione dell'intero apparato burocratico-amministrativo dello Stato. L'esperienza della contestazione fallisce, in certa misura, anche sul piano culturale poiché ha come bersagli l'autorità, il capitalismo, la repressione sessuale, la famiglia e il consumismo, ma è proprio verso questi valori, scaturiti dal miracolo economico, che la società italiana continuerà a dirigersi.

finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta

dopo la parentesi della solidarietà nazionale che aveva consentito al PCI di uscire momentaneamente dall'isolamento, è il PSI a riprende l'iniziativa. Rispetto al passato, però, è un PSI largamente rinnovato, retto da una classe dirigente giovane, dinamica e ambiziosa che ha il suo leader in Bettino Craxi. La formula del Pentapartito è incentrata sull'alleanza tra DC e PSI, basata però sul reciproco sospetto e su di una forte conflittualità interna. Ma, considerato che la principale forza di opposizione, il PCI, è nuovamente in crisi ed isolato sulla sinistra dello schieramento, è di fatto l'unica soluzione al momento possibile nello scenario politico italiano.

Partito d'Azione

fondato a Roma nel luglio del 1942, è portatore di una visione elitaria del confronto politico, ma finalizzata alla cosiddetta "rivoluzione democratica". Questo partito è l'erede del movimento antifascista fondato dai Fratelli Rosselli, Giustizia e Libertà, ma oltre ai rosselliani raccoglie al proprio interno tendenze politiche eterogenee, dal liberalismo classico al socialismo. Si propone come partito-guida dell'antifascismo e perciò è destinato a scomparire con la fine del periodo dei governi di unità nazionale. Pur avendo un forte legame col mondo degli intellettuali infatti, come il Partito Liberale, non riesce ad instaurare un raccordo col corpo elettorale.

Di fronte alla contestazione

i partiti politici rimangono spiazzati. La destra italiana non riesce ad esprimere un forte partito conservatore capace di coinvolgere, in nome della salvaguardia di interessi comuni, tutte le forze che guardano con timore alla contestazione. A sinistra, invece, né il PCI né tantomeno il PSI sono in grado di imporsi alla testa del movimento e quindi di sfruttarlo, poiché il loro patrimonio culturale ed ideologico ancora non si è adeguato ai tempi e non c'è possibilità di dialogo con i giovani, portatori di ambizioni spesso estremistiche, radicali e globali.

Sul piano politico

i provvedimenti adottati da Einaudi hanno l'effetto di orientare verso la Dc il consenso dei ceti medi urbani con stipendio fisso, il cui tenore di vita viene salvaguardato. L'esigenza più pressante con la quale la politica economica del governo De Gasperi deve confrontarsi è la riforma agraria. Nelle campagne meridionali le rivolte contadine e l'occupazione delle terre sono all'ordine del giorno e, per la DC, è forte il rischio che i contadini meridionali aderiscano ai partiti di sinistra.

Nel giugno del 1983

i risultati elettorali sentenziano un netto ridimensionamento del primato politico democristiano (in calo di circa sei punti percentuali); il PCI, invece, perde pochissimo mentre il Psi guadagna. Ma più che in termini elettorali, il forte guadagno del Psi sta nel ruolo politico che lo scenario ridisegnato dalle elezioni gli conferisce: DC e PCI sono in una situazione di sostanziale equilibrio, separati solo da circa 2 punti percentuali; i socialisti dunque possono fare da arbitro e ottenere tutti i vantaggi possibili da questa situazione (cioè la Presidenza del Consiglio) poiché nessuna alternativa di governo è praticabile senza il loro consenso

arresto di Benito Mussolini

il 25 luglio 1943, il processo di riorganizzazione dei partiti politici antifascisti è già in corso. Le forze che faticosamente provano a riorganizzarsi sono le stesse dell'epoca prefascista, con la sola novità del Partito d'Azione. Ma lo scenario sociale, politico ed istituzionale è radicalmente mutato.

Nel gennaio del 1978

il governo Andreotti entra in crisi in seguito all'ultimatum posto dal PCI: o direttamente al governo o ritorno all'opposizione. Solo la crisi generata da sequestro Moro, ad opera delle Brigate Rosse, consente ad Andreotti la formazione di un nuovo esecutivo sorretto dall'astensione dei comunisti. Ma ormai l'esperienza della "solidarietà nazionale" è agli sgoccioli. In marzo, infatti, nasce un nuovo esecutivo Andreotti, il quinto; è un governo elettorale ed il PCI torna all'opposizione. AL''orizzonte già si intravede una nuova soluzione di governo: il Pentapartito.

Oltre al divario nord-sud

il miracolo accentua anche gli squilibri tra diversi settori industriali e fra industria e agricoltura, visto che alla riduzione degli addetti nel settore agricolo non corrisponde un adeguato ammodernamento del settore. Il grosso degli investimenti, inoltre, è finalizzato ad accrescere la produttività e non l'occupazione, e perciò crescono a dismisura anche piccole imprese e terziario col compito di assorbire mano d'opera.

Il governo di solidarietà nazionale nasce

in primo luogo, per fronteggiare la gravissima situazione che il Paese sta vivendo sul fronte dell'ordine pubblico a causa del terrorismo, ma è anche funzionale alla strategia politica dei due principali partiti. I dirigenti comunisti, infatti, sanno bene che il rilancio della coalizione antifascista è l'unico modo per rientrare al governo, poiché la natura stessa del sistema politico italiano rende assai improbabile la vittoria elettorale di una coalizione di sinistra. La DC, dal canto suo, deve fronteggiare la preoccupante crescita dei comunisti frutto non solo del voto dei diciottenni, ma anche di simpatie sempre maggiori che essi stanno conquistando nel ceto medio.

la campagna elettorale per le elezioni del 1948

in questo clima di forte tensione e di rigida contrapposizione che si svolge la campagna elettorale per le elezioni del 1948. Le forze di sinistra, comunisti e socialisti, si uniscono nel Fronte Popolare. Ad esse si contrappone il blocco capeggiato dalla Dc, alleata coi socialdemocratici e i repubblicani, mentre liberali e quel che resta dell'Uomo Qualunque confluiscono nel Blocco Nazionale. All'estrema destra, si collocano i monarchici ed il neonato Movimento Sociale Italiano.

Sul finire del 1947

inizia la rigida contrapposizione tra Pci e Dc, tra comunismo e anticomunismo, anche in conseguenza di quanto sta accadendo a livello internazionale, con l'inizio della guerra fredda. In settembre si tiene la prima riunione del Cominform che formula la cosiddetta "teoria dei due campi", quello "imperialista antidemocratico" contro quello "antimperialista democratico". Sul fronte opposto scende in campo direttamente la chiesa cattolica di Pio XII che ripropone i termini del dibattito politico-ideologico con la formula "con Cristo o senza Cristo". In dicembre, per effetto della forte tensione, i repubblicani e i socialisti di Saragat accettano di entrare nella coalizione che sostiene il governo De Gasperi.

La crisi del Centrismo

inizia nei primi anni Cinquanta, quando riprende l'emorragia di voti democristiani, sia verso destra che verso sinistra, perché le condizioni che hanno permesso il successo schiacciante del 1948 non esistono più. Per fare fronte all'emergenza De Gasperi - non potendo estendere l'alleanza ai partiti di destra - gioca la carta della riforma elettorale, con un sistema che prevede un premio di maggiorana pari a 2/3 dei seggi per il partito o la coalizione che ottiene la maggioranza assoluta dei voti. Il sistema è tale da consentire alla Dc di ottenere la maggioranza assoluta, a patto che scatti il premio di maggioranza per la coalizione di centro.

le elezioni del 1953

inizia un periodo di forte instabilità politica. Nella coalizione di centro i piccoli partiti acquistano una maggiore forza contrattuale e di ricatto, poiché senza il loro apporto la Dc non potrebbe governare. Prende piedi la prassi del cosiddetto "governo ai margini", in base alla quale la principale preoccupazione di tutti i partiti politici (opposizione compresa) è quella di rafforzarsi in termini elettorali piazzando i propri uomini di fiducia nei punti chiave della pubblica amministrazione, della burocrazia e di ogni struttura organizzata in seno alla società civile.

elezioni del 1953

l'operazione fallisce, anche a causa della opposizione durissima contro quella che viene definita la "legge truffa". La coalizione guidata da De Gasperi, accusata dagli avversari di voler conservare il potere in modo antidemocratico, non raggiunge la maggioranza assoluta per soli 57 mila voti e il premio non scatta. Il voto di molti elettori si sposta vero gli estremi dello schieramento politico, il Pci a sinistra e i monarchici e missini a destra. Il risultato elettorale, perciò, suona come una netta bocciatura della linea politica di De Gasperi. Quest'ultimo, non potendo ricostituire il quadripartito centrista per le resistenze di repubblicani e socialdemocratici, da vita ad un governo monocolore democristiano, il cui fallimento segna di fatto la fine della sua carriera politica.

2 giugno 1946

oltre al referendum che sancisce la fine della monarchia e l'avvento della Repubblica, si svolgono le elezioni per l'Assemblea Costituente. L'esito elettorale fa registrare una doppia sconfitta del Partito Comunista, che fallisce sia l'obiettivo della maggioranza del blocco delle sinistre sul centrodestra, sia quello di ottenere più voti del Partito Socialista. Sul versante opposto, però, la Dc deve fare i conti con la sorprendente affermazione del Fronte dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini, che in alcuni collegi del centro-sud sfiora la maggioranza assoluta, a dimostrazione del fatto che molti cattolici ancora non si riconoscono nel partito di De Gasperi

la fase della rigida contrapposizione tra DC e PCI

più in generale, tra comunismo e anticomunismo - anche in conseguenza di quanto sta accadendo a livello internazionale, con l'inizio della Guerra Fredda; alla vigilia del "miracolo economico", che trasformerà profondamente l'economia e la società italiana.

i due partiti di sinistra

quello Comunista e quello Socialista. Durante il ventennio fascista, il Partito Comunista ha mantenuto clandestinamente in patria una propria struttura e perciò la sua riorganizzazione è più agevole. Nell'immediato dopoguerra, la linea politica adottata da Togliatti è caratterizzata dalla doppiezza: da un lato la preoccupazione di "farsi accettare", cioè di non esasperare lo scontro politico per accreditarsi come partito democratico di massa degno di partecipare ad una libera competizione politico-elettorale, dall'altro il fine ultimo della lotta per l'affermazione del comunismo. Mentre la base auspica ancora la rivoluzione, i vertici del partito ne comprendono l'impossibilità e imboccano la via moderata e quindi l'alleanza con gli altri partiti (a partire della svolta di Salerno).

Il governo Tambroni

è il classico governo di transizione, con un programma limitato e senza una maggioranza precostituita. Ottiene la fiducia grazie al voto missino e, vista la piega presa dagli eventi, la direzione della Dc obbliga Tambroni a dimettersi. Fanfani però non riesce ad allestire un governo con Pri e Psdi e con l'astensione del Psi e il Presidente della Repubblica Gronchi è costretto a rigettare le dimissioni di Tambroni che anche al Senato ottiene la fiducia col voto. Nel paese la tensione sale alle stelle, con gravissimi scontri di piazza, soprattutto a Genova dove è in programma il congresso del partito neofascista. In luglio il vertice della Dc dichiara conclusa la funzione del governo di transizione e costringe Tambroni a dimettersi.

La quinta legislatura

è la prima a finire con lo scioglimento anticipato delle camere. Questa soluzione fa comodo a tutti i partiti perché permette di rinviare lo svolgimento del referendum abrogativo della legge sul divorzio: le forze di sinistra, che hanno voluto fortemente la legge, temono infatti di essere sconfessate dagli elettori, mentre la DC vuole ad ogni costo evitare di dover combattere una accesa battaglia referendaria contro il divorzio spalla a spalla col MSI, pregiudicando la possibilità di rimettere in piedi la coalizione di centrosinistra.

elezioni amministrative del 1975 e le politiche del 1976

segnano il momento di massima polarizzazione del sistema politico italiano. Ciò avrebbe potuto rappresentare la premessa per gettare le basi di una vera democrazia dell'alternanza, ma non viene intrapreso un serio dibattito sulle riforme istituzionali. Il potere di coalizione - cioè la necessità di allearsi da parte delle forze politiche per ottenere il governo del paese - diventa un elemento dirompente. Come si è visto, l'aggregazione al centro è una costante del sistema politico italiano, ma in questo contesto il centro cessa di essere lo spazio di aggregazione della maggioranza e si trasforma nel luogo stesso della conflittualità per la conquista del potere. Il sistema dell'aggregazione al centro, cioè, nel momento della sua piena realizzazione, produce non più la convergenza ma la conflittualità esasperata del sistema stesso. In questo passaggio fondamentale può essere intravista una delle radici della crisi del sistema dei partiti che esploderà poco più di un decennio dopo.

I motivi del miracolo

vanno ricercati nel recupero e nell'ammodernamento degli impianti industriali fino ad allora non totalmente utilizzati, nell'impiego di fonti di energia più a basso costo (derivati del petrolio e i giacimenti di metano e idrocarburi in Val Padana, Abruzzo e Basilicata), nell'intervento statale attraverso l'IRI e l'ENI, nella crescita graduale di un mercato nazionale di base e soprattutto nella disponibilità di un serbatoio di mano d'opera a basso costo a causa della disoccupazione dilagante specie al SUD.

Il PCI e Andreotti

Il PCI, dal canto suo, annuncia una opposizione più tenue sui temi di politica economica e il voto favorevole sui provvedimenti utili ad alleviare la crisi. Inizia così la marcia di avvicinamento al governo e sul finire del 1973 il nuovo segretario Berlinguer lancia per la prima volta l'idea del "compromesso storico", tra Dc e Pci. Nel maggio del 1974 si svolge il referendum sul divorzio, che rappresenta un momento di passaggio decisivo nella storia politica italiana ed in particolare nella vicenda del centrosinistra. La scelta imposta dal referendum, infatti, segna una netta spaccatura tra laici e cattolici e perciò mette a nudo l'incapacità dell'alleanza tra DC e PSI di proporsi come guida della società civile a causa del forte disaccordo su molti temi cruciali come, oltre al divorzio, l'aborto, la politica economica e l'ordine pubblico (la legge Reale, che da più poteri alle forze di polizia, passa malgrado l'astensione socialista, grazie al voto favorevole dei missini).

Alla contestazione giovanile e studentesca si somma anche quella operaia

In questo clima di alta tensione, infatti, il movimento sindacale giunge all'apice della sua forza, facendosi portavoce di richieste relative ad un vastissimo arco di problemi, fino a mettere sotto accusa le basi stesse dell'intero sviluppo economico degli ultimi anni. Lo sciopero, quindi, cessa di essere uno strumento di lotta finalizzato esclusivamente alle rivendicazioni salariali o ai problemi specifici del mondo del lavoro, e si tramuta in mezzo più funzionale alla strategia sindacale che mira all'attuazione di quelle riforme radicali che i governi di centrosinistra non hanno avuto la forza di realizzare.Il loro limite Però, è di non riuscire a coagulare intorno al proprio programma l'intera società, a causa della naturale propensione a difendere gli interessi della sola classe operaia che li costringe a rimanere chiusi e isolati nel mondo delle fabbriche.

Giulio Andreotti

L'ultimo governo della quinta legislatura ed il primo della successiva sono guidati da Giulio Andreotti, con l'appoggio di liberali, socialdemocratici e repubblicani. Sono i cosiddetti governi della "centralità", e segnano una battuta d'arresto del censtrosinistra. L'alleanza DC-PSI viene ripristinata nell'estate del 1973, grazie all'accordo fra i tre principali esponenti democristiani Moro, Fanfani e Rumor. Il problema più urgente da fronteggiare è la crisi economica. Il 1973 è anche l'anno della crisi petrolifera, che costringe ad adottare severe misure restrittive di risparmio energetico.

L'unità resistenziale, La svolta di Salerno

(1944-1947) Dopo la destituzione e l'arresto di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, il re Vittorio Emanuele III affida al maresciallo Pietro Badoglio l'incarico di formare il nuovo governo. L'esecutivo Badoglio resta in carica fino al 22 aprile 1944, quando sarà sostituito da un nuovo governo guidato dallo stesso Badoglio, ma che avrà vita breve. Il 4 giugno 1944, infatti, gli alleati entrano a Roma e il giorno seguente Badoglio rassegna le dimissioni, per poi riottenere l'incarico dal luogotenente.

La Costituente (1946-1947)

(1946-1947) Il 2 giugno 1946 gli italiani vengono chiamati alle urne, oltre che per il referendum istituzionale tra repubblica e monarchia che sancirà la fine di quest'ultima, anche per eleggere i membri dell'Assemblea Costituente cui sarà affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale. Il sistema elettorale prescelto per la consultazione elettorale è quello proporzionale, con voto "diretto, libero e segreto a liste di candidati concorrenti", in 32 collegi plurinominali, per eleggere 556 deputati. In base all'esito elettorale, l'Assemblea Costituente risulta così composta: DC 35,2%, PSI 20,7%, PCI 20,6%, UDN 6,5%, Uomo Qualunque 5,3%, PRI 4,3%, Blocco nazionale delle libertà 2,5%, Pd'A 1,1%.

Il Pentapartito

(agosto 1979 - aprile 1992)

La solidarietà nazionale

(luglio 1976 - marzo 1979)

Il centrismo

(maggio 1947 - febbraio 1962)

La fine dell'Unità Nazionale

A Ferruccio Parri succede Alcide De Gasperi che rimarrà al governo fino al 1953.

Aldo Moro e i socialisti

A fine anno i socialisti escono dal governo Rumor, al quale succede un esecutivo guidato dal leader democristiano Aldo Moro, favorevole ad instaurare un dialogo con l'opposizione comunista. Sei mesi più tardi, alle elezioni amministrative, le prime in cui votano anche i diciottenni, il PCI ottiene un notevole successo, ridisegnando a vantaggio delle forze di sinistra la mappa del potere locale. Per lo scenario politico italiano è un piccolo terremoto: il massiccio spostamento a sinistra dell'elettorato - non solo quello giovanile giovani, ma anche ceti medi e cattolici - dimostra che per la prima volta si guarda al PCI non più come fautore di tendenze rivoluzionarie, bensì di tecniche di buon governo.

Democrazia Cristiana

A sfruttare questi elementi (presenti nella caduta del fascismo), per tradurre i valori del cattolicesimo in forza politica. Erede del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, la Dc si propone come partito dei cattolici, anche grazie all'abilità politica del suo leader Alcide De Gasperi e al ruolo svolto in Vaticano da Montini

riforma Vanoni

Altra riforma attuata negli anni del centrismo (nel 1952) è quella fiscale, la riforma Vanoni. Essa rappresenta un primo passo verso la creazione di un moderno sistema fiscale grazie alla introduzione della dichiarazione dei redditi il cui principale scopo è essenzialmente quello di contrastare l'evasione.

grande abilità politica di De Gasperi

Altro elemento distintivo di questa esperienza di governo è la grande abilità politica di De Gasperi, capace di mediare continuamente tra forze diverse e portatrici di interessi e aspirazioni anche contrapposte che coabitano in quel grande contenitore che è il partito della Democrazia Cristiana.

richieste divergenti delle diverse anime del partito

De Gasperi deve fare i conti con le richieste divergenti delle diverse anime del partito: il gruppo che fa capo agli industriali (col benestare americano) e la sinistra dossettiana sono favorevoli alla riforma agraria, mentre i proprietari terrieri meridionali sono fermamente contrari. Schiacciato fra questi interessi antitetici, il governo centrista non attua una vera e propria riforma organica, ma si limita ad alcuni interventi legislativi,relativi alla espropriazione e alla distribuzione della terra.Gli ex-proprietari vengono indennizzati con buoni del tesoro, mentre i contadini devono pagare una piccolo affitto per 30 anni prima di acquistare definitivamente la proprietà dell'appezzamento. A livello locale vengono fondati Enti di riforma, col compito di fornire crediti, aiuti tecnici ed informazioni ai coltivatori.

All'indomani del voto del 2 giugno

De Gasperi non cede alla tentazione di formare un governo con i liberali e i partiti di destra - una soluzione, questa, che rischierebbe di sbilanciare la Dc facendole perdere la posizione privilegiata al centro dello schieramento politico - ma forma un governo sostenuto dal tripartito Dc, Psi, Pci, e con l'appoggio del Pri. Ma l'estromissione delle forze di sinistra dall'esecutivo è solo rimandata di alcuni mesi. Nel gennaio del 1947, infatti, il partito socialista vive l'ennesima scissione della sua storia, con Saragat che in dissenso da Nenni fonda il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (che poi assumerà la denominazione di Partito Social Democratico Italiano). Sul piatto, però, restano ancora due questioni spinose che la DC non può correre il rischio di affrontare e risolvere da sola: la firma del trattato di pace e la votazione dell'articolo 7 del progetto costituzionale (patti lateranensi) che potrebbe essere respinto dal voto contrario di una coalizione di forze laiche e di sinistra. Superati anche questi due ostacoli, nel maggio del 1947, De Gasperi apre la crisi di Governo, per poi formare un nuovo esecutivo con PCI e PSI all'opposizione. È la fine dell'Unità Nazionale e l'inizio del Centrismo.

I governi di unità nazionale

Durante i due governi Bonomi emergono contrasti e divergenze di vedute sui temi cruciali fra i partiti del Cln. Inizia la lotta per la conquista del potere e i partiti mettono a punto strutture e iniziative per accaparrarsi la simpatia dell'elettorato (quello meridionale, perché il nord del Paese è ancora nelle mani dei tedeschi). La Dc cerca di attirare nella propria orbita i piccoli e medi proprietari terrieri grazie all'opera svolta dalla Confederazione dei coltivatori diretti (Coldiretti). I partiti di sinistra invece si rivolgono alla massa dei braccianti e dei contadini mediante la Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL).

Sottocommissioni

La Commissione si articola in tre Sottocommissioni: la prima sui diritti e doveri dei cittadini, la seconda sull'ordinamento costituzionale della Repubblica (divisa a sua volta in due Sezioni, per il potere esecutivo e il potere giudiziario, più un comitato di dieci deputati per la redazione di un progetto articolato sull'ordinamento regionale), la terza sui diritti e doveri economico-sociali.

Il sistema politico italiano

a questo punto, raggiunge la sua massima bipolarizzazione e la DC non può governare né alleandosi col PSI, né appoggiandosi ai piccoli partiti suoi tradizionali alleati, anch'essi ridimensionati dal risultato delle urne. L'unica soluzione, dunque, è quella di affidare la guida del Paese ad una vasta alleanza, cioè ad un governo di solidarietà nazionale. Ma non da subito, poiché l'ingresso del PCI al governo sarebbe difficile da far digerire dopo che l'intera campagna elettorale è stata impostata all'insegna dell'anticomunismo. Nasce così il governo monocolore guidato da Andreotti, grazie all'astensione del Pci. Per la prima volta dai tempi del CLN, dunque, i comunisti entrano nell'aria di governo, sia pure non direttamente ma solo sul piano parlamentare.

Le modalità stesse di questo sviluppo

accentuano il divario fra nord e sud della penisola. Il mezzogiorno è interessato da un nuova ondata migratoria verso le regioni industriali settentrionali che sottrae alla già povera agricoltura locale buona parte della mano d'opera più giovane e quindi migliore. La strategia dei poli di sviluppo inoltre segna anche l'acuirsi dei dualismi interni alle stesse aree del sud.

Partito Liberale

agli occhi dell'opinione pubblica si porta sulle spalle il peso storico di aver causato la crisi che ha permesso l'avvento del fascismo, non riesce a trasformarsi in un grande partito di massa.

Dopo il voto la tensione non si smorza

anzi si arriva sull'orlo della guerra civile vera e propria quando, in luglio, il leader comunista Togliatti subisce un attentato. Viene proclamato lo sciopero generale e in tutte le piazze italiane i dimostranti si scontrano con le forze dell'ordine. Il buonsenso dei dirigenti comunisti e l'invito alla calma dello stesso Togliatti evitano il peggio, ma da questo momento in poi il Pci accetta in pieno la logica della guerra fredda, incentrando la propria politica sulla opposizione durissima su temi quali la partecipazione al Patto Atlantico (che nasce nel 1949) e il dislocamento in Italia delle basi Nato.

Nei primi anni Settanta l'Italia

arriva alla vigilia di una nuova e ben più grave emergenza, quella del terrorismo, i cosiddetti "anni di piombo", caratterizzati da una incredibile serie di attentati e stragi. Il terrorismo non ha un volto unico, ma è un fenomeno estremamente variegato e poliedrico. C'è un terrorismo di destra e un terrorismo di sinistra (su tutti, le Brigate Rosse). E si è perfino ipotizzata l'esistenza di un terrorismo di Stato, cioè ad opera di rami deviati dei servizi segreti, funzionale cioè agli interessi di determinate parti politiche. Ma sulla gran parte degli avvenimenti di quegli anni, la magistratura ancora non ha fatto piena luce.

Intanto in soccorso della finanza pubblica

arrivano gli ingenti aiuti americani del Piano Marschall (1.470 milioni di dollari dal 1948 al 1952).

Il nuovo incarico viene affidato a Fanfani

che presenta al Parlamento l'ultimo governo di transizione al centrosinistra. Il caso Tambroni infatti dimostra che la Dc non può svoltare a destra senza provocare fortissime tensioni nel Paese e che la formula centrista non è più praticabile per l'opposizione di repubblicani e socialdemocratici: la via obbligata da seguire è l'apertura a sinistra, resa possibile anche dalla mutata situazione internazionale (la linea politica di Kennedy, presidente USA; il maggiore distacco dalle cose politiche da parte della chiesa di papa Giovanni XXIII).

tangentopoli

cioè una serie di inchieste e processi, partita il 17 febbraio del 1992 che fanno luce sul sistema della corruzione che per decenni ha dominato incontrastato larga parte della prassi politica italiana. Tangentopoli, però, rappresenta solo la classica goccia che fa traboccare il vaso. Le motivazioni profonde della crisi e del crollo del sistema dei partiti, infatti, hanno cause profonde - sia interne, sia legate al contesto internazionale - ed origini lontane, che risalgono almeno alla fine degli anni Settanta. Nel mondo cattolico è in atto un processo di profonda distinzione fra religione e politica, iniziato con papa Giovanni XXIII e proseguito con Paolo VI, fino a toccare l'apice con Giovanni Paolo II, il papa polacco orientato più verso i grandi temi della politica internazionale che verso quelli interni italiani.

Comitato di liberazione nazionale (Cln)

composto dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti che si vanno riorganizzando (Dc, Pd'a, Pdl, Psiup, Pcd'I) , protesta, sia perché la nomina è stata effettuata dal luogotenente, sia perché Badoglio è troppo compromesso col passato regime. In questo modo il Cln ottiene la nomina del proprio presidente, il demolaburista Bonomi (con l'assenso americano e l'opposizione inglese). Il nuovo governo, al quale partecipano tutti i partiti antifascisti, è reso possibile anche dalla cosiddetta svolta di Salerno, con la quale il leader comunista Palmiro Togliatti propone di rinviare la soluzione della questione istituzionale - quale futuro per la monarchia? - e dare vita a un governo di unità nazionale per fronteggiare le esigenze del momento, cioè la fine della guerra e l'avvio della ricostruzione.

stagione della solidarietà nazionale

è dominata da due grandissime figure della politica italiana, Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, e dalle loro rispettive teorie o proposte politiche, rispettivamente la "terza fase" ed il "compromesso storico". Il leader comunista teorizza un incontro tra la morale cattolica e quella comunista per salvare l'Italia dalla crisi economica e dal terrorismo. L'obiettivo è quello di introdurre elementi e soluzioni di tipo socialista, per indirizzare il Paese verso una fase nuova, cioè la creazione di un sistema in cui al proletariato sarebbe spettato un ruolo centrale nella vita politica ed economica.

Il centrosinistra

febbraio 1962 - luglio 1976

Il pentapartito domina la scena politica italiana

fino al 1992, cioè fino all'anno della crisi e del disfacimento del sistema dei partiti, la cosiddetta "prima repubblica".Uno dopo l'altro, passando anche per uno scioglimento anticipato delle Camere (nel 1987), si susseguono sette governi, che avranno tutti vita estremamente breve. Negli anni Ottanta, intanto, prende il via un dibattito, che andrà facendosi via via più intenso, sulla necessità di riformare l'ordinamento istituzionale disegnato nella Costituzione del 1998.

I socialisti entrano direttamente nella compagine di governo

I socialisti entrano direttamente nella compagine di governo solo alla fine dell'anno quando, Aldo Moro dà vita al primo dei tre governi consecutivi cui partecipano tutti i membri del quadripartito di centrosinistra (DC, PRI, PSDI, PSI). Il programma di riforme originario, rimasto incompiuto, viene subito rilanciato ma la coalizione sembra aver perduto forza e la incisività iniziale. La crisi economica in atto frena la realizzazione di interventi radicali molto costosi, e inoltre Moro deve fare i conti con le pressioni dei grandi potentati economici dell'edilizia.

Cassa per il Mezzogiorno

Il 1950 è anche l'anno della istituzione della Cassa per le opere straordinarie di pubblica utilità nel Mezzogiorno (Cassa per il Mezzogiorno). Fino al 1984 la Cassa gestirà circa 100 mila miliardi per infrastrutture agricole e industriali e provvedimenti per l'occupazione. Ma la gigantesca attività della Cassa si disperde su di un area troppo vasta. A ciò si aggiunge la piaga della corruzione, che spinge ad utilizzare il denaro pubblico al fine di creare ed alimentare le clientele dei partiti e interessi particolari.

referendum popolare

Il 2 giugno 1946 gli italiani votano il referendum popolare per decidere tra repubblica e monarchia. Il 54,3% degli elettori sceglie la repubblica, con un margine di appena 2 milioni di voti, decretando la fine della monarchia e l'esilio dei Savoia. Viene eletta anche un'Assemblea Costituente, con il compito di eleggere il capo provvisorio dello stato e scrivere la nuova carta costituzionale. Nel frattempo riprende la normale dialettica tra le forze politiche, vecchie e nuove, con la contrapposizione, in linea con quanto sta accadendo a livello internazionale, tra i partiti di sinistra e quelli cattolici e librali. Finita la guerra, dunque, l'Italia si incammina lentamente verso la ricostruzione, che è sia materiale - città, case, impianti industriali e infrastrutture stradali e ferroviarie distrutte dai combattimenti e dai bombardamenti aerei - sia istituzionale, dopo venti anni di fascismo. I governi di unità nazionale, figli della Resistenza, durano fino al maggio del 1947, quando il quarto esecutivo guidato da De Gasperi - dopo due governi Bonomi (18 giugno-12 dicembre 1944 e 12 dicembre 1944-19 giugno 1945), un governo Parri (20 giugno - 24 novembre 1945, frutto del "vento del nord", cioè dell'irruzione sulla scena politica nazionale delle forze del Cln-Alta Italia, dopo la liberazione dell'Italia settentrionale) e tre governi guidati dal leader democristiano - inaugura la stagione del centrismo (DC, PLI, PRI e il PSDI di Saragat nato dalla scissione in seno al PSI di Nenni), con l'esclusione del PCI e del PSI dalla guida del paese

Verso il centrosinistra

Negli anni del miracolo economico, i partiti politici creano un articolato sistema di conservazione e rafforzamento del proprio potere. I partiti, specie la democrazia cristiana e gli alleati di governo, si assicurano un vasto controllo sociale, soprattutto sulla massa dei contadini poveri del Mezzogiorno, creando una pluralità di enti statali autonomi che allestiscono una gran quantità di programmi per la realizzazione di opere pubbliche nelle aree depresse. Questi enti si trasformano ben presto in centri di potere, funzionali anche al soddisfacimento degli interessi delle diverse correnti. Il controllo di tali enti, infatti, consente di gestire discrezionalmente l'erogazione a livello locale delle risorse pubbliche stanziate in favore del sud, oltre che di controllare poteri minori (come concessioni di licenze, assunzioni, ecc.) utilissimi in termini elettorali e clientelari.

Dall'autunno caldo agli anni di piombo

Nel 1968 esplode la contestazione studentesca. La società del miracolo economico, infatti, ha promesso benessere e successo per tutti, che in realtà non può offrire. Di qui il rifiuto, anche da parte dei giovani di estrazione sociale piccolo e medio borghese, dei valori e dei modelli figli del miracolo stesso. Alla società consumistica di massa i giovani studenti contrappongono l'alternativa del collettivismo, da realizzare attraverso una rivoluzione culturale e l'instaurazione di una controcultura. In questo quadro, l'autorità e i valori della famiglia diventano i principali bersagli dei contestatori. Mentre da un punto di vista ideologico i miti di riferimento sono l'antifascismo, la dottrina marxista (ma solo dopo un'attenta revisione dei tratti originari) e l'antimperialismo (ma non più con riferimento all'URSS, bensì alle rivoluzioni contadine e culturali sul modello cinese o vietnamita).

Le elezioni del 1958

decretano una forte crescita del Psi contro la sostanziale stabilità dei comunisti, mentre nella Dc prende il sopravvento l'ala sinistra di Fanfani. Quest'ultimo però non riesce ad allestire un esecutivo capace di ottenere la fiducia parlamentare. E così, passando attraverso l'esperienza del monocolore democristiano guidato da Segni col sostegno delle destre (Pli, Monarchici e Msi), si approda all'esperimento Tambroni che segna un momento decisivo nel processo che spiana la strada all'alleanza Dc-Psi.

La politica economica di Einaudi

Il periodo 1945-1948 è denso di scelte fondamentali anche per quanto riguarda la politica economica. I principali problemi da affrontare sono la disoccupazione e la sottoccupazione diffusa, soprattutto nel settore agricolo, l'inflazione e la ricostruzione materiale del paese; prevale la linea neoliberista di Einaudi incentrata sulla conservazione del regime della proprietà già esistente e sul ritorno alla totale libertà d'azione da parte dell'impresa privata, con l'eliminazione di ogni vincolante controllo pubblico. Una linea, questa, che riscuote l'approvazione degli Usa, interessati ad unificare il mercato mondiale sotto la supremazia del dollaro e ad aprire il mercato europeo, che ha necessità di importare cospicue risorse, agli scambi con quello americano. Sul versante della politica economica, in questo periodo, le forze politiche di sinistra assumono un atteggiamento rinunciatario, anche a causa dei contrasti fra comunisti e socialisti. I primi, infatti, a differenza dei socialisti, rifiutano categoricamente l'idea di inserire la programmazione capitalistica e chiedono riforme radicali, a partire da quella agraria. Il momento storico però è tutt'altro che favorevole all'attuazione di interventi così incisivi, perché esiste un regime di occupazione militare e non è del tutto sopito il timore di un colpo di forza Alleato o monarchico. Inoltre, per guadagnare consenso anche tra i ceti medi, le forze di sinistra devono inizialmente adottare una linea più moderata. La sinistra italiana, perciò, accetta la linea Einaudi e rimanda al futuro Parlamento repubblicano il compito di avviare un dibattito sulle riforme.

Il programma di De Gasperi

Il programma di De Gasperi si incentra su due punti fondamentali: ripristinare l'ordine pubblico, anche per tenere a bada le forze di sinistra capaci di mobilitare le masse, e avviare la ricostruzione materiale ed economica del paese. Quanto alla questione istituzionale, invece, la scelta viene affidata ad un referendum popolare (l'elettorato democristiano, infatti, è in larga misura monarchico e perciò schierarsi apertamente per la Repubblicana significherebbe correre il rischio di perdere una cospicua fetta di consensi elettorali; gli stessi monarchici, del resto, propendono per l'ipotesi referendaria, consapevoli che affidare la soluzione all'Assemblea Costituente equivarrebbe ad una condanna a morte sicura per la monarchia).

Le elezioni del 1948

Il quarto governo De Gasperi segna la fine dell'unità resistenziale e l'avvio di una fase nuova nella vita politica italiana, quella del centrismo. I socialisti e i comunisti inizialmente non si oppongono con particolare veemenza alla estromissione dalla coalizione di governo, perché sono convinti che l'avventura degasperiana sia destinata al fallimento. Il successo della politica economica ed il conseguente rafforzamento della Dc, però, spingono Togliatti e Nenni a passare al contrattacco, con una serie di manifestazioni di piazza, che spesso si concludono con gravi disordini, sui temi caldi della riduzione dei posti di lavoro e della produzione.

La Costituzione repubblicana

- giudicata il frutto più cospicuo della lotta antifascista - è promulgata il 27 dicembre 1947 da De Nicola ed entra in vigore il 1° gennaio 1948. Essa rappresenta l'incontro tra le tre tradizioni di pensiero presenti nella Costituente: quella cattolico democratica, quella democratico-liberale e quella socialista-marxista. La carta si compone di una premessa, in cui sono elencati i principi fondamentali, e due parti, rispettivamente dedicate ai diritti e doveri dei cittadini e all'ordinamento dello Stato.

Nascita della Repubblica

02/06/1946

il sistema elettorale

Anche il sistema elettorale prescelto per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, quello proporzionale, è conseguenza del compromesso. Questo meccanismo, infatti, è in grado di garantire un'adeguata rappresentanza ai partiti di massa, escludendo quasi a priori la possibilità che uno di essi ottenga la maggioranza assoluta e che possa così governare da solo.

La "linea Einaudi" e la riforma agraria

Esclusi PCI e PSI dal Governo, De Gasperi si affida alla politica economica di Einaudi per rimettere in moto la macchina produttiva del Paese e avviare la ricostruzione. I punti cardine della "linea Einaudi" sono due: da un lato restringere il credito bancario per salvare lo Stato dalla bancarotta frenando le speculazioni e per riorientare i capitali verso i titoli di Stato piuttosto che verso gli investimenti borsistici; dall'altro immettere sul mercato generi alimentari a basso costo, acquistati all'estero, per frenare l'inflazione e salvare il potere d'acquisto della lira.

Il miracolo economico

Gli anni '50 sono il decennio del grande sviluppo economico, il "miracolo", che trasforma radicalmente la società italiana. Inizia l'era del consumismo e della società di massa, con la diffusione dell'automobile, della televisione e degli elettrodomestici. Fra il 1951 e il 1962 l'industrializzazione del paese cresce ad un ritmo senza precedenti, con un saggio di incremento fra i più alti d'Europa.

Il centrismo

Il centrismo, infatti, non si era realizzato tanto per la grande forza aggregatrice della DC, quanto piuttosto per grazie alle difficoltà di coalizzarsi, per le frattu

Le riforme

Il quarto governo Fanfani, nato all'inizio del 1962, ottiene la fiducia grazie all'astensione dei socialisti e segna l'inizio dell'era del centrosinistra, cioè l'alleanza tra Dc e Psi. Rimane in carica poco più di un anno, fino alle elezioni del giugno 1963, ma realizza alcune delle grandi riforme care ai socialisti e punti cardine dell'intero programma di governo del centrosinistra. Nel 1962 viene istituita una commissione per la programmazione economica e, in dicembre, viene nazionalizzata l'industria dell'energia elettrica con la nascita dell'Enel. All'inizio dell'anno successivo vengono adottati i provvedimenti di riforma della scuola, con la realizzazione della scuola media unica e l'estensione a 14 anni della frequenza obbligatoria. Non saranno mai realizzati, invece, il piano verde per l'agricoltura e l'attuazione dell'ordinamento regionale previsto in Costituzione, che rappresentavano altri obiettivi prioritari dell'alleanza di governo. Alla vigilia delle elezioni, dunque, la spinta riformatrice del centrosinistra ha già perso vigore, anche perché inizia un periodo di crisi economica caratterizzato dalla forte crescita dell'inflazione. Il risultato elettorale, inoltre, mette in luce tutta la debolezza dell'alleanza DC-PSI: il partito cattolico perde voti a vantaggio del PLI (strenuo oppositore dell'apertura a sinistra) e del PSDI.

La riforma per certi versi si rivela un fallimento

Innanzitutto perché l'agricoltura moderna si sta orientando verso le grandi e medie aziende capaci di dotarsi di mezzi, tecnologie e tecniche all'avanguardia, e non su piccole proprietà condotte con criteri arcaici e inserite in un contesto del tutto privo di infrastrutture e di industrie di trasformazione dei prodotti agricoli. La terra espropriata, inoltre, non basta per tutti ed è per lo più impervia, difficile da lavorare e poco fertile.

La legge truffa e la crisi del centrismo

L'esperienza del quadripartito centrista guidato da De Gasperi è legata alla realtà in cui si svolge, caratterizzata dalla tensione internazionale ideologica e militare della guerra fredda, che si ripercuote anche sul dibattito politico interno, esasperando la contrapposizione comunismo-anticomunismo e garantendo alla coalizione di centro il consenso massiccio dell'elettorato piccolo e medio borghese.

Montecitorio il 25 giugno 1946

La Costituente si riunisce per la prima volta a Montecitorio il 25 giugno 1946 e nel corso della seduta viene eletto presidente Giuseppe Saragat (in seguito dimissionario e sostituito, l'8 febbraio 1947, da Umberto Terracini). Il 28 giugno l'Assemblea elegge Enrico De Nicola "Capo provvisorio dello Stato", fino a che cioè non sarebbe stato nominato il primo Capo dello Stato a norma della nuova Costituzione. La Costituente inoltre delibera la nomina di una commissione ristretta (Commissione per la Costituzione), composta di 75 membri scelti dal Presidente sulla base delle designazioni dei vari gruppi parlamentari, cui viene affidato l'incarico di predisporre un progetto di Costituzione da sottoporre al plenum dell'Assemblea.

compromesso costituzionale

La Costituzione - approvata a larga maggioranza dall'Assemblea Costituente - è dunque il frutto di un vasto "compromesso costituzionale", tra visioni diverse della democrazia: la sinistra, specie il PCI, è portatrice di una visione giacobina, con un'assemblea elettiva dotata di pieni poteri; i conservatori, con in testa la DC, auspicano un parlamentarismo razionalizzato con un esecutivo forte e stabile.

caduta del governo Parri

La caduta del governo Parri coincide con la fine della lotta armata al fascismo e l'inizio di un periodo nuovo, con la ripresa della libera e democratica competizione fra le forze politiche, anche se l'unità delle forze del Cln proseguirà formalmente fino al maggio del 1947.

Il governo di solidarietà nazionale

La campagna elettorale del giugno 1976 è dominata dal tema del probabile sorpasso dei comunisti ai danni della DC.I socialisti continuano a presentarsi agli elettori nella duplice veste di alleati di governo del partito cattolico e al tempo stesso possibile alternativa proprio ai democristiani. Il PCI di Berlinguer, infine, continua a caldeggiare l'ipotesi di un "compromesso storico", cioè della rinascita della coalizione antifascista e di un governo di "unità democratica", per fronteggi il momento di crisi gravissima. Fa la sua comparsa il Partito Radicale di Marco Pannella, che è protagonista in quegli anni delle principali battaglie sui diritti civili, dal divorzio all'aborto.

Radici storiche della Costituzione

La carta costituzionale del 1948 più che dei giuristi, è opera dei partiti politici. Le stesse elezioni per l'Assemblea Costituente - le prime, con quelle amministrative, dopo il ventennio fascista - sono un'occasione per misurare la propria forza elettorale da parte dei partiti politici e perciò sono pochi i professori di diritto candidati (soprattutto da parte del PCI).

Le differenze sono lampanti anche tra i partiti della coalizione

La grande eterogeneità interna del partito di maggioranza relativa, è un elemento di profonda debolezza che, sommandosi al radicale mutamento della situazione interna ed internazionale (il cambiamento di rotta politica da parte del Psi; l'equilibrio raggiunto tra le superpotenze, l'allentarsi, a tratti, della tensione internazionale e, in seguito, la morte dello stesso De Gasperi) provoca la crisi del centrismo

governi di transizione guidati da Leone e da Rumor

Nel frattempo si susseguono governi di transizione guidati da Leone e da Rumor. Ma la carica innovatrice e riformatrice del centrosinistra si è ormai irrimediabilmente esaurita, mentre in seno alla società civile aumentano le tensioni, cui si aggiungono gli scandali legati all'esistenza - vera o presunta - di piani di destabilizzazione e di colpi di Stato (il piano "Solo" di De Lorenzo, ad esempio). È iniziata una nuova stagione, quella della contestazione studentesca prima, e del terrorismo poi.

Giovanni Spadolini

Questa formula di governo si basa su regole che rappresentano un'assoluta novità, e cioè: una presenza al governo assolutamente paritetica fra democristiani e rappresentanti dei quattro partiti minori alleati (Psi, Psdi, Pli e Pri) e alternanza dei leader di tutti i partiti di maggioranza alla Presidenza del Consiglio. Il primo capo del governo non democristiano è Giovanni Spadolini.

due visioni antitetiche

Queste due visioni antitetiche si fronteggiano per mesi tra i banchi della Costituente, su ogni singolo punto del progetto di Costituzione. Il compromesso, dunque, è inevitabile e indispensabile: le sinistre dal canto loro accettano il bicameralismo, le autonomie locali e gli organo di garanzia come la Corte Costituzionale; i moderati rinunciano in parte alle misure votate alla razionalizzazione del parlamentarismo.

il terrorismo in un clima di terrore e di tensione

Sullo sfondo, intanto, impazza il terrorismo in un clima di terrore e di tensione. E proprio per fronteggiare questa drammatica situazione, si fa strada l'idea di un governo di solidarietà nazionale, cioè con la partecipazione anche del PCI. La legislatura termina con lo scioglimento anticipato delle camere, per iniziativa dei socialisti che vogliono sfruttare alle politiche l'onda del successo elettorale delle amministrative. Le elezioni del 20 giugno 1976, segneranno una nuova svolta nella storia politica italiana.

voto di fiducia a Spadolini

emerge tutta la conflittualità interna alla coalizione di maggioranza tra i due principali pilastri, la Dc e il Psi. Il Psi, infatti, è costretto a votare la fiducia al governo Spadolini solo per evitare che esso possa nascere grazie all'astensione dei comunisti, interessati ad evitare le elezioni anticipate.

Nei primi mesi del 1945

gli Alleati occupano progressivamente anche il nord della penisola, sulla scena politica nazionale irrompono forze nuove. È il cosiddetto "vento del nord". In realtà si tratta degli stessi partiti già presenti nel Cln centrale, ma i membri del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, ancora immersi nel clima di lotta armata e violenta dei mesi precedenti, giudicano i colleghi romani troppo inclini al compromesso e al tradimento degli ideali della Resistenza. In questa nuova situazione, Bonomi è costretto a dimettersi e - visto che le candidature dei leader socialista e democristiano, Nenni e De Gasperi, si annullano a vicenda - l'incarico viene affidato a Ferruccio Parri, leader della Resistenza del nord, per dare a quest'ultima un adeguato riconoscimento politico. Ma i contrasti tra i partiti sono ormai netti e dopo appena cinque mesi l'esperimento si conclude su iniziativa dei liberali. I principali nodi riguardano la politica economica (i provvedimenti di Parri mirano ad indebolire la grande proprietà monopolistica suscitando, da un lato la simpatia della sinistra, dall'altro la ferma opposizione del centro-destra e degli americani), il ruolo da attribuire alla Consulta (democristiani e liberali vorrebbero ridurla a mero organo consultivo, mentre socialisti, comunisti e azionisti la intendono come soggetto dotato di vasti poteri politici) e la data delle elezioni (la sinistra preme affinché vengano fatte subito le politiche e poi le amministrative, così da poter sfruttare l'entusiasmo della recente lotta di liberazione dal fascismo e dallo straniero, mentre i democristiani, col favore degli americani, vogliono che la prima consultazione sia quella amministrativa).

La caduta del fascismo

ha causato un vuoto di consenso e una crisi di identità negli italiani, che la chiesa cattolica può colmare meglio di chiunque altro grazie al proprio bagaglio di valori profondamente radicati in tutti gli strati della popolazione e al sistema delle parrocchie e all'Azione Cattolica, le uniche organizzazioni capillarmente diffuse su tutto il territorio sopravvissute durante il ventennio fascista

L'esito elettorale decreta la netta affermazione della coalizione guidata dalla Dc

mentre nel Fronte Popolare sconfitto, il Pci ottiene più consensi dell'alleato socialista (inizia così il periodo dell'egemonia del Pci sulla sinistra italiana). Questo risultato mette in evidenza una delle tendenze elettorali costanti della storia repubblicana italiana, e cioè che quando il voto si svolge in un clima di netta contrapposizione politico-ideologica l'elettorato preferisce far confluire i voti sui due partiti maggiori (Dc e Pci) dei blocchi contrapposti, piuttosto che disperderli sulle liste minori alleate. Sul risultato elettorale del 1948 pesa anche l'influenza delle vicende internazionali. Il colpo di stato in Cecoslovacchia, ad opera di un partito comunista minoritario, spaventa l'opinione pubblica. Così come fa paura la minaccia americana di escludere l'Italia dagli aiuti del piano Marschall qualora le urne avessero sancito la vittoria del fronte di sinistra. Gli Alleati, inoltre, offrono a De Gasperi la promessa del ritorno di Trieste all'Italia, mentre dagli USA arrivano lettere di italo-americani che esortano i propri connazionali a non votare per i comunisti, esaltando la ricchezza ed il benessere che regnano negli Stati Uniti. A ciò va aggiunto il diretto impegno in favore della Dc da parte della chiesa cattolica.

le coalizioni di governo

nella seconda metà degli anni Cinquanta, entrato in crisi il Centrismo, inizia la lunga fase di transizione verso il Centrosinistra, cioè l'alleanza tra Dc e Psi. Il 1956 è un anno denso di avvenimenti a livello internazionale che si ripercuotono sulla politica interna italiana: al XX congresso del Pcus Krusev rivela i crimini di Stalin dando così il via ad un processo di smantellamento del culto della sua persona, e in autunno scoppia la rivoluzione ungherese duramente repressa dai sovietici. In questo nuovo quadro, mentre il Pci avverte l'esigenza di ritagliarsi un ruolo più autonomo rispetto agli altri partiti comunisti europei e al ruologuida dell'URSS, nel Psi si fa strada la convinzione che l'alleanza coi comunisti non giova alla propria causa, specie in termini elettorali. Inizia così un lento processo di distacco dall'estrema sinistra e di avvicinamento alla Dc. Al Congresso di Torino del 1955 il leader socialista Nenni lancia esplicitamente l'invito alla Dc di "aprire a sinistra". I tempi però non sono ancora maturi, perché il Psi è ancora troppo legato ai comunisti, coi quali la sua ala di sinistra è intenzionata a proseguire l'alleanza, mentre con la Dc esistono ancora nette divergenze di vedute specie sulla politica estera.

La strategia di Moro

prevede di realizzare nei confronti del PCI quello che era già avvenuto negli anni Sessanta col PSI, e cioè di inglobarlo nell'aria di governo, in maniera indolore, lentamente e senza traumi, per smussarne l'opposizione alle scelte dell'esecutivo. Per raggiungere l'obiettivo, però, condizione essenziale è che il partito democristiano superi ogni divisione interna e si presenti all'appuntamento unito e compatto, in modo da far valere la propria forza e imporsi come gruppo egemone all'interno della nuova coalizione di governo.In termini più generali e di lungo periodo, la strategia di Moro prevede una nuova fase per la politica italiana, la cosiddetta "terza fase", cioè quella della democrazia dell'alternanza, riconoscendo in prospettiva il diritto e la possibilità di altre forze politiche a governare il paese. Il che non equivale ad un indebolimento del potere democristiano, poiché la politica di Moro mira proprio ad un suo rafforzamento, cementandone la compattezza interna in modo tale da essere preparato a navigare nelle acque agitate della situazione attuale e del futuro.

Il 1992

può essere individuato come il punto conclusivo della storia del "sistema dei partiti" o della "prima repubblica". Le elezioni del 5 aprile decretano la bocciatura netta di tutti i tradizionali partiti di governo. È il segno che una forte richiesta di rinnovamento della prassi politica pervade la massa dell'elettorato, ma ancora non ci sono soggetti nuovi, capaci di sostituirsi legittimamente ai vecchi partiti. E' iniziato, però, un processo di trasformazione che riguarda tutti: dopo il crollo del Muro di Berlino (1989) il PCI di Occhetto è diventato Partito democratico della sinistra (Pds) e con questa nuova veste inizia la corsa al governo del Paese mentre dalla sua ala sinistra si stacca il gruppo di Rifondazione Comunista; esplode il fenomeno della Lega Nord, che sotto la bandiera dell'antimeridionalismo cela una più generale intolleranza del nord ricco verso le disfunzioni del sistema politico-amministrativo; la Dc, travolta dagli scandali per la corruzione dilagante nel paese, compie, un ultimo tentativo di sopravvivenza riassumendo l'antico nome di Partito Popolare; il Psi scompare; il vecchio Msi diventa Alleanza Nazionale, sotto la guida di Gianfranco Fini.

Il movimento rivoluzionario

è una piccola minoranza che non riesce a coinvolge la maggioranza degli operi, anche a causa delle profonda eterogeneità della classe proletaria italiana (grande industria del nord; campagna industrializzata della terza Italia, ecc.).


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